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19 ottobre 2015

Il governo italiano si prepara ai bombardamenti sull'Iraq.

Continua e si estende la politica con cui l'Occidente capitalista intende frantumare e dominare il Medioriente e il Nordafrica.

 

Il governo italiano ha deciso che i suoi cacciabombardieri già all'opera in Iraq in attività di ricognizione parteciperanno anche ai bombardamenti portati avanti dalla Coalizione Occidentale. Il governo e i mezzi di informazione che lo sostengono affermano che questa decisione nasce dalla volontà di riportare l'ordine nel cosiddetto "caos" mediorientale e che i lavoratori d'Italia, italiani e immigrati, sono interessati a sostenerla.

 

Questa decisione, in realtà, è finalizzata solo a consolidare la politica di rapina e di oppressione portata avanti dall'Italia e dall'Occidente in Medioriente e in Nordafrica.

Questa politica ha già distrutto l'Iraq di Saddam Hussein con l'embargo e con i bombardamenti, ha già distrutto la Libia di Gheddafi con l'embargo e con i bombardamenti, ha già permesso ad Israele di rinchiudere i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza in carceri a cielo aperto, ha già messo nel mirino la Siria di Assad minacciandola di farle seguire il destino dell'Iraq e della Libia.

La politica in Medioriente delle potenze occidentali vuole schiacciare completamente la resistenza che i popoli della regione e, su un piano diverso, alcune borghesie arabo-islamiche continuano ad opporre ai piani occidentali. Questi piani mirano a controllare monopolisticamente il petrolio e il gas della regione, ad avere a disposizione in condizioni di estrema ricattabilità, anche in Europa, la manodopera del Nordafrica e del Medioriente, ad erodere il ruolo svolto in Medioriente dalla Russia e dalla Cina e creare così una piattaforma geo-politica da cui mettere sotto scacco anche le masse lavoratrici della Russia, dell'Asia centrale e della Cina.

 

Nelle ultime settimane i piani occidentali hanno incontrato un ostacolo supplementare. A differenza di quanto accaduto di fronte alle aggressioni occidentali all'Iraq e alla Libia, questa volta la Russia ha deciso di intervenire militarmente in Medioriente. Putin ha inviato aerei e truppe in Siria a sostegno della repubblica di Assad. La Russia borghese di Putin sa che la politica occidentale in Siria e in Medioriente mira a colpire anche gli interessi capitalistici della Russia e a consolidarne l'accerchiamento in tandem con l'aggressione europea-statunitense all'Ucraina.

La decisione del governo italiano sui cacciabombardieri in Iraq e il contemporaneo rinvio da parte di Obama del ritiro, anche parziale, delle forze armate Usa dall'Afghanistan intendono mandare un messaggio ai popoli della regione, alla Russia di Putin, ai lavoratori della Russia e dell'Asia: non azzardatevi a sbarrare la strada ai nostri piani. Ecco l'ordine che i caccia Tornado italiani vanno a costruire in Iraq.

 

È vero che i paesi occidentali sono in contrasto tra loro. È vero che una parte della classe dirigente degli Usa e l'Europa contano sull'ammorbidimento della classe dirigente iraniana, sulla disponibilità di quest'ultima di diventare un braccio locale dell'Occidente in cambio della ripresa degli affari iraniani con i paesi occidentali. È vero che un'altra frazione della classe dirigente Usa ed Israele intendono riportare sotto il proprio controllo l'Iran continuando l'embargo e scaricando una raffica di bombardamenti stile-Iraq, stile-Libia. È altrettanto vero, però, che lo scopo degli uni e degli altri è lo stesso, è quello di incatenare più di quanto non accada oggi le popolazioni mediorientali sotto il giogo della torchiatura imperialista, è quello di picconare la capacità di resistenza collettiva che gli sfruttati mediorientali hanno conquistato con le loro lotte grandiose dal secondo dopoguerra in poi e che, pur ferita in questi ultimi decenni dalle guerre occidentali e indebolita dalle politiche delle loro stesse direzioni borghesi nasseriste e radical-islamiche, continua ad ardere nella regione. Ne è una prova la scintilla che ancora in questi giorni sprizza dall'eroico popolo palestinese contro il colonialismo israeliano.

 

In questa resistenza ai piani imperialisti, i proletari e gli oppressi mediorientali e nordafricani non possono contare sulla Russia di Putin. Gli interessi borghesi che reggono la politica russa sono disposti al compromesso con l'Occidente, hanno sostenuto e sostengono una politica come quella del Baath di Assad incapace di una vera azione antimperialista, temono al pari dei briganti occidentali l'unica forza in grado di arginare e ribaltare la dominazione imperialista nella regione: quella della lotta delle masse lavoratrici della regione organizzata unitariamente al di sopra delle divisioni, oggi purtroppo crescenti, secondo confini religiosi e nazionali.

I proletari e gli oppressi del mondo arabo-islamico possono contare solo sulle loro forze, sulla loro lotta e sulla conquista, in questa lotta, di una politica indipendente da quella dell'imperialismo, da quella dei suoi burattini locali e da quella delle borghesie "antimperialiste" arabe e/o islamiche. In questo cammino i lavoratori e gli oppressi del mondo arabo-islamico hanno un solo possibile alleato: gli sfruttati degli altri paesi e degli altri continenti. Questi ultimi sono gli unici possibili alleati anche se oggi, disgraziatamente, sostengono o rimangono passivi di fronte alla politica mediorientale dei governi occidentali e dei loro alleati locali, come accade ai lavoratori italiani ed europei.

 

Opporsi ai piani dell'Italia e dell'Occidente in Medioriente-Nordafrica e sostenere la resistenza dei fratelli di classe mediorientali è nell'interesse degli stessi lavoratori d'Italia, italiani e immigrati. La politica estera di Renzi è tutt'uno con la sua politica interna, rivolta, con il Jobs Act e la contro-riforma della scuola e la blindatura delle istituzioni statali via riforme costituzionali, a liberalizzare il mercato del lavoro e ad avere giovani lavoratori remissivi a disposizione delle imprese e dei piani bellicisti di conquista del Medioriente e del mondo al servizio dei pescecani capitalisti italiani.

 

Per discutere di questi problemi, vi invitiamo alla riunione pubblica

in via dei Reti, 19/a  Roma (quartiere San Lorenzo)

lunedì 26 ottobre 2015 alle ore 20,30.

19 ottobre 2015

 ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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