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 20.3.2008

Precedenti articoli del Che fare sulla Cina e sul Tibet

È in corso in Tibet, attraverso l’azione della banda reazionaria legata al Dalai Lama, l’ennesima “ribellione” pilotata dall’imperialismo occidentale per tentare di piegare la crescente potenza capitalistica cinese e mettere sotto torchio fino in fondo il mastodontico proletariato cinese, sempre meno prono alle esigenze del profitto, come dimostrano le lotte degli ultimi anni.

La campagna stampa su di essa serve anche per continuare a seminare veleno anti-cinese tra i lavoratori dell’Occidente e irregimentarli in vista dei “tempi di ferro” che si preparano.

I lavoratori d’Italia hanno interesse a denunciare la natura di questa manovra, a respingere la canea sciovinista anti-cinese propalata dal quartetto Pannella- Bossi-Tremonti-Bertinotti, a solidarizzare con i lavoratori della Cina per un'organizzazione di lotta comune contro il capitale mondializzato, contro i suoi pesi massimi in crisi sulle due sponde dell’Atlantico e i suoi ascendenti pretendenti al trono nel Sud-Est asiatico.

Se non si vuole che le iniziative pacifiste di rigetto della fanfara imperialista nascano già spompate, occorre un’analisi puntuale dello scontro tra stati e tra classi in corso. Tale analisi, a sua volta, non può prescindere da un inquadramento generale della “questione cinese” e della “questione Tibet”. Su questo piano, negli anni scorsi, il nostro giornale ha fornito alcuni materiali che ripresentiamo di seguito:

Dossier sul proletariato cinese Che fare n.64 :

Ieri, oggi e domani. 1959: “La rivolta del Tibet e il comunismo rivoluzionario” Che fare n.51

Il Dalai Lama e la Cia  Che fare n.51

Cina: Topolino, missione alto rischio  Che fare n.41

Dopo i fatti di Piazza Tien An Men. Mao e dopo-Mao, Deng e dopo-Deng; il cammino continuo della Cina capitalista e quello del proletariato Che fare n.17

20.3.2008

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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