PER UNA VERA LOTTA
CONTRO L'INQUINAMENTO SOCIALE
DELLA VITA NEI NEI QUARTIERI PERIFERICI
Le manifestazioni del Polo e della Lega sui fatti di Milano sono
iniziative reazionarie? Individuano negli immigrati un falso bersaglio? Portano i
lavoratori su una pista sballata?
Giustissimo. Per questo, le politiche di Polo e Lega vanno combattute senza tentennamenti.
Ma a quale condizione ciò è possibile?
Negando il problema? Affermando che non è vero che la vita urbana si sta degradando?
Sostenendo che tutto ciò non ha niente a che fare con l'arrivo degli immigrati?
Può e ha interesse ad affermare tali falsità solo chi abita nei quartieri alti della
città. Chi vive da altre parti' chi campa del lavoro delle sue braccia, sa che le cose
stanno diversamente. Sa che i disagi denunciati dal Polo e dalla Lega sono reali. Sa
che lo spaccio della droga, la prostituzione, i traffici illeciti, la paura di uscire e
incontrarsi per strada rende ancor più penosa e triste una vita già difficile per il
duro lavoro, le ristrettezze economiche e le misere relazioni sociali che essa offre.
E allora: la prima condizione per poter davvero contrastare la politica del Polo e della
Lega, e il loro consenso tra i lavoratori, è quella di riconoscere che il problema esiste
davvero. E che è sacrosanta la volontà dei proletari e della "gente comune" di
reagire, di organizzarsi in comitati per far pulizia nei quartieri.
La seconda condizione è quella di mettere bene in chiaro perché le soluzioni del Polo e
della Lega a queste sacrosante istanze, sono false soluzioni. Così da individuare le
linee di una politica realmente efficace su questo terreno, sulla base delle quali far
propaganda e lavorare tra tuffi i proletari, anche quelli al momento attratti dai
cortei delle destre.
La soluzione della Lega
Cominciamo dalla Lega.
Il ragionamento di Bossi è molto semplice. Egli dice: la causa di tutto è la mondializzazione
capitanata dagli Stati Uniti, essa sta schiacciando interi continenti e costringe
all'emigrazione decine di milioni di persone dal Sud e dall'Est del Mondo, il loro arrivo
qui in Europa accentua i disagi di cui già soffrono i lavoratori europei, alimenta la
criminalità, ecc.
Questo ragionamento non fa una piega. Anche per noi comunisti internazionalisti
organizzati nell'OCI il nodo della questione sta qui, sta nella mondializzazione e nel
groviglio di problemi che essa crea e tenta di scaricare contro i lavoratori, europei
e terzomondiali. Il problema è: come tagliare questo nodo? Bossi dice: arrestando
l'immigrazione attraverso un nuovo piano Marshall per i paesi sottosviluppati, così da
rendere possibile una vita serena sia a "loro" che a "noi',, ciascuno a
casa propria.
Questa soluzione è irrealizzabile e, per i lavoratori, anche controproducente.
Irrealizzabile perché l'unico piano Marshall veramente attuabile sotto il tetto
del mercato e del profitto (che Bossi non intende certo mandare all'aria!) è quello che
da sempre l'imperialismo mette in atto, con gli effetti di cui sopra: quello basato sulla
spoliazione delle ricchezze dei paesi oppressi, sul loro strozzamento con il cappio dei
prestiti o degli aiuti allo sviluppo, e sul terrore delle portaerei.
L'unico effetto della politica leghista è quello di approfondire il fossato già
oggi esistente tra i proletari immigrati e quelli italiani. È quello di rendere più
facile per i padroni nostrani (Pagliarini e compani compresi) usare gli immigrati come
arma (involontaria) di ricatto per taglieggiare i diritti dei lavoratori italiani. È
quello di spingere nel senso opposto a ciò che è richiesto dalla messa a punto
dell'unica arma in grado di arginare gli effetti patologici della mondializzazione: l'unità
del proletariato di tutti i colori e le razze.
Finché ci sarà mercato profitto e imperialismo, l'immigrazione continuerà ad andare
avanti.
Inarrestabile, controlli e blocchi alle frontiere o meno. L'unico modo per evitare che
essa sia, com'è oggi, fonte di disagio per i lavoratori, è quello di rendere gli
immigrati uguali a noi proletari bianchi e di organizzarci insieme a loro contro
le classi e gli stati borghesi che tengono in pugno la mondializzazione. Come
sottoprodotto di questa battaglia ci sarà anche un'opera di pulizia (di classe) tra
gli immigrati, alcuni dei quali sono oggi costretti a fare i manovali del crimine dalla
disperazione in cui sono gettati, dall'assenza di ogni prospettiva di lotta contro un
destino di povertà che appare loro altrimenti ineluttabile.
