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Giornale dell'Organizzazione Comunista Internazionalista

 


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18/10/2024

Il volantino distribuito dalla nostra Organizzazione durante la manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori del gruppo Stellantis e dell'indotto.

 

La vertenza Stellantis può e deve chiamare

a una generale mobilitazione contro i padroni e il governo

 

Il comportamento di Stellantis mostra che l’azienda vuole usare il passaggio all’auto elettrica come una clava contro i lavoratori. Si stanno muovendo nella stessa direzione anche gli altri gruppi automobilistici europei, tant’è che persino Volkswagen ha minacciato licenziamenti e chiusure di stabilimenti in Germania.

 

Nel condurre questo attacco contro i lavoratori, Stellantis non è sola. La Federmeccanica, la Confindustria e il governo Meloni (pur se con lievi disaccordi su modi e tempi dell’attacco) sono di fatto schierati al fianco dell’azienda. Lo testimoniano, tra l’altro, il totale e arrogante rigetto della piattaforma sindacale per il rinnovo del CCNL metalmeccanico operato da Federmeccanica e l’insieme delle misure politiche, sociali ed economiche varate dal governo Meloni. Misure che (con l’autonomia differenziata, il “pacchetto sicurezza” e il “collegato lavoro”) mirano a stratificare e a dividere profondamente i lavoratori per aree territoriali e per colore della pelle, al fine di indebolirli tutti, di limitarne le agibilità politiche e sindacali, di accentuare la precarietà e il lavoro nero e di dare più mano libera alle aziende. (...)

 

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21/06/2024

Il volantino distribuito dalla nostra Organizzazione durante le manifestazioni per Satnam Singh.

 

Giustizia per Satnam Singh

 

La principale responsabilità del barbaro omicidio del bracciante indiano Satnam Singh è delle politiche razziste e discriminatorie che da decenni sono portate avanti dai governi italiani ed europei.

Politiche razziste che con il governo Meloni-Salvini hanno avuto e stanno avendo una forte e ulteriore accelerazione.

 

I principali obiettivi di queste politiche sono:

  • far vivere gli immigrati in un clima di costante ricatto e terrore per costringerli ad accettare condizioni di super-sfruttamento e salari da fame a tutto vantaggio dei capitalisti, dei caporali e delle mafie;

  • creare divisioni e contrapposizioni tra lavoratori italiani e immigrati, spingere a una guerra tra lavoratori italiani ed immigrati per indebolire entrambi a beneficio dei padroni, dei ricchi e dei possidenti;

  • spargere il veleno razzista tra i lavoratori e i giovani italiani anche al fine di costruire un consenso popolare alle guerre di rapina e neo-coloniali che gli stati occidentali stanno portando direttamente o indirettamente contro il popolo palestinese e contro gli altri popoli del Sud del mondo.

Adesso di fronte alla tragica morte di Satnam Singh il presidente del consiglio Meloni, qualche altro uomo di governo e il sindaco di Latina (dello stesso partito del capo del governo) dicono di essere addolorati e di volere giustizia. (...)

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The leaflet distributed by our Organization during the demonstrations for Satnam Singh.

 

Justice for Satnam Singh

 

The main responsibility for the barbaric murder of Indian labourer Satnam Singh lies in the racist and discriminatory policies that have been carried out by Italian and European governments for decades.

Racist policies that with the Meloni-Salvini government have had and are having a strong and further acceleration.

 

The main objectives of these policies are:

  • to make immigrants live in a climate of constant blackmail and terror to force them to accept conditions of super-exploitation and starvation wages to the benefit of capitalists, corporals and mafias.

  • to create divisions and oppositions between Italian workers and immigrants, push for a war between Italian workers and immigrants to weaken both for the benefit of the bosses, the rich and the propertied.

  • to spread racist poison among Italian workers and young people also in order to build a popular consensus for the wars of plunder and neo-colonialism that Western states are waging directly or indirectly against the Palestinian people and against the other peoples of the South of the world.

 

Now, in the face of the tragic death of Satnam Singh, Prime Minister Meloni, some other government officials and the mayor of Latina (from the same party as the head of government) say they are saddened and want justice.

 

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20/04/2024

Un compagno di lotta

 

Giovedì 11 aprile 2024, con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione, è stato arrestato Nure Alam Siddique.

Bachcu, nome con cui è meglio conosciuto Siddique, è il portavoce del Dhuumcatu, un’associazione di lavoratori immigrati (per lo più bengalesi, ma anche pakistani, indiani e di altre nazionalità) che da circa trent’anni lotta ininterrottamente e a viso aperto per i diritti dei proletari immigrati, contro il razzismo e contro le discriminazioni.

Noi abbiamo conosciuto Bachcu e il Dhuumcatu nelle battaglie per il permesso di soggiorno, contro la legge Bossi-Fini e contro tutte le politiche e le misure razziste. Ma siamo stati fianco a fianco anche nelle mobilitazioni contro le guerre neocoloniali dell’Occidente e a sostegno del popolo palestinese, e nelle lotte per la difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori e contro il caporalato.

Bachcu è un militante proletario, un instancabile attivista, un compagno di lotta, e noi siamo certi della sua completa estraneità alle accuse che lo hanno colpito.

I giornali, appena avuta la notizia, hanno vomitato fiumi di bugie, calunnie e maldicenze. Lo hanno fatto e lo fanno soprattutto perché tramite Bachcu vogliono colpire e denigrare ogni forma di organizzazione e lotta dei lavoratori immigrati e perché puntano ad alimentare il razzismo (in primis contro gli islamici) tra i proletari e i giovani italiani, anche al fine di costruire un consenso popolare verso le guerre di oppressione e rapina che l’Italia e i suoi alleati occidentali conducono più o meno direttamente in Medioriente, Africa e Ucraina.

C’è tanto per cui lottare, e Bachcu deve tornare e tornerà presto al suo posto nelle piazze e nelle mobilitazioni.

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A comrade in the struggle

 

On Thursday, April 11, 2024, Nure Alam Siddique was arrested on charges of kidnapping for extortion.

Bachcu, the name by which Siddique is better known, is the spokesman for Dhuumcatu, an association of immigrant workers (mostly Bangladeshis, but also Pakistanis, Indians and other nationalities) that for about thirty years has been fighting uninterruptedly and openly for the rights of immigrant proletarians, against racism and against discrimination.

We met Bachcu and Dhuumcatu in the battles for the residence permit, against the Bossi-Fini law and against all racist policies and measures. But we have also been side by side in the mobilizations against the neocolonial wars of the West and in support of the Palestinian people, and in the struggles for the defense of Article 18 of the Statute of Workers' Rights and against the gangmasters.

Bachcu is a proletarian militant, a tireless activist, a comrade in struggle, and we are certain that he has nothing to do with the accusations against him.

The newspapers, as soon as they got the news, spewed rivers of lies, slander and backbiting. They have done so and they do so above all because through Bachcu they want to strike and denigrate every form of organization and struggle of immigrant workers and because they aim to fuel racism (primarily against Muslims) among the Italian proletarians and young people, also in order to build a popular consensus towards the wars of oppression and robbery that Italy and its Western allies are waging more or less directly in the Middle East, Africa and Ukraine.

There is so much to fight for, and Bachcu must return and will soon return to his place in the squares and mobilizations.

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شريك النضال

 

وفي يوم الخميس 11 أبريل 2024، ألقي القبض على نور علم صديق بتهمة الاختطاف بغرض الابتزاز، ،باتشو الاسم الذي يُعرف به صديق، هو المتحدث الرسمي باسم منظمة Dhuumcatu دهومكاتو  ، وهي رابطة للعمال المهاجرين (معظمهم من البنغلاديشيين، ولكن أيضًا الباكستانيين والهنود وجنسيات أخرى) الذين ناضلوا بشكل مستمر وعلني منذ حوالي ثلاثين عامًا من أجل حقوق العمال المهاجرين. البروليتاريا المهاجرين، ضد العنصرية والتمييز.

التقينا باتشكو ودومكاتو في معارك الحصول على تصريح الإقامة، ضد قانون بوسي فيني BOSSI/FINI وضد كل السياسات والإجراءات العنصرية. لكننا كنا أيضًا جنبًا إلى جنب في التعبئة ضد حروب الغرب الاستعمارية الجديدة ودعمًا للشعب الفلسطيني، وفي النضال من أجل الدفاع عن المادة 18 من قانون حقوق العمال وضد هيمنة العصابات.

باتشو هو مناضل بروليتاري، وناشط لا يكل ورفيق في النضال. نحن على يقين من براءته الكاملة وفور سماع الصحف بالخبر ذفت أنهارا من الأكاذيب والافتراءات والافتراءات. لقد فعلوا ذلك ويفعلون ذلك قبل كل شيء لأنهم يريدون من خلال باتشكو مهاجمة وتشويه كل شكل من أشكال تنظيم ونضال العمال المهاجرين ولأنهم يهدفون إلى تأجيج العنصرية (ضد المسلمين في المقام الأول) بين البروليتاريين والشباب الإيطاليين، وذلك أيضًا بهدف بناء إجماع شعبي تجاه حروب القمع والنهب التي تشنها إيطاليا وحلفاؤها الغربيون بشكل أو بآخر في الشرق الأوسط وأفريقيا وأوكرانيا.

هناك الكثير لنناضل من أجله، وعلى باتشو أن يعود وسيعود قريباً إلى مكانه في الساحات وفي التعبئة

 

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CONTRO IL GOVERNO MELONI

Tagli alle pensioni e alla sanità, razzismo contro gli immigrati, attacco alla condizione delle donne, autonomia differenziata, contro-riforme autoritarie delle istituzioni e della scuola, attacco al diritto di sciopero e contro le misure per la sicurezza sul lavoro, riforma del fisco a favore dei ricchi, partecipazione alle aggressioni della Nato e dell’Occidente in Ucraina, partecipazione all’aggressione israeliana e statunitense contro il popolo palestinese, “piano Mattei” per l’Africa… L’attacco del governo Meloni alla classe lavoratrice italiana e immigrata è a tutto campo.

Per discutere di tutto ciò e per riflettere su come iniziare a difendersi collettivamente:

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 91 del che fare

 

Milano

Domenica 17 marzo 2024 ore 15,30

 

via Ricciarelli 37 (ATM 90-91 - MM1 Gambara)

 

*****

Torino

Giovedì 21 marzo 2024 ore 17,30

 

Via Vagnone 17/A (zona San Donato)

 

 


 

È uscito il n. 91 del che fare

 

 

 

 

In questo numero:

Italia - Il primo anno di vita del governo Meloni e il suo attacco a 360° alla classe lavoratrice (pp. 2-5). La politica razzista del governo Meloni (pp. 6-7). La proiezione-dibattito del film “Io capitano” in un quartiere periferico di Roma (p. 7). Gli immigrati bengalesi in piazza con il popolo palestinese e contro il razzismo a Mestre e Monfalcone (p. 8). Una piccola iniziativa di quartiere a Roma a fianco della causa palestinese (p. 9). Medio Oriente - Schiacciare la resistenza palestinese è un tassello del piano di Israele, degli Usa e della Ue per tagliare la strada alla diramazione mediorientale-africana della “Via della Seta” della Cina (pp. 11-14). Israele - La mobilitazione del 2023 della popolazione di Israele contro la riforma giudiziaria di Netanyahu e la questione palestinese (pp. 15-16). La nascita e la natura colonialista dello Stato d’Israele (pp. 18-23). Ucraina-Polonia - La Polonia a stelle e strisce (pp. 24-25). Le radici del nazionalismo suprematista polacco (pp. 26-27). Stati Uniti - Lo sciopero dei lavoratori dell’auto per il rinnovo del contratto nelle "Big Three" (pp. 28-29-30). Bangladesh - Lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori tessili (p. 31).

Prima e ultima pagina in pdf

 


 

24/01/2024

Dal governo italiano e dalla Ue non può venire alcun aiuto

alla lotta del popolo palestinese!

 

Nonostante la feroce macchina da guerra d’Israele, il popolo palestinese continua a resistere e a lottare eroicamente per la sua liberazione nazionale.

Radere al suolo Gaza e mettere definitivamente a tacere la Resistenza palestinese, lungi dal rappresentare un’esagerazione di Netanyahu, costituisce per Israele, per il suo grande protettore statunitense, i suoi alleati occidentali e le multinazionali statunitensi ed europee un tassello cruciale per raggiungere un duplice obiettivo

  • impiantare nell’area un asse economico e strategico, alternativo e contrapposto alla “Via della Seta” della Cina, che, a partire dall’India, attraversi gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, il porto di Haifa in terra palestinese e arrivi fino in Europa;

  • colpire e annientare un anello vitale della Resistenza popolare mediorientale all’imperialismo che (passando per la Siria, lo Yemen, il Libano degli Hezbollah e arrivando fino all’Iran e a Gaza) ostacola la realizzazione di questo piano imperialistico.

L’amministrazione Biden, i governi europei e quello italiano possono divergere da Netanyahu sui modi e sui tempi con cui portare a termine l’aggressione alla Resistenza palestinese, ma sono pienamente cointeressati a quest’unitario disegno di ridefinizione dell’ordine geopolitico nella regione medio-orientale, per poi compiere altri passi in avanti nella futura aggressione al concorrente capitalistico pechinese e alle masse operaie e lavoratrici della Cina e di tutta l’Asia (...).

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14/01/2024

Long live the struggle of the Palestinian people!

 

The text that we publish below is a leaflet distributed by our organization in the spring of 2018, on the occasion of the "Great March of Return" promoted by the Palestinian Resistance organizations.

It testifies that the clash in Palestine does not begin at all on October 7, 2023, as the government of Israel and those of its Western protectors falsely claim. The leaflet then highlights two elements that the five years that have passed since then and the ongoing clash in Gaza in this autumn 2023 have made more relevant than ever: on the one hand, the connection between the national liberation struggle of the Palestinian people and the anti-imperialist struggle of the working masses of the Arab and Muslim world; On the other hand, the only perspective, the revolutionary Marxist one, which in our opinion is capable of making the struggle for the national and social redemption of the Palestinian people effective and leading to victory.

The leaflet is preceded by an introduction, dating back to the summer of 2018, which summarizes how the offensive against the Palestinians, under the leadership of the Trump administration, was proceeding in early 2018.

 

Introduction, 14 August 2018

 The Trump administration is delivering on its promises on the Middle East.

At the heart of his program is the normalization of Iran and the generalization of the geopolitical chaos, partly already imposed in Iraq and Syria, in the territorial arc that goes from Pakistan-Afghanistan to the Mediterranean. The basic objective of Trump's USA is to subdue the Iranian people and exploited, to shatter the resistance of the working masses of the entire region, and to sink the state-bourgeois bridge that China and the EU are trying to build for their business relations through Central Asia and the Middle East.

Over the past year, the Trump administration's moves have been relentless and could be a prelude to a military aggression against Tehran: recognition of Israel's decision to establish its capital in Jerusalem; moving the U.S. embassy from Tel Aviv to Jerusalem; scuttling the nuclear deal between Iran, the EU, China, Russia and the US; the inclusion in the Trump administration of politicians who advocate a pre-emptive strike against Iran to replace ministers considered by Trump to be too hesitant in settling scores with Iran; halting the disbursement of U.S. funds to the UN agency for Palestinian refugees; organization of acts of sabotage and subversive actions in Iranian cities according to the model already tested in 1953, when the CIA led the pro-Shah coup against the nationalist government of Mossadeq; logistical coverage of the bombings carried out by Israel in Lebanon and Syria against Hezbollah formations or against Iranian groups sent by Tehran in support of Assad; propaganda campaigns on the Iranian nuclear threat by the two countries, the United States and Israel, which hold most of the nuclear weapons on the planet and in the Middle East region...

In the preparation and conduct of this offensive by the United States and Israel, a crucial element is the annihilation of the resistance and the very existence of the Palestinian people.

This people, beyond its small numbers, is an example and a political laboratory to which the exploited and oppressed masses of the whole region continue to look. For the United States and its Middle Eastern allies, putting it to rest permanently means striking a vital link in the axis of resistance established in the area, which starts from Shiite Iran, crosses Syria and joins Lebanon under Hezbollah, and then joins with Sunni Gaza. This axis, although currently hegemonized by bourgeois and/or petty-bourgeois political leaderships, is giving imperialism a run for its money and, above all, it shows "in embryo" how the exploited masses of the region can only effectively defend themselves by uniting beyond the national-religious fences and taking directly into their own hands the leadership of the struggle against imperialism and its Israeli watchdog.

This is the situation in which the Great Palestinian March of Return unfolded in the spring of 2018. In the months of April-May 2018, in support of this initiative, as an Internationalist Communist Organization, we organized some leaflets in Turin, Milan, Mestre-Marghera, Rome, and Naples.

Below is the text of the leaflet that we have distributed in thousands of copies, also in Arabic.

 

Text of the flyer, 12 April 2018

 

Long live the "Great March of Return" of the Palestinian people of Gaza!

The UN, the international community and the European Union are part of the

of the machine of oppression that tries to crush the Palestinians!

 

In recent weeks, the Palestinian population of Gaza has once again told the whole world that it does not intend to resign itself to Israel's policy of creeping extermination.

On March 30, 2018, Palestinian resistance organizations in Gaza launched the "Great March of Return." Since that day, five permanent garrisons have been standing in five different locations in front of the security fence that Israel has built between itself and Gaza. Since then, every Friday, the five presidia have become the base for participatory and combative mass demonstrations.

The State of Israel has launched its snipers, drones, bombers, cannons, electronic systems against the "Great March of Return": since March 30, 2018, more than 50 Palestinian protesters have been murdered and more than 3000 Palestinian protesters injured.

The Palestinian resistance organizations in Gaza do not intend to give up. They are determined to continue with the "Great March of Return" until May 15, 2018, when the 70th anniversary of the birth of the State of Israel will occur. They are determined to give a hard time to the "Big Lie" spread by the Western and Israeli media, according to which the State of Israel was born in an almost uninhabited land, to give a refuge to a persecuted people and make them live in peace with the peoples of the region.

 

This "Big Lie" covers two truths.

1) The land on which Israel was built was and is inhabited by the Palestinian people, a people of peasants, artisans, fishermen, laborers, and workers. These people have been driven out in terrorist wars, the first of which began in May 70 years ago. In the small territory of Gaza alone, in addition to the 700,000 historical residents, as many as 1.2 million Palestinian refugees live (in addition to the 700,000 historical residents) from the territory that Israel progressively incorporated into its borders in 1948 and then in the following decades. Millions more are scattered across Lebanon, Syria, Jordan and other Arab countries.

2) The State of Israel built in Palestine did not and does not have the task of making its Jewish inhabitants live in peace with the peoples of the area. It was born at the behest of the Western powers and the Jewish bourgeoisie, who needed a gendarme to dominate the Middle East and to rob its oil and labor with the complicit collaboration of the corrupt Arab aristocracies. To carry out this operation, Israel has managed to exploit the desperation of many Jewish workers eager to escape persecution in Europe, both in Nazi-fascist and democratic countries. Israel's policy against the Palestinian population of Gaza is living proof of Israel's historic role.

After dominating Gaza from 1967 to 2005 with a ruthless occupation regime to try (in vain) to stifle the Palestinian resistance struggle, the State of Israel, forced to withdraw from Gaza in 2005, has tightened a fierce embargo around Gaza since 2008. Since 2008, the Israeli armed forces have repeatedly invaded the Gaza Strip or hit it with mass bombings. In recent years, also as a result of the collaboration between Al Sisi's Egypt and Israel, life in Gaza has become hell: the power plant is barely functioning, drinking water and primary medicines are scarce, fishing in the waters of the Mediterranean is reduced to a flicker, construction activity is almost paralyzed by the embargo on building materials... The aim of this terrible pall of lead is to silence the fate of the Palestinian people and to lead to the slow extermination of this heroic people, whose resistance sums up the resistance of the exploited throughout the Middle East against the system of domination that the democratic West established there after the First World War.

The "Great March of Return" that began on March 30, 2018, is intended to reject the "invitation" issued to the Palestinians by Israel and its democratic proxies to die in silence.

 

This new chapter in the struggle of the Palestinian people

it cannot find any help in the European states and in the European Union.

Don't be fooled by the European Union's protests against the "exaggerations" of Israeli repression and against the full support Israel has received from Trump, including with the move of the U.S. embassy from Tel Aviv to Jerusalem.

No help will come from Italy and other European countries because they too, together with the United States, were the godfathers of the birth of the State of Israel. No help will come from Italy and other European countries because they too have been and are the promoters of the "Two Peoples, Two States" policy that was imposed on the Palestinians with the catastrophic Oslo agreement and that is leading them to the slow extermination in Bantustans controlled by the armed forces of Israel.

The contrast of the European Union with the policies of Trump and Israel is dictated only by the desire on the part of Brussels to turn the Middle East into its own backyard, reconsolidating through a more cunning and apparently pacifist strategy the traditional imperialist chains on the exploited and oppressed peoples of the area, from Lebanon to Palestine to Iran and Afghanistan.

The "Great March of Return" can find its allies only among the exploited of the Middle East, first and foremost among the workers and oppressed of Lebanon, Syria, and Iran who, in these very weeks, are in the field against the claws that the Western and Israeli war machine is turning against their countries. Among the exploited Middle Easterners objectively interested in fighting alongside the Palestinians there are also the Jewish proletarians of Israel and, from this point of view, the (for now) tiny cracks that the determination of the Palestinians and the restrictive social policies of the Israeli government have begun to open in the traditional and unnatural compacting existing between the Israeli ruling class and the exploited Jews are of great importance.

The obstacle that most opposes the strengthening of the Palestinian struggle and the development of class fraternization in the Middle East is the attitude of Italian, European and Western workers: it is the silence of the latter in the face of Israel's policy and in the face of the aggression directed by the West and Israel towards Syria; it is the complicit illusion of Western workers that they can take advantage of the domination exercised by the West and Israel over the Palestinians and the exploited of the Middle East; it is the weakness of the denunciation of the effective role played by Italy and the EU against the Palestinian struggle, of which the start of the Giro d'Italia in Jerusalem is yet another proof; it is the difficulty of rooting even in a small Western proletarian minority the intuition that opposition to the policies directed by the EU and the Italian government against the workers of "here" cannot be separated from the unconditional support of the indomitable resistance of the proletarian and dispossessed masses of the Middle East!

 

Viva la lotta del popolo palestinese!

 

Il testo che pubblichiamo di seguito è un volantino diffuso dalla nostra organizzazione nella primavera del 2018, in occasione della “Grande Marcia del Ritorno” promossa dalle organizzazioni della Resistenza palestinese.

Esso testimonia che lo scontro in Palestina non comincia affatto il 7 ottobre 2023, come sostengono, mentendo, il governo di Israele e quelli dei suoi protettori occidentali. Il volantino mette poi in luce due elementi che i cinque anni trascorsi da allora e lo scontro in corso a Gaza in questo autunno 2023 hanno reso piú attuali che mai: da un lato, la connessione esistente tra la lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese e la lotta antimperialista delle masse lavoratrici del mondo arabo e musulmano; dall’altro lato, l’unica prospettiva, quella marxista rivoluzionaria, che a nostro avviso è in grado di rendere efficace e guidare fino alla vittoria la lotta per il riscatto nazionale e sociale del popolo palestinese.

Il volantino è preceduto da un’introduzione, risalente all’estate 2018, che riassume le modalità con cui l’offensiva contro i Palestinesi, sotto la guida dell’amministrazione Trump, stava procedendo all’inizio del 2018.

 

Introduzione - 14 agosto 2018

L'amministrazione Trump sta mantenendo le sue promesse sul Medioriente.

Al centro del suo programma vi è la normalizzazione dell'Iran e la generalizzazione del caos geopolitico, in parte già imposto in Iraq e Siria, nell'arco territoriale che va da Pakistan-Afghanistan al Mediterraneo. L'obiettivo di fondo degli Usa di Trump è quello di piegare il popolo e gli sfruttati iraniani, di frantumare la resistenza delle masse lavoratrici dell'intera regione e di affondare il ponte di collegamento statual-borghese che la Cina e l'Ue stanno cercando di costituire per le loro relazioni d'affari attraverso l'Asia centrale e il Medioriente.

Nell'ultimo anno le mosse dell'amministrazione Trump sono state incalzanti, ed esse potrebbero preludere a un'aggressione militare a Teheran: riconoscimento della decisione di Israele di stabilire la propria capitale a Gerusalemme; spostamento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme; affossamento dell'accordo sul nucleare tra l'Iran, l'Ue, la Cina, la Russia e gli Usa; inserimento nell'amministrazione Trump di esponenti politici fautori dell'attacco preventivo contro l'Iran in sostituzione di ministri considerati da Trump troppo esitanti nel regolamento dei conti con l'Iran; interruzione del versamento dei fondi Usa all'agenzia Onu per i profughi palestinesi; organizzazione di atti di sabotaggio e di azioni sovversive nelle città iraniane secondo il modello già sperimentato nel 1953, quando la Cia guidò il golpe pro-scià contro il governo nazionalista di Mossadeq; copertura logistica dei bombardamenti compiuti da Israele in Libano e Siria contro le formazioni di Hezbollah o contro i gruppi iraniani inviati da Teheran a sostengo di Assad; campagne propagandistiche sulla minaccia nucleare iraniana da parte dei due Paesi, gli Usa e Israele, che detengono la maggior parte delle armi nucleari del pianeta e della regione mediorientale…

Nella preparazione e nella conduzione di questa offensiva degli Usa e di Israele un tassello cruciale è rappresentato dall'annichilimento della resistenza e della stessa esistenza del popolo palestinese.

Questo popolo, al di là della sua non enorme consistenza numerica, costituisce un esempio e un laboratorio politico cui continuano a guardare le masse sfruttate e oppresse di tutta la regione. Metterlo definitivamente a tacere significa per gli Usa e i suoi alleati mediorientali colpire un anello vitale dell'asse resistenziale costituitosi nell'area, che parte dall'Iran sciita, attraversa la Siria e si congiunge con il Libano degli Hezbollah, per poi saldarsi con la sunnita Gaza. Questo asse, per quanto attualmente egemonizzato da direzioni politiche di stampo borghese e/o piccolo-borghese, sta dando filo da torcere all'imperialismo e, soprattutto, mostra "in nuce" come le masse sfruttate della regione possano efficacemente difendersi solo unendosi al di là degli steccati nazional-religiosi e prendendo direttamente in mano la direzione della lotta contro l'imperialismo e il suo cane da guardia israeliano.

È questa la situazione in cui si è dispiegata nella primavera 2018 la Grande Marcia del Ritorno palestinese. Nei mesi di aprile-maggio 2018, in appoggio a questa iniziativa, come Organizzazione Comunista Internazionalista, abbiamo organizzato alcuni volantinaggi a Torino, Milano, Mestre-Marghera, Roma, e Napoli.

Riportiamo qui sotto il testo del volantino che abbiamo diffuso in migliaia di copie anche in lingua araba.

 

Testo del volantino, 12 aprile 2018

 

Evviva la “Grande Marcia del Ritorno” del popolo palestinese di Gaza!

L’Onu, la comunità internazionale e l’Unione Europa fanno parte

della macchina di oppressione che tenta di schiacciare i Palestinesi!

 

Nelle ultime settimane la popolazione palestinese di Gaza è tornata a dire a tutto il mondo che non intende rassegnarsi a subire la politica di strisciante sterminio portata avanti da Israele.

Il 30 marzo 2018 le organizzazioni della resistenza palestinese di Gaza hanno dato avvio alla “Grande Marcia del Ritorno”. Da quel giorno sono in piedi cinque presídi permanenti in cinque diverse località davanti alla barriera di sicurezza che Israele ha costruito tra sé e Gaza. Da allora, ogni venerdÍ, i cinque presìdi sono diventati la base per partecipate e combattive manifestazioni di massa.

Lo Stato di Israele ha lanciato contro la “Grande Marcia del Ritorno” i suoi cecchini, i suoi droni, i suoi bombardieri, i suoi cannoni, i suoi sistemi elettronici: dal 30 marzo 2018 sono stati assassinati più di 50 manifestanti palestinesi e feriti oltre 3000 manifestanti palestinesi.

Le organizzazioni della Resistenza palestinese di Gaza non intendono demordere. Sono determinate a proseguire con la “Grande Marcia del Ritorno” fino al 15 maggio 2018, quando ricorrerà il 70° anniversario della nascita dello Stato d’Israele. Sono determinate a dare filo da torcere alla “Grande Menzogna” sparsa dai mezzi di informazione occidentali e israeliani, secondo la quale lo Stato di Israele sarebbe nato in una terra quasi disabitata, per dare un rifugio a un popolo perseguitato e farlo vivere in pace con i popoli della regione.

 

Questa “Grande Menzogna” copre due verità.

1) La terra su cui è stato costruito Israele era ed è abitata dal popolo palestinese, un popolo di contadini, di artigiani, di pescatori, di braccianti e operai. Questo popolo è stato cacciato con guerre terroristiche, la prima delle quali iniziò nel maggio di 70 anni fa. Solo nell’esiguo territorio di Gaza vivono (oltre ai 700 mila residenti storici) ben 1,2 milioni di rifugiati palestinesi provenienti dal territorio che nel 1948 e poi nei decenni successivi Israele ha progressivamente incorporato entro i propri confini. Altri milioni sono sparsi in Libano, in Siria, in Giordania e in altri Paesi arabi.

2) Lo Stato d’Israele costruito in Palestina non aveva e non ha il compito di far vivere in pace i suoi abitanti ebrei con i popoli dell’area. Esso è nato per volere delle potenze occidentali e della borghesia ebrea, che avevano bisogno di un gendarme per dominare il Medioriente e per rapinarne il petrolio e la manodopera con la complice collaborazione delle corrotte aristocrazie arabe. Per realizzare questa operazione, Israele è riuscito a strumentalizzare la disperazione di tanti lavoratori ebrei desiderosi di mettersi in salvo dalle persecuzioni subíte in Europa, sia nei paesi nazi-fascisti che in quelli democratici. La politica condotta da Israele contro la popolazione palestinese di Gaza è la prova vivente di questo ruolo storico di Israele.

Dopo aver dominato Gaza dal 1967 al 2005 con uno spietato regime di occupazione per tentare (invano) di soffocare la lotta di resistenza dei Palestinesi, lo Stato di Israele, costretto al ritiro da Gaza nel 2005, ha dal 2008 stretto intorno a Gaza un feroce embargo. Dal 2008, inoltre, più volte, le forze armate israeliane hanno invaso la striscia di Gaza o l’hanno colpita con bombardamenti di massa. Negli ultimi anni, anche a seguito della collaborazione tra l’Egitto di Al Sisi e Israele, la vita a Gaza è diventata un inferno: la centrale elettrica funziona a stento, l’acqua potabile e i medicinali primari scarseggiano, la pesca nelle acque del Mediterraneo è ridotta al lumicino, l’attività edilizia è quasi paralizzata dall’embargo sui materiali da costruzione… L’obiettivo di questa terribile cappa di piombo è quello di far calare il silenzio sul destino del popolo palestinese e di condurre al lento sterminio questo popolo eroico, che nella sua resistenza assomma la resistenza degli sfruttati di tutto il Medioriente contro il sistema di dominazione che il democratico Occidente vi ha stabilito dopo la prima guerra mondiale.

La “Grande Marcia del Ritorno” iniziata il 30 marzo 2018 vuole respingere l’“invito” lanciato ai Palestinesi da Israele e dai suoi mandanti democratici di morire in silenzio.

 

Questo nuovo capitolo della lotta del popolo palestinese

non può trovare alcun aiuto negli Stati europei e nell’Unione Europa.

Non ingannino le proteste dell’Unione Europea contro le “esagerazioni” della repressione israeliana e contro il pieno sostegno che Israele ha ricevuto da Trump, anche con lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme.

Nessun aiuto potrà arrivare dall’Italia e dagli altri Paesi europei perché anch’essi, insieme agli Usa, sono stati i padrini della nascita dello Stato di Israele. Nessun aiuto potrà arrivare dall’Italia e dagli altri Paesi europei perché anch’essi sono stati e sono i promotori di quella politica dei “Due popoli, Due Stati” che è stata imposta ai Palestinesi con il catastrofico accordo di Oslo e che li sta portando al lento sterminio in bantustan controllati dalle forze armate di Israele.

Il contrasto dell’Unione Europea con la politica di Trump e di Israele è dettato solo dalla volontà da parte di Bruxelles di trasformare il Medioriente in proprio cortile di casa, riconsolidando attraverso una strategia più accorta e apparentemente pacifista le tradizionali catene imperialiste sugli sfruttati e sui popoli oppressi dell’area, dal Libano alla Palestina fino all’Iran e all’Afghanistan.

La “Grande Marcia del Ritorno” può trovare i suoi alleati solo tra gli sfruttati del Medioriente, innanzitutto tra i lavoratori e gli oppressi del Libano, della Siria e dell’Iran che, in queste stesse settimane, sono in campo contro gli artigli che la macchina da guerra occidentale e israeliana ritorce contro i loro paesi. Tra gli sfruttati mediorientali oggettivamente interessati a battersi a fianco dei Palestinesi vi sono anche i proletari ebrei d’Israele e, da questo punto di vista, sono di grande importanza le (per ora) minuscole crepe che la determinazione dei Palestinesi e le restrittive politiche sociali del governo israeliano hanno cominciato ad aprire nel tradizionale e innaturale compattamento esistente tra la classe dominante israeliana e gli sfruttati ebrei.

L’ostacolo che maggiormente si oppone al rafforzamento della lotta dei palestinesi e allo sviluppo della fraternizzazione di classe in Medioriente è l’atteggiamento dei lavoratori italiani, europei e occidentali: è il silenzio di questi ultimi di fronte alla politica di Israele e di fronte all’aggressione rivolta dall’Occidente e da Israele verso la Siria; è la complice illusione dei lavoratori occidentali di poter trarre qualche vantaggio dalla dominazione esercitata dall’Occidente e da Israele sui palestinesi e sugli sfruttati del Medioriente; è la debolezza della denuncia dell’effettivo ruolo svolto dall’Italia e dall’Ue contro la lotta palestinese, di cui la partenza del giro d’Italia a Gerusalemme è l’ennesima prova; è la difficoltà a radicare anche solo in una esigua minoranza proletaria occidentale l’intuizione che l’opposizione alle politiche rivolte dalla Ue e dal governo italiano contro i lavoratori di “qui” non può essere disgiunta dal sostegno incondizionato della indomita resistenza delle masse proletarie e diseredate del Medioriente!

 


 

CONTRO IL GOVERNO MELONI

E A SOSTEGNO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Discutiamo in un'assemblea pubblica dell’eroica resistenza delle masse palestinesi a Gaza e in Cisgiordania e di Israele (finanziato e armato dagli Usa e dall’Europa intera), che vuole dare un terroristico colpo di grazia a un popolo che da oltre settant’anni non china la testa e si difende come può da una delle più brutali occupazioni che la storia ricordi.

Dietro e con Israele vi sono i poteri forti capitalistici occidentali, quegli stessi poteri che dettano quotidianamente l’agenda al governo Meloni. Anche per questo è interesse dei lavoratori d’Italia guardare con simpatia e sostenere praticamente la lotta (qualsiasi ne sia l’attuale guida politica e organizzativa) delle masse oppresse di Gaza e della Cisgiordania.

Il governo, le istituzioni e il sistema delle imprese italiane sono corresponsabili dell’aggressione israeliana. Non ingannino le loro cosiddette "iniziative umanitarie" (come ad esempio la nave militare-ospedale spedita dal governo Meloni verso Gaza). Iniziative di tal genere (è anche la recente storia del Libano e dell’intero Medioriente a insegnarlo) servono solo per tentare di indebolire politicamente i movimenti resistenziali e predisporre nuove aggressioni: è il lupo che si traveste da pecora.

Un vero aiuto a Gaza può venire dal propagandare nei luoghi di lavoro le sacrosante ragioni del popolo palestinese, dal denunciare il ruolo svolto dai governi occidentali e dal predisporre il terreno alla costruzione di una mobilitazione di massa che imponga lo stop dei finanziamenti e degli invii di armi verso lo Stato d’Israele. Una mobilitazione che rafforzerebbe nello stesso tempo anche la capacità di lotta contro il governo Meloni e le sue politiche anti-proletarie.

ASSEMBLEA PUBBLICA

Milano - Domenica 10 dicembre ore 16,00

Via Ricciarelli, 37

(ATM 90-91 MM1 Gambara -MM5 Segesta)

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Per dare forza alla mobilitazione contro l’offensiva del governo Meloni

Le misure governative che tagliano ulteriormente la sanità pubblica, penalizzano di nuovo le pensioni, precarizzano ancor di più il lavoro, danno il via libera agli appalti selvaggi, colpiscono la scuola pubblica e promuovono una fiscalità interamente a favore delle banche, delle imprese e dei ceti medi accumulatori ed evasori, sono misure che non puntano “soltanto” ad erodere i salari e a rimpinguare i profitti. Esse puntano anche a un obiettivo politico: dividere e frantumare in mille rivoli il mondo del lavoro salariato per indebolirne la capacità di organizzazione sindacale e di mobilitazione. Lo confermano le precettazioni di Salvini, il continuo e malcelato desiderio della maggioranza di reintrodurre le gabbie salariali e la riforma istituzionale in gestazione.

 

La grande finanza, la Confindustria e i ceti medi accumulatori e parassitari appoggiano pienamente questa azione del governo Meloni, che trova il suo decisivo punto di forza nel sostegno fornitogli a scala internazionale dagli Stati Uniti, in cambio dell’allineamento alle politiche predatrici e neo-coloniali di Washington in Ucraina e Palestina. I governi e il padronato dei vari Paesi occidentali possono essere tra loro concorrenti sul mercato mondiale, ma si rafforzano e si sostengono reciprocamente quando si tratta di attaccare i diritti e le condizioni dei lavoratori. Proprio per questo, per dotarsi della forza in grado di fronteggiare l’offensiva del governo Meloni, occorre che anche i lavoratori inizino ad alzare lo sguardo oltre i propri confini aziendali e nazionali (...).

 

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SOSTEGNO INCONDIZIONATO ALLA LOTTA DI RESISTENZA

DEL POPOLO PALESTINESE

 

Con l’eroica e sacrosanta risposta messa in campo contro la politica di aggressione e di strisciante sterminio condotta da Israele in loco, il popolo palestinese è ancora una volta di esempio e di incoraggiamento per le masse sfruttate di tutto il mondo. Quello che sta accadendo in Palestina rappresenta un messaggio di speranza per l’intero mondo degli sfruttati, perché dimostra che non esiste al mondo stato oppressore che possa ritenersi al sicuro dalla reazione dei popoli oppressi. Dimostra, come ricordava una giovane palestinese nel suo intervento in piazza a Milano lo scorso 10 ottobre, che il popolo palestinese non elemosina la “pace”, ma rivendica giustizia e libertà!

 

La reazione del governo italiano, dei governi europei e – su tutti - di quello statunitense non deve stupire. Essa dà semplicemente la misura di come e quanto questi governi siano tra loro indissolubilmente legati e di quanto essi siano cointeressati al mantenimento della politica di pulizia etnica e di oppressione esercitata dallo stato di Israele a danno dei palestinesi e degli sfruttati dell’area.

 

Il vero muro da abbattere, e che maggiormente si oppone al rafforzamento della lotta dei palestinesi e allo sviluppo della fraternizzazione di classe in Medio Oriente, è il silenzio dei lavoratori europei e occidentali di fronte alla politica di Israele (...).

 

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Riportiamo di seguito i link ad alcuni articoli del che fare, pubblicati fra il 1988 e il 2018, che riassumono la nostra posizione sulla questione palestinese:

 


 

 

Il volantino distribuito alla manifestazione nazionale della Cgil il 7 ottobre 2023

 

In 18 mesi di guerra gli Usa e la Ue hanno fornito armi

e aiuti a Kiev per oltre 180 miliardi di euro: chi aggredisce chi?

 

Autonomia differenziata, liberalizzazione degli appalti, progressiva riduzione della sanità pubblica, fisco “amico” dei soliti “fortunati”, provvedimenti di stampo razzista contro gli immigrati, un malcelato attacco alla Cgil… sono solo alcuni degli odiosi affondi portati contro i lavoratori dal governo Meloni. Un governo amico della grande finanza e della Confindustria, fortemente sostenuto dai ceti medi accumulatori, parassitari ed evasori e che trova negli Stati Uniti e nella Casa Bianca il suo decisivo sostegno e punto di forza.

Un pieno appoggio, quello di Washington, fornito in cambio del pieno allineamento italiano alla guerra che la santa alleanza Usa-Nato-Ue sta conducendo in Ucraina attraverso il regime fantoccio di Zelensky.

Una guerra che, al contrario di quanto sostiene la propaganda ufficiale, è stata preparata, organizzata e impulsata da una più che decennale azione degli Usa, della Nato e di buona parte delle cancellerie europee.

Una guerra che mira a piegare la Russia ai diktat occidentali, a sottometterne le masse lavoratrici e, anche per tal via, a preparare al meglio la futura aggressione orchestrata dagli Stati Uniti alla Cina, al continente asiatico e alle sue sterminate schiere proletarie.

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Due parole sulla strage di Brandizzo

 

La strage di Brandizzo (Piemonte), dove il 30 agosto scorso hanno perso la vita cinque operai intenti a manutenere la rete ferroviaria, ha per un attimo fatto approdare sulle prime pagine dei giornali la drammatica questione degli incidenti sul lavoro. Poi, dopo pochi giorni, tutto è stato “dimenticato” e la notizia è pian piano scomparsa. Ma anche nel breve periodo in cui se ne è parlato, lo si è fatto male, in modo falso e ipocrita. Si è infatti detto che la causa fondamentale della tragedia è da ricercarsi in un “errore umano”, forse commesso dal capocantiere dell’azienda RFI (l’azienda che gestisce la rete ferroviaria italiana), che non avrebbe dovuto permettere che gli operai della ditta d’appalto si trovassero in quel momento sui binari.

Contro “l’errore umano” si sono subito scagliati la stampa, la televisione e gli uomini e le donne del governo. Tutti ansiosi di trovare un “colpevole” a buon mercato, utilissimo per nascondere le vere responsabilità e i veri responsabili di una strage che, stando alle (sottostimate) cifre ufficiali, uccide nella sola Italia più di tre operai al giorno. Qual è stato “l’errore umano” che tra luglio e agosto ha fatto morire per troppo lavoro nei campi infuocati tre braccianti immigrati? Qual è “l’errore umano” che fa sì che nei cantieri si crepi come mosche?

Qualche volta è vero, ci possono essere anche “errori umani”. Ma questi “errori” sono causati dalle logiche di mercato, dalle leggi della concorrenza e dalla sete di profitto delle aziende, che impongono ritmi e turni asfissianti e che per “fare in fretta e a bassi costi” obbligano di fatto (come dalle parti di Brandizzo, dove in tre ore bisognava fare quello che prima si faceva in cinque) a mettere da parte anche le più elementari misure di sicurezza. I cosiddetti “incidenti sul lavoro” non sono una casualità, ma un “rischio” ben calcolato e ben accettato dalle imprese e dai padroni. Per lor signori un punto percentuale in borsa val bene la vita di qualche operaio!

 

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A Pylos come a Cutro, l’assassino non è il mare ma

le politiche migratorie razziste dell’Unione europea e dei suoi governi

 

Una delle più grandi e tremende stragi di immigrati nel Mediterraneo: questo ha rappresentato il naufragio consumatasi a largo dell’isola greca di Pylos nelle prime ore del 14 giugno. Il numero dei morti non si conosce con precisione, ma in base alle testimonianze dei sopravvissuti le vittime potrebbero essere oltre 500.

La dinamica della tragedia è nota, e ricorda quella recente di Cutro. Imbarcazione stracarica e in difficoltà, guardia costiera e Frontex avvisati per tempo… interventi zero assoluto. In questo caso, inoltre, pare che anche le autorità marittime italiane e maltesi fossero stata messe in allerta, ma il risultato non è cambiato di una virgola.

Ancora una volta l’assassino non è il mare, ma le politiche migratorie dell’Unione europea e dei suoi governi. Sono infatti queste politiche che hanno reso il Mediterraneo un “setaccio di morte”, attraverso cui solo una quota di immigrati deve (deve!) e può passare. Un setaccio assassino, che è parte integrante della politica neo-coloniale dell’Europa in Africa. Una politica che tra l’altro passa attraverso gli accordi anti-immigrati con le “autorità” libiche e con il governo turco. Una politica che da ultimo ha visto la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen recarsi a Tunisi per offrire prestiti e “aiuti” al governo locale in cambio dell’apertura di una serie di campi di detenzione “al modo libico” per gli immigrati che provano a varcare il mare partendo da quelle coste. Una proposta dal sapore così sfacciatamente e arrogantemente coloniale da costringere che anche quel bel tomo del presidente tunisino Saïed a sottolineare che "Ospitare in Tunisia migranti in cambio di somme di denaro è disumano e inaccettabile”.

 

Per chi voglia approfondire il nostro punto di vista analitico e teorico su quanto da anni accade nel Mediterraneo, e su come reagire a questo scempio, invitiamo alla lettura dell’articolo pubblicato nel n. 79 del che fare in occasione di un’altra terribile strage di immigrati, quella di Lampedusa del 2013.

 

 cf79_Lampedusa, strage di Stato: a fianco dei nostri fratelli di classe immigrati.pdf

 


 

È uscito il n. 90 del che fare

 

 

In questo numero:

Italia - La sovranista Meloni fida alleata del democratico Biden per un governo guerrafondaio e anti-proletario (pp. 2-3-4); La finanziaria per il 2023 del governo Meloni (pp. 2-3). Europa - Lotte proletarie in Germania, Francia, Regno Unito e resto d’Europa: le esigenze dei lavoratori sono analoghe (p. 5). Italia - Immigrati - Latina, di nuovo in piazza i lavoratori dell'Agro Pontino (pp. 6-7); Marghera, corteo contro l'aggressione razzista a una donna bengalese (p. 8). La guerra in Ucraina - Il trio Nato-Usa-Ue è il vero e unico aggressore nella guerra in Ucraina (pp. 9-10-11); Il nazionalismo borghese di Bandera da burattino del Terzo Reich a quello degli Stati Uniti (pp. 14-15-16); Gli effetti sulla lotta antimperialista della politica multipolare: l’esempio delle relazioni Urss-Cina dal 1950 al 1991 (pp. 17-18-19). Russia - Quale politica proletaria in Russia per contrastare il rullo compressore dell’Occidente imperialista? (pp. 12-13) Cina - La campagna statunitense sullo Xinjiang mira a disgregare l’unità statuale della Cina. II parte (pp. 20-21-22). Usa - Cronache sindacali - Il diktat di Biden stoppa la lotta dei ferrovieri statunitensi (p. 23).

 

Prima e ultima pagina in pdf

 


Il volantino distribuito alla manifestazione di Cutro "Basta stragi in mare" l'11 marzo 2023

 

L’assassino non è il mare ma

le politiche razziste del governo Meloni e dei governi europei

 

Il governo, per bocca del suo ministro dell’Interno Piantedosi, ha detto che i responsabili della strage consumatasi nelle acque di Cutro sono gli stessi immigrati, dichiarando che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Questa è una grande e velenosa bugia!

 Primo, perché - come ha spiegato sin dal primo giorno e molto chiaramente uno dei medici soccorritori, Orlando Amodeo - “Quando una tragedia come quella di oggi si può evitare, si deve evitare. Oggi non si è evitata, oggi la tragedia si è quasi voluta, mi spiace dirlo. Se io so che una nave è in difficoltà, e lo so da ieri, io vado incontro a questa nave. Questo non si è fatto”.    Continua a leggere        Read

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Strage di Cutro, guerra in Ucraina, governo Meloni, autonomia differenziata...

Per discutere di tutto questo:

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 90 del che fare

Milano

Sabato 25 marzo 2023 ore 14,30

 

via Ricciarelli 37

(M1 Gambara - Bus ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

 

 


 

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 90 del che fare

Torino

Giovedì 6 aprile 2023 ore 17,00

 

via Vagnone 17/A

(zona San Donato)

 

 


 

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 90 del che fare

Roma

Venerdì 10 marzo 2023 ore 18,45

 

via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 

 


 

19 febbraio 2023

 

Il volantino che stiamo distribuendo in questi giorni nei mercati e in alcuni posti di lavoro delle città dove siamo presenti.

 

 

Ma davvero sono misure a favore dei lavoratori? 

 

Lo scorso 2 febbraio, il Consiglio dei ministri del governo Meloni ha approvato il cosiddetto “Ddl Autonomia Differenziata” firmato dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli: ogni Regione potrà decidere e legiferare su varie materie, fra cui sanità, scuola, rifiuti, trasporti, alimentazione, energia, sicurezza sul lavoro, previdenza integrativa.
Negli stessi giorni, il ministro “dell’Istruzione e del merito” Giuseppe Valditara ha lanciato l’ipotesi di differenziare i salari del personale scolastico su base territoriale. Ipotesi caldeggiata anche dal ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

A sentire la propaganda governativa si tratterebbe di provvedimenti che, se messi in campo, andrebbero incontro alle necessità dei lavoratori e delle loro famiglie. Si dice ad esempio che in tal modo le regioni (del Nord e del Sud) sarebbero più libere dalla burocrazia statale e quindi più capaci di migliorare i livelli di assistenza sanitaria pubblica. Allo stesso modo si spiega che differenziare i salari su base geografica non recherebbe danno a nessuno, ma permetterebbe di adeguare “positivamente” le buste paga al diverso costo della vita delle varie zone. In pratica, affermano, non si toglierebbe nulla a chi lavora a Lecce o a Catania, ma si darebbe qualcosa in più a chi lavora a Milano o Bologna dove la vita è più cara.

In realtà, le cose stanno esattamente all’opposto.

Si guardi a cosa è accaduto proprio nella sanità pubblica in questi ultimi decenni. La sua regionalizzazione da un lato ha aumentato il divario tra Nord e Sud immiserendo le prestazioni ospedaliere nel meridione. Dall’altro, anche e soprattutto nel settentrione, ha significato lo spostamento di ingenti risorse dal servizio pubblico al settore privato, dalla sanità “per tutti” alla sanità “per ricchi”.  Continua a leggere

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15 dicembre 2022

 

Il volantino distribuito in occasione dello sciopero generale del 16 dicembre 2022 contro il governo Meloni.

 

Contro il governo Meloni,

la sua manovra economica e la sua complessiva politica

 

 

La legge di bilancio e gli altri interventi economici del governo Meloni dimostrano, caso mai ce ne fosse stato bisogno, che la natura di questo governo è nettamente anti-proletaria. Con una mano il governo ha destinato aiuti miliardari alle imprese, ha regalato consistenti sconti fiscali ai ceti medi accumulatori e parassitari, ha aumentato le spese militari di oltre 2 miliardi. Con l’altra mano, con un mix di misure odiose, il governo sta colpendo la condizione dei lavoratori, dei pensionati, della donna, come anche l'ambiente e la salute sociale. Come contrastarlo?

Le parziali critiche rivolte nelle ultime settimane dalla Confindustria ad alcuni aspetti della manovra potrebbero indurre i lavoratori a sperare che, per modificare la manovra, si possa contare su un’alleanza con la Confindustria. Questa speranza è infondata. Per almeno due motivi.

1) La Confindustria, che incassa circa 20 miliardi di euro con il decreto aiuti-quater, è innanzitutto d’accordo con la riduzione della spesa sanitaria e le norme di deregolamentazione del mercato del lavoro decise dal governo, e semmai avrebbe voluto che esse fossero state più consistenti.

2) I grandi capitalisti stanno criticando il governo Meloni solo perché una discreta fetta della torta, anziché finire nei loro forzieri, è andata ai ceti medi accumulatori, evasori e parassitari che costituiscono una parte importante della base sociale dell’attuale governo: il grande padronato teme che queste concessioni ai ceti medi rendano più farraginosa la ristrutturazione tecnologica che esso intende attuare (anche con il puntello del PNRR di Draghi) per acquisire i livelli di competitività richiesti sui mercati globalizzati e che i signori dell'industria si aspettano di ottenere soprattutto dalla più efficiente spremitura della manodopera resa possibile dall'introduzione nei posti di lavoro delle moderne tecnologie digitali e robotiche. (...)  Continua a leggere

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8 ottobre 2022

 

Il volantino distribuito l'8 ottobre 2022 alla manifestazione nazionale della Cgil.

 

Non aspettare il nuovo governo alla prova.

Gli assi del suo programma anti-proletario sono già chiari.

 

 

I risultati elettorali del 25 settembre sono il riflesso di quanto da anni sta accadendo nella società italiana: da un lato, la frammentazione, le difficoltà e la passivizzazione del mondo del lavoro salariato; dall’altro lato, la progressiva aggressivizzazione dei ceti borghesi accumulatori e parassitari, passati in massa dalla Lega e da Forza Italia a Fratelli d'Italia per vedere accresciuti i loro già ampi e putridi privilegi.

L’alta finanza e i vertici di Confindustria, resisi conto che al momento il centro-destra guidato da Meloni è il meglio di quanto passa per loro il convento della politica istituzionale, hanno deciso di puntare (almeno transitoriamente) su questo cavallo: benché non perfetto, lo ritengono utile per gestire secondo i loro interessi il PNRR delineato da Draghi e per continuare nell’opera pluridecennale di sgretolamento della capacità di difesa collettiva dei lavoratori.

Non c'è bisogno, quindi, di aspettare i provvedimenti del governo Meloni per prevedere che esso cercherà di andare incontro alle esigenze economiche e politiche anti-operaie del variegato e litigioso blocco sociale borghese che lo sta mettendo in sella. Non c'è bisogno di aspettare la prova provata anche perché quello che il centro-destra intende fare lo ha già esplicitato negli assi comuni ai programmi dei tre partiti.

 

· Una riforma fiscale che (flat-tax o non flat-tax) riduca fortemente le tasse per aziende, commercianti, liberi professionisti e parassiti vari. Non è un caso che già si parli di “rottamazione” delle cartelle esattoriali. Una pacchia per imprenditori, ceto medio ed evasori; un altro colpo ai lavoratori ed alle loro famiglie, che vedranno la sanità pubblica ed i residui servizi sociali  asfissiati dalla mancanza di fondi. (...) Continua a leggere

 

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27 giugno 2022

 

Il volantino che stiamo distribuendo in questi giorni nei mercati e in alcuni posti di lavoro delle città dove siamo presenti.

 

E i prezzi vanno su:

come difendere il potere di acquisto di salari e pensioni?

 

Nell’ultimo anno il costo della vita è cresciuto in media del 7%. Per la benzina e gli alimenti l’aumento è stato maggiore. Nello stesso periodo i salari sono rimasti sostanzialmente fermi e quindi il loro potere di acquisto è diminuito. Questa netta discesa si aggiunge, in Italia, alla strisciante riduzione dei salari reali in corso da oltre vent’anni.

Di fronte alle timide dichiarazioni di Landini, segretario della Cgil, e di altri esponenti sindacali a favore di un aumento dei salari da ottenere nei prossimi rinnovi contrattuali e con un intervento fiscale del governo, i padroni e la Confindustria hanno opposto un netto rifiuto.

 

1) La Confindustria ha dichiarato che, nell’attuale situazione economica, non si può prevedere alcun sostanziale aumento dei salari nei prossimi rinnovi contrattuali del settore privato, perché questo aumento amputerebbe la competitività delle aziende.

2) Gli industriali hanno poi aggiunto che essi sarebbero disponibili a un taglio delle tasse oggi applicate sui salari, PURCHÉ questo sgravio fiscale non venga finanziato con un prelievo fiscale straordinario sulle imprese e PURCHÉ sia accompagnato dalla razionalizzazione della spesa pubblica, cioè dal taglio della spesa statale destinata alla sanità e agli altri servizi sociali.

3) Per chi non avesse ancora compreso la musica dei capitalisti, sono arrivate poi le loro dichiarazioni sulle proposte di salario minimo: di salario minimo non si parli neanche, hanno detto i padroni, A MENO CHE questa misura non sia accompagnata dall’alleggerimento dei (già erosi) contratti collettivi di lavoro. In questo modo, il salario minimo sarebbe per i lavoratori un cavallo di Troia con cui i padroni otterrebbero (foss’anche in presenza di un leggero aumento delle paghe per alcuni strati di lavoratori) un abbassamento del salario generale medio e la perdita dei diritti sui posti di lavoro previsti, almeno formalmente, dai contratti. (...) Continua a leggere

 

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16 aprile 2022

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 89 del che fare

Torino

Sabato 23 aprile 2022 ore 16,00

 

Via Vagnone 17/a (zona San Donato)

 

 


 

06 aprile 2022

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 89 del che fare

Milano

Domenica 10 aprile 2022 ore 16,00

 

via Ricciarelli 37

(M1 Gambara - Bus ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

 

 


 

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 89 del che fare

Napoli

Martedì 12 aprile 2022 ore 19,00

 

via Santa Maria Antesaecula 112 (quartiere Sanità)

 

 


 

06 marzo 2022

 

ASSEMBLEA PUBBLICA

e presentazione del n. 89 del che fare

Roma

Giovedì 17 marzo 2022 ore 18,30

 

via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 


03 marzo 2022

Ucraina: due parole fuori dal coro

 

I grandi mezzi di informazione sostengono che in Ucraina gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono impegnati a difendere la pace, la civiltà e la popolazione aggredite dalla Russia.

Si tratta di una bugia colossale! In realtà sono proprio gli Stati Uniti e la Ue i primi responsabili di quanto sta accadendo, per almeno due ordini di motivi.

1) Da quasi 30 anni gli Stati Uniti stanno spingendo i loro eserciti e le loro armi nucleari verso i confini della Russia. Le armate di Washington, spalleggiate da contingenti europei, sono già ben insediate in Polonia e nei paesi baltici. La malcelata intenzione dei governanti di Washington di far entrare l’Ucraina nella Nato stava e sta a rappresentare un altro passo provocatorio e intimidatorio contro la Russia.

2) Da anni gli Stati Uniti e l’Unione Europea finanziano, armano e addestrano non solo l’esercito “regolare” ucraino ma anche quelle milizie mercenarie ucraine neo-naziste che costituiscono un importante puntello del governo filo-occidentale di Kiev. Queste milizie sono infiltrate a fini terroristici anti-proletari nelle repubbliche popolari del bacino del Donbass e responsabili (tra l’altro) dell’incendio della “Casa dei Sindacati” di Odessa, dove il 2 maggio 2014 morirono arsi vivi e torturati oltre 50 lavoratori.

 A partire dall’autunno 2021, gli Stati Uniti hanno accentuato queste provocazioni. (...)  Continua a leggere

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La nostra analisi della situazione in Ucraina è stata impostata attraverso alcuni articoli

pubblicati negli scorsi numeri del che fare.

Anche se "datati", questi articoli sono attualissimi,

e permettono di inquadrare da un punto di vista di classe lo scontro oggi in atto in Ucraina.

 

che fare n. 82, novembre 2015:

  • Gli Usa e la Ue, in concorrenza tra loro, cercano di affondare i loro artigli sui lavoratori ucraini e russi  Leggi    Scarica in pdf

  • La traiettoria storica dell'Urss: due testi. "Dove va l’Urss? Perestrojka e marxismo" (pubblicato subito dopo il “crollo del socialismo)”- "Jugoslavia: un guerra del capitale" (pubblicato durante la guerra di aggressione alla Jugoslavia.  Leggi

 

che fare n. 80, ottobre 2014:

 

che fare n. 70, febbraio 2009 - Dossier "La grande crisi del capitalismo / La grande sfida per il proletariato":

  • Con Putin & C. la Russia capitalista si è rialzata in piedi. Riuscirà l’Occidente a farla inginocchiare?  Leggi    Scarica in pdf

 

che fare n. 64, aprile 2005:

  • Ucraina: Jugoslavia, atto secondo    Leggi

  • Il nazionalismo ucraino   Leggi

  • Le posizioni europee sulla questione ucraina   Leggi

 


 

 

È uscito il n. 89 del che fare

 

 

 

 

In questo numero:

Italia - I veri effetti sui lavoratori del Pnrr di Draghi-Mattarella (pp. 2-3-5); Italia - La finanziaria per il 2022 del governo Draghi (p. 4); Europa - Dove porta la transizione dai combustibili fossili all’elettrico? (pp. 6-7); Serbia - La mobilitazione popolare contro la gigantesca miniera di litio della Rio-Tinto (p. 7); Italia - La gestione Covid-19 di Draghi-Figliuolo-Speranza: un disastro sanitario e sociale ampiamente annunciato (p. 8); Italia - La lettera di un nostro delegato sindacale contro l’obbligo vaccinale e le sospensioni nel comparto sanitario (p. 9); Italia - Scuola, Dad, Covid-19, pass-sanitario nei posti di lavoro: il resoconto di una (piccola) assemblea dei lavoratori della scuola (p. 10); Italia - Un’iniziativa comune tra immigrati di diversa provenienza nazionale e religiosa tra Latina e Roma (pp. 11-12); Italia - Lo sciopero del 22 marzo 2021 dei lavoratori del gruppo Amazon-Italia (p. 13); Afghanistan, Usa, Cina, resistenza anti-imperialista nel mondo musulmano: dietro il “ritiro” dei militari occidentali da Kabul (pp. 14-15); Usa - Dopo il primo anno della presidenza Biden (pp. 16-17-18); Usa, Capitol Hill, 6 gennaio 2021: spedizione suprematista contro il proletariato (p. 16); Usa - Cronache sindacali (pp. 19-20); Cina, Stati Uniti: la campagna statunitense sullo Xinjiang mira a disgregare l’unità statuale della Cina (pp. 21-22-23).

 

 

 

 


 

Dicembre 2021

 

Il volantino sulla "questione climatica" distribuito nei mercati e in vari posti di lavoro delle città dove siamo presenti.

Dove porta la “transizione energetica”

del governo Draghi e di Biden?

Dal 1880 al 2020 la temperatura media terrestre è aumentata di 1°C. I governi occidentali e l’Ipcc (organismo dell’Onu) sostengono che questo aumento è stato causato dall’anidride carbonica immessa nell’atmosfera dalla combustione del carbone, del petrolio e del metano. Da qui concludono che, per salvare il pianeta, bisogna tagliare le emissioni dell’anidride carbonica.

Sia vero oppure non sia vero che le emissioni carboniche sono la causa del riscaldamento globale, un fatto è sicuro: gli scarichi delle auto, degli aerei, dei riscaldamenti domestici, delle centrali termo-elettriche, delle acciaierie e di tante altre fabbriche sono uno dei fattori che stanno creando un ambiente altamente nocivo per la vita umana, soprattutto per i lavoratori, i pendolari e per i proletari costretti a vivere in aree anguste e con poco verde. Le marmitte, i comignoli, le ciminiere emettono infatti, oltre all’anidride carbonica, tanti altri gas che, a differenza dell’anidride carbonica, sono velenosi e cancerogeni (monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, benzene, eccetera) e tante microparticelle che causano svariate malattie respiratorie e stanno favorendo la circolazione del covid-19. È quindi urgente cominciare a ridurre la quantità di questi veleni e porre fine allo sperpero di beni, come i combustibili fossili, che bisognerebbe usare con oculatezza.

La soluzione che propongono il governo Draghi e gli altri governi occidentali non è però ambientalmente e socialmente più sana del mix energetico adottato oggi. Dove porta infatti l'adozione di massa, da loro promossa, dei pannelli solari, delle centrali nucleari, delle auto elettriche, delle celle a idrogeno e della cattura dell'anidride carbonica? (...)   Continua a leggere

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A proposito di clima, salute sociale e sicurezza dei lavoratori...

Qual è il vero tornado che si abbatte sui lavoratori?

Lo scorso 11 dicembre una serie di tornado hanno colpito gli stati centro-orientali e meridionali degli Stati Uniti, causando più di 100 morti. Almeno 6 lavoratori sono morti nel crollo del tetto di uno stabilimento Amazon a Edwardsville, nell'Illinois, e altri 8 hanno perso la vita sotto le macerie della fabbrica di candele Mayfield Consumer Products a Mayfield, nel Kentucky.

Di chi è la colpa ? del "climate change"?

Ammesso e non concesso che quest'ultimo grappolo di tornado sia stato causato dal “riscaldamento climatico”, le conseguenze sulla popolazione, e in particolar modo sui lavoratori, sono dovute al modo in cui il profitto detta l'organizzazione dello spazio urbano, le modalità di costruzione degli edifici e il comando dispotico delle direzioni aziendali sugli operai.

Infatti, nonostante l'allerta tornado, fino all'ultimo momento Amazon ha impedito ai lavoratori di uscire dal magazzino per mettersi in salvo. I manager della fabbrica di candele, nonostante fosse squillato l'allarme anti-tornado, hanno minacciato i lavoratori di licenziamento se avessero abbandonato il posto di lavoro in anticipo. Inoltre, Amazon vieta espressamente ai lavoratori dei magazzini di tenere con sé il telefono cellulare durante il turno di lavoro. E infine: ma come e dove erano stati costruiti gli edifici che ospitavano la fabbrica di candele e il magazzino Amazon?

Fonti:

https://www.corriere.it/tecnologia/21_dicembre_13/amazon-crollo-magazzino-illinois-proteste-dipendenti-smartphone-0d12b3e8-5c09-11ec-bffd-a5b591fe54d1.shtml

https://www.nbcboston.com/news/national-international/factory-workers-threatened-with-firing-if-they-left-before-tornado-employees-say/2589443/

 


 

Una significativa mobilitazione

dei lavoratori immigrati di Latina e Roma

per il permesso di soggiorno e la difesa dei propri diritti

 

Pubblichiamo di seguito il volantino di indizione della manifestazione di sabato 23 ottobre 2021 davanti alla prefettura di Latina e dell'assemblea pubblica di sabato 6 novembre 2021 in piazza Esquilino a Roma, organizzate dalla Comunità Indiana Lazio e dalla Comunità Bengalese di Roma.

 

Riteniamo particolarmente importanti queste iniziative - a cui la nostra organizzazione ha partecipato e attivamente contribuito - soprattutto perché hanno visto un inizio di percorso di comune mobilitazione da parte di due diverse comunità di lavoratori immigrati, distanti per nazionalità, residenza e collocazione lavorativa: i braccianti indiani residenti nell'Agro Pontino e i lavoratori bangladesi residenti a Roma e impiegati principalmente nei settori commerciale, domestico e della ristorazione.

 

 

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Il volantino distribuito nei posti di lavoro e alla manifestazione del 16 ottobre 2021 contro l’assalto alla sede nazionale della Cgil a Roma.

 

Solo con la lotta si possono difendere le condizioni generali

e le agibilità politiche e sindacali dei lavoratori

 

L’aggressione alla sede centrale della Cgil è un’aggressione contro tutti i lavoratori. Colpendo il “contenitore”-sede centrale della Cgil, l’aggressione mira al “contenuto”: a tutti i lavoratori che continuano a battersi, in alcuni casi anche al di fuori della Cgil, per difendere collettivamente i diritti e gli interessi dei lavoratori. Tra questi interessi vi sono quelli legati alla salute.

 Nella primavera del 2020, mentre la Confindustria, il governo Conte2, il Pd di Zingaretti, la Lega, FdI, i governatori dell’Italia settentrionale intendevano far funzionare le fabbriche e i trasporti come se non stesse accadendo niente, mentre i “tecnici” affermavano che le mascherine non servivano a niente, i lavoratori dei settori “essenziali” hanno imposto che si tenesse conto anche della loro salute. La Cgil è stata una delle organizzazioni sindacali attraverso cui si è espressa questa volontà di lotta e di difesa della salute collettiva. Il tentativo di applicare anche in Italia la “cura” seguita da Trump negli Usa, da Bolsonaro in Brasile e da Modi in India (con i risultati epidemici che conosciamo) non è riuscito.

Dopo un anno e mezzo, una parte dello schieramento padronale e istituzionale che tentò quell’operazione, il settore trainato da padroncini e professionisti del settore della ristorazione, del turismo, della movida, dei servizi, torna alla carica. Questo settore (dietro cui vi sono i poteri finanziari e industriali nazionale e internazionali di matrice trumpiana) torna alla carica anche con l’obiettivo, più ampio di quello legato al covid-19, di far abbassare la testa alla minoranza sindacalmente attiva dei lavoratori di fronte al grande affare del Recovery Plan, che - secondo questi signori - dovrebbe essere gestito, per massimizzare i loro profitti, stracciando completamente i diritti conquistati dal movimento operaio nel XX secolo e già pesantemente intaccati dai governi democratici di centro-destra e di centro-sinistra degli ultimi 35 anni.

 Contro questo attacco i lavoratori non possono difendersi invocando l’intervento dello stato e del governo Draghi. Perché il governo, con altri mezzi, mira allo stesso obiettivo di fondo anti-proletario della destra trumpista. Uno di questi mezzi è il cosiddetto “Green Pass” per i posti di lavoro. Questo provvedimento serve per far passare l’idea che l’emergenza epidemica è superata, che non c’è bisogno di affrontare alcuni problemi di fondo che ne hanno favorito l’espansione (come ad esempio il sovraffollamento dei mezzi pubblici, le classi pollaio, l’insufficiente medicina territoriale, l’inquinamento delle metropoli, ecc.), che si possono allentare o eliminare le minime tutele introdotte nella primavera del 2020 e si può dare mano libera alla ristrutturazione economica e sociale richiesta dalla “transizione tecnologica”. Esso cerca inoltre velenosamente di coprire i veri responsabili dell’epidemia e di scavare un'altra linea divisoria tra i lavoratori.

 Durante l’estate, in alcune occasioni, lo stesso Landini ha denunciato il senso di questa operazione. Di fronte al “tiro al sindacato” che ne è seguito (ad esempio con l’intervento del presidente della Confindustria Bonomi al meeting di Rimini) e al contemporaneo avvio dei primi licenziamenti di massa, il vertice della Cgil, anziché chiamare alla mobilitazione, ha lasciato isolate le iniziative organizzate da alcuni gruppi di lavoratori (nel settore metalmeccanico, nella logistica e nella scuola, all’interno e all’esterno della Cgil) dirette a fermare il dispositivo del “Green Pass” e a consolidare (non a smantellare) le esistenti tutele sanitarie anti-Covid.

 A questo punto, il governo Draghi ha capito che poteva piú facilmente tirare dritto per la sua strada: ha ampliato la percentuale di occupazione dei mezzi pubblici, ha lasciato cadere i suoi impegni per il potenziamento della sanità di base, ha ridotto il distanziamento nella scuola, lasciando inascoltati persino i permessivi vincoli consigliati dal Cts, e ha cominciato a tirare fuori dal cassetto i suoi anti-proletari progetti sul fisco, sugli ammortizzatori sociali e sul codice degli appalti.

Non solo: a questo punto, anche il settore trumpiano dello schieramento borghese italiano si è sentito ringalluzzito, ha attaccato il “Green Pass” perché ritenuto addirittura insufficiente nel mettere al completo servizio del mercato la salute dei lavoratori ed è arrivato a compiere l’aggressione alla sede centrale della Cgil di sabato scorso per lanciare un avvertimento intimidatorio verso tutti i lavoratori.

 I lavoratori si possono difendere da questo duplice attacco capitalistico, del governo Draghi e dello schieramento trumpista nostrano, solo organizzandosi a loro volta, solo puntando sulla mobilitazione di piazza come unico mezzo per difendere i propri spazi di organizzazione sindacali e per sbarrare la strada al disegno dei padroni e del governo Draghi di scaricare sulla pelle dei lavoratori il rilancio dell’economia nazionale atteso con il Recovery Plan. Non ci si faccia paralizzare dalla paura che questa risposta di lotta possa mettere in difficoltà il rilancio della competitività del “sistema-Italia” e possa spostare ancora piú a destra il baricentro politico del governo italiano.

 Battersi per preparare una risposta di lotta contro gli interventi anti-operai con cui il padronato e il governo Draghi intendono arare il terreno alla “transizione tecnologica” e alla precarizzazione di massa da essa richiesta, riprendere la mobilitazione per l’introduzione di reali misure di tutela della salute sociale (tra cui l’abolizione rivendicata dai Paesi del Sud del mondo dei brevetti delle multinazionali sui farmaci anti-Covid), opporsi al montante razzismo anti-islamico verso i proletari immigrati (cresciuto sull’onda del ritiro dei militari italiani dall’Afghanistan) sono invece gli unici passi per attrezzarsi a questo eventuale scenario politico spostato più a destra, a cui potrebbe tirare la volata l’unione nazionale democratica invocata in questi giorni da più parti per emarginare la cosiddetta “destra eversiva”.

 

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30 settembre 2021

 

Afghanistan, Usa, Cina, resistenza anti-imperialista nel mondo musulmano

Dietro il “ritiro” dei militari occidentali da Kabul

Il ritiro della maggior parte del contingente militare occidentale dall’Afghanistan è stato motivato dai mass-media ufficiali con due spiegazioni apparentemente contrapposte: da un lato si è detto “ci ritiriamo perché loro, quegli incivili di afghani, non sono in grado neanche di raccogliere i nostri aiuti e metterli a frutto per lo sviluppo economico”; dall’altro lato si è insinuato con allarme che gli Usa stiano scivolando verso una politica isolazionista, abbandonando la regione strategica del Medioriente e dell’Asia centrale alle forze oscurantiste  musulmane o agli autoritari cinesi. L’una e l’altra spiegazione non reggono alla prova dei fatti. Servono invece a seminare altra diffidenza tra i lavoratori occidentali verso gli sfruttati del mondo islamico e ad occultare i piani di guerra contro questi ultimi e il popolo cinese di cui fa parte l’apparente ritiro delle armate imperialiste dall’Afghanistan.

Per decifrare il senso degli avvenimenti afghani dell’estate 2021, dobbiamo tornare all’autunno 2001, al periodo in cui gli Usa avviarono l’offensiva neo-colonialista chiamata “guerra infinita”, lanciata da Bush II e proseguita da Obama e poi da Trump, di cui l’impresa afghana è stata solo un capitolo (l’articolo completo sarà pubblicato sul n. 89 del che fare)

 

 

 

In occasione del "ritiro" dei militari occidentali da Kabul,

proponiamo la lettura del dossier sulla condizione delle donne afghane,

pubblicato dalla nostra Organizzazione dopo l'attacco occidentale all'Afghanistan dell'autunno 2001.

 Quale lotta di liberazione per le donne dell'Afghanistan?

Sommario:

  1. Burqa e aggressione occidentale ai popoli, alle donne e agli sfruttati dell'Afghanistan, pp. 2-14.

  2. Donna e Islam, pp. 15-17.

  3. L'Internazionale Comunista e la lotta per la liberazione delle donne d'Oriente: gli interventi delle compagne Nadja e Bibinur al Congresso dei Popoli d'Oriente di Baku (1920), pp. 18-19.

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Scuola, Dad, covid-19, pass sanitario nei posti di lavoro…

 

Questa mattina, venerdí 13 agosto 2021, abbiamo partecipato a una piccola riunione online dei lavoratori della scuola in servizio a Roma e nella provincia di Roma. La riunione è stata auto-convocata per discutere su come prepararsi ad affrontare sindacalmente e politicamente la situazione che si avrà nelle scuole dal 1° settembre, e in particolare l’introduzione del ventilato pass sanitario. I lavoratori presenti, in gran parte iscritti alla Cgil-Scuola, avevano già completato la vaccinazione, o con AstraZeneca nella prima fase o all’inizio dell’estate con Pfizer.

Al di là delle diversificate valutazioni espresse sul pass, un elemento ha accomunato gli interventi e il clima della vivace discussione: la preoccupazione e l’indignazione per la mancanza quasi completa di interventi sul numero di alunni per classe e sui mezzi di trasporto pubblico. I dati riportati da alcuni licei sul numero di classi prime e terze autorizzate dall’USR-Lazio mostrano che nulla è cambiato su questo fronte, che le declamazioni del ministro Bianchi sono polvere negli occhi e che i fondi effettivamente arrivati agli istituti e gli interventi autorizzati riguardano quasi esclusivamente i mezzi digitali, a conferma del fatto che la scuola digitale, Dad o non Dad, diventerà una componente rilevante della scuola 4.0 voluta dal governo Draghi e prima di esso dai governi Conte1 e Conte2.

 Nei nostri interventi, non del tutto condivisi ma ascoltati con attenzione, abbiamo cercato di sottolineare i seguenti punti: (...)   Continua a leggere

 

 

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Altri interventi su salute sociale, scuola 4.0 e vaccinazione dei lavoratori della scuola:

 

 

 

 

 


 

 

 

Presentazione del che fare n. 88 a

Milano

 sabato 26 giugno 2021 ore 16,00

 

via Ricciarelli 37

(M1 Gambara - Bus ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

 

Napoli

venerdì 25 giugno 2021 ore 18,30

 

via Santa Maria Antesaecula 112 (quartiere Sanità)

 

I capitalisti, i vertici istituzionali,

le forze politiche europeiste e sovraniste (proni alle ragioni del profitto)

vogliono far leva sull’emergenza-covid,

da loro causata, per accelerare

la ristrutturazione digitale antiproletaria

di fabbriche, uffici e scuole.

La vittoria di Biden negli Stati Uniti (p. 30), l’annuncio della prossima immissione sul mercato di almeno tre vaccini anti-covid19, l’imminente varo del Recovery Fund dell’Unione Europea (pp. 3-5), la conversione del FMI e di altri squali della finanza internazionale dal liberismo al keynesimo, le rassicurazioni del governo italiano sull' “andrà tutto bene” sembrano indicare che i problemi economici e sanitari che hanno segnato il 2020 stiano per terminare e che, pur gradualmente, si tornerà alla normalità antecedente il gennaio 2020.

Non sarà così, non può essere così. (...)    Continua a leggere

 

 

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Presentazione del che fare n. 88 a

Roma

giovedì 10 giugno 2021 ore 18,45

 

via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 

 

 


 

 

04 giugno 2021

 

Funivia di Stresa: ma davvero è solo colpa di qualche “mela marcia”?

 

A sentire i mezzi di informazione e la magistratura, la responsabilità dello schianto della funivia del Mottarone sarebbe integralmente del caposervizio dell’impianto, che avrebbe fatto apporre sui cavi le ormai famose “forchette” poi rivelatesi fatali. A quanto pare, resterebbe solo da chiarire la posizione del gestore e del direttore dell’impianto e poi il caso sarebbe risolto.

Il governo Draghi, i leader parlamentari e i giornalisti applaudono: “La giustizia –dicono in coro– ha fatto velocemente il suo corso.  Il profitto delle aziende è sacrosanto, è il «sale della società», ma –continuano in coro– questa volta si è esagerato, e chi esagera va punito perché i guadagni delle imprese non devono mai essere messi prima della vita e della salute della gente.”

Questo ragionamento è ipocrita e falso!  (...)       Continua a leggere

 

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28 aprile 2021

 

La politica del governo Draghi non tutela la salute sociale

The Draghi government's policy does not protect social health 

(Read the English version)

 

Per il governo, la campagna di vaccinazione in corso estirperà l’epidemia da Covid-19. Non sarà così. Ammesso e non concesso che il Covid-19 sia nato spontaneamente, la sua diffusione è dipesa e dipende da cause legate al funzionamento dell’attuale società. Qualche settimana fa lo stesso Draghi ha dovuto ammettere (dopo averlo negato lo scorso anno) che in Italia hanno pesato “impreparazione e ritardi” del sistema sanitario. Ma i “ritardi” e l’“impreparazione” sono frutto del caso o di precise scelte economiche e politiche?

Ripercorriamo rapidamente la cronaca dell’ultimo anno.

1) Nel febbraio-marzo 2020, le forze politiche dell’attuale governo e dell’attuale opposizione hanno fatto a gara nell’opporsi ai provvedimenti di tutela della salute sociale che si sono imposti successivamente, sotto la forza della situazione e di alcune (limitate) mobilitazioni dei lavoratori: per settimane hanno detto che la mascherina non serviva, che la malattia era una comune influenza, che tutto poteva continuare come prima…    Continua a leggere

 

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19 marzo 2021

 

Usa, 6 gennaio 2021:

spedizione suprematista contro il proletariato

 

I fatti sono noti: è il 6 gennaio 2021, nel Congresso si sta svolgendo la riunione per la ratifica della vittoria elettorale di Biden. I sostenitori di Trump, radunati davanti al Campidoglio per contestare l’esito elettorale, cominciano ad occupare l’edificio.

I commenti più accreditati hanno spiegato l’accaduto presentandolo o come un tentato colpo di stato per ribaltare il risultato delle elezioni, oppure come una farsa degna delle migliori regie hollywoodiane.

Diciamo anzitutto che non è stata la pagliacciata di quattro pazzoidi. Anche solo a sfogliare i resoconti della stampa nostrana, si scopre che l'iniziativa trumpiana del 6 gennaio è nata sulla base di un piano preparato per tempo. Il nucleo operativo dell’occupazione del Congresso era costituito dalle organizzazioni di estrema destra che hanno appoggiato Trump sin dalla prima ora: quelle organizzazioni, per intenderci, che hanno dato prova di sé quando nei momenti più gravi della diffusione del covid-19 hanno marciato contro l’esigenza di imporre ai padroni l’attivazione di tutte le misure utili per arginare la diffusione del contagio e l’escalation di morti (in gran parte neri e ispanici!); quelle che non hanno perso occasione di distinguersi nelle aggressioni al movimento contro il razzismo, sceso in piazza negli Usa dopo l’assassinio del proletario nero George Floyd da parte della polizia; quelle che rivendicano il diritto-dovere degli Usa di ristabilire la completa supremazia sui popoli dei paesi emergenti e del Sud del mondo;  quelle che, purtroppo, esprimono anche gli attuali sentimenti e l'attuale orizzonte politico di una parte dei proletari bianchi, i quali puntano sulla strategia trumpiana nella speranza di poter recuperare la propria posizione sociale, messa in discussione dal profondo processo di ristrutturazione capitalistica mondiale conseguente alla mondializzazione e all’ascesa della Cina.

Proud Boys, White Lives Matter, The Extinction of the White Race sono solo alcuni di questi gruppi paramilitari trumpisti, i cui militanti sono giunti il 6 gennaio a Washington dai quattro angoli degli Usa.  Quando Trump nei giorni della conta dei voti (fiutando la sconfitta) gridava ai brogli e incitava a “tenersi pronti”, si rivolgeva innanzitutto a questa galassia di attivisti.

La facilità con cui gli assaltatori sono entrati nell'edificio del Congresso e il servizio d’ordine della polizia volutamente ridotto ai minimi termini (negli Usa! il super-poliziotto del pianeta!) confermano quanto il tutto fosse stato orchestrato. Non però per compiere un colpo di stato, o anche solo per imporre ai congressisti il rovesciamento dell'esito elettorale. Il vero fine era un altro, molto più circoscritto, ma non meno serio.

La spedizione sul Campidoglio ha puntato ad attivizzare ulteriormente la destra trumpiana e a condizionare l’insieme del partito repubblicano, al fine di spingerlo con forza verso una decisa opposizione, anche in piazza, all'attuazione del programma interno di Biden. Questo programma, per noi comunisti internazionalisti, non è meno imperialista e antiproletario di quello di Trump, ma da ciò non discende che il regolamento di conti di Trump con l'amministrazione che si stava insediando non chiamassse in causa la classe lavoratrice, né che non avesse in quest'ultima una delle sue poste fondamentali.

Benché vogliano arrivare allo stesso risultato conservatore sia a scala interna che a scala internazionale, il programma di Trump e quello di Biden puntano tuttavia a realizzare tale obiettivo per mezzo di strategie diverse e suscitano sentimenti differenti in quella parte di lavoratori che negli ultimi anni si sono mobilitati contro il trumpismo. Quote importanti di proletari (non solo afro-americani o latinos) hanno votato Biden-Harris con la convinzione che grazie alla nuova amministrazione democratica sarebbe stato meno difficile introdurre le misure di tutela sociale, sindacale e sanitaria e di contenimento dell'oppressione razziale anti-afroamericani e anti-immigrati, rivendicate nelle mobilitazioni che hanno attraversato gli Usa negli ultimi anni. Per questo, così come è falso sostenere che si sia trattato di un tentativo di colpo di stato, è altrettanto falso sostenere che la spedizione del 6 gennaio fosse solo un regolamento di conti tra padroni e non riguardasse il proletariato, perché "tanto Trump e Biden sono uguali".

Di fronte ai fatti di Capitol Hill una (anche piccolissima) forza comunista avrebbe invece dovuto dire: “Come lavoratori, come oppressi, la cosa ci riguarda!”.

Avrebbe dovuto, nei limiti del possibile e con molto senso della realtà, lanciare l’allarme su quanto si stava preparando, denunciandone il significato politico profondo, mostrando che il vero bersaglio era l’embrionale (e per nulla consolidato) percorso molecolare di organizzazione degli afro-americani, degli immigrati e dei lavoratori bianchi avviatosi negli ultimi anni, la futura - e tutta da costruire - sua capacità di organizzazione e di lotta.

Avrebbe chiamato alla scesa in piazza per spazzare via con la forza la feccia trumpiana da Capitol Hill, dicendo che questo compito non può essere delegato alle “forze dell’ordine” o ai settori delle istituzioni statali presuntamente “sani” e rispettosi della Costituzione.

Una forza comunista avrebbe dovuto indicare la via della lotta proletaria contro le milizie della destra, denunciando allo stesso tempo, chiaramente e senza infingimenti, la natura imperialista e anti-proletaria di Biden, ma senza porre l’adesione a questa tesi come precondizione per stare insieme in piazza in termini militanti.

Una simile politica avrebbe favorito il partito democratico? Neanche per idea!

Un’impostazione di tal genere avrebbe invece evidenziato quanto il partito democratico tema come la peste la scesa in campo aperto dei lavoratori per la propria autodifesa e sia molto più avverso a questa eventualità che alla destra estrema.

Inoltre, una simile iniziativa politica avrebbe iniziato a far sentire il fiato sul collo anche ai lavoratori filo-trumpiani, per convincerli, con le buone o con le cattive, della convenienza a staccarsi da Trump e a mettere in discussione la visione politica bianca, sciovinista e, in fin dei conti, anti-proletaria che li anima.

Non è stato un caso che, durante la spedizione a Capitol Hill, Biden si sia appellato a Trump affinché invitasse i manifestanti a tornare a casa, guardandosi bene dal chiamare la base democratica alla mobilitazione.

Su questi temi e sulle prospettive dello scontro di classe negli Usa invitiamo a leggere quanto da noi scritto sul n. 88 del "che fare" (attualmente in distribuzione) e quanto scritto in precedenza sui n. 84 e 87 (consultabili su questo sito).

 


 

20 marzo 2021

 

Scuola: il piano istruzione 4.0 del governo Draghi

e la vaccinazione AstraZeneca del personale scolastico

 

Le dichiarazioni programmatiche di Draghi sulla scuola, le prime uscite del neo-ministro della pubblica istruzione (Patrizio Bianchi), il ritorno nelle scuole all'attività didattica a distanza persino per le classi delle elementari, le vicende del vaccino AstraZeneca in via di somministrazione al personale della scuola stanno riproponendo all’attenzione dei lavoratori e dei giovani i problemi sanitari e scolastici che hanno fatto capolino nei mesi scorsi.

A nostro avviso, questi passi della politica del nuovo governo non fanno che confermare e rendere più pressanti gli elementi di riflessione e le proposte di mobilitazione da noi sollevati sin dalla primavera del 2020, ripresi e discussi nel numero 88 del “che fareattualmente in distribuzione (*) e sostenuti dal vivo nelle scorse settimane nelle (limitatissime) proteste che ci sono state nelle scuole e intorno alla scuola nell’ultimo periodo di vita del governo Conte-2. Ci limitiamo a segnalare in particolare due fatti.

 

1) Nel governo Draghi il neo-ministro dell’Istruzione non è una figura di secondo piano. È un economista di lungo corso, da sempre vicino all’entourage di Romano Prodi e ai vertici delle istituzioni europee. È stato per anni assessore all’Istruzione, Università e Lavoro dell’Emilia Romagna, ha avuto un ruolo dirigente nella task force del Miur, ha pubblicato e curato libri specialistici sulla modernizzazione delle scuole in Occidente. Bianchi ha il suo riferimento nel sistema scolastico duale attivo da tempo in Germania e in altri paesi dell’Europa settentrionale, che vuole importare in Italia e coniugare con la didattica digitale integrata.  (...)   Continua a leggere

 

 


 

È uscito il n. 88 del che fare

 

I capitalisti, i vertici istituzionali,

le forze politiche europeiste e sovraniste (proni alle ragioni del profitto)

vogliono far leva sull’emergenza-covid,

da loro causata, per accelerare

la ristrutturazione digitale antiproletaria

di fabbriche, uffici e scuole.

 

La vittoria di Biden negli Stati Uniti (p. 30), l’annuncio della prossima immissione sul mercato di almeno tre vaccini anti-covid19, l’imminente varo del Recovery Fund dell’Unione Europea (pp. 3-5), la conversione del FMI e di altri squali della finanza internazionale dal liberismo al keynesimo, le rassicurazioni del governo italiano sull' “andrà tutto bene” sembrano indicare che i problemi economici e sanitari che hanno segnato il 2020 stiano per terminare e che, pur gradualmente, si tornerà alla normalità antecedente il gennaio 2020.

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 8 dicembre 2020

 

L'assassinio di Mohsen Fakhrizadeh è un altro atto terroristico

contro l'Iran e le masse sfruttate mediorientali

 

 

Il 27 novembre 2020, Mohsen Fakhrizadeh Mahabadi, fisico iraniano tra i responsabili del programma nucleare iraniano, è stato assassinato nei pressi di Teheran. Benché non siano ancora state pubblicate prove univoche sullo svolgimento dell'attentato, vari elementi inducono a ritenere che l'assassinio sia stato eseguito su mandato dell'amministrazione Trump e dei vertici dello stato di Israele.

 

Fakhrizadeh, già scampato a un agguato alcuni anni fa, è il quinto scienziato iraniano ucciso da Israele negli ultimi 10 anni, dopo Masoud Alimohammadi e Majid Shariari nel 2010, Dariush Rezaeinejad nel 2011 e Mostafa Ahmadi Roshan nel 2012.

“Fakhrizadeh, ricordatevi questo nome”, lo aveva pubblicamente minacciato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel 2018 durante una conferenza stampa in cui accusava l’Iran di lavorare alla costruzione della bomba atomica.

Sebbene ufficialmente mai ammesse, Israele possiede dalle 80 alle 400 testate nucleari, di cui 200 puntate contro Teheran, come rivelò nel 2015 l’ex Segretario di Stato USA Colin Powell.

 

Non è per nulla casuale che questo assassinio sia avvenuto praticamente in contemporanea alla  visita del Segretario di Stato USA uscente Mike Pompeo in Israele (recatosi addirittura provocatoriamente - prima volta di un capo di gabinetto USA - nei territori palestinesi occupati da Israele), Qatar e Arabia Saudita, e all’incontro del 22 novembre a Neom (Arabia Saudita) fra Netanyahu (accompagnato dal capo del Mossad Yossi Cohen) e il principe saudita Mohammed bin Salman (con la probabile presenza dello stesso Pompeo) in cui, come è trapelato sulla stampa, si è discusso proprio dell’eliminazione mirata di alcuni “uomini chiave” dell’apparato difensivo iraniano.

 

Dopo l’assassinio del generale Qassem Soleimani il 3 gennaio scorso, l’omicidio di Fakhrizadeh rappresenta un ulteriore tentativo di mettere sempre più all’angolo l’Iran puntando anche per tal via a stendere un cordone intorno alla Cina per isolarla e renderla più vulnerabile di fronte a una futura aggressione statunitense (sugli obiettivi politici dell’aggressione Usa-Israele verso l’Iran e il proletariato mediorientale, rimandiamo al nostro volantino diffuso in occasione dell’attentato a Soleimani).

L’assassinio di Fakhrizadeh è innanzitutto un messaggio terroristico alle masse sfruttate della regione per indurle a piegare la testa di fronte ai diktat Usa-Israeliani. Ma esso rappresenta anche un segnale lanciato da Israele alla nuova presidenza Biden, affinché non si azzardi a mettere in discussione i frutti di quattro anni di amministrazione Trump riproponendo una riedizione della politica di Obama.

 

Anche se appare probabile  che la politica mediorientale di Biden si allontanerà da quella trumpiana per ricalcare in un certo qual senso quella obamiana, essa in ogni caso non potrà che mirare - magari per altre vie più diplomatiche e “dialoganti” - a mettere fuorigioco l’Iran, riconfermare l’oppressione delle masse sfruttate dell’area, spezzare l’asse Teheran-Pechino e rilanciare l’offensiva contro la Cina, vero obiettivo strategico finale della Casa Bianca indipendentemente dal “colore” della sua amministrazione. Per un’analisi della politica obamiana di “distensione” verso l’Iran, rimandiamo all’articolo pubblicato sul n. 82 del che fare.

 

 


 

19 settembre 2020

Due parole sull’assassinio di Willy Monteiro

 

I fatti sono noti. Nella notte tra il 5 e il 6 settembre, a Colleferro, il giovane Willy Monteiro interviene per calmare gli animi e sedare un inizio di rissa. Subito dopo viene brutalmente aggredito da una banda di bestie (fascistoidi con il culto delle arti marziali e del dio denaro) che lo colpiscono ferocemente per circa venti minuti fino a provocarne la morte.

La stampa e le forze parlamentari hanno condannato l’accaduto e parlato di “barbarie da estirpare”. Il presidente del consiglio Conte ha chiesto “pene esemplari” e affermato che non si tratta di un gesto isolato, ma che vi sono sacche sociali animate dalla mitologia della violenza.

 

Anche noi comunisti rivoluzionari affermiamo che non è un caso isolato, che gli assassini non sono mele marce in un cesto sano. Ma a questo aggiungiamo un’altra verità, che il presidente del consiglio Conte e la grande stampa occultano: queste “sacche di barbarie” sono uno dei legittimi e naturali prodotti della società borghese basata sul mercato, sulla competizione, sul denaro, sul profitto e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.   Leggi tutto 

        Scarica il volantino in pdf

 


 

    31 maggio 2020

 

Recovery Fund, scuola, licenziamenti, lavoro da remoto, salute-covid:

pur con politiche diverse e contrastanti, il governo Conte e lo schieramento sovranista

intendono approfittare dell’emergenza sanitaria ed economica

per sferrare un affondo contro i lavoratori, italiani e immigrati !

 

L’estate-autunno si annuncia per i lavoratori non meno difficile del periodo più acuto dell’emergenza sanitaria. Non solo perché è tutt’altro che risolto il problema della tutela della salute nei posti di lavoro e nella vita sociale in genere, ma anche perché tanti lavoratori non stanno ricevendo l’assegno di cassa integrazione, rischiano di non essere riassunti nelle ditte in cui lavoravano o di esserlo a condizioni peggiori, dovranno fare i conti con una scuola piena di incognite per i loro figli. A questi problemi si aggiungono per i lavoratori immigrati quelli sul permesso di soggiorno e per tanti di loro quelli legati alla mancanza del salario legata alla sospensione del lavoro, spesso al nero, svolto prima della quarantena.

Il governo italiano e i vertici istituzionali invitano i lavoratori ad aver fiducia nelle iniziative del governo, ad attendere fiduciosi le regolamentazioni dall’alto, ad attenersi alle regole stabilite dagli esperti. Il fatto è che coloro che spandono queste rassicurazioni, che si candidano a guidare la “nave per la ripartenza”, che promettono che tutto andrà bene, sono coloro che hanno la responsabilità politica di quanto è accaduto e dei problemi economici che si accentueranno nei prossimi mesi.        Leggi tutto

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Stati Uniti

Per un inquadramento del contesto, interno e internazionale, del movimento di lotta contro il razzismo che in queste settimane sta scuotendo gli Stati Uniti, segnaliamo alcuni articoli pubblicati nei n. 81, 84 e 87 del "che fare" sulla presidenza Trump e sul precedente della rivolta afro-americana di Ferguson del 2014 (in piena "era Obama")

che fare n. 87, novembre 2019 -  Usa: un bilancio della politica dei primi tre anni dell'amministrazione Trump  Leggi

che fare n. 84, dicembre 2016 - Trump: l' "uomo nuovo" paracadutato dall'alto    Leggi

che fare n. 81, dicembre 2014 - La rivolta afro-americana di Ferguson negli Stati Uniti: la democrazia Usa mobilita la guardia nazionale per rinsaldare l'oppressione razzista e classista su cui si fonda    Leggi

 


       

31 maggio 2020

 

      Volantino distribuito alla manifestazione degli immigrati il 31 maggio a Roma

Italia: lavoratori immigrati

Contro il governo Conte-Di Maio-Zingaretti !

Per una sanatoria vera e generalizzata! 

A settembre del 2019 cadeva il governo “giallo-verde” guidato da Conte e sostenuto dalla Lega di Salvini e dai 5Stelle di Di Maio. Al suo posto nasceva un nuovo governo senza Salvini, presieduto dallo stesso Conte e appoggiato da 5Stelle e Pd. A sentire la propaganda dei suoi sostenitori, questo nuovo governo avrebbe tra l’altro portato avanti una politica verso gli immigrati radicalmente diversa da quella di Salvini. Una politica “anti-razzista” ed “accogliente”.

Sono passati circa nove mesi e questa promessa si è rivelata falsa!    Leggi tutto

Scarica il volantino in pdf

 


May 31st 2020

    Sit-in of immigrant workers in Rome

Italy: immigrant workers

Against the Conte-Di Maio-Zingaretti government!

For a real and generalized "sanatoria"!

 

In September 2019, the "yellow-green" government headed by Conte and supported by the Lega of Salvini and the M5S of Di Maio was fallen. A new government was born, without Salvini, headed again by Conte and supported by M5S and Pd.

According to the propaganda of its supporters, this new government would have pursued a policy towards immigrants radically different from that of Salvini. A "anti-racist" and "welcoming" policy. It’s been about nine months and this promise has turned out to be false!       Read


 

     March 14th 2020

The patient zero has name and surname: it's the globalized capitalism !

National unity is a virus that threatens the physical, social and political health of workers !

The government and the media speak about "coronavirus" as a "natural event". They tell us that only if we understand that we are "all in the same boat" (the financier and the unemployed, the businessman and the worker, the ruthless stock exchange trader and the immigrant) we may defend ourselves. And this means passively accepting the "emergency measures" adopted by government and institutions.        Read

 


 

     14 Marzo 2020

Il paziente zero ha nome e cognome: è il capitale mondializzato !

L’unità nazionale è un virus che attenta alla salute fisica, sociale e politica dei lavoratori !

Il governo e i grandi  mezzi di comunicazione parlano del “coronavirus” come di un “evento naturale”, da cui ci si può difendere solo comprendendo che si sta “tutti sulla stessa barca” (il finanziere come il disoccupato, l’imprenditore come l’operaio, il pescecane di borsa come l’immigrato) e sottomettendosi passivamente alle “misure d’emergenza” varate dal governo e dalle istituzioni. A prima vista tutto ciò può sembrare logico e utile. In realtà non lo è affatto!

Per almeno quattro motivi.        Leggi tutto


 

January 25th 2020

 

This is the leaflet that Organizzazione Comunista Internazionalista (Internationalist Communist Organization) has handed out right after Soleimani assassination,  in some local market and factories in Turin, Milan, Venice, Rome and Naples. 

        

At the side of the resistance of the Iranian and the entire Middle East-working masses !

 

 On 2 January 2020, the United States murdered in Baghdad (Iraq) the Iranian general Qasim Soleimani.

This murderer is the last act of the criminal war that the US and European countries have been waging against the Muslim and Middle Eastern populations for decades, although with partly different policies. The aim is to plunder its natural wealth and, above all, to enslave the workers of these countries. And this happens directly at their home, in the factories affiliated to the multinationals, but also here in Europe as superseded immigrants.        Read         العربية


 

         11 gennaio 2020

 

Quello che segue è il testo del volantino diffuso dall'Organizzazione Comunista Internazionalista in alcuni mercati e posti di lavoro di Torino, Milano, Marghera-Venezia, Roma e Napoli subito dopo l'assassinio del generale iraniano Qasem Suleimani.

        

A fianco della resistenza delle masse lavoratrici iraniane

e dell’intero Medioriente!

 

Il 3 gennaio 2020 gli Stati Uniti hanno assassinato in Iraq, a Baghdad, il generale iraniano Qassem Soleimani.

Questo assassinio è solo l’ultimo atto della criminale guerra che da decenni gli Usa e i paesi europei, con politiche parzialmente diverse, stanno portando avanti contro i popoli del Medioriente e del mondo musulmano, per saccheggiarne le ricchezze naturali e soprattutto per schiavizzarne i lavoratori, o direttamente nei loro paesi nelle fabbriche affiliate alle multinazionali o qui in Europa come immigrati supersfruttati.        Leggi tutto

 

 


 

         10 gennaio 2020

 

     Pubblichiamo alcuni dei  nostri articoli dei numeri 84 e 83 del che fare riguardanti i programmi e le mire imperialiste e gli atti di aggressione verso le masse diseredate e il proletariato del Medio Oriente.

 

Trump: l' "uomo nuovo" paracadutato dall'alto

 

La sfida a cui sono chiamati i lavoratori Usa dalla Casa Bianca di Trump

 

           Gli Usa, la Ue e i loro alleati, in lizza tra loro, potenziano la loro aggressione al mondo musulmano per balcanizzarlo e, grazie a ciò, rapinarne le  risorse naturali e umane

La devastazione, scientificamente pianificata, compiuta in Iraq dagli Usa, dall'Italia e dai loro alleati

 

La devastazione, scientificamente pianificata compiuta a Gaza da Israele, con la benedizione e anche per conto degli Usa, dell'Italia e dei loro alleati.

 

 Altre pagine sul Medio Oriente del che fare n.83 in pdf

 


 

21 dicembre 2019

Presentazione del che fare n. 87 a

Torino

 16 gennaio 2020 ore 17,00

Via Vagnone 17/a (zona San Donato)

Marghera

20 gennaio 2020 ore 17,00

Presso il centro Gardenia, Piazza Municipio 14/A

Milano

 18 gennaio 2020 ore 16,30

via Ricciarelli, 37

(MM! Gambara - ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

Altro che futuro socialmente e ambientalmente meno squilibrato!

 Il governo M5S PD e il "Green New Deal" di Bruxelles regaleranno ai lavoratori più concorrenza con i proletari degli altri paese, più sfruttamento e un salto del militarismo europeista!

Sommario

prima e ultima pagina in pdf

ultima pagina in inglese

 


 

       16 dicembre 2019

Presentazione del che fare n. 87 a

Napoli

venerdì 20 dicembre 2019 ore 18,30

 

Via Santa MariaAntesaecula n.112 (quartiere Sanità)

 

Altro che futuro socialmente e ambientalmente meno squilibrato!

 Il governo M5S PD e il "Green New Deal" di Bruxelles regaleranno ai lavoratori più concorrenza con i proletari degli altri paese, più sfruttamento e un salto del militarismo europeista!

Sommario

prima e ultima pagina in pdf

ultima pagina in inglese


 

        13 dicembre 2019

       

       Il nostro comunicato:

Contro la repressione dello stato e dei suoi governi!

Solidarietà ai lavoratori e ai delegati Si Cobas!

Nell’ultimo anno e mezzo alcuni lavoratori e delegati del Si Cobas, occupati principalmente nelle cooperative di facchinaggio e attivi nelle lotte contro i licenziamenti e per il riconoscimento dei diritti sindacali, sono stati colpiti da ripetute azioni repressive della magistratura in applicazione del decreto “sicurezza” introdotto dal governo salviniano e ora mantenuto, seppure con qualche limatura dei suoi aspetti più vistosi, dal governo M5S-PD (Leggi tutto)


 

 

        30 novembre  2019

È uscito il n. 87 del che fare

 

Altro che futuro socialmente ed ambientalmente meno squilibrato!

 Il governo M5S PD e il "Green New Deal" di Bruxelles regaleranno ai lavoratori più concorrenza

con i proletari degli altri paesi, più sfruttamento e un salto del militarismo europeista!

Sommario

prima e ultima pagina in pdf

ultima pagina in inglese


 

Presentazione del che fare n. 87 a

Roma

mercoledì 4 dicembre 2019 ore 18,30

Via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 


     18 settembre 2019

                     

È nato un nuovo governo Conte.

La sua politica è diversa da quella del Conte-1,

ma non è meno anti-proletaria di quella del Conte-1 !

              

Anche se si è svolto nel chiuso delle stanze del potere di Roma, il ribaltone politico che ha portato dal governo Conte-Di Maio-Salvini al governo Conte-Di Maio-Zingaretti non è un cambiamento di facciata. Si è passati da un governo sovranista a un governo europeista. Con quali conseguenze sulla vita e sulle condizioni di vita dei lavoratori, italiani e immigrati, e delle loro famiglie? Leggi tutto

 

 27 settembre 2019

Contro la rinnovata aggressione dell'Italia,

dell'Europa e degli Usa all'Africa

I nostri articoli sul che fare

Mali: prosegue e si allarga l'aggressione neo - coloniale della Ue in Africa e verso il Medio Oriente

Libia: l'imperialismo italiano rivendica la sua parte di bottino

Occidente assassino!  Giù le mani dalla Libia e dall’Intifada araba !

Dietro l’aggressione occidentale alla Libia

Contro l'aggressione occidentale alla Libia ! Viva l'Intifada  araba !

Medioriente e Africa: dietro la cortina fumogena delle "guerre di religione"

 


      25 giugno 2019

    

             Un nostro articolo sul Che Fare n. 86

        

A fianco della resistenza anti-imperialista delle masse lavoratrici mediorientali!

         L'amministrazione Trump sta mantenendo le sue promesse sul Medioriente.

Al centro del suo programma vi è la normalizzazione dell'Iran e la generalizzazione del caos geopolitico, in parte già imposto in Iraq e Siria, nell'arco territoriale che va da Pakistan-Afghanistan al Mediterraneo. L'obiettivo di fondo degli Usa di Trump è quello di piegare il popolo e gli sfruttati iraniani, di frantumare la resistenza delle masse lavoratrici dell'intera regione e di affondare il ponte di collegamento statual-borghese che la Cina e l'Ue stanno cercando di costituire per le loro relazioni d'affari attraverso l'Asia centrale e il Medioriente. Leggi tutto     (English)

 


 

     12 giugno 2019

                  Il nostro volantino distribuito alle manifestazioni nazionali dei metalmeccanici

Per la difesa dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori

Contro il governo Salvini-Di Maio-Conte

Contro ogni patto col padronato

         Dopo un breve momento in cui il peggio poteva sembrare alle spalle, nuove minacciose nubi si addensano sulla testa della classe operaia. In centinaia di     aziende vengono denunciati esuberi mentre, secondo varie stime, sono attualmente a rischio oltre duecentomila posti di lavoro.

          Il comparto metalmeccanico è al centro di questa tempesta e in questa situazione è più che mai necessario che i lavoratori scendano in piazza e facciano sentire la loro voce. Ma è altrettanto indispensabile e decisivo che allo stesso tempo siano gettate le basi per una riflessione politica collettiva che tracci la strada da seguire per organizzare una valida diga difensiva. Leggi tutto


        14 maggio 2019

Contro europeismo e sovranismo

È solo insieme, con la lotta e l'organizzazione comune, che i lavoratori d'Europa, in collegamento con quelli degli altri continenti, potranno difendersi dai colpi della Ue e da quelli della "Santa alleanza Sovranista" al carro di Trump-Bannon!

Assemblea pubblica a

  

Napoli

mercoledì 22 maggio 2019 ore 18,30

 

Via Santa MariaAntesaecula n.112 (quartiere Sanità)

(SU - UP)


 

       4 maggio 2019

 

Contro il razzismo di stato e delle destre.

Contro il governo Salvini - Di Maio - Conte

Per la lotta e l’organizzazione dei lavoratori immigrati

Il nostro volantino alla manifestazione di Brescia del 4 maggio e la versione in pdf in tre lingue

Contre le racisme d'État et de droite

Contre le gouvernement Salvini - Di Maio et Conte

Pour la lutte et l'organisation des travailleurs immigrés

 Il volantino in francese

 


 

 

        25 marzo 2019

    

Contro l’aggressione padronale ai lavoratori

dei magazzini Zara di Castel Giubileo

Il nostro volantino


    

         13 febbraio 2019

     

Presentazione del supplemento al Che Fare n.86 a

  

Napoli

venerdì 1 marzo  2019 ore 19,00

Via Santa MariaAntesaecula n.112 (quartiere Sanità)

Roma

lunedì 25 febbraio 2019 ore 19,00

Via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 

La cosìdetta “manovra del popolo” è diretta contro i lavoratori d’Italia,  ne  accentua le già profonde contrapposizioni, prima fra tutte quella tra    immigrati  e italiani, a vantaggio dello ... (continua … leggi il formato in pdf)

(SU - UP) 


       26 gennaio 2019

     

    Manovra finanziaria del governo italiano per il 2019, Gilet Gialli, lotta proletaria contro Orban in Ungheria ... e sullo

    sfondo il sempre più aperto bipartisan accerchiamento provocatorio ordito dagli USA ai danni della Cina.

                             

La cosiddetta “manovra del popolo” è diretta contro i lavoratori d’Italia,  ne accentua le già profonde contrapposizioni, prima fra tutte quella tra immigrati  e italiani, a vantaggio dello ...

(continua … leggi il formato in pdf)


 

 

       21 gennaio 2019

Perché quanto sta accadendo nell’Ungheria governata

dal “sovranista” Orban riguarda anche i lavoratori in Italia

    A dicembre in Ungheria (dove i salari sono tra i più bassi d’Europa) è stata approvata una nuova legge sul lavoro:   

·         le aziende potranno imporre fino a 400 ore (praticamente 50 giornate!) di straordinari ogni anno. Il precedente e già ampio “limite” era di 250 ore;

·         tali straordinari potranno essere legalmente pagati dopo ben tre anni (prima il pagamento doveva avvenire al massimo entro un anno);

·         se un lavoratore lascerà o perderà il lavoro prima di questi tre anni non avrà più il diritto ad ottenere la retribuzione delle ore di straordinario precedentemente effettuate;

·         le aziende avranno mano ancor più libera nell’escludere i sindacati da ogni tipo di contrattazione e nel condurre trattative individuali con ogni singolo dipendente.

(Leggi tutto)


 

16 gennaio 2019

      

Esprimiamo la nostra solidarietà contro le condanne del tribunale di Milano nei confronti degli esponenti e del Coordinatore nazionale del SI Cobas e dei compagni del Centro Sociale Vittoria di Milano.

       La sentenza del tribunale si riferisce a una manifestazione di protesta avvenuta il 19 marzo 2015 davanti ai cancelli della Dhl Supply Chain di Settala, in provincia    di Milano, che ha visto protagonisti i lavoratori, impiegati in cooperative di facchinaggio, che chiedevano il riconoscimento dei diritti previsti dal contratto nazionale.   (Leggi tutto)

(SU - UP)


 4 dicembre

 Presentazione del Che Fare n.86 a

Torino

Sabato 15 dicembre 2018 ore 15,00

Via Vagnone 17/a (zona San Donato)

 

 

    24 ottobre 2018

Napoli

9 novembre 2018 ore 18,30

Via Santa MariaAntesaecula n.112 (quartiere Sanità)

Milano

sabato 10 novembre 2018 ore 17,30

via Ricciarelli, 37

(MM! Gambara - ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

Roma

martedì 30 ottobre 2018 ore 18,30

Via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 

Che Fare n.86

(prima e ultima pagina in pdf , english, لعربية )

 

Il volantino contro il governo


13 ottobre 2018

È uscito il n.86 del Che Fare

 

(prima e ultima pagina in pdf , english, لعربية )

 Contro il governo Di Maio - Salvini!

Contro il "sovranismo" di destra e di sinistra!

 

È solo insieme, con la lotta e l'organizzazione comune, che i lavoratori d'Europa, in collegamento con quelli degli altri continenti, potranno difendersi dai colpi della Ue e da quelli della "Santa alleanza Sovranista" al carro di Trump-Bannon!

 

Sommario del n.86

 

(SU - UP)


 

8 agosto 2018.

 Il nostro volantino alla manifestazione di oggi a Foggia

Fermare questa mattanza! 

Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a scrivere questo volantino che è arrivata, come pioggia sul bagnato, un’ulteriore tragica notizia: dodici lavoratori sono morti a Lesina con modalità sovrapponibili a quanto avvenuto due giorni fa tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri. Quanto successo nel Foggiano non è un incidente ma il frutto di un sistema di super-sfruttamento dei lavoratori immigrati.  [Leggi tutto]         Pdf

Stop this slaughter!

 

 We were still writing this flyer when a tragic breaking news arrived: twelve workers died in Lesina (Foggia) in circumstances that are similar to the ones of two days ago, when four workers died between Ascoli Satriano and Castelluccio dei Sauri. What happened near Foggia is not an accident, it is the outcome of a system based on the super‑exploitation of immigrant workers.    [Read all]            Pdf

 Arrêter ce massacre! 

 

Nous n'avons pas non plus fait en temps à écrire ce flyer que une nouvelle tragique est arrivée comme la pluie sur le mouillé : douze ouvriers sont morts à Lesina avec des modalités similaires à ce qui s'est passé il y a deux jours entre Ascoli Sastriano et Castelluccio de Sauri. Ce qui s'est passé dans le Foggiano n'est pas un accident mais le fruit d'un système de super-exploitation des ouvriers immigrés.  [Tout lire]        Pdf


6 giugno 2018

Contro il governo Salvini-Di Maio !

 Negli ultimi venti anni il lavoro è diventato più pesante, precario ed insicuro, la sanità pubblica ha subito colpi su colpi, le imprese hanno ottenuto mano libera sui licenziamenti, il sistema pensionistico è stato martoriato e i salari, salvo qualche rara eccezione, sono di fatto diminuiti o restati “fermi al palo”.

Tutto questo è avvenuto sotto la regia dei governi che (da Berlusconi a Gentiloni, passando per i vari Prodi, Monti e Renzi) si sono succeduti in questo lasso di tempo e che, anche se in maniera differenziata, hanno portato avanti una politica che ha accresciuto il potere delle aziende e ha frantumato la capacità di difesa collettiva dei lavoratori. Questa politica è stata sostenuta, ispirata e incoraggiata dalla Confindustria e dalle istituzioni della grande finanza europea e internazionale (Bce e Fmi in testa).  Ma quali “Amici” dei lavoratori?             

Adesso il governo Salvini-Di Maio si presenta come il governo “del cambiamento” e “dell’equità sociale”. Nulla di più falso!       [Leggi tutto il volantino]  

        Sacko, assassinato dal razzismo di stato [Leggi alla fine del volantino]


      15 maggio 2018

Long live the “Great Return March” of the Palestinian people of Gaza!

In the last weeks the Palestinian people of Gaza have returned to tell the whole world that they do not intend to resign themselves to suffer the Israeli policy of extermination.

On 30 March 2018 the Palestinian resistance organizations in Gaza started the “Great Return March”. Since that day there are five permanent garrisons in five different locations next to the security fence built by Israel between itself and Gaza. From these garrisons, combative and participated demonstrations began on Friday 30 March, Friday 6 April and Friday 13 April.

Against the "Great Return March", Israeli government has launched its snipers, drones, bombers, guns cannons and electronic systems. Since March 30th, 44 Palestinians have been murdered and more than 5000 have been injured. [Read all the translation of our flyer, Rome 2018 may 12] Arabo العربية  Arab

 


      12 aprile 2018

Evviva la “Grande Marcia del Ritorno” del popolo palestinese di Gaza!

Nelle ultime settimane la popolazione palestinese di Gaza è tornata a dire a tutto il mondo che non intende rassegnarsi a subire la politica di strisciante sterminio portata avanti da Israele.

Il 30 marzo 2018 le organizzazioni della resistenza palestinese di Gaza hanno dato avvio alla “Grande Marcia del Ritorno”. Da quel giorno sono in piedi cinque presìdi permanenti in cinque diverse località davanti alla barriera di sicurezza che Israele ha costruito tra sé e Gaza. Nelle tre giornate di venerdì 30 marzo, di venerdì 6 aprile e di venerdì 13 aprile i cinque presìdi sono diventati la base per partecipate e combattive manifestazioni di massa. [Leggi tutto: il nostro volantino nei mercati e nei posti di lavoro e alle manifestazioni sulla palestina]

(SU - UP)


 

      5 aprile 2018

La “Marcia del ritorno palestinese” e la strage di Gaza:

contro la politica  colonialista di Israele e il pieno sostegno ad essa da parte degli Usa di   Trump,  l'eroica lotta del popolo palestinese non può contare sull' "aiuto"  promesso  dall'Unione Europa.

      Ne abbiamo ragionato in un articolo dell’ultimo del "che fare", che riportiamo.

“La decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme non è un passo estemporaneo. Era stato annunciato durante la campagna elettorale, era compreso nel suo programma elettorale, se solo fosse stato letto. […] La risoluzione di condanna della decisione di Trump votata alle Nazioni Unite per iniziativa dell’Unione Europea è stata salutata come un argine a questa politica guerrafondaia di Trump e come un sostegno per la causa palestinese.

Non è così: l’Unione Europea… [leggi tutto]


 

      3 aprile 2018

È uscito il n.85 del Che Fare

 

 Mentre gli Usa stringono la morsa intorno alla Corea del Nord, all'Iran e al popolo palestinese ...

 

L'Unione Europea tenta di passare dall'unificazione monetaria all'unificazione militare e dispiega i suoi artigli razzisti all'assalto dell'Africa.

Leggi il Sommario del n.85

 


      5 marzo 2018

Assemblee  di presentazione del n.85 del Che Fare

 

L'Unione Europea tenta di passare dall'unificazione monetaria all'unificazione militare e dispiega i suoi artigli razzisti all'assalto dell'Africa.

Contro il razzismo di stato e delle destre. Per la lotta e l’organizzazione dei lavoratori immigrati.

Il nostro volantino di indizione delle assemblee in italiano e in inglese

 

La tentata strage di Macerata non è il frutto della follia di un esaltato. Essa è un legittimo e coerente risultato di quel clima di razzismo, ostilità e odio verso gli immigrati che da anni viene alimentato ad arte dalle politiche (differenziate, ma convergenti) dei governi di centro-destra e di centro-sinistra,  dalla martellante propaganda dei grandi mezzi di comunicazione, dall’azione di forze apertamente razziste come la Lega di Salvini o più subdole come il movimento di Beppe Grillo e di Di Maio. Leggi tutto

Marghera

5 marzo 2018 ore 18,30

Presso il centro Gardenia, Piazza Municipio 14/A

Torino

10 marzo 2018 ore 16,00

via Vagnone, 17/a  (zona San Donato)

   19 febbraio 2018

Milano

24 febbraio 2018 ore 16,00

via Ricciarelli, 37

(MM! Gambara - ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

Roma

1 marzo 2018 ore 18,30

Via dei Reti 19/a (zona San Lorenzo)

 

Napoli

2 marzo 2018 ore 18,30

Via Santa MariaAntesaecula n.112 (quartiere Sanità)

 

(SU - UP)


   9 febbraio 2018

Contro il razzismo di stato e delle destre.

Per la lotta e l’organizzazione dei lavoratori immigrati

 

    Il nostro volantino alle manifestazioni e ai mercati


  4 febbraio 2018

È uscito il n.85 del Che Fare

 

 Mentre gli Usa stringono la morsa intorno alla Corea del Nord, all'Iran e al popolo palestinese ...

 

L'Unione Europea tenta di passare dall'unificazione monetaria all'unificazione militare e dispiega i suoi artigli razzisti all'assalto dell'Africa.

Sommario del n.85

 


      27 gennaio 2018

Tre significative esperienze di lotta

 

Un nostro volantino ai mercati e nei posti di lavoro

Inverno 2017. Ikea, la multinazionale dei mobili a basso costo, licenzia Marica Ricutti impiegata presso il punto vendita di Corsico a Milano. Marica, che lavora presso l’azienda da circa diciassette anni, deve badare a due figli piccoli, di cui uno disabile, e quindi a volte non riesce a rispettare pienamente i rigidi turni imposti dalla direzione aziendale. Tanto basta per far scattare il licenziamento. Con questo duro provvedimento la multinazionale vuole mandare un messaggio ricattatorio e intimidatorio a tutti i 6.500 dipendenti impiegati in Italia: o si lavora a capo chino accettando in silenzio ogni diktat aziendale, oppure si viene messi alla porta senza indugio. Leggi tutto


  2 dicembre 2017

Contro le brigantesche sanzioni  Onu  ai danni della Corea del  Nord!

Il nostro manifesto in tre lingue (italiano,  english, chinese)

 

Assemblee:

  Roma

6 dicembre 2017 alle ore 18,30

via dei Reti 19/a (zona San Lornzo)

Napoli

14 dicembre 2017 alle ore 18,30

via Santa MariaAntesaecula (quartiere Sanità), n.112

Milano

16 dicembre 2017 ore 17,00

via Ricciarelli, 37

(MM! Gambara - ATM 90-91 - Piazzale Brescia)

Torino

17 dicembre 2017 ore 17,00

via Vagnone, 17/a  (zona San Donato)

Marghera

18 dicembre ore 18,00

presso il centro Gardenia, Piazza Municipio 14/A

(SU - UP)


       1 ottobre 2017

 

Contro i preparativi di aggressione alla Corea del Nord

Il nostro volantino ai mercati e nei posti di lavoro

La stampa e le televisioni (sempre agli ordini dei governi, dei banchieri e dei finanzieri occidentali) hanno fabbricato un nuovo mostro da sbattere in prima pagina: la Corea del Nord e il suo presidente Kim Jong-un. Ogni giorno i grandi mezzi di informazione ci dicono che la “pace nel mondo”, la “sicurezza” e la “ripresa economica planetaria” sono seriamente messe in pericolo dalla “arrogante” politica della Corea del Nord e che, quindi, questo paese deve assolutamente essere messo in condizione di “non nuocere”. Si tratta in sostanza dello stesso ritornello, dello stesso cumulo di bugie e falsità con cui nel corso degli ultimi decenni è stata preparata l’aggressione e la devastazione a suon di bombe dell’Iraq, della ex-Jugoslavia, dell’Afghanistan e della Libia.  È il ritornello che da sempre accompagna le guerre di rapina occidentali.  Leggi tutto


     1st October 2017

 

Against the preparing attack on North Korea

Our flyer

The press and networks (always on the orders of Governments, bankers, and Western financiers) created a new “monster” to be splashed across the front page: North Korea and its President Kim Jong-un. Every day the mainstream media tell us that the "world peace", "safety", and the "global economic recovery" are seriously threatened by the "arrogant" North Korea policy and that therefore this country absolutely has to be put in “not harming conditions”. This is essentially the same refrain and the same pile of lies and falsehoods which accompanied the bombing aggression and devastation of Iraq, Yugoslavia, Afghanistan, and Libya in recent decades.  It is the refrain that has always accompanied the Western wars of robbery. Read


 

   18 giugno 2017

 Contro la reintroduzione dei voucher, contro l’intera politica del

governo Gentiloni!

Il nostro volantino alla  manifestazione del 17 giugno  2017


Alitalia: un ricatto contro i lavoratori da respingere

con l’organizzazione e la mobilitazione

Il nostro volantino


 

Contro l’Europa di Bruxelles! Contro le forze “sovraniste”!

Per l’unità dei lavoratori, europei e immigrati,

contro l’una e le altre!

Il nostro volantino nei posti di lavoro


Almaviva: una vicenda che parla a tutti i lavoratori

Il nostro volantino alla manifestazione del primo febbraio


Assemblee di presentazione del Che Fare n.84  a

Milano

Torino

Marghera

Roma

Napoli

(SU - UP)


 

Contro le politiche del governo Gentiloni e di Bruxelles non si può contare sul M5S  o sulle forze leghiste, altri veicoli dell'offensiva con cui il capitale mondializzato cerca di asservire la classe lavoratrice, dividendola e gerarchizzandola  

È uscito il n.84 del Che Fare

Sommario    

        Prima e ultima pagina in pdf (English,  لعربية)    


La riforma costituzionale è un altro tassello

della politica anti-proletaria del governo Renzi!

Il nostro volantino ai mercati e alle fabbriche


ABD ELSALAM ASSASSINATO MENTRE LOTTAVA DAVANTI

AL PROPRIO POSTO DI LAVORO!

 Il nostro volantino nei mercati e alle fabbriche

    (SU - UP)


 

Contro i bombardamenti USA e Occidentali alla Libia

Contro la continuazione e l'intensificazione dell'aggressione Occidentale ai popoli del Medio Oriente e del Nord Africa

 

Proponiamo qui di seguito una serie di nostri volantini e interventi sul Che Fare che denunciano i motivi  imperialisti e neocoloniali della continua e pluridecennale aggressione italiana e occidentale, da cui i proletari di qui non hanno nulla da guadagnare, e indicano le ragioni della necessità, da una parte della lotta contro la politica di guerra e di "pace" dei governi e degli stati occidentali,  dall'altra dell'appoggio incondizionato alla resistenza dei popoli aggrediti dall'imperialismo.

 

Giù le mani dalla Libia !

Giù le mani dal Medio Oriente !

Il nostro volantino ai mercati e nei posti di lavoro

English

Francais

 

Dietro l’aggressione occidentale alla Libia (n.74)

 

Occidente assassino!  Giù le mani dalla Libia e dall’Intifada araba ! (PDF العربية    (n.74)

Nonostante la resistenza del popolo libico, i gangster della Nato e i loro burattini locali hanno piegato la repubblica di Gheddafi. Non avranno pace (n.75)

Com’era bello il colonialismo italiano! (n.75)

Tawergha simbolo della Libia "liberata" (n.75)

I "liberatori" venuti dal Qatar (n.75)

 Libia: l'imperialismo italiano rivendica la sua parte di bottino (n.78)

 

Occidente Assassino. Giù le mani dalla Libia e dall’Intifada araba !La nostra posizione sull'aggressione imperialista   العربية

(SU - UP)


 

La lotta dei lavoratori in Francia è la nostra lotta

Il nostro volantino sulla lotta dei lavoratori e dei giovani francesi


Contro lavoro nero, caporalato e super-sfruttamento,

organizzazione comune e lotta dei lavoratori immigrati e italiani!

Il nostro volantino ai mercati e alle fabbriche sulla lotta dei lavoratori agricoli dell'Agro Pontino.


Riceviamo e pubblichiamo dalle Filippine le denunce riguardanti contadini poveri, braccianti di questo paese e delle lavoratrici emigrate 

What we should know about the crisis in Kidapawan

Vai al testo

No death penalty for resisting rape!

Vai al testo

(SU - UP)


 

Contro le nuove misure governative sul mercato del lavoro

 Il nostro volantino  

                                                                                                           


Com'era bello il colonialismo italiano!

Proponiamo nella pagina con il link una serie di nostri articoli sul colonialismo italiano:

  • sulle sue aggressioni alle popolazioni dell'Est, dell'Africa e dell'Asia,

  • sulle lotte di queste popolazioni per fermare tali aggressioni o per liberarsi dell'oppressione colonialista italiana,

  • sulla continuità imperialista dell'Italia tra il periodo liberale, il fascismo e l'attuale periodo democratico a ulteriore testimonianza che l'imperialismo non è una politica di questo o quel governo, ma una necessità dei paesi capitalisticamente più avanzati per far parte di quel gruppo ristretto di paesi che dominano e saccheggiano il mondo.

Rimandiamo, inoltre, alla lettura dell'ultimo articolo dedicato al colonialismo italiano in Anatolia presente sul numero 83 del  Che Fare: potete richiederlo alle nostre sedi, o scrivendoci al nostro indirizzo di posta elettronica: posta@che-fare.org

Vai alla pagina sul colonialismo italiano


Assemblee di presentazione del n.83 del Che fare

Milano

Marghera

Torino

Roma


È uscito il n.83 del Che Fare

Per un fronte di lotta internazionale

tra lavoratori occidentali,

lavoratori immigrati e lavoratori del mondo musulmano  

Sommario

 

(SU - UP)


  Contro le politiche di guerra dei governi europei !

Volantino alla manifestazione di Tor Pignattara (Roma)


Il governo italiano si prepara ai bombardamenti sull'Iraq.

Continua e si estende la politica con cui l'Occidente capitalista intende frantumare e dominare il Medioriente e il Nordafrica.

Il nostro volantino di indizione di una riunione pubblica a Roma


Solidarietà con gli immigrati in arrivo dall’Asia e dall’Africa!

Contro le politiche falsamente accoglienti dei governi europei!

Per l’organizzazione di classe comune tra lavoratori italiani ed immigrati!

Il nostro volantino

(SU - UP)


Assemblee di presentazione del n.82 del Che fare

Roma  

Milano

Marghera 

Torino

                 


        Contro il razzismo di stato

     Il nostro volantino


 

È uscito il n.82 del Che Fare

 

Le due facce della politica anti-proletaria del governo Renzi e dei padroni

 

- da un lato, Jobs Act, riforme istituzionali, "Buona Scuola", politiche razziste contro i lavoratori immigrati, disdetta dei contratti nazionali, nuovi restrizioni del diritto di sciopero ...

- dall'altro lato, nuova missione Onu in Libia, cooperazione con il regime egiziano di Al-Sisi, partecipazione alla manomissione pro-Nato e pro-Ue dell'Ucraina...

 

Sommario

 


 Dopo l’ennesima strage nel canale di Sicilia: a fianco dei nostri fratelli di classe immigrati! 

Il nostro volantino              

(SU - UP)    


Giù le mani dalla Libia !

Giù le mani dal Medio Oriente !

Il nostro volantino ai mercati e nei posti di lavoro

English

Francais


 

Sulla Libia  proponiamo alcuni nostri articoli di giornale usciti nei numeri precedenti del Che Fare

 

Dietro l’aggressione occidentale alla Libia (n.74)

 

Occidente assassino!  Giù le mani dalla Libia e dall’Intifada araba ! (PDF العربية    (n.74)

Nonostante la resistenza del popolo libico, i gangster della Nato e i loro burattini locali hanno piegato la repubblica di Gheddafi. Non avranno pace (n.75)

Com’era bello il colonialismo italiano! (n.75)

Tawergha simbolo della Libia "liberata" (n.75)

I "liberatori" venuti dal Qatar (n.75)

 

Libia: l'imperialismo italiano rivendica la sua parte di bottino (n.78)

 

Un nostro volantino

Occidente Assassino. Giù le mani dalla Libia e dall’Intifada araba !La nostra posizione sull'aggressione imperialista   العربية

 

(SU - UP)                  


                     

È uscito il n.81 del Che Fare

 

Contro il Job Act!

 

Contro il razzismo!

 

Contro l'aggressione delle potenze occidentali alle masse lavoratrici del mondo arabo-islamico!

 

I lavoratori italiani possono difendersi dalle pietre che piovono sulle loro teste NON scagliandosi contro gli immigrati, MA organizzandosi  con questi ultimi contro il governo Renzi e contro l'apparato di sfruttamento capitalistico che lo sostiene!

Sommario

 


 

Assemblea di presentazione del n.81

 a Milano

a Marghera

a Torino

a Napoli

a Roma

Volantino di presetazione dell'assemblea

 

(SU - UP)


CONTRO IL GOVERNO RENZI !

Il nostro volantino alla manifestazione del 14 novembre a Milano


 

Contro il governo Renzi

ASSEMBLEA

a Milano

vedi locandina


 

CONTRO IL GOVERNO RENZI !

Il nostro volantino alla manifestazione del 25 ottobre


 

Shahzad ucciso dal razzismo delle istituzioni

Il nostro volantino


 

Contro la “riforma” del mercato del lavoro del governo Renzi

Il nostro volantino

(SU - UP)


 

Siria, Iran: la "distensione" avviata nel settembre 2013 è un "missile intelligente" contro la lotta antimperialista degli sfruttati

Nostro articolo sul n.79 del Che Fare

 

altri articoli collegati:

Gli Usa, la Cina e il mercato del petrolio

(vai all'articolo)

I mezzi di informazione democratici: menzogne e rettifiche a seconda di ciò che serve ai loro padroni

(vai all'articolo)


Egitto: a quale "piazza" ha risposto il generale al-Sisi?

 Nostro articolo sul n.79 del Che Fare

 

(SU - UP)


As well as sanctions, threats and  bombings that preceded and prepared it, the "peace" that the Western  power and the UN are promoting in the Middle East serves to shackle Middle East workers of all regions  and nationalities  under the yoke of the imperialist expoloitation

(Prima e ultima english and arabic, العربية)


Al pari delle sanzioni, delle minacce e dei bombardamenti che l’hanno preceduta e preparata, la “pace” che le potenze occidentali e l’Onu stanno promuovendo in Medioriente serve a incatenare i lavoratori del Medioriente di tutte le religioni e le nazionalità sotto il giogo dello sfruttamento imperialista!

(Traduzione in italiano dell'ultima pagina).


Presentazione del n.80 del Che Fare

Assemblea a

Roma 

Marghera

Torino

Milano

 

(SU - UP)


Contro la precarietà e contro il governo Renzi che la diffonde!

Contro la concorrenza al ribasso tra lavoratori di diverse aziende e nazioni!

Il nostro volantino alla manifestazione dei call center a Roma


 

È uscito il n.80 del Che Fare

 

L'Intervento della Ue e degli Usa in Ucraina è un'aggressione ai lavoratori dell'Ucraina e dell'Est!

Ed esso è tutt'uno con la politica anti-proletaria della Bce nell'eurozona e di Renzi in Italia!

Prima e ultima pagina - english  - العربية

Sommario

(SU - UP)


 

What “brotherly help” are we talking about? The US and EU intervention in Ukraine is an attack to workers of Ukraine, Russia, Europe and the whole world

 

The last page of Che fare n.80 (testo in italiano)


L'intervento in Ucraina dei paesi europei e degli Usa

è un'aggressione ai lavoratori dell'Ucraina!

Il nostro volantino


 

Contro il governo Renzi !

Il nostro volantino

 


Contro le politiche del governo Letta, della Confindustria

e del grande capitale europeo e mondiale,

unità di lotta fra i lavoratori d’Europa e degli altri continenti!

 

assemblea di presentazione del n.79 a

 

Milano

Torino

Marghera

Roma

English

 

(SU - UP)


Al pari delle sanzioni,

 delle minacce e dei bombardamenti

 che l’hanno preceduta e preparata,

 la “pace” che le potenze occidentali e l’Onu

 stanno promuovendo in Medioriente

 serve a incatenare i lavoratori del Medioriente

 di tutte le religioni e le nazionalità

 sotto il giogo dello sfruttamento

imperialista!     

 Ultima pagina in italiano del che fare n.79  


Una nuova strage di operai sul lavoro

 Il nostro volantino sugli omicidi di Prato


È uscito il n. 79 del Che Fare

Competitività, razzismo, manovre di "pace"  e di guerra in Medio oriente...

A minacciare i lavoratori d'Europa non sono i lavoratori cinesi o quelli arabo-islamici ma le politiche di Bruxelles e dei padroni europei, il capitale mondializzato!

Dicembre 2013 - aprile 2014

Vai al sommario

Prima e ultima, english and arabic العربية

(SU - UP)


Giù le mani dalla Siria

Il nostro volantino


Cosa dicono i tagli occupazionali all’Indesit?

Il nostro volantino agli operai della Indesit


 

Assemblea di presentazione del n.78 del Che Fare

Milano

Torino

Marghera

Roma

Il nostro volantino di presentazione


È uscito il n. 78 del Che Fare

Contro l'europeismo!

Contro l'anti-europeismo nazionalista e leghista!

Sulla scia di Monti, il governo Letta continua l'attacco contro i lavoratori, varando una "nuova"

più autoritaria repubblica e partecipando alle guerre Onu-Ue-Nato contro i popoli e gli sfruttati

dell'Africa e del Medio Oriente.

Maggio - ottobre 2013

Vai al sommario

(SU - UP)


Contro il governo Letta e la Confindustria

Il nostro volantino alla manifestazione della Fiom

I lavoratori possono e devono contare solo sulle proprie forze

Il nostro volantino

 


È uscito il n. 77 del Che Fare

Gli Stati Uniti d'Europa sono una dichiarazione di guerra contro i lavoratori, italiani e immigrati, europei e degli altri continenti!

No all'europeismo di Monti-Draghi! No all' "antieuropeismo" nazionalista e leghista

Vai al sommario

prima pagina e ultima in arabo

Tagli alla sanità: il governo Monti continua l’attacco contro i lavoratori

Il nostro volantino ai mercati


Abbasso il vangelo della competitività del sistema Italia e del sistema Europa!

La nuova generazione dei nati senza camicia avrà il futuro che sarà capace di conquistare!

Il nostro volantino alle manifestazioni del 24 novembre

 

(SU - UP)

Assemblea di presentazione del n.77 del Che Fare

Marghera

Milano

Roma

 

A fianco della lotta dei lavoratori neri del Sudafrica!

Il nostro volantino

Vai alla pagina


 Europa e Stati Uniti, 

giù le mani dalla Siria e dall’Iran !

  L'aggressione occidentale alla Siria  

è diretta anche contro i lavoratori  

occidentali !

La locandina dell'assemblea a Milano


Contro i licenziamenti in Almaviva 

Il nostro volantino

LE CARICHE CONTRO I LAVORATORI IN LOTTA DI BASIANO SONO RIVOLTE CONTRO TUTTI I LAVORATORI!

Il nostro volantino ai mercati e alle fabbriche


 

Terremoto

e profitto

                                                            Il nostro volantino


Contro la libertà di licenziamento

Il nostro volantino ai mercati e alle fabbriche


Contro il governo Monti, il padronato e la BCE

Il nostro volantino alla manifestazione nazionale per lo sciopero della Fiom

 

(SU - UP)

Assemblee a

Lucca

Roma

Marghera

 Milano

 il volantino distribuito a Milano

Torino

di presentazione del

 n.76 del Che Fare

L'epoca di "pace e benessere per tutti" è finita anche in Europa

No alle contro riforme del governo Monti!

Giù le mani dalla Siria e dall'Iran!

 Contro la sottomissione degli interessi proletari al rilancio della competitività dell'Italia e dell'Unione Europea!

Sommario

(SU - UP)

 

Assemblea di presentazione

del n.75 del Che Fare

Lucca

Roma

Marghera

Milano

Torino


È uscito il n.75 del Che Fare

No alla Cura BCE - UE - Monti!

L'unica Unione da costruire

è quella tra proletari

Vai alla prima pagina

Vai al sommario

العربية (ultima pagina in arabo)

 

Il nostro volantino alla

manifestazione No Tav:

Contro la

“cura” della Bce

e

del governo

Monti

 


Contro la “cura”

della Bce e

del governo Monti

Il nostro volantino

nei posti lavoro

 

 

Contro la “cura”

della Bce e

del governo Monti

Il nostro volantino

 

 


L'attacco Fiat e Fincantieri

Vai alla pagina

Prima e ultima pagina in pdf

È uscito il n°74  del Che fare

(sommario)

 

 

Genova e Liguria:

un disastro naturale?

Vai alla pagina


Contro il programma della Bce,

della Banca d’Italia e

della Confindustria !

Cacciamo il governo Berlusconi

con

la mobilitazione di piazza !

No ad ogni patto

di salvezza nazionale

ed europeista ! 

Il nostro volantino alle manifestazioni del 15 ottobre   2011 a Roma


Contro la manovra governativa!

Via il governo Berlusconi-Bossi !

Contro ogni patto di salvezza nazionale!

Il nostro volantino alle manifestazioni dello sciopero generale del 6 settembre 2011


Contro l’accordo del 28 giugno  

Contro ogni patto di “salvezza nazionale”

Il nostro volantino

CONTRO L’AGGRESSIONE

OCCIDENTALE ALLA LIBIA !

VIVA L’INTIFADA ARABA !

Pubblichiamo l'articolo sull'aggressione alla Libia per contribuire a fare chiarezza su quanto sta accadendo, con una lettura non di mera cronaca. Lo facciamo con il nostro metodo di sempre, andando alle radici profonde degli accadimenti attuali. Diamo in nota anche alcuni testi di numeri precedenti che possono aiutare a impostare meglio le questioni dell'oggi.

Prima e ultima pagina in pdf

È uscito il n°74  del Che fare

(sommario)

Assemblea di presentazione

il 23 giugno a Roma

il 30 giugno a Torino

il 9 luglio a Milano

 

Tunisia, il manifesto del  “Fronte del 14 gennaio”

 


 Da un testo di Del Boca

La "prima volta": flash su cosa successe

(i "vantaggi" del colonialismo italiano per le masse lavoratrici libiche)

 

(SU - UP)

PER UN MOVIMENTO DI LOTTA GENERALE CONTRO IL GOVERNO BERLUSCONI E CONTRO IL PADRONATO !

Il nostro volantino allo sciopero generale del 6 maggio


Occidente Assassino

Giù le mani dalla Libia

e

dall’Intifada araba !

La nostra posizione sull'aggressione imperialista

Traduzione in arabo العربية

 

 

Riceviamo e pubblichiamo dal Giappone un appello in varie lingue:

italiano

(Pdf italiano)

An appeal from Japan

Deutsch

(Pdf english)

(Pdf Deutsch)


We translate a  text of 2009

Abruzzo: a forecasted and procured disaster


È uscito il n°73

del Che fare

(sommario)

Prima e ultima pagina in pdf

 

Viva la lotta

delle masse lavoratrici e

 diseredate di Tunisia, Egitto…

Il nostro volantino

 العربية

Foto della protesta in Egitto (PDF)

 Pagina su notizie e nostri testi precedenti


È uscito il n°73

del Che fare

(sommario)

Prima e ultima pagina in pdf

 

 

Proseguono le lotte in India

Vai alla pagina

Da un nostro articolo:

La rincorsa dell'Asia operaia


"Se non ora quando"

Il letamaio del Cavaliere, dei suoi concorrenti, della società borghese

A proposito dell'oppressione delle donna e della mercificazione del loro corpo vi proponiamo un nostro articolo dal n.71 del Che Fare


Il volantino per la manifestazione dei metalmeccanici del 28 gennaio

Caso Fiat:

 le aziende giocano a tutto campo sui cinque continenti.

E noi lavoratori ?

   Il  nostro manifesto (PDF)

                                  (SU - UP)

Sulla situazione politica italiana dal Che fare n.73

- Sulle vicende del Governo                                       .

.- Dopo la fiammata in Grecia , la Francia ...           

- La guerra delle monete è appena all'inizio         

Dal n.72 del Che fare

La crisi dell'ordine capitalistico è superata?

I lavoratori possono contare solo sulla propria lotta      

Dal n.71 del Che fare

 Contro i licenziamenti, ...

 Governo Berlusconi: legnate a non finire

 Fini? Tutto fuorché un "amico"...


Vertenza Fiat: da Tychy

Il comunicato dei lavoratori di Tychy

Pagina sulle vertenza Fiat


Il governo Berlusconi è in bilico,

ma all’orizzonte non c’è nulla di buono per i lavoratori.

Il nostro volantino

Assemblea l'11 dicembre a Marghera

Assemblea il 16 dicembre a Roma

Assemblea il 18 dicembre A Milano

(SU - UP)


      In competizione con i lavoratori degli altri paesi e a braccetto con i nostri padroni e il nostro governo, ci scaviamo la fossa.

Insieme ai lavoratori di tutti i continenti, organizzati in un fronte di lotta comune sapremo difenderci!

 È uscito il n°73 del Che fare (sommario)

Prima e ultima pagina in pdf


      In competizione con i lavoratori degli altri paesi e a braccetto con i nostri padroni e il nostro governo, ci scaviamo la fossa.

Insieme ai lavoratori di tutti i continenti, organizzati in un fronte di lotta comune sapremo difenderci!

 È uscito il n°73 del Che fare (sommario)

Prima e ultima pagina in pdf

Contro il governo Berlusconi

Contro l' "alternativa" Fini,

 Montezemolo, Casini

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(SU - UP)


BASTA RAZZISMO! BASTA TRUFFA! MAI PIÙ CLANDESTINI!

Il nostro volantino in arabo alla manifestazione di Brescia

العربية


I lavoratori sono stretti in un angolo.

Ma una via d’uscita c’è!

Il nostro volantino alla manifestazione del 16 ottobre a Roma


A fianco della lotta degli immigrati

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Evviva la lotta di Terzigno

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La campana greca suona anche per noi

                                                                                                         Un nostro volantino


Il piano di licenziamenti di

 Fincantieri non è affatto un bluff, e per respingerlo al mittente serve

 una lotta forte e unitaria!

Il nostro volantino

(SU - UP)


Vertenza Fiat

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La sorte riservata dal capitalismo al popolo rom

                 


Has the crisis of the capitalistic order been overcome? (pdf)


Situazione italiana e mondiale: dove si sta andando

Assemblee a

Lucca,    Milano,   Marghera


La concorrenza tra i lavoratori di continenti, nazioni e regioni diverse sta diventando spasmodica ...

... ma la formazione di un unico, mondiale mercato del lavoro può essere ribaltata a vantaggio dei lavoratori

ASSEMBLEA

a Roma

è uscito il n.72 del Che fare

Prima pagina (pdf)

Sommario

(SU - UP)


Difficoltà,  necessità e prospettive per il proletariato

ASSEMBLEA

a Lucca


NO ALLA DIVISIONE TRA  LAVORATORI IMMIGRATI E ITALIANI

SI ALL’ORGANIZZAZIONE E ALLA LOTTA UNITARIA

Il nostro volantino alla manifestazione di Milano del 18 febbraio

 


A fianco della lotta dei lavoratori immigrati di Rosarno

Il nostro volantino sui fatti di Rosarno

 

(SU - UP)

         Against the redundancies, the job insecurity, the ruthless squeezing of the workers, the racism.

Let us unite all workers’ forces in a general struggle against the Berlusconi government!

"Che Fare" number 71: translation of the first article 


Contro i licenziamenti, la precarietà, la spremitura fino all'impossibile sui posti di lavoro, il razzismo.

Uniamo le forze dei lavoratori in una lotta generale contro il governo Berlusconi!

È uscito il n.71 del Che Fare. Sommario


Crisi, razzismo, licenziamenti, precarietà: quale indirizzo politico per affrontare i problemi che ha davanti la classe lavoratrice?

ASSEMBLEA

a Milano

Presentazione del n.71 del Che Fare


       Presentazione del n.71 del Che Fare

a Roma  , a Torino , a Marghera,

 a  Milano è stata rimandata a data da destinarsi

Contro i licenziamenti, la precarietà, la spremitura fino all'impossibile sui posti di lavoro, il razzismo.

Uniamo le forze dei lavoratori in una lotta generale contro il governo Berlusconi!


Per una lotta generale contro

disoccupazione, precarietà e licenziamenti

Il nostro volantino alla manifestazione del 14 novembre a Roma


Contro il razzismo di stato

Contro il “pacchetto sicurezza”

Pieni e completi diritti per gli immigrati

Il nostro volantino alla manifestazione del 17 ottobre (english)

foto della manifestazione


È uscito il n.71 del Che Fare. Sommario

Per una reale mobilitazione  in difesa

del contratto nazionale

Il nostro volantino alle manifestazioni dei metalmeccanici del  9 ottobre


Rispondiamo con la lotta organizzata

al governo Berlusconi e agli sciacalli del G8!

Il nostro volantino

Farse e tragedie del "Bel Paese"

(SU - UP)


 

Abruzzo: un disastro annunciato e procurato

  Il nostro volantino alle fabbriche

Abruzzo:  grandi e piccoli sciacalli  (aggiornamenti al 17.7.09)

Abruzzo: cronache di "ordinaria" repressione (aggiornamenti al 17.7.09)

Testi della sinistra comunista:

 

(SU - UP)

                                                            

La grande crisi del capitalismo

La grande sfida per il proletariato

Dibattito  a Marghera

 È uscito il n.70 del Che Fare. Sommario

                                                              


 

I lavoratori

potranno far valere le loro esigenze

solo con la forza sprigionata dalla lotta

contro il governo Berlusconi, i banchieri

e l'intero padronato!

Il nostro volantino alla manifestazione della Cgil del 4 aprile


A proposito di  violenza sulle donne,

otto marzo e ...

Dibattito aperto a Roma


A fianco della lotta delle  

masse lavoratrici palestinesi

Assemblea a Milano

Nostri articoli  e il nostro volantino per la manifestazione del 17 gennaio a Roma

Materiali   sulla lotta degli sfruttati in terra di Palestina


La grande crisi del capitalismo

La grande sfida per il proletariato

 È uscito il n.70 del Che Fare. Sommario

(SU - UP)

A fianco della lotta delle  

masse lavoratrici palestinesi

Nostri articoli

La grande crisi del capitalismo

La grande sfida per il proletariato

 È uscito il n.70 del Che Fare

Assemblea  a Torino


La crisi dei mutui statunitensi annuncia un uragano economico, sociale e politico mondiale


"Ma quale governo Robin Hood!":

un nostro volantino contro il governo

Berlusconi - Bossi - Fini 

La crisi finanziaria internazionale e i lavoratori

un nostro volantino

(SU - UP)


La crisi dei mutui statunitensi annuncia un uragano economico, sociale e politico mondiale

(english)

 

Continua e si approfondisce l'attacco del governo ai lavoratori.

Assemblea a Napoli

sabato 4 ottobre

locandina di presentazione

 


 

Il nostro volantino per il lavoratori immigrati che manifestano a Caserta

 

che fare n.69 e supplemento post-elezioni

 

È nata la terza repubblica:

più che mai contro i lavoratori

 


 

"Ma quale governo Robin Hood!":

un nostro volantino contro il governo

Berlusconi - Bossi - Fini 

 

"Chi sono i colpevoli?":

un nostro manifesto (formato pdf)

 


 

Reagire all'offensiva razzista

con una lotta unitaria

dei lavoratori immigrati e italiani

 

 

Dalla seconda alla terza repubblica:

per i lavoratori, di male in peggio


È uscito il n. 69  del "che fare"

 

Sommario

 

(SU - UP)

L' Italia dalla seconda
alla terza repubblica: per i lavoratori di male in peggio

L'Italie de la deuxième à la troisième république.  Pour les travailleurs cela va de mal en pis

La situazione politica italiana è in nervosa agitazione e non promette niente di buono per i lavoratori.

I ds si sciolgono nel nascente partito democratico. I cespugli centristi della maggioranza, Di Pietro e Dini in testa, tramano con il centro-destra. Pur se la costituzione di un partito unico delle Libertà arranca, vanno avanti le prove di mobilitazione di piazza delle destre, ultima quella di sabato 13 ottobre di An a Roma. Non accenna, poi, a placarsi lo scompiglio provocato sul e nel “palazzo” dalla campagna dei grandi mezzi di informazione contro la “casta”... Cosa sta succedendo? (continua)

 

Sommario   del che fare n. 68

 

 "Assaggi" del passaggio dalla seconda alla terza repubblica: pagina con testi sulla Fiat Mirafiori, sui morti alla  ThyssenKrupp e sulla repressione.

(SU - UP)

È uscito il supplemento al n.68 del Che fare:

Sommario

Contro il razzismo di stato,

Contro l’immonda campagna anti-romeni, anti-rom e anti-immigrati

del governo Prodi, della “grande stampa” e della destra    

  Altri testi e  volantini  ( Against State racism               Împotriva rasismului de stat)

    Con i lavoratori del Bangladesh in lotta

Riceviamo e volentieri pubblichiamo  l'appello per la convocazione di un'assemblea contro il razzismo a Milano

Contro l'attentato alla moschea di via Quaranta a Milano  (il nostro comunicato)


Iran e Medioriente al centro del mirino imperialista

Nostri articoli dal n.67 e dal n.68 del Che fare

Un attacco devastante all'Iran appare vicino. Da noi, però, si continua a dormire.

Palestina e Libano: L'Italia è dalla parte dei carnefici, israeliani e arabi.

Le ragioni dell'aggressione israeliana del Libano

Che magnifica lotta operaia in Egitto!

La missione militare italiana in Libano è una missione neo-colonialista

Alcune questioni da discutere con i militanti islamisti

Con Sarkozy la Francia va ancora più a destra. E i suoi lavoratori?


Avec Sarkozy la France va  plus loin à droite. Et les travailleurs?

 
 
Le elezioni non decidono nulla di realmente rilevante che non sia stato già deciso nelle "alte sfere", ma sono sempre una cartina di tornasole degli umori politici di un  paese. Questo vale anche per le recenti elezioni francesi , che si pongono davanti ad un dato di fatto (no solo francese) a tutta prima davvero strano, che  riguarda molto da vicino l'Italia, poichè per l'essenziale il caso della Francia è anche quello dell'Italia, e degli altri paesi europei. (continua)
 
Alcuni nostri interventi precedenti sui movimenti in Francia

 

Protest march in Ljubljana


Pubblichiamo in inglese un articolo su una grande manifestazione sindacale svoltasi in Slovenia per innalzare i salari.
Biocombustibili o necrocombustibili?


L'amministrazione Bush sostiene che il suo programma sui biocarburanti è finalizzato ad affrontare due problemi: la crisi ecologica innescata dal riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorse energetiche non rinnovabili. Si tratta di vere emergenze, il cui aggravamento sta mostrando quanto il destino dell'umanità lavoratrice sia legato a quello della Terra. Non sono queste, però, le preoccupazioni al centro del programma sui bio-combustibili di Bush. Ce lo spiegano i due documenti di Frei Betto e di Vandana Shiva che pubblichiamo. Essi ci raccontano perché la promessa rivoluzione "verde" è, in realtà, un'offensiva nera a tutto tondo. (continua)

(SU - UP)

 

RESPINGIAMO L’ACCORDO DEL 23 LUGLIO!

RITORNIAMO NELLE PIAZZE CONTRO IL PADRONATO E CONTRO IL GOVERNO!

In questi giorni i lavoratori sono chiamati a dare un giudizio sull’accordo siglato il 23 luglio tra il governo Prodi e le segreterie di Cgil-Cisl e Uil, chiamato “protocollo d’intesa su previdenza, lavoro e competitività”. I dirigenti sindacali chiedono di votare a favore perché secondo loro si tratta di un accordo “a prendere”. Per noi, invece, è un accordo a perdere, da bocciare seccamente e contro cui reagire... (continua)

 

Mahalla al-Kubra

Che magnifica lotta operaia in Egitto!  

Chi ci conosce, sa bene quale "fideistica" fiducia riponiamo nella classe operaia per la ragione, che nulla ha da vedere con il "credo quia absurdum" medioevale, della sua collocazione nella divisione sociale del lavoro propria della societ? capitalistica. Perch? ? la classe che tutto produce, e che ? espropriata delle condizioni e dei frutti della propria produzione, che... (continua)

La cronaca della lotta e l'inquadramento di essa nella situazione sindacale dell'Egitto in due articoli pubblicati su Middle East Report on line:

La cronaca della lotta di Mahalla al-Kubra pubblicata su il manifesto

(SU - UP)

 

Contro Prodi. Contro Bush. Contro l'imperialismo.

Il testo diffuso dalla nostra organizzazione al contro-vertice di Rostock:

in italiano, in inglese, in tedesco

Il nostro bilancio della settimana di mobilitazione contro il vertice dei G8

 

L’ATTENTATO INCENDIARIO ALL’ABITAZIONE DEL SINDACALISTA JOSEF DIOLE DELL’ORTOMERCATO DI MILANO È UN MESSAGGIO CONTRO TUTTI I LAVORATORI !

 

Nella notte tra domenica e lunedì è stato effettuato un attentato incendiario all’abitazione del militante sindacale dell’Ortomercato di Milano Josef  Diole (continua)

 

(SU - UP)

Nordamerica e Italia: due infami aggressioni al sindacalismo militante      

Due episodi lontani nello spazio ma connessi da uno stesso filo: quello...(continua)

Contro il razzismo, unità di classe tra i lavoratori occidentali, i lavoratori immigrati in Occidente e i lavoratori del Sud e dell'Est del mondo! 

Roma: Abdul Manan, operaio immigrato dal Bangladesh, è stato ucciso sabato pomeriggio a Tor Pignattara.  A sparare è stato un pregiudicato italiano, ma ad armare la mano dell’assassino è stato il clima razzista che da anni viene costruito... (continua)

Milano: riceviamo e pubblichiamo la lettera di una rappresentante della comunità rom di Milano a cui va la nostra solidarietà.

(SU - UP)

 

È uscito il n. 67 del Che fare

 

È tempo di passare

alla mobilitazione e alla lotta

contro il padronato e contro il governo Prodi

 

Il pressing dei poteri forti internazionali e nazionali sul governo Prodi si sta facendo furioso. Pretendono che affondi subito i suoi colpi in fatto di produttività del lavoro, di pensioni, di liberalizzazioni. Pretendono una più attiva partecipazione dell’Italia alla “guerra infinita” contro i popoli dominati (vedi Vicenza).

Il governo Prodi farà tutto ciò che gli è possibile per non deluderli. Colpirà i lavoratori in modo più deciso di quanto abbia fatto finora. E insieme cercherà di coinvolgerli nel rilancio competitivo dell’economia nazionale, anche attraverso l’esca di una società “low cost”, in cui ad essere a basso costo sarà anzitutto la merce- lavoro.

Per parare i colpi in arrivo da questo governo o da quello che dovesse sostituirlo su mandato ancora più rigido dei poteri forti, per voltare davvero pagina rispetto ad anni e anni di arretramenti, è indispensabile che gli operai e i lavoratori...(continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bertinotti alla Sapienza 

A ciascuno il suo.

 Ben fatta!

Cosa? L’accoglienza che i collettivi universitari della Sapienza hanno riservato a Bertinotti.

“Guerrafondaio e assassino”. Parole troppe pesanti? e perché mai? Rifondazione puntella una politica...(continua)

 

 

Contro la nuova base Usa a Vicenza

Come piegare il "sì"

di Prodi e degli Usa

 

La manifestazione del 17 febbraio sarà massiccia. Questo è certo.

Le dichiarazioni del governo e dell’opposizione le hanno, però, risposto in anticipo con la netta riconferma del “sì”.

C’è, quindi, bisogno di far proseguire la mobilitazione dopo il 17 febbraio e di organizzare un vero e stabile movimento di lotta. Come? Su quale piattaforma?

È quello di cui discutiamo nell’articolo che segue.

 

 

 

 

 

 

Contro la campagna sul "terrorismo"

 

  • Presentiamo di seguito il volantino diffuso dalla nostra organizzazione all'attivo dei delegati di Cgil-Cisl-Uil di Milano del 22 febbraio 2007. All'attivo dei delegati Cgil del Veneto del giorno successivo, il servizio d'ordine ne ha impedito la diffusione.

Un brutale ricatto (a più voci)

da respingere ai mittente

Una tambureggiante, ben orchestrata campagna di stampa si è scatenata nelle scorse settimane intorno all’arresto di 15 militanti dell’estrema sinistra, con due obiettivi assolutamente trasparenti.

Il primo, più limitato, era la manifestazione di Vicenza. Si è voluto gettare un bastone tra le ruote alla riuscita della manifestazione. Con un ricatto stringente: chi è determinato a non accettare la nuova base, chi non si accontenta delle pietose promesse del governo sulla riduzione dell’impatto ambientale dell’installazione militare, chi intende far valere fino in fondo... (continua)

(SU - UP)

Sull'esecuzione di Saddam Hussein

(testo in italiano, testo in inglese)

L’esecuzione di Saddam, orchestrata dall’imperialismo Usa e attuata dagli ignobili burattini locali, è in primo luogo uno sfregio, una dimostrazione di tracotanza che si vuole sbattere in faccia ai popoli e ai lavoratori del mondo arabo-islamico e alla loro accanita resistenza antimperialista. Attraverso di essa i veri dittatori del mondo hanno voluto ri-affermare... (continua)

 

Roma, Esquilino  

Maria e Hashib: uccisi dalla speculazione edilizia e dal razzismo 

I giornali parlano di “incidente” e di “disgrazia”. Sono tutte bugie. Maria e il piccolo Hashib sono stati assassinati.  Sono stati assassinati dalla speculazione edilizia e da quel sistema che impedisce che a Roma (come e più che in altre città) sia possibile trovare case dignitose a prezzi accessibili.  (...) Ma altrettanto responsabili sono le leggi e le politiche discriminatorie e razziste contro i lavoratori immigrati che i vari governi italiani hanno portato e stanno portando avanti... (continua versione italiana, continua versione inglese)

No alla nuova base militare di Vicenza!

 

Il “sì” di Prodi si può piegare! Con lo sviluppo della mobilitazione di massa e un indirizzo politico... (continua)

 

 

(SU - UP)

Verso la fase due del governo Prodi.  Cosa ci aspetta? 

 

Verso la fase due del governo Prodi.

Cosa ci aspetta?

 

"Buona parte dei lavoratori ha guardato con una certa fiducia alle prime mosse del governo Prodi. Il decreto Bersani e la rimodulazione dell’Irpef sono stati accolti come i segnali di un inizio di cambiamento. Certo, non sono piaciute le misure previste dalla manovra finanziaria in campo sanitario e i tagli alla spesa degli enti locali. Nel complesso, però, i primi passi del governo Prodi hanno dato l’impressione di un intervento in discontinuità con quello del governo Berlusconi: ci vengono chiesti nuovi sacrifici, si è detto in tante assemblee, e non solo da parte dei funzionari sindacali, ma questa volta essi sono distribuiti tra tutte le classi sociali e, soprattutto, sembrano finalizzati ad un reale rilancio dell’economia nazionale. L’evoluzione successiva della situazione politica ha cominciato ad insinuare in alcuni settori del mondo del lavoro un giustificatissimo sentimento di preoccupazione, e anche di malcontento, nitidamente espressi negli interventi operai alle recenti assemblee a Mirafiori... (continua)"

 

 

 

Il nostro volantino alla manifestazione sui "diritti dei lavoratori immigrati" di Milano del 16 dicembre 2006

"La manifestazione di oggi è un passaggio fondamentale per estendere e rafforzare l’iniziativa dei lavoratori immigrati. Essa deve servire anche a dare voce a tutti quegli immigrati che per diverse ragioni - si pensi alle tantissime donne del Sud e dell’Est del mondo spesso costrette a lavorare in condizione di totale isolamento nelle case degli italiani - hanno più difficoltà a mobilitarsi, e che oggi non sono presenti. Questa mobilitazione è però ancora più importante perché... (continua)"

Fiat Mirafiori: la classe operaia ha battuto un colpo. Ma per farsi “ascoltare” davvero, è necessario che…

Un nostro volantino sulle assemblee di Mirafiori con i segretari di Cgil-Cisl-Uil

 

 

I lavoratori italiani hanno interesse ad opporsi alla missione italiana in Libano e a sostenere la lotta dei lavoratori del Libano e le resistenze antimperialiste nel mondo arabo-islamico!

Un volantino diffuso in alcune fabbriche in Italia dalla nostra organizzazione

 

Petrolchimico di Marghera

Il nostro volantino sull'accordo sponsorizzato dal governo, dagli enti locali e dai vertici sindacali

Dopo i risultati delle elezioni

di medio-termine negli Usa

I risultati elettorali di medio-termine negli Stati Uniti e la sostituzione di Rumsfeld alla guida del Pentagono hanno suscitato la speranza che la classe dirigente statunitense stia per accantonare la “guerra infinita” proclamata da Bush&C. all’indomani dell’11 settembre 2001. Questa speranza ne nutre a sua volta un’altra: che una gestione “multilaterale” delle vicende mondiali possa allontanare il rischio di nuove guerre a catena, e che tutto ciò possa andare a vantaggio, in un modo o nell’altro, dei lavoratori di ogni parte del mondo, a cominciare da quelli quotidianamente sotto le bombe.

Entrambe le speranze sono infondate... (continua versione italiana del testo, continua versione inglese del testo, continua versione araba del testo)

 

 

 

 

 

(SU - UP)

Contro il governo Prodi,

governo del grande capitale, nemico della classe proletaria!

 

 

No all'invio della

forza multinazionale

di "pace" in Libano!

Viva la resistenza

delle masse lavoratrici

in Palestina e in Libano!

 

Il nostro volantino alla manifestazione del 30 settembre 2006 a Roma contro la missione italiana in Libano

 

  Il nostro volantino alla Marcia di Assisi

del 26 agosto 2006

 

 

 

 

 

 

 

Governo Prodi e

lavoratori immigrati

 

  • Dopo la manifestazione nazionale degli immigrati del 26 novembre 2006 a Roma: il nostro comunicato di precisazione sulla cronaca della manifestazione pubblicata su L'Unità  

  • Il volantino (in italiano, inglese e rumeno) con cui la nostra organizzazione ha preparato ed è intervenuta nella manifestazione indetta dal Comitato Immigrati a Roma per il 1° ottobre 2006

"I diritti si conquistano

solo con la lotta!"

 

 

 

 

Il testo che, leggermente variato, abbiamo distribuito all'assemblea nazionale Cobas di Milano del 28 ottobre 2006  

"Come impostare un’efficace battaglia sindacale per lo sviluppo di un movimento di lotta di massa contro la finanziaria e la politica del governo Prodi?"


No ai licenziamenti alla Dow di Marghera! No alla distruzione di Porto Marghera come fulcro del lavoro operaio ed industriale organizzato!

Il volantino distribuito dalla nostra organizzazione il 6 settembre 2006

 

 

(SU - UP)

Spezziamo l'assedio d'Israele e delle potenze capitalistiche d'Occidente

alle masse lavoratrici palestinesi e libanesi!

Per i governi occidentali e la stampa ufficiale Israele ha subìto un’inaccettabile aggressione dai palestinesi e dagli Hezbollah e la colpa di Tel Aviv nei bombardamenti su Gaza e sul Libano è, al più, di aver reagito con una risposta sproporzionata... (continua)

Gli articoli sul Medioriente

del n. 66 e del numero 65 del che fare

 

 

Londra, 5 agosto

Al grido di "Blair terrorista!", decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato contro l'aggressione in Libano e Palestina di Israele e delle potenze capitalistiche d'Occidente.

 

Baghdad, 4 agosto

Centinaia di migliaia di persone hanno raccolto l'invito di Moqtada al Sadr di manifestare in solidarietà a Baghdad con la resistenza delle masse lavoratrici libanesi e palestinesi.

 

Tel Aviv, 5 agosto

Migliaia di persone in piazza contro la guerra condotta da Israele, dal "proprio" stato, in Palestina e in Libano

 

 

 

Smentita da Hezbollah l'intervista a Nasrallah pubblicata sul giornale turco Evrensel e ripresa sul nostro sito la scorsa settimana.    

Riportiamo di seguito il comunicato di smentita del portavoce di Hezbollah, la successiva dichiarazione del giornale Evrensel e altre notizie sulla vicenda.

Questa smentita non fa venir meno la bruciante attualità del... (CONTINUA)

 

Dall'interno di Israele

"Un'aragosta per l'Iran"

 

Peace Now e altre organizzazioni della "sinistra" israeliana in passato contrarie all'occupazione israeliana del Libano sono passate a sostenere la guerra del governo Olmert.

Comincia, sul versante opposto, a delinearsi una "nuova sinistra"?

 

Una presa di posizione

di Israel Shamir

 

 

Dietro il can can tricolore contro

la "testata di Zidane"

(SU - UP)

 

È uscito il n. 66 (giugno-luglio 2006)

del "che fare"

 

Sommario

 

  • Dopo le elezioni politiche in Italia. Per il centro-sinistra, è la classica vittoria di Pirro. Per i lavoratori, può essere perfino la premessa di nuovi arretramenti, a meno che... (pp. 2-3)
  • Rifondazione Comunista: la barchetta socialdemocratica "post-stalinista" è naufragata; la truppa superstite è approdata, sana e salva, sull’isola della borghesia. (pp. 4-5)
  • La Cgil è di nuovo sotto attacco. Come devono reagire i lavoratori? (p. 5)
  • Donne, 194 e tutto il resto: per non tornare nel silenzio (p. 7)
  • Il referendum sulle riforme istituzionali: sì o no, si vota contro di noi. (pp. 8-9)
  • Roma, Pomigliano, Milano, Pisa... repressione e lotta contro la repressione (p. 9)
  • Stati Uniti: lo splendido primo maggio degli immigrati (pp. 10-11)
  • Francia: il movimento di lotta contro la precarietà, bilancio e prospettive (pp. 12-13)
  • Israele, Usa, Europa (e i regimi arabi al loro guinzaglio) stringono d’assedio il popolo palestinese. (p. 14)
  • Le ultime da Israele (p. 15)

Un nostro volantino

Dopo la formazione

del governo Prodi:

e ora?

 

Berlusconi ha lasciato la presidenza del consiglio. Due ex sindacalisti (Bertinotti e Marini) guidano Camera e Senato. Napolitano, proveniente dal vecchio PCI, è presidente della repubblica. Vari neo-ministri si lasciano andare a dichiarazioni “di sinistra”. Pur se di nuovo ai punti, l’Unione vince anche alle amministrative... A prima vista, può sembrare che le elezioni abbiano modificato a fondo il “quadro politico” e che il peggio, per i lavoratori, sia finalmente alle spalle.

Ma le cose stanno davvero così?

Noi pensiamo di no, per due ragioni.

La prima ragione è che, nel paese reale... (continua)

(SU - UP)

Sul movimento di lotta in Francia contro il CPE

Da circa un mese la Francia intera, dalla sempreviva Parigi alle sonnolenti province, è scossa da un moto di protesta che ha coinvolto centinaia di migliaia di studenti universitari e liceali e ha raccolto –il 28 marzo e prima- la solidarietà attiva di centinaia di migliaia di lavoratori. E’ un moto di protesta imponente, e finora in continua ascesa, che può trovarsi tra breve, però, dinanzi al suo momento della verità, se il governo de Villepin non ritirerà il CPE, la miccia che ha acceso la lotta. Solidali con esso senza se e senza ma, senza accettare cioè in alcun modo la distinzione tra i manifestanti buoni perché educati e legalitari e i casseurs, cioè i più marginali, cattivi da abbandonare alla propria sorte (bastonate e carcere in stile Sarkozy), proviamo qui a ragionare molto schematicamente sul suo significato, sulle sue radici e sulle sue prospettive, cioè sulle nostre stesse prospettive, poiché le “questioni” sollevate da questo moto di protesta sono di carattere generale... (continua)

 

 

Sulla situazione sociale e politica francese si vedano anche

  • La rivolta proletaria dei banlieusars parla a tutti i lavoratori, immigrati ed europei ("che fare" n. 65, gennaio 2006)

  • Sulla Marche des Indigènes di Parigi dell'8 maggio 2005 ("che fare" n. 65, gennaio 2006)

  • Dopo i referendum francese e olandese sulla costituzione europea: un nostro volantino (giugno 2005)

 

 

 

 

 

 

 

 

Con i lavoratori immigrati

in lotta negli Stati Uniti

contro la legge razzista

in discussione al Congresso

 

"Nationwide General Immigrant Strike!"

Per il 1° maggio 2006 convocato

lo sciopero generale

dei lavoratori immigrati negli Usa 

La Marcha degli immigrati di Los Angeles del 27 marzo 2006

Dal sito http://la.indymedia.org e dal sito http://www.immigrantsolidarity.org/ cronache e documenti della manifestazione di Los Angeles con foto, filmati e interviste

"L'America lacerata dal filo spinato" (Portelli, il manifesto, 30 marzo 2006)

Il commento di "Answer" sulle manifestazioni contro la legge anti-immigrati

 

Altri articoli di documentazione sulla situazione sociale interna agli Usa

Dalla manifestazione di Chicago del 18 marzo 2006 contro la guerra e la precarietà

Dagli Usa appello contro la guerra all'Iran

L'intervista sulla Wal Mart a Nelson Lichtenstein (il manifesto, 29 marzo 2006

 

Gli articoli sugli Stati Uniti degli ultimi numeri del "che fare"

Che fare n. 65 (gennaio 2006): Con l'America in marcia al grido di "Via i criminali che ci governano!"

Che fare n. 64 (marzo 2005): Elezioni Usa. La classe lavoratrice non è irregimentata dietro la politica di Bush.

Che fare n. 63 ( giugno 2004): Il nemico per Bush è anche in casa.

(SU - UP)

È uscito il supplemento del n. 65

sulle elezioni politiche italiane

del 9-10 aprile 2006

 

Battere Berlusconi, certo!

Ma possiamo consegnare le nostre aspettative

di cambiamento nelle mani di Prodi?

 

Cominciamo con l’ovvio.

Noi comunisti del Che fare siamo con quanti vogliono liberarsi di Berlusconi.

Con gli operai e i lavoratori "fissi" che hanno visto il binomio governo-Confindustria attaccare su tutti i fronti: articolo 18, pensioni, salari, orari, flessibilità, contratti nazionali, ecc. Con i lavoratori precari che con la legge 30 e con altre misure hanno visto ridursi ancor più al lumicino le speranze di poter un giorno accedere ad un’occupazione "stabile e sicura".

Con quanti hanno ... (continua)

 

Sommario del supplemento-elezioni 2006

Cosa promette Prodi, e cosa possiamo aspettarci realisticamente dal suo governo (pp. 2-3)

Da che parte sta la Confindustria? Banale: dalla parte dei padroni (p. 3)

Un'alternativa di classe è possibile, ma va perseguita da subito e in modo coerente (pp. 4-5)

Promemoria. Dagli "assaggi" dei governi di centro-sinistra del 1996-2001 agli affondi del Berlusconi 2001-2006 (p. 6)

Lettera. Un militante di Rifondazione e la crisi del suo partito (p. 6)

 

È uscito il n. 65 (dicembre 2005-gennaio 2006)

del "che fare":

i fatti e i temi di questo numero,

Sommario

 

(SU - UP)

La Ferrandeide 

L'imperialismo soffia sul fuoco della jugoslavizzazione dell'Iraq: un articolo di S. Chiarini

 

Le vignette di Calderoli 

Non c’è bisogno di spendere parole su ciò che pensiamo di Calderoni e consimili, viste le leggi in materia di diffamazione. Qualcosa di essenziale va invece detto sulla vicenda delle vignette da lui esibite sulla sua padanissima t-shirt. Il senso comune che circola è che... (continua)

 

GRATTANDO LA VIGNETTA  

Le questioni sollevate dalla vicenda delle vignette oltraggiose del Profeta e dell’Islam, vicenda in gestazione da più di quattro mesi, si pongono e sono utilizzate dentro al più generale scontro in atto fra l’imperialismo occidentale e le accanite resistenze che ad esso oppone il mondo islamico. Sono un episodio... (continua)

La morte di Milosevic si inscrive nell’attacco pluridecennale condotto dai governi europei e statunitense contro le popolazioni della “ex”-Jugoslavia.

Un attacco approfonditosi negli anni ’80 con le pressioni sulla Repubblica Federativa perché aprisse i suoi territori al libero corso dei capitali e degli interessi occidentali, lanciati nella marcia di penetrazione verso l’Est e la Russia. Proseguito, poi, con le cure di austerità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, che stesero al tappeto la fragile e disequilibrata economia della “ex”-Jugoslavia, spargendo i semi della divisione. Che ha completato la sua "opera umanitaria” fomentando la disintegrazione dell’unità statuale con le secessioni a catena di Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia e Kossovo e con i bombardamenti su Belgrado e la Serbia (continua).

Sull'aggressione imperialista alla Jugoslavia e sulla lotta contro di essa si vedano nell'archivio del nostro sito i numeri speciali del "che fare" dell'aprile-maggio 1999 (n. 49) e del giugno-luglio 1999 (n. 50) ed, inoltre, il nostro libro "Jugoslavia: una guerra del capitale".

(SU - UP)

Il volantino diffuso dalla nostra organizzazione

alla manifestazione contro l'attacco alla 194

di Milano del 14 gennaio 2006

 

Nei movimenti per la pace degli Usa e di Israele si comincia a vedere che dall'altra parte, in Palestina e in Iraq, non c'è il "nemico"...

Cindy Sheehan, intervista rilasciata a l'Unità (14 gennaio 2006)

Nurit Peled Elhanan, ebrea ed israeliana, a Strasburgo in occasione della giornata internazionale delle donne, l'8 marzo 2005

Sull'aggressione imperialista ai popoli e agli sfruttati del mondo musulmano e sulla battaglia politica per la costituzione di un fronte di lotta unitario tra le resistenze in Palestina e in Iraq (e nel resto del Sud del mondo) e i proletari dell'Occidente si vedano gli articoli pubblicati nel numero 65 del nostro giornale "che fare".

 

È uscito il n. 65 (dicembre 2005-gennaio 2006)

del "che fare":

i fatti e i temi di questo numero

Sommario

 

 

La civiltà italiana s'irraggia nel mondo...

Bulgaria: due operaie uccise dal superlavoro

 

 

(SU - UP)

 

 

 

Il volantino diffuso dalla nostra organizzazione

alla manifestazione anti-tav 

di Torino del 17 dicembre 2005

 

È uscito il n. 65 (dicembre 2005-gennaio 2006)

del "che fare": i fatti e i temi di questo numero

Sommario

 

(SU - UP)

La lotta per il contratto metalmeccanici

e la lotta contro il governo

vanno unificate e radicalizzate!

 

Il nostro volantino all'assemblea nazionale

dei delegati metalmeccanici dell'11 novembre 2005

 

 

A Parigi brucia il mito dell’integrazione 

La rivolta delle periferie parigine, divampata a fine ottobre in seguito alla morte di due giovani immigrati inseguiti dalla polizia, occupa da giorni le pagine dei giornali e gli schermi televisivi. La cronaca degli avvenimenti è dunque abbastanza nota. In queste righe proviamo a trarre un primo breve bilancio dai fatti “francesi”... (continua)

 

 

L'indirizzo da cui è possibile scaricare il servizio Rai

sul bombardamento terroristico degli occupanti occidentali contro Falluja:

http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/default_02112005.asp

 

Il nostro volantino alla marcia

della pace Perugia-Assisi dell'11 settembre 2005

 

 

Dalle e sulle manifestazioni del 24-26 settembre negli Stati Uniti per il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq

All'indirizzo "http://www.indybay.org" è possibile scaricare filmati, fotografie e cronache delle manifestazioni.

La cronaca del Washington Post sulla manifestazione di Washington e l'intervento finale di Cindy Sheeman

La manifestazione di Seattle

 

(SU - UP)

L'attentato di Londra,

i lavoratori,

il movimento "no war"

 

(La  nostra presa di posizione del 12 luglio 2005)

 

Lettera di una figlia dell’Iraq al popolo britannico

"Questa lettera è diretta al popolo britannico, e particolarmente ai londinesi. Per molte ore voi avete vissuto momenti di angoscia e di orrore..."

 

  • Titolo a nove colonne di Libero, domenica 24 luglio 2005 (dopo le bombe ai villaggi turistici in Egitto):

"Noi in vacanza, loro in guerra", cioè "noi" occidentali, gente che come si dice "lavora e produce" e così facendo spinge innanzi progresso e civiltà, pensiamo a goderci l'agognata pausa di riposo dopo la tensione lavorativa, non vogliamo e non chiediamo altro che di essere lasciati in pace. ALTRI, i barbari sanguinari invece... (continua)

 

Intanto, la guerra infinita dei governi capitalisti d'Occidente continua anche contro il fronte interno, contro gli stessi lavoratori occidentali:

Dagli Stati Uniti  

Riportiamo alcuni interventi dagli Stati Uniti, dopo Katrina e in preparazione delle manifestazioni del 24 settembre 2005 contro gli "uragani interni ed esterni" che la finanza e lo Stato stellestrisce (i pilastri del capitalismo internazionale) stanno rovesciando sugli sfruttati del mondo musulmano e sugli sfruttati degli Stati Uniti

L'appello di Cindy Sheenan

L'appello di Answer di convocazione della giornata del 24_9_2005

Alcuni articoli da Znet sulle cause e gli effetti sociali e politici dell'uragano Katrina:

L'intervento da New Orleans di un veterano del Black Panther e del Green Party

L'intervento "umanitario" delle forze dell'ordine a New Orleans e il trattamento riservato alle donne

Un marine scrive a www.militaryproject.org

La Casa Bianca rifiuta l'aiuto offerto da Cuba e dal Venezuela.

Il rapporto di Answer da New Orleans

Dal congresso del sindacato Afl-Cio degli Stati Uniti: la mozione sulla guerra in Iraq presentata dall' USLAW e la mozione votata dal congresso

 


Dopo i referendum francese e olandese

sulla costituzione europea:

un nostro volantino

 

 

 

Genova, quattro anni dopo

Il bilancio del console dei portuali di Genova: un'intervista a Paride Batini

(SU - UP)

L'imperialismo stringe l'assedio attorno all'Iran

Crescono in tutto il Medioriente (e oltre) i preparativi dell’aggressione che l’imperialismo, Stati Uniti in testa, intende portare all’Iran.

I diktat inviati via Libano contro la Siria, gli ami lanciati alla direzione del movimento degli Hezbollah, il piano di Tel Aviv di “ritiro” da Gaza, gli abboccamenti effettuati dalle forze di occupazione dell’Iraq verso i settori baathisti della resistenza, l’apertura dell’oleodotto Baku-Ceyhan bypassante il territorio russo, gli incoraggiamenti all'Egitto e all'Arabia Saudita affinché ritocchino il proprio tasso di democraticità con un po' di lifting, persino il viaggio a Washington dei dirigenti del "lontano" Vietnam ... sono le ultime mosse con cui le centrali imperialiste stanno tentando di isolare l’Iran dagli stati e dalle masse lavoratrici dell’area per costringerlo a capitolare attraverso il cavallo di troia degli strati borghesi filo-occidentali iraniani oppure con la guerra aperta.

A dettarle non è la cattiveria di qualche governante. È il corso del capitalismo mondiale, l'aggravamento della sua crisi storica, l’esigenza dei grandi poteri imperialisti di fare i conti con la Cina e con chi, l’Iran, minaccia nel mondo islamico di far blocco con la Cina, di offrirle le sue risorse petrolifere, di favorire l’innesco nell’area di uno scontro di classe con le potenze neo-coloniali dell’Occidente di cui diventino protagonisti i proletari e le masse diseredate. 

Ne abbiamo discusso tante volte in questi anni, da ultimo nell’articolo del numero 64 del giornale che fare. Ecco il senso guerrafondaio e neo-coloniale della ritrovata intesa di “pace” tra gli Stati Uniti e le potenze capitalistiche europee.

In alcune di queste mosse le centrali imperialiste sono costrette a operare un compromesso con alcune delle organizzazioni attraverso le quali si esprime la resistenza antimperialista delle masse lavoratrici in Libano, in Palestina e in Iraq. L’obiettivo è quello di dare l'impressione agli sfruttati dell'area che nel Medioriente di Bush, Berlusconi, Chirac e Schroeder essi possano trovare una speranza così che i terroristi che siedono a Washington e nelle capitali europee possano costruire un cordone sanitario attorno all’Iran e piegarlo. E dopo, tornare a finire di regolare i conti con gli sfruttati della Palestina, dell'Egitto, dell'Iraq...

Le borghesie dell’area, come già accaduto con Sistani in Iraq, hanno le loro ragioni di classe per aspettarsi dei ritorni da simili intese. I proletari e i diseredati hanno invece interesse a denunciarne la finalità e a sentirsi parte in causa nell’aggressione che si prepara contro gli sfruttati iraniani e contro l’Iran.

Il nuovo capitolo della guerra infinita di Bush, di Blair, di Berlusconi, di Chirac e di Schroeder è rivolto, come i precedenti, anche contro i lavoratori dell’Occidente: esso marcia insieme all’incrudirsi dell’attacco capitalistico contro il proletariato delle metropoli.

Ancora una volta la possibilità di opporsi a questa politica guerrafondaia e anti-proletaria sta nello sviluppo di un movimento di lotta comune tra i proletari occidentali, i lavoratori immigrati in Occidente e le masse lavoratrici del mondo islamico e dell’intero Sud ed Est del mondo. La tenacia della resistenza in Iraq, la pressione esercitata dagli sfruttati iraniani nelle recenti elezioni sia contro i piani imperialisti che contro la borghesia interna, l'attivismo e le lotte dei proletari latinoamericani, la crescente polarizzazione in corso negli Stati Uniti, gli umori proletari emersi nelle recenti elezioni in vari paesi europei mostrano che non mancano i coefficienti per la messa in campo di un simile movimento di lotta internazionale e internazionalista.

Quello che va messa in campo è la presenza di un'organizzazione e di un programma comunisti ed internazionalisti in grado di favorire la tessitura di una rete di collegamento e di socializzazione delle lotte e l'affermazione in essa di un orientamento di classe.

 

 

 

 

La preparazione della guerra imperialista all'Iran avanza...

 

La guerra "esterna" dell'imperialismo impulsa e richiede la continuazione della sua guerra "interna".

Per l'imperialismo, però, non tutto fila liscio come l'olio...

 

 

È uscito il n. 64 (marzo-aprile 2005) del "che fare": sommario

(SU - UP)

 

A proposito della liberazione del fascismo!

Il contributo dell’Etiopia

 

Nel 1896, dopo una lunga lotta, l’Etiopia riusciva a cacciare le truppe italiane dal suo suolo e a liberarsi dal giogo colonialista. 

