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L'ecologista Vandana Shiva: "I biocarburanti sono un disastro ecologico e sociale. Fonte di un nuovo imperialismo". Pubblichiamo questa intervista a Vandana Shiva.
"I
biocarburanti sono un disastro ecologico e sociale. Fonte di un nuovo
imperialismo"
Quali sono, secondo la sua esperienza, i danni provocati dalla produzione agricola industriale?
"La
produzione di massa è responsabile di numerosi disastri
ambientali e sociali. Il business dell'agricoltura è
strettamente correlato agli avanzamenti della
biotecnologia, che ha modificato l'ingegneria
genetica delle sementi per massimizzare
i raccolti, velocizzare i processi
produttivi e minimizzare le perdite. Questo tipo di
produzione avviene su terreni vasti, richiede molta acqua e abusa
anche di fertilizzanti, che producono gas altamente inquinanti come
l'ossido di azoto. Inoltre, la produzione industriale ha costi
elevati in termini di emissioni inquinanti".
Perché?
"Perché utilizza combustibili fossili
su larga scala per la produzione e poi deve distribuire sulle lunghe
distanze. In termini sociali il danno maggiore lo
subisce la piccola produzione locale, dove i contadini non
possono competere con le multinazionali e sono
costretti a cedergli il passo. Questo fenomeno, negli ultimi anni,
ha provocato più di 150.000 suicidi fra i
contadini indiani, impossibilitati nel sostenere sé e la
famiglia."
Negli ultimi tempi si parla tanto di biocarburanti. Sono sostenibili in termini ambientali e sociali?
“O
cielo! I biocarburanti sono la tragedia causata
dalla tragedia dei cambiamenti climatici. Costituiscono un disastro
ecologico e ancor più sociale. Il loro impatto
sull'ambiente è sconcertante: ettari di foreste
distrutte - come sta succedendo in Amazzonia e Indonesia -
per far largo a terreni coltivabili. Così quelle che erano
oasi di ossigeno, diventano inferni di anidride carbonica. E poi per
produrre biocarburanti in quantità sufficiente a sostituire i
combustibili fossili, bisogna convertire tanti, troppi terreni alla
monocultura, il che impoverisce e rende sterile il
terreno. Per non parlare dei costi sociali".
Quali?
"Il biocarburante potrebbe essere la causa di un nuovo
imperialismo del Nord sul Sud del mondo, sotto la
bandiere delle energie pulite e degli investimenti nei paesi poveri.
Le grandi multinazionali andrebbero laddove ci sono ampi spazi
(Sud appunto), manodopera a basso costo e clima
favorevole. Milioni di dollari sarebbero versati ai governi di questi
paesi e le popolazioni rimarrebbero senza terra, senza cibo, povere e
con terre e aria altamente inquinate. Il biocarburante impone la
monocultura".
Può spiegarlo?
"La
Terra non ha una superficie infinita, quindi lo
spazio che viene dedicato alla coltivazione di biocarburante, viene
tolto alle coltivazioni tradizionali. Questo causa
un'impennata dei costi alimentari e scarsità di cibo e il
mondo conta già oggi un miliardo di persone
che non hanno di che nutrirsi. No, i
biocarburanti inquinano più dei combustibili fossili e sono a
vantaggio di poche decine di persone sulla terra.
Chi?
"I
proprietari delle industrie automobilistiche
e i produttori
di biocarburanti. Nei loro occhi ci sono solo i profitti, non la
qualità dell'aria e la vita della gente. E i miliardi di
persone che in breve tempo avranno accesso alle automobili sono una
fetta di torta troppo ghiotta."
Venerdì 10.08.2007
intervista di Monica
Mastroianni
http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/ambiente0308.html?pg=2
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
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