4 giugno 2014
Il nostro volantino alla manifestazione dei call center a Roma
Contro la precarietà e contro il governo Renzi che la diffonde!
Contro la concorrenza al ribasso tra lavoratori di diverse aziende e nazioni!
Dopo un breve periodo in cui si era potuta avere l’illusione che fosse ormai in atto un processo di progressiva regolarizzazione dei rapporti lavorativi, la precarietà è di fatto tornata a farla da padrona nel settore dei call center in outsourcing. Il lavoro “grigio” (per non dire “nero”) dilaga, il posto di lavoro è ogni giorno più insicuro, i salari sono magri e spesso pagati saltuariamente. A crescere sono solo i soprusi aziendali, la ricattabilità dei lavoratori e i ritmi “di servizio” che diventano sempre più stressanti.
La politica degli appalti al massimo ribasso (proprio come avviene anche in altri settori quali le pulizie o l’edilizia) è un gigantesco rullo compressore lanciato a tutta velocità contro le condizioni degli oltre 80mila addetti del comparto. Il tutto mentre l’intero padronato usa il ricatto delle delocalizzazioni per imporre i propri voleri e per fiaccare ogni possibile opposizione dei lavoratori.
Battersi contro tutto ciò è necessario e possibile, ma non bisogna sperare nel “senso di responsabilità” né delle aziende appaltanti, né di quelle appaltatrici. E nemmeno ci si deve illudere di poter “sfruttare” i contrasti che a volte sorgono tra di esse. Tanto le ditte appaltanti, quanto quelle appaltatrici sono infatti tutte ben d’accordo sull’incrementare lo sfruttamento dei lavoratori; quello su cui a volte non concordano è su come spartire il bottino che da tale sfruttamento è generato.
Allo stesso modo non bisogna nutrire nessuna fiducia nel governo Renzi. Al di là di ogni chiacchiera, uno degli obiettivi centrali del nuovo governo è proprio quello di rendere ancora più precario l’intero mercato del lavoro. Non a caso uno dei primi suoi atti strutturali è stato il varo di un nuovo decreto (il decreto Poletti, primo passo del cosiddetto “Jobs Act”) con cui, tra l’altro, si è data ancor più libertà alle aziende in tema di contratti precari e a tempo determinato.
Anche sul tema delle delocalizzazioni, nessun aiuto potrà venire da Renzi. Tutt’altro! Non solo il Jobs Act, ma anche le scelte in politica estera dimostrano la natura antioperaia del governo Renzi.
Si pensi ad esempio a quanto accaduto in Ucraina. A Kiev le potenze occidentali (col governo italiano in prima fila), servendosi anche di bande neonaziste, hanno di fatto promosso e organizzato un vero e proprio colpo di stato (falsamente spacciato per “rivoluzione popolare”) al fine di poter meglio mettere le mani sulle ricchezze naturali di quel paese e sulla sua vasta forza lavoro. Si è trattato e si tratta di una politica che va contro i lavoratori ucraini, ma che va anche contro i lavoratori italiani ed occidentali. Quanto più infatti le “nostre” aziende potranno spadroneggiare nelle altre nazioni, tanto più potranno utilizzare i lavoratori di quei paesi come (involontaria) arma di ricatto contro di noi.
Per spezzare questa arma di ricatto è necessario che i proletari italiani e occidentali inizino a battersi contro le politiche “estere” dei nostri governi, cominciando a vedere nei lavoratori degli altri paesi non dei concorrenti da cui difendersi, ma degli alleati con cui unirsi. E che si inizi a riflettere sulla necessità di una battaglia per la parificazione verso l’alto dei diritti e dei salari dei lavoratori delle nazioni che oggi sono terra di conquista delle “nostre” aziende e della “nostra” finanza.
Nei call center (come negli altri settori) si potrà riuscire a mettere un reale argine alla precarietà solo attraverso una lotta collettiva che si faccia carico di andare in questa direzione, e che allo stesso tempo inizi a individuare nelle aziende e nel governo non degli “interlocutori” da “convincere”, ma dei nemici a cui imporre con la mobilitazione la difesa dei propri interessi di lavoratori.
4 giugno 2014
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA