13 giugno 2015
Contro il razzismo di stato
Lo scorso 9 maggio ad Aprilia due ragazzi di origine indiana (Amandeep Sidhu e Sandeep Kaur, fratello e sorella) sono stati travolti ed uccisi da un’auto guidata ad alta velocità da un italiano mentre aspettavano l’autobus per andare a scuola.
Tredici giorni dopo, il 22 maggio, a Vibo Valentia (Calabria) una donna di 68 anni è stata investita e uccisa da due auto. I guidatori, italiani, non hanno prestato soccorso alla signora, ma sono scappati. Solo successivamente si è riusciti ad identificarli.
In entrambi i casi i giornali e le televisioni hanno dato pochissimo risalto all’accaduto. Niente titoloni, niente tg speciali, niente programmi dedicati in prima serata. Qualche trafiletto in cronaca locale e stop.
E il governo? E le forze d’opposizione tipo la Lega di Salvini? Nulla. Il silenzio più assoluto.
Roma, 27 maggio. Un’auto con a bordo tre giovani Rom è inseguita dalla polizia. La fuga ha un esito tragico e sciagurato: viene investita e uccisa una lavoratrice filippina di 44 anni.
Due dei tre ragazzi scappano. Inizia una spettacolare caccia all’uomo. Il ministro degli interni Alfano giura che “giustizia sarà fatta”. Il governo promette di accelerare i tempi per il varo di una legge contro i “pirati” della strada. Salvini incita a “radere al suolo tutti i campi nomadi”. Per giorni stampa e televisioni non parlano d’altro. L’intero popolo Rom, viene in vario modo additato come un “male da combattere”.
Dietro tanto improvviso (e ipocrita) clamore non si nasconde altro che una nuova campagna razzista che vuole meschinamente usare la tragica morte della signora filippina per seminare tra i lavoratori italiani ulteriore diffidenza e odio non “solo” verso i Rom, ma verso tutti gli immigrati.
Questa campagna ha tre fondamentali obiettivi.
Primo: offrire un falso bersaglio alla potenziale rabbia dei proletari italiani. Se si è disoccupati, se si rischia di perdere il lavoro, se i diritti dei lavoratori vengono cancellati uno dopo l’altro, se le pensioni sono misere, se le banche strozzano con i loro mutui, se la sanità pubblica è ridotta allo sfascio, se cioè si è sempre più insicuri, per gli organizzatori di questa campagna razzista non bisogna organizzarsi contro i veri responsabili di tutto ciò (i grandi poteri capitalistici ed i loro governi), ma bisogna scagliarsi contro coloro che da questi stessi grandi poteri sono costretti a vivere nel degrado dei campi nomadi o a rischiare la propria vita tentando di raggiungere le coste italiane a bordo di fatiscenti “barconi”.
Secondo: utilizzare la “richiesta di sicurezza” anche per costruire un clima favorevole alle aggressioni militari e neo-coloniali che gli stati occidentali portano ai popoli e alle masse lavoratrici del Sud del mondo. A cominciare da quella nuovamente in preparazione contro la Libia che vede l’Italia e il governo Renzi in primissima fila.
Terzo: fomentare divisione e contrapposizione tra gli stessi immigrati. Si vuole mettere chi ha il permesso di soggiorno contro chi non lo ha, chi è in Italia da tempo contro i “nuovi” arrivati, ecc. Il tutto per spingere gli immigrati che da tempo risiedono in Italia a vedere (illusoriamente) nelle politiche restrittive in materia di immigrazione del governo italiano un qualcosa di positivo che (di fronte alla cosiddetta “invasione dei nuovi arrivati”) può tutelare quel poco di benessere che in vari anni essi sono riusciti a fatica ad conquistare. Inoltre per questa via si vuole portare una quota importante di immigrati ad appoggiare le politiche dello stato italiano anche quando queste si concretizzano nell’aggressione ai paesi e ai popoli africani o asiatici.
Se i proletari d’Italia (come purtroppo spesso avviene) presteranno fede a queste campagne razziste finiranno per trovarsi catapultati in uno scontro e in una guerra fratricida tra lavoratori sia sul piano interno che su quello internazionale. Uno scontro tra sfruttati che rafforzerà (sta già rafforzando) solo gli sfruttatori.
Queste campagne razziste, comunque motivate, vanno respinte e combattute da cima a fondo. La vera sicurezza la si potrà conquistare solo lottando contro il governo, contro i “propri” padroni, contro le loro politiche interne e contro le loro politiche internazionali. Solo organizzandosi assieme, e non contro, i lavoratori immigrati. Solo schierandosi a fianco delle popolazioni aggredite dalle nazioni occidentali e non contro di esse.
Questa è peraltro l’unica via attraverso cui si potrà anche mettere mano al degrado dei comportamenti che è non è certo confinato ai Rom, ma è sempre più diffuso tra le fila di tutti i lavoratori. Un degrado che ci rende tutti più deboli e divisi di fronte al padronato ed ai suoi governi.
13 giugno 2015
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA