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27 febbraio 2009

Cronaca della manifestazione antirazzista di Nettuno

Domenica 8 febbraio si è svolta a Nettuno, cittadina nei pressi di Roma, una manifestazione in solidarietà con il lavoratore indiano Navtej Singh Sidho, vittima di una criminale aggressione da parte di tre ragazzi del posto (due di essi addirittura minorenni), che l’hanno prima malmenato, quindi cosparso di benzina e dato alle fiamme.

L’iniziativa ha visto la presenza di circa 1200 partecipanti, provenienti anche da Roma e dalle zone limitrofe. Scarsa la presenza dei lavoratori immigrati, soprattutto di coloro che vivono a Nettuno. La partecipazione di una delegazione composta dagli immigrati più attivi nelle lotte di questi ultimi anni, arrivata direttamente dalla capitale, ha contribuito a ravvivare un corteo altrimenti poco “vivace”.

Numerosi interventi si sono succeduti al microfono, rimarcando la necessità di lottare contro episodi del genere, ma anche contro i recenti provvedimenti del governo, primo fra tutti il cosiddetto “pacchetto sicurezza” e la legge razzista Bossi-Fini. Negli interventi si è denunciato il clima di razzismo che si “respira” sempre più nelle città, frutto di una propaganda costruita ad arte dalla stampa, dalla televisione e dai governi tanto di centro-destra che di centro-sinistra. Per reagire a tutto ciò, ed anche per far si che episodi come quelli di Nettuno non si ripetano più, si è sottolineato come si debba puntare sulla lotta che i lavoratori immigrati, pur tra alti e bassi, stanno conducendo da anni (per il permesso di soggiorno, per i pieni diritti, ecc.)  e sull’ unità con i lavoratori italiani, anch’essi colpiti dalla crisi attraverso licenziamenti, cassa integrazione, salari sempre più bassi. Il razzismo, si è giustamente sottolineato, non colpisce solo i lavoratori immigrati, ma anche quelli italiani, perché mira a dividere tutto il fronte dei lavoratori e cerca continuamente di scatenare una “lotta tra poveri”, vero e proprio amo avvelenato che serve a dividere e a mettere in concorrenza i lavoratori, rendendoli più deboli e isolati di fronte agli attacchi di governo e padroni.

La gente di Nettuno ha “guardato” alla manifestazione in maniera ambivalente: da una parte abbiamo visto il numero dei partecipanti aumentare nel corso del corteo, dall’altra abbiamo notato anche un atteggiamento distaccato se non apertamente ostile soprattutto da parte dei ragazzi più giovani. Altra cosa significativa era la pressoché totale assenza della comunità indiana del posto (da considerare che l’aggredito è appunto un lavoratore indiano). Alcuni compagni di Nettuno ci hanno spiegato che i lavoratori indiani sono quasi totalmente occupati nelle campagne circostanti, con un alta incidenza di lavoro nero e conseguente ricattabilità e che dopo l‘episodio in questione la paura di “esporsi”, di farsi vedere in giro, li ha di fatto paralizzati! Sicuramente, infatti, ha pesato molto il clima di vera e propria intimidazione terroristica prodotto dalla politica governativa e dai paralleli episodi (tipo quello che ha colpito Navtej Singh Sidho) di razzismo (cosiddetto) “spontaneo”. Clima che, appunto, solo con la lotta si può sconfiggere.

La nostra organizzazione era presente alla manifestazione con il giornale e un volantino specifico ed abbiamo contribuito alla riuscita della stessa con interventi dal microfono e “dibattiti” con la gente posizionata ai lati del corteo, rimarcando sempre la necessità di una lotta che veda nei lavoratori immigrati non concorrenti da combattere, o peggio ancora da aggredire, ma alleati di classe in un'unica battaglia contro padroni e governo: contro, cioè, gli autentici responsabili del degrado delle nostre condizioni di lavoro e di vita.

 27 febbraio 2009

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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