Nel 1935 gli eserciti dell’Italia fascista occupavano nuovamente la terra etiopica: il duce tentava di portare a compimento la conquista coloniale che quaranta anni prima non era riuscita all’Italia liberale.

L’occupazione italiana in Etiopia fu letteralmente brutale e questa fiera popolazione africana fu costretta a subire un regime di feroce sfruttamento e di autentico terrore. 

Il popolo etiopico però diede vita ad una lotta di resistenza che mise in perenne difficoltà economica e militare il governo di Mussolini contribuendo anche alla sua sconfitta nel secondo conflitto mondiale. Contro la resistenza etiopica l’esercito italiano impiegò tutti i mezzi classici del colonialismo: distruzione ed incendi di villaggi, esecuzioni in massa di civili, bombardamenti con i gas tossici per sterminare intere popolazioni. Nonostante tutto ciò la resistenza non fu mai completamente piegata... (continua)

 

 

(SU - UP)

Sulla manifestazione del 19 marzo contro la guerra!

 

"La nostra organizzazione si sente impegnata in prima persona per la manifestazione contro la guerra indetta internazionalmente, e quindi anche in Italia, per il 19 marzo e, pertanto, chiama i propri compagni e tutti coloro che siamo in grado di raggiungere con la nostra parola a parteciparvi attivamente in maniera comunista militante. Come OCI abbiamo partecipato ai lavori preparatori in vista dell'appello-piattaforma varato dalle varie realtà politiche organizzatrici e, nella discussione in merito a ciò, abbiamo costantemente e chiaramente fatte presenti le nostre specifiche posizioni, trovando anche accoglienza ad esse su questo o quel  singolo punto (e non certo nel loro insieme). Coerentemente alla nostra impostazione di fondo, abbiamo aderito all'iniziativa, anche se, rispetto all’appello, teniamo a rimarcare la nostra impostazione complessiva del problema, come diremo subito..." (continua)

 

La nostra comunicazione al comitato promotore della manifestazione del 19 marzo 2005 a Roma

 

Il 19 marzo negli Stati Uniti: lo sciopero dei portuali di San Francisco

 

Il 19 marzo in Gran Bretagna: alcune foto all'indirizzo

http://italy.indymedia.org/news/2005/03/755346.php

 

 

Sulle elezioni in Iraq

 

أيّ ديموقراطية وأيّ سلم؟
نّ الانتخابات في العراق والاتّفاق في فلسطين لتنبئ بفصول جديدة لما يسمّى ب " الحرب بلا نهاية " حرب بوش وبرلسكوني !

But what’s all this about democracy and peace! The election in Iraq and the agreement in Palestine are announcemnents of new chapters in the “infinite war” of Bush and Berlusconi! The election in Iraq can summed up in one word: a farce. Taking place under the pointed rifles of the occupying forces, the voting did not and will not lead to “peace and democracy”, but will simply help Western imperialism to prepare new and more terrifying acts of aggression against the exploted peoples of the whole Middle East. The same goes for Israel’s policy of making..."

Le elezioni in Iraq segnano l’apertura di un altro capitolo della “guerra infinita” dell’imperialismo ai popoli e agli sfruttati del mondo musulmano e dei continenti di colore, e un ulteriore giro di vite nella campagna per l’irregimentazione dei lavoratori occidentali dietro il carro militarista.

 

Una cronaca da Baghdad: i sentimenti degli iracheni in fila ai distributori di benzina in un articolo di Stefano Chiarini

 

Per gli amanti della democrazia, un’informazione non irregimentata agli interessi imperialisti è veleno, solo veleno.

 

Sami Ramadami: No amount of spin can conceal Iraqis' hostility to US occupation

 

Dahr Jamail: What They're Not Telling You About the "Election"

 

È uscito il n. 64 (marzo-aprile 2005)

del "che fare": sommario

 

La guerra capitalistica contro

i lavoratori in Occidente

Uno dei volantini distribuiti in occasione dello sciopero generale dell'industria in Italia del 15 aprile 2005

Controllo elettronico dei lavoratori a Mediaset

Carica della polizia contro i lavoratori della Fiat di Pomigliano riuniti in un'assemblea indetta dallo Slai Cobas

Aggressione contro il centro sociale Vittoria di Milano

Dalla Opel in Germania

Dall'Est europeo       

Sciopero alla Skoda in Cechia

 

(SU - UP)

 

Contro la guerra infinita dell'Occidente capitalistico

ai popoli e agli sfruttati

del mondo islamico e del Sud del mondo!

 

 

 

Dall'Iraq, un messaggio dalla resistenza irachena al movimento contro la guerra dell'Occidente:

"Oggi ci rivolgiamo nuovamente a voi. Non abbiamo bisogno di armi, o combattenti, non ci mancano. Vi chiediamo di formare un fronte mondiale contro la guerra e le sanzioni... segue"

Dalla Palestina, ebrei contro lo stato d'Israele

Dagli Stati Uniti:

Intanto, la guerra dei capitalisti e dei governi occidentali va avanti anche sul fronte interno: anche nel paese del capitalismo dal volto umano, in Germania...

 

 

Costa d'Avorio: l'Iraq di Chirac.

A proposito del "pacifismo" dell'imperialismo francese!

 

Otto marzo a Roma:

un'assemblea delle lavoratrici immigrate

 

Il maremoto nell’oceano Indiano:

Un disastro naturale o un crimine del capitalismo?

 

Dall'Est europeo

Sciopero alla Skoda in Cechia

Dopo l'Ucraina, nel mirino anche la Moldova

I padroni (occidentali) della Romania ordinano di tenere in carcere il minatore Miron Cozma

Ucraina, Jugoslavia atto secondo

 

Una lettera dal carcere di Biella

 

 

 

 

Riportiamo alcuni articoli scaricati dal sito Znet sullo "tsunami" che potrebbe scatenarsi nell'economia capitalistica internazionale con epicentro negli Stati Uniti: che i lavoratori attivino per tempo una rete di rilevazione e di coordinamento internazionale per la protezione dei loro interessi di classe!

(SU - UP)

 

 

Contro la guerra infinita dell'Occidente capitalistico

ai popoli e agli sfruttati del mondo islamico e del Sud del mondo!

 

"Il popolo del mondo è come due tribù nel deserto, una tribù vive in un paese con un pozzo, l'altra in un paese senza pozzo. La tribù con il pozzo vuole la pace, l'altra non vuole la pace, vuole l'acqua! La tribù senza pozzo forse è meno civilizzata, non ha una parola per dire pace, ma ne ha una per dire sete che, data la situazione, è più o meno la stessa cosa. Il Comitato per la Pace nel paese con il pozzo, è buono, saggio, gente bella che non ha sete, perciò ha tempo ed energia per il comitato. La gente con il pozzo parla molto di premi per la pace... "

Lars von Trier, 10 marzo 2004”

 

(SU - UP)

Solidarietà con i lavoratori rumeni aggrediti dalle forze di polizia a Guidonia: il nostro volantino.

La "guerra infinita" / La lotta contro la "guerra infinita"

 

Dall'Iraq

Dopo la battaglia di Najaf

Gli effetti dell'uranio impoverito sulla popolazione irachena, da un articolo di Al-Jazeera

 

       Dall'Africa

Nella guerra infinita per il petrolio, ora tocca all'Africa.

 

Dall'Italia

Sul rapimento delle volontarie di "Un ponte per...": cosa vuol dire dare la priorità, per davvero, alla vita umana

Dal  "diario"  di Baldoni

La nuova riforma della leva

Il compito "umanitario" della missione italiana a Nassiriya

Elettrodi, psichiatria e irregimentazione sociale

 

       Dagli Stati Uniti

Genitori di marines contro Bush

Le iniziative contro la guerra negli Usa: il nemico è in casa nostra! 

La cronaca della Washington Post della marcia dei lavoratori di Washington di domenica 17 ottobre 2004

Riceviamo e pubblichiamo dagli Stati Uniti una riflessione politica sulla marcia di Washington del 17 ottobre 2004

 

 

Proletari e capitalisti nella nuova Europa,

dentro e fuori l'Ue

Alcuni episodi di "cronaca"

Un nostro volantino diffuso nelle manifestazioni per lo sciopero generale del 30 novembre 2004

 

Pur con condizioni disegualissime, i lavoratori immigrati e i lavoratori italiani sono sulla stessa barca:

  • Foligno, un operaio immigrato si infortuna in un cantiere e viene "buttato via".

  • Napoli, un altro operaio cade in un cantiere e viene "buttato via": questa volta è italiano.

 

A fianco delle iniziative di lotta dei lavoratori immigrati!

La strage degli immigrati nel Mediterraneo: continua la guerra del governo e delle istituzioni statali italiane contro gli immigrati

 

Il manifesto pluri-lingue di convocazione della manifestazione del 26 settembre 2004 contro la legge Bossi-Fini e per il permesso di soggiorno per tutti

 

Il volantino diffuso dalla nostra organizzazione per la preparazione della manifestazione del 26 ottobre

 

Un documento del Comitato Immigrati in Italia

 

Dagli Usa una corrispondenza sulla condizione e sulla mobilitazione degli immigrati che lavorano nei campi del Nord Caroline

Anche in Francia e Germania le aziende e i governi tornano ad imporre leggi e accordi che prevedono l'allungamento dell'orario di lavoro. Una nuova conferma della pretesa "diversità" del modello sociale europeo da quello statunitense. Un'analisi delle caratteristiche di questo nuovo affondo del capitalismo.

I licenziamenti all'Alitalia non sono inesorabili per i lavoratori: un nostro volantino

 

 

(SU - UP)

 

Alcune considerazioni

sulle elezioni europee

 

Qual è il significato dei risultati usciti dalle urne?

Come si è posizionata la classe lavoratrice?

Quali indicazioni emergono per la lotta contro l'aggressione imperialista all'Iraq, alla Palestina (e al resto del Sud del Mondo) e per quella per la difesa delle condizioni proletarie in Italia e Europa?

 

Ostia (Roma): due padroni edili aggrediscono a sprangate e assassinano un lavoratore polacco.

Un attacco gravissimo ai lavoratori immigrati e a tutti i lavoratori.

 

Dopo l'accordo sindacale al call center dell'Atesia di Roma

Un accordo che stabilizza la precarietà!

Il nostro volantino

 

 

È uscito il n. 63 del giornale "che fare"

(giugno 2004)

Il magnifico lavoro da compiere

 

Unire le forze dei lavoratori e degli oppressi occidentali, arabo-islamici e di tutto il Sud e l’Est del mondo

Contro l’occupazione dell’Iraq, anche se consacrata da una nuova risoluzione Onu e con la presenza di truppe europee e arabe;

Contro le politiche “sorelle” di Bush-Berlusconi e dei loro “oppositori” Prodi-Kerry, l’una e l’altra rivolte a mettere sotto torchio i lavoratori occidentali e a schiavizzare gli immigrati e i popoli “di colore” sotto il tallone di ferro della finanza e delle multinazionali;

Per porre fine alla concorrenza ed alle guerre tra proletari, ad un sistema capitalistico internazionale arrivato al suo capolinea storico!

 

Sommario

La prima pagina (formato PDF)

Come portare avanti (in Medio Oriente e in Occidente) la lotta contro l'occupazione alleata dell'Iraq?

 

Italia. La "guerra interna" condotta dal governo Berlusconi e dai capitalisti contro i proletari e gli oppressi italiani e immigrati

 

L'ultima pagina (in arabo e in inglese)

 

(SU - UP)

 

Sulla lotta

anti-imperialista

in America Latina

 

Dall'Argentinazo del 2001 fino alla sollevazione boliviana della fine del 2003,  l'America Latina è scossa dalla lotta anti-imperialista delle masse lavoratrici e diseredate.

Su questa resistenza, sui suoi punti di forza, sulle difficoltà che ne frenano la maturazione, sulle sue prospettive, presentiamo un documento dal titolo "Crisi continentale e alternative radicale" di Ernesto Herrera e Charles-André Udry.

Il testo ha il merito di inserire la lotta delle masse lavoratrici latinoamericane nel quadro dello scontro di classe a scala mondiale e di indicare i nodi con cui è chiamata a confrontarsi la loro azione e quella dei militanti proletari e comunisti per una soluzione che vada alla radice delle emer-genze sociali, economiche e ambientali del continente latinoamericano.

Via le truppe

italiane e occidentali

dall'Iraq e dall'Afghanistan!

 

Via il governo Berlusconi!

La sua guerra "esterna"

è tutt’uno con

la sua guerra "interna"

contro i lavoratori d’Italia.

 

No alla crociata contro gli immigrati!

Sostegno incondizionato

alla resistenza

delle masse lavoratrici irachene

contro l'occupazione occidentale!

 

Il volantino diffuso

alle manifestazioni

del 25 aprile

 

"Alla gente del

movimento no war":

dal "che fare" n. 62

 

Uno nostro volantino

sulla guerra

diffuso davanti

ad alcune fabbriche

 

(SU - UP)

Incredibile ma vero.

Il nostro sito imputato di anti-semitismo e di razzismo.

L’accusa arriva dall’ “Osservatorio contro il razzismo e la xenofobia”

di Vienna.

La nostra risposta

All'inizio di aprile il governo italiano ha compiuto due nuove operazioni repressive in relazione alla politica di prevenzione del cosiddetto "terrorismo internazionale".

È interesse dei lavoratori e dei veri amanti della pace di denunciare queste operazioni.

Ne spieghiamo le ragioni nel nostro comunicato.

 

(SU - UP)

 

Dopo aver "riformato" il mercato del lavoro, il sistema pensionistico, la normativa per gli immigrati e la scuola... Dopo aver guidato il taglio del potere di acquisto dei salari...

...il governo Berlusconi vuole mettere le mani

sull'orario di lavoro.

Un nostro volantino

 

(SU - UP)

 

È uscito il n. 62 (dicembre 2003-gennaio 2004)

del giornale che fare. Il numero contiene un supplemento sul caso Parmalat.

 

 

 

Sommario e prima pagina (formato pdf)

Può essere acquistato nelle principali librerie oppure direttamente richiesto nelle nostre sedi.

The editorial in Arabic (formato pdf) and in English

 

(SU - UP)

 

La guerra "esterna"

Un articolo di Stiglitz:

la terapia Usa per l'Iraq

Dall'Iraq occupato la voce e le lotte dei lavoratori

Sull'Iraq occupato la mannaia del debito estero

Alla "gente"

del movimento "no-war"

 

Due parole sui fatti di Nassiriya

Il nostro volantino alla manifestazione di Roma dell'8 novembre 2003 contro il "Muro" costruito da Israele in Cisgiordania

La democrazia in Iraq:

niente sindacati!

 

Il 6 dicembre le truppe di occupazione occidentali hanno devastato  i locali dei sindacati iracheni e arrestato 8 esponenti dell'organizzazione sindacale irachena.

La "costruzione della democrazia" in Iraq comincia con il divieto della costituzione dei sindacati e va avanti con la demolizione dei primi nuclei già costituiti di sindacato.

La denuncia della

Federazione Irachena dei Sindacati

 

La risposta della Federazione Irachena dei Sindacati al comunicato dell'IFTU Bureau Executive

Dal "Guardian"

del 4 novembre un articolo di Tariq Ali

sulla resistenza irachena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La guerra "interna"

La manifestazione di Roma dei lavoratori immigrati del 31 gennaio: una nostra

cronaca politica

Scandalo Parmalat e lavoratori del trasporto in lotta: chi sono i veri parassiti?

Un nostro volantino

(14 gennaio 2004)

Carovita, precarietà, pensioni, guerre… ragioniamoci su. 

Un nostro volantino

(30 settembre 2003)

 

Le lotte dei lavoratori

dei trasporti

Una nostra presa di posizione sulla vertenza degli auto-ferrotranvieri dopo il primo sciopero dei lavoratori Atm

Il volantino diffuso all'aeroporto di Fiumicino il 18 dicembre 2003 dopo lo sciopero dei lavoratori contro il piano di ristrutturazione aziendale

La contro-riforma psichiatrica

La proposta di legge n. 174 mira a sgretolare ciò che il movimento dei lavoratori riuscì a conquistare negli anni settanta in materia di intervento socio-sanitario sulla "malattia mentale".

Un nostro commento

16 dicembre, Roma:

Aggressione, identificazione e 5 arresti contro un gruppo di giovani compagni "rei" di distribuire un volantino di solidarietà con i lavoratori dei trasporti.

Il nostro comunicato

19 settembre, Roma:

Azione repressiva contro l'associazione dei lavoratori immigrati del Dhuumcatu

  • Il nostro comunicato

in italiano

in inglese 

  • Il comunicato del Dhuumcatu

in italiano

in inglese

  9 settembre,

Monselice (Padova): 

 

Ennesimo episodio di repressione democratica

 

Il nostro comunicato

 

Riprendiamo

dal n. 12 della rivista "à l'encontre" e

dal n. 2 della rivista "Carré Rouge"

un nostro articolo su:

Quali le vere cause dell'aggressione imperialista all'Iraq?

Quali le prospettive per il futuro del capitalismo internazionale che tale aggressione annuncia?

Quale la via con cui il proletariato internazionale potrà difendersi da questo corso militarista e catastrofico del capitalismo?

Può insegnarci qualcosa il bilancio di ciò che avvenne nella prima e nella seconda guerra imperialista?

in italiano               en francais

 

Il numero 12 della rivista "à l'éncontre" (www.alencontre.org)

è interamente dedicato al tema

"Une nouvelle situation internationale

après la guerre contre l'Iraq".

 (SU - UP)


 

Otto marzo

Dalla parte della donna

 

  • La vignetta che riportiamo viene dalla Francia (L'Express, gennaio 2004), spesso presentata a "sinistra" come la terra promessa di un modello capitalistico socialmente equilibrato, attento difensore dei diritti della donna... Un nostro commento

 

 

(SU - UP)


 

A proposito di foibe

Destra e "sinistra" convergono anche su questo momento del "passato"...

Perché?

E con quale scopo politico futuro?

Articoli dai precedenti numeri di "che fare"

Dal n. 40 (sett.-ott. 1996): "Si riapre il capitolo foibe: è altro concime per il nazionalismo italiano e l'anti-comunismo"

Dal n. 42 (mar-apr. 1997): "Foibe: 'Ancora tu...'"

Dal n. 44 (sett.-ott. 1997): "Via Rasella, Fosse Ardeatine, Porzus... Ancora sul tema: o resistenza o rivoluzione"

(SU - UP)

 

Dopo l'occupazione occidentale di Baghdad

 

Ma quale pace? Ma quale liberazione?

Giù le mani dall’Iraq!

Via le truppe occidentali dall’Iraq e dall’Oriente!

 

L'aggressione ai popoli del Medioriente

è appena cominciata...

Continuiamo, rafforziamo ed estendiamo la lotta

contro la "guerra infinita" delle potenze del capitale!

 

Nonostante la fiera resistenza dei popoli iracheni, le forze armate anglo-americane hanno preso possesso di Baghdad. La chiamano liberazione. È in realtà l’occupazione neo-coloniale del paese.

L’Italia vi sta partecipando in prima fila. Invierà un contingente militare nei prossimi giorni.

Bush, Blair, Berlusconi vogliono schiavizzare gli iracheni, saccheggiarne il petrolio, e dall’Iraq preparare le prossime guerra in cantiere contro gli altri popoli della regione e dell’Oriente.

L’occupazione dell’Iraq servirà anche per stringere le catene ai polsi dei lavoratori e dei giovani in Occidente. A partire dalla Baghdad presente in “casa nostra”, dai lavoratori immigrati.

 

 

Si preparano tempi durissimi per il proletariato internazionale.

 

Rilanciamo l’opposizione di lotta alla politica guerrafondaia di Bush, Blair e Berlusconi e alla variante (per ora pacifista) di questa politica portata avanti dall’Europa di Prodi, di Chirac e di Schroeder!

No all’invio delle truppe italiane in Iraq! No all’occupazione neo-coloniale occidentale dell’Iraq e del Medioriente!

Sostegno incondizionato alla resistenza del popolo e degli sfruttati iracheni e dell'intero Medioriente!

No al razzismo! No al precariato! No al nuovo attacco alle pensioni!

Per la ripresa della lotta e dell’organizzazione di difesa dei lavoratori e dei giovani! Per un fronte di lotta comune tra lavoratori occidentali, immigrati e sfruttati del resto del mondo! Per il comunismo internazionale!

 

Il nostro volantino alla manifestazione del 12 aprile a Roma

 

Due nostri volantini distribuiti dopo l'occupazione neo-coloniale dell'Iraq in alcune fabbriche e in alcuni mercati cittadini

(SU - UP)


 

Sostegno incondizionato

alla resistenza del popolo iracheno

e delle masse lavoratrici del mondo musulmano!

 

(Un nostro volantino in arabo distribuito durante la seconda settimana di guerra)

 

 

Kerbala (Iraq), 24 marzo 2003:

festeggiamenti per l'Apache abbattuto da un contadino iracheno...

(SU - UP)

 Le ragioni della nuova aggressione imperialista all'Iraq, i compiti cui è chiamato il movimento contro la guerra in Italia e nel resto dell'Occidente: una nostra presa di posizione all'indomani dell'inizio dei bombardamenti

(marzo 2003)

Dagli Usa, recensione del libro

 

Una paga da fame.

Come non si arriva a fine mese

nel paese più ricco al mondo

 

Un'inchiesta sui lavoratori poveri negli Usa, una finestra che aiuta a comprendere le ragioni "interne" dello sviluppo del movimento contro la guerra nel cuore della potenza statunitense

 

(SU - UP)

Solidarietà ai lavoratori della Zanon

di nuovo sotto attacco

    Pubblicato il  n. 60 del che fare
lo potete trovare presso le sezioni 
e le principali librerie

Il volantino diffuso dalla nostra organizzazione durante le prime settimane della nuova aggressione all'Iraq

 

Manifestazione della Cgil

a Milano del 15 marzo 2003

 

Manifestazione del 15 febbraio

  un altro mondo è possibile
      .....senza capitalismo

 Giù le mani dal popolo irakeno
opponiamoci alla nuova aggressione

  Fiat: una lotta di tutti i lavoratori

Respingere al mittente il piano di licenziamenti

 

Il metallo del disonore

Richiedi alle nostre sedi il libro "Il metallo del disonore" sull'uso delle armi all'uranio impoverito da parte delle potenze capitalistiche occidentali nella prima guerra del Golfo e nella guerra nella "ex"-Jugoslavia, sui loro effetti sulle popolazioni aggredite e sui militari della coalizione imperialista.

e dopo lo sciopero del 18 ottobre....?
  Pagina dedicata alla 
lotta del proletariato argentino
 

Contro l'aggressione
 imperialista all'Afghanistan
Unità degli sfruttati di tutto il mondo

(SU - UP)

I link che seguono sono relativi al precedente sito, per cui alcune pagine non hanno più i collegamenti, o fanno riferimento al precedente sito che è stato aggiornato con la nuova "home" e il nuovo "archivio". L'intero Che fare si trova nel nuovo archivio. Attualmente sono disponibili volantini precedenti al 2003 sui seguenti argomenti,  :

  1. Le nostre prese di posizione sui governi;
    1. Volantino alla costituzione del governo D'alema
    2. Ulteriore volantino sul governo D'Alema 
    3. Per un bilancio di classe sul governo D'Alema
    4.  Contro il governo Amato e la sua finanziaria "indolore"
    5. I° maggio di lotta contro il governo Berlusconi
  2. La costituzione dell'EURO;
    1. Euro:propaganda e realtà
    2. La nascita dell'Euro  (Versione italiana di un volantino distribuito a Colonia, anche in tedesco)
  3. Il nostro intervento tra e sui giovani;
    1. La mobilitazione contro la riforma Moratti
    2. Sulla privatizzazione della scuola
    3. Sul disagio giovanile e la diffusione della droga
    4. La riforma della leva porterà benefici a i giovani?
    5. Sulla vicenda di Novi Ligure
  4. Interventi contro le aggressioni imperialiste e le lotte contro di esso
    1. Contro la nuova aggressione all'Iraq;
    2. La nuova sollevazione delle masse oppresse palestinesi
    3. La nostra battaglia contro l'aggressione alla Jugoslavia
  5. Interventi verso i lavoratori della Lega Nord;
    1. Volantino distribuito in occasione della manifestazione di Venezia;
    2. In occasione della manifestazione di Milano contro la criminalità
  6. Interventi vari sulle questioni operaie
    1. rinnovo contrattuale dei metalmeccanici  
    2. Vertenza Fiat e Zanussi ( due volantini distribuiti a Torino e Marghera)
    3. No agli esuberi dichiarati dalla Fiat
    4. Per lo sciopero generale del 16 aprile
    5. In preparazione della manifestazione del 23 marzo
  7. Interventi rivolti verso gli immigrati (Oltre quelli in lingua su varie questioni internazionali)
    1. Contro la politica del governo D'Alema contro gli immigrati
    2. Volantino per le manifestazioni di Brescia e Roma il 17-18/6/2000 disponibile anche in inglese
  8. Prese di posizioni sul degrado ambientale ed il rapporto uomo natura
    1. La nostra posizione sulla lotta degli allevatori (volantino distribuito alle fabbriche)
    2. Sulla Mucca Pazza
    3. Sull'emergenza rifiuti e le mobilitazioni in Campania 
  9. Per una vera unità del fronte di classe (Volantino distribuito ad Amsterdam disponibile in inglese, tedesco e francese)
  10. Interventi alla varie manifestazioni internazionali contro l'imperialismo
    1. Manifestazione di Ginevra contro la globalizzazione del 25/6/00 (anche in francese)
    2. Volantino per  il vertice di Praga del 25-28/9/2000 in inglese
    3. Il nostro intervento contro i Global Forum di Davos e Napoli  anche in inglese e francese
    4. Testi in preparazione e di bilancio sul G8 di Genova
    5. Una lotta internazionale, una prospettiva anticapitalista (contro il Forum economico di New York anche english)
    6. Volantino in occasione del Forum di Porto Alegre del 2002 (anche  español e english)
  11. Proletariato e lotta alla mafia
  12. La vicenda Ocalan e la repressione dei Kurdi; (disponibile anche la versione in tedesco)
  13. Sulla visita di Haider al papa
  14. Strage di operai in Bangladesh
  15. Volantino sull'Uranio Impoverito distribuito a Milano
  16. Volantino per la Marcia Mondiale delle donne a Washington del 16/10/2000 anche inglese, françese e spagnolo
  17. Interventi sull'attacco alle torri gemelle e sull'aggressione all'Afghanistan
  18. Viva il proletariato argentino in lotta contro il capitale globalizzato anche español

Alla pagina dell'Organizzazione Comunista Internazionalista (O.C.I.)

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