Dall'anello della micro-criminalità all'intera catena
Ma per arrivare a tanto, occorre che il proletariato bianco leghi la
sua mobilitazione contro la microcriminalità che invade gli angoli delle strade alla
lotta contro gli insospettabili in giacca e cravatta che ne tengono le fila, ben
ammacchiati nei piani alti dei centri cittadini. Occorre cioè che si mobiliti contro la grande
criminalità ben installata nelle stanze del potere economico e politico.
E poiché la grande criminalità trae alimento dal sistema capitalistico e ne rappresenta
un vitale tassello, per rendere efficace questa battaglia contro le attività criminali
occorre risalire ancora oltre e prendere di mira la fonte di ogni crimine: la società
capitalistica, il suo fondarsi sul furto legale del lavoro dei proletari a
vantaggio dell'accumulazione del denaro, il suo predicare la ricerca del guadagno costi
quel che costi.
E poiché la criminalità prospera in quanto fornisce risposte deviate (ad esempio con la droga
e la prostituzione) a problemi sociali veri esistenti nel proletariato, una lotta
efficace contro di essa è possibile solo se si lega a una ripresa della lotta contro
le condizioni di lavoro e di vita alienanti da cui nascono le sofferenze e la
solitudine che gravano sull'esistenza dei proletari e della "gente comune".
Occorre dunque far ripartire nel proletariato bianco una coerente battaglia
anti-capitalistica. Una battaglia che non può limitarsi a reagire a ciò che succede qui
a Milano o in Europa.
Tanto per capirci: si può avere pulita via Adriano, quando Baghdad è sporca del
sangue versato dalle bombe sganciate dai paesi occidentali? Quando una cosa analoga la si
prepara per la Serbia? Si può vivere qui nella serenità, mentre gettiamo all'inferno
miliardi di persone nel resto del mondo? Come possiamo pensare che tutto questo non
ritorni qui, nelle "dorate" metropoli? L'opera della finanza e degli stati
occidentali va colpita in ogni dove. Perché è in ogni dove che trae forze per
scaraventare contro i proletari di qui le contraddizioni che essa genera nel mondo.
Si può
combattere e sradicare la prima industria del capitalismo internazionale senza combattere
e sradicare il sistema sociale capitalistico?
"Sulla potenza economica delle attività criminali non vi possono essere dubbi: basti pensare che esse risultano essere oggi, di gran lunga, la prima industria del pianeta, con un volume d 'affari annuo stimato in 1.500 miliardi di dollari (..) Nella sola Italia il fatturato criminale ammonta al 10% del prodotto interno lordo, con oltre un milione di addetti.. Ecco le attività principali svoltew dalle organizzazioni criminali (...) Produzione, lavorazione e smercio delle droghe, Commercio clandestino di armi Smaltimento illegale dei rifiuti tossici Commercio di bambini e neonati destinati ad essere fatti a pezzi per estrarne organi e rifornire così il commercio di parti di ricambio per i trapianti ai facoltosi ammalati dell'Occidente. Commercio di schiavi, economici e sessuali: sono i mercanti degli immigrati clandestini, destinati ad alimentare una forza lavoro stabilmente controllata e ricattata dalle organizzazioni criminali ed usata spesso come manovalanza per le loro attività Ma sono anche i mercanti della prostituzione di donne e minori " Da G. Saccoman, Mafia a e capitale finanziario, AltrEuropa, p. 13 |
La soluzione del Polo
La lurida soluzione del Polo è centrata su un'altra richiesta: più
forze dell'ordine, più manganelli, più stato. Ma come può far pulizia nei quartieri
popolari chi, come lo stato italiano, è un artefice dello sviluppo del capitalismo
criminale? Un infame comune disegna la criminalità, le attività illecite come una specie
di "anti-stato". Esse invece sono ben intrecciate con le istituzioni statali (e
con l'economia legale). Tanto per fare un esempio: la storia di un Berlusconi non è al
riguardo indicativa? Più stato, quindi, non sarebbe di nessun aiuto nella lotta contro la
criminalità. Potrebbe al più arrivare a regolarizzarne le punte più estreme, al solo
fine di oliarne meglio il meccanismo criminale complessivo.
L'effetto reale della proposta del Polo è quello di portare a una più spinta militarizzazione
della società, ai danni non solo degli immigrati ma anche del proletariato bianco:
una militarizzazione volta innanzitutto a impedire esso si svegli dalla passività in cui
è impantanato, ricominci a render pan per focaccia allo strapotere delle imprese e delle
istituzioni statali, e prenda di mira la fonte di ogni crimine: il furto compiuto dalla
borghesia ai danni del lavoro salariato allo scopo di alimentare la crescita anti-sociale
dell'accumulazione di denaro.
Per far pulizia nei loro quartieri, i lavoratori non possono dunque agire insieme e con
l'aiuto dello stato italiano: possono farlo solo contando sulle proprie forze
autorganizzate. E solo se le mettono all'opera anche contro lo stato tricolore,
contro le sue forze dell'ordine, contro questo vampiro che propaga ogni genere di
insicurezze nella vita dei proletari. O ordine borghese, o ordine proletario contro e
sulla pelle di esso!
Per bonificare i nostri quartieri, occorre far pulizia nella "sinistra" e nel movimento sindacale!
Se tutto questo è vero, come può la politica dell'attuale sinistra e
dei sindacati confederali essere un'alternativa a quella della Lega e del Polo? Non parte
dalle loro stesse premesse? La "sinistra" non dice anch'essa che il mercato è
inevitabile? Che il fine delle attività economiche deve essere il profitto? Non dice che
l'unico intervento calmieratore degli squilibri sociali del mercato è quello statale? Non
dice che l'immigrazione va regolamentata e accompagnata da opportune politiche di aiuto ai
paesi sottosviluppati?
E allora, dove sta la differenza con la politica del Polo e della Lega? Solo nella minore
coerenza con cui si sviluppano le conseguenze derivanti da queste premesse. Solo
nell'illusoria speranza che queste ultime si possano applicare senza arrivare a una
contrapposizione con i lavoratori immigrati e a un'irregimentazione reazionaria dietro le
insegne dello stato borghese. Non così fanno molti proletari, i quali educati dalla
"sinistra" al rispetto del mercato e dello stato, vedono giustamente nella Lega
o nel Polo coloro che mettono d'accordo i fatti con le parole. Per staccare questi settori
proletari dalle bandiere reazionarie del Polo e della Lega, occorre che i proletari che
fanno riferimento alla "sinistra" si stacchino dalla politica di quest'ultima,
che ne ribaltino i fondamenti, che rimettano in pista una vera politica di sinistra E
lavorino, sulla base di essa, verso tutti gli sfruttati (anche quelli che oggi erroneamente-
vedono nel rigetto degli immigrati la soluzione dei loro mali) affinché ritorni in
campo l'unico soggetto in grado di arginare l'imbarbarimento della vita sociale: il
proletariato internazionale unito intorno alla bandiera della lotta al capitalismo.
Per lavorare in questa direzione si può far leva su quanto viene prodotto dalla
mondializzazione, sul flusso immigratorio che costringe a vivere e a lavorare fianco a
fianco, sotto lo stesso schiaffo (pur se in condizioni diverse)
proletari di vari paesi. Ma attenzione: la loro unificazione non è un prodotto naturale,
spontaneo. Come pensa invece chi ritiene che la bandiera da innalzare sia semplicemente
quella della libera e incondizionata apertura delle frontiere e dell'astratta predicazione
dell'affratellamento multi-etnico.
La "mescolanza etnica" oggi in atto è un processo forzoso, violento,
sopraffattore. Lasciato a se stesso esso porta alle contrapposizioni che purtroppo
già s'intravedono. Per accendere in questo coacervo un focolaio di vera unità
multi-etnica occorre che un nucleo proletario organizzato in modo militante rilanci tra
gli struttati di ogni fede e colore una battaglia anti-capitalistica. Ed invece, è
proprio quello che i "multi-culturalisti" si rifiutano anche solo di sognare. Ed
è quello che ` cercano di scongiurare i centri umanitari, sia quelli cattolici sia
quelli dei centri-sociali. Qui, al di là delle intenzioni di chi vi lavora, si
costruiscono altrettanti ghetti per normalizzare gli immigrati, per evitare che
essi si organizzino intorno al loro nucleo forte degli lavoratori di fabbrica e convergano
in unità con i lavoratori bianchi in un fronte di classe anti-capitalista.
Noi non vogliamo le vie Corelli e i kampi di "accoglienza" e,
a differenza degli umanitari, abbiamo appoggiato e appoggeremo senza condizioni la
sacrosanta rivolta degli immigrati contro di essi. Ma non vogliamo neanche i
neo-ghetti"buonisti"
Parità, pienezza di diritti non spacci di carità, magari aromatizzata alla marijuana!
Distruzione di tutti i ghetti, non loro moltiplicazione!
Auto-organizzazione e lotta comune dei lavoratori indigeni e immigrati per la casa, per un
lavoro che non sia al nero, per la vera "ripulitura" della stalla di questa
fetida società decadente, e non assistenzialismo e paternalismo repressivi dello stato (o
del para-stato "bianco") verso i "poveri disperati"!
Taglio netto dei nodi inestricabili del capitalismo!
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
Leggete che fare