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14 gennaio 2010

Il nostro volantino alle fabbriche sui fatti di Rosarno

A fianco della lotta dei lavoratori immigrati di Rosarno

 

Condizioni di lavoro semi-schiavistiche, condizioni di vita bestiali, umiliazioni e aggressioni: è contro tutto ciò che si sono giustamente ribellati i lavoratori immigrati di Rosarno.

20-25 euro per 10-14 ore al giorno di fatica nelle campagne, assenza totale di servizi igienici e di ogni diritto, abitazioni che sarebbero indegne anche per gli animali. La stampa e la televisione sono state costrette (bontà loro) a riconoscere questa realtà, ma hanno subito detto che si tratta di situazioni “particolari e circoscritte” dovute al fatto che la Calabria è un’area ad alta penetrazione mafiosa.

Balle, bugie interessate! Le condizioni di super-sfruttamento che solo grazie alla lotta ed alla ribellione degli immigrati sono venute alla luce a Rosarno, non sono affatto limitate a qualche “isolata zona” del meridione. Esattamente queste stesse condizioni sono alla base di tutto l’agro-business mondiale e sono diffusissime a scala planetaria, a cominciare dalla modernissima California dove nei campi vengono impiegati finanche bambini in età pre-scolare.

Certo, a Rosarno la malavita organizzata ha un peso molto forte. Certo, in tante parti del meridione ha il controllo della produzione e della raccolta dei prodotti agricoli. Tutto questo è verissimo. Quello che però non si dice, quello che si vuole nascondere è che dietro e ben sopra le mafie vi sono le grandi aziende, le multinazionali agroalimentari e la grande finanza con esse intrecciata. Mafia, camorra e ‘ndrangheta (con i loro metodi schiavistici e terroristici) sono estremamente funzionali ai profitti di questi colossi del mercato italiano e mondiale per conto dei quali, nei fatti, operano da sub-appaltatori.

I lavoratori italiani spesso vedono negli immigrati dei pericolosi concorrenti “al ribasso” da cui difendersi per salvaguardare il posto di lavoro, il salario e l’accesso ai servizi. Il problema è reale. Ma come può essere risolto?

Il governo Berlusconi, la cui politica e la cui propaganda hanno istigato la mobilitazione razzista di Rosarno, afferma che tale problema si risolve mandando la polizia contro gli immigrati di Rosarno e puntando il dito contro i cosiddetti “clandestini”, che costituirebbero un grave pericolo per tutta la società italiana. Al contrario di quel che dice il governo Berlusconi, questa politica aggrava ancor più i problemi dei lavoratori italiani e di quelli immigrati.

Piaccia o meno, infatti, una cosa è sicura: gli immigrati qua sono e da qua non possono e non vogliono andar via. Non solo. Il movimento migratorio proseguirà. Nessuna legge, nessun pattugliamento nei mari, nessuna muraglia ai confini potrà arrestarlo. Alla sua base vi sono motivazioni troppo grandi e forti. In conseguenza di ciò, l’effetto reale della politica del governo, delle leggi razziste come la Bossi-Fini e il “pacchetto sicurezza” è quello di generare e ampliare la condizione di clandestinità dei lavoratori immigrati. Di costringere, anche per mezzo della legge, uomini e donne in questa drammatica condizione di super-ricattabilità. Il governo Berlusconi mira a produrre questa condizione di proposito. Per due fondamentali motivi. 1) Essa serve come il pane ai capitalisti italiani, che hanno una inesauribile fame di proletari con zero diritti da sottoporre al più bestiale sfruttamento. 2) Essa aiuta il governo e i padroni ad aizzare i lavoratori italiani contro quelli immigrati, a deviare contro questi ultimi lo scontento dei lavoratori italiani per i licenziamenti e gli altri contraccolpi della crisi economica, a spingerli verso una guerra tra proletari (di cui nella cittadina calabrese si è avuta una piccola anticipazione) a tutto e solo vantaggio delle aziende e dei padroni.

Una donna di Rosarno impaurita dagli scontri ha dichiarato: “Io voglio sicurezza per me e per i miei figli”. Giusto. Ma la vera sicurezza non la si potrà mai conquistare scagliandosi contro altri sfruttati. Non la si potrà mai ottenere fino a quando altri lavoratori saranno costretti a vivere peggio delle bestie. L’insicurezza è, infatti, come una pianta rampicante: o la si taglia alla radice, oppure dal “basso” si diffonde inevitabilmente in tutto il mondo del lavoro.

Ripetiamo: gli immigrati qua sono e da qua non possono e non vogliono andar via, il movimento migratorio proseguirà inarrestabile. Una vera sicurezza dalla povertà, dai licenziamenti, dalla disoccupazione e dalla paura di “non farcela più” a garantire un futuro dignitoso per sé e per i propri cari la si potrà conquistare solo rifiutando di farsi trascinare in qualsiasi guerra tra sfruttati, solo lavorando collettivamente e con determinazione alla costruzione di ambiti di lotta, di discussione e di organizzazione comune tra lavoratori italiani ed immigrati per i pieni diritti di tutti i proletari immigrati (“regolari” o “irregolari” che siano), per una battaglia comune contro i vari tasselli della politica del loro comune nemico, i padroni e il governo italiani. In questa battaglia per la dignità e la tutela di tutti i lavoratori, i lavoratori immigrati, lungi dall’essere la minaccia dipinta dalla propaganda governativa, sono una risorsa di forza, di coraggio e di determinazione gigantesca. Ne abbiamo visto un esempio proprio a Rosarno!

14 gennaio 2010

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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