30 novembre 2016
La riforma costituzionale è un altro tassello
della politica anti-proletaria del governo Renzi!
Il 4 dicembre 2016 si terrà in Italia un referendum sulla riforma costituzionale proposta dal governo Renzi e approvata dal parlamento (a maggioranza) il 12 aprile 2016. Al centro della riforma vi è il rafforzamento dei poteri di comando dei futuri governi italiani: essi potranno mettere in opera più rapidamente e con minori tira-e-molla parlamentari i provvedimenti che intendono varare.
Il governo Renzi afferma che questa riforma favorirà la stabilità politica, renderà più snella la macchina statale, ridurrà i costi della politica e, grazie a ciò, favorirà la crescita economica, a vantaggio di tutti gli strati sociali, compresi i lavoratori.
Ammesso e non concesso che la riforma riduca i costi di funzionamento del parlamento, la maggiore stabilità politica e la maggiore efficienza della macchina statale saranno al servizio dei veri burattinai di Renzi, i re della finanza e dell’industria italiani e occidentali, e del loro proposito di varare più rapidamente i provvedimenti anti-proletari e le aggressioni ai popoli del Sud e dell’Est del mondo richiesti dal rilancio delle loro aziende. La riforma costituzionale potrebbe, quindi, aiutare il risanamento delle aziende, ma solo perché essa stringe attorno al collo degli sfruttati, italiani e dei paesi dominati e controllati, il cappio della macchina dello sfruttamento capitalistico.
Tale politica non può essere fermata dalla politica delle forze parlamentari schierate per il NO. Berlusconi, Salvini, Meloni condividono l’esigenza di fondo che ispira la riforma di Renzi. Sono in disaccordo con lui solo sul come rendere lo stato borghese più efficiente contro i lavoratori. Ai partiti del centro-destra non va bene la riforma di Renzi anche perché essa riduce i privilegi istituzionali di cui godono e che essi hanno usato e intendono usare non a favore ma contro i lavoratori e contro i popoli del Sud e dell’Est del mondo.
I grandi capitalisti hanno accettato di foraggiare per decenni i privilegi e le ruberie di questo elefantiaco ceto politico per disporre di un contrappeso moderato alla forza del movimento operaio e per irretire lo stesso movimento operaio nel gioco degli equilibrismi istituzionali. Oggi che il vento della mondializzazione ha posto fine in Occidente all’era della “crescita” per tutte le classi sociali, oggi che la competitività delle aziende richiede la torchiatura crescente dei lavoratori, oggi che le organizzazioni dei lavoratori sono quasi svuotate, oggi i grandi poteri capitalistici vogliono sforbiciare le clientele politiche al loro servizio: i grandi borghesi puntano il dito contro la cosiddetta casta dei politici ma solo per renderla più funzionale alla vera casta che domina sulla vita e sul lavoro degli sfruttati: la classe dei capitalisti, dei finanzieri, degli intascatori di rendite.
I lavoratori non possono trovare un argine difensivo neanche nelle proposte di chi “da sinistra” invita a votare NO nel nome della difesa della costituzione italiana. Questa costituzione ha forse impedito il Jobs Act? O l’aggressione alla Libia? O l’aggressione all’Iraq o alla Jugoslavia? O la legge Bossi-Fini-Napolitano sull’immigrazione? O la disintegrazione dei contratti nazionali in questi mesi in corso ad opera della Confindustria?
I lavoratori possono difendersi dalla blindatura delle istituzioni repubblicane solo con la forza di classe, non con schede referendarie o carte costituzionali. Solo opponendo alla centralizzazione autoritaria delle istituzioni borghesi la lotta organizzata degli sfruttati (italiani e immigrati), l’opposta centralizzazione proletaria attorno a un programma di difesa coerente degli interessi di classe e di unità con i lavoratori del resto del mondo.
È vero che oggi i lavoratori non hanno la capacità di mettere in campo questa risposta. Ma oggi stesso si può preparare il terreno per essa.
- Denunciando la natura illusoria e suicida del patto scellerato offerto da Renzi o, in forma diversa, da Meloni, Salvini e Grillo di contenere l’arretramento dei lavoratori italiani con le briciole (iper-selezionate) derivanti dallo schiacciamento dei lavoratori immigrati e dei paesi del Sud e dell’Est del mondo.
- Difendendo con la lotta i diritti e le conquiste che i padroni e il governo intendono tagliare attraverso la nuova legge di stabilità, lo svuotamento dei contratti nazionali, la revisione peggiorativa dei contratti aziendali e degli appalti, lo stillicidio dei licenziamenti e degli “incidenti sul lavoro” in corso, il tentativo di sottoporre a rigido controllo statale la vita religiosa delle comunità musulmane.
- Dando stabilità ed efficienza (qui sì!) ai momenti di dibattito e di organizzazione che localmente si sono costituiti in questi ultimi mesi tra i lavoratori, soprattutto tra gli immigrati.
- Portando in questi momenti e nelle rare ma vitali iniziative di lotta in corso la prospettiva del comunismo internazionalista come unica prospettiva in grado di dar nerbo ad una coerente ed efficace politica difensiva e, in prospettiva, all’eliminazione rivoluzionaria dello sfruttamento capitalistico e del parassitismo della macchina statale al servizio di esso.
- Preparandosi ad affrontare i nuovi affondi anti-proletari che il governo Renzi (in caso di vittoria del SI) o forse un nuovo governo di larghe intese (in caso di risposta del NO) porterà avanti e di cui si vede un annuncio nei programmi politici borghesi che si stanno affermando negli Usa (Trump), nel Regno Unito (May) e in Francia (con Fillon e Le Pen a destra e Macron a “sinistra”).
30 novembre 2016
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA