25 ottobre 2014
Il nostro volantino alla manifestazione del 25 ottobre
CONTRO IL GOVERNO RENZI !
Finalmente siamo in piazza in risposta alla contro-riforma del mercato del lavoro del governo Renzi. È evidente dalle dichiarazioni di Renzi e dall’incoraggiamento che il governo ha ricevuto dal presidente della repubblica Napolitano, che non possiamo fermarci qui. L’obiettivo più importante a cui è chiamata la manifestazione di oggi è proprio quello di vedere come continuare la mobilitazione, come attrezzarci a sostenere, se vogliamo davvero respingere il Jobs Act, uno scontro durissimo.
A spingere avanti il bullo di Firenze sono, infatti, i grandi poteri capitalistici. Proprio quelli che lui, che faccia tosta!, dice di avere per avversari.
Guardiamo i fatti. Marchionne non lo ha forse benedetto? Berlusconi era l’unto del signore, il suo sosia di “sinistra” è unto dal signor capitalista n. 1 in Italia: la Fiat, oggi Fiat-Chrysler quotata a Milano e a Wall Street, non è un potere forte? Ma a benedire il Jobs Act sono anche il governo Merkel e i vertici di Bruxelles, che lo vedono come un passo per consolidare l’unificazione dei paesi europei in una potenza capitalistica capace di competere con gli Usa e le potenze emergenti. A benedire il piano di Renzi è, poi, l’amministrazione Obama, che blandisce il cortigiano italiano in funzione anti-tedesca per indebolire la (per Obama scomoda) autonomia della Ue. Anche Obama è un potere debole? Non parliamo poi degli applausi che Renzi ha ricevuto nei suoi incontri con la comunità d’affari di Wall Street e della City di Londra: gente che non conta niente, ovviamente…
Guardiamo i fatti. A volere il Jobs Act in Italia, dopo averlo imposto negli anni scorsi nel mondo anglosassone e poi negli altri paesi europei mediterranei, è l’intera classe dei capitalistici d’Occidente, sono le esigenze del sistema di sfruttamento capitalistico. L'obiettivo del governo Renzi e dei re della finanza e della borsa che lo manovrano non è estendere i diritti dei giovani, ma togliere i diritti conquistati con le lotte passate anche a chi, seppur in misura ridotta, ne continua a usufruire e rendere così tutti i lavoratori, giovani e meno giovani, più sottomessi al dispotismo delle direzioni aziendali. Si vuole portare ogni lavoratore a vedere come sua unica possibilità di salvezza l’adeguarsi silenziosamente alle richieste dei padroni. A vedere nell’altro lavoratore un concorrente da cui difendersi sgomitando. Si vuole far scivolare l’intero mondo del lavoro salariato su un terreno dove non possono crescere i diritti, ma solo lo sfruttamento e la precarietà.
L’esperienza storica, recente e passata, insegna che in simili situazioni ci si può difendere solo mettendo in campo un ampio, generale movimento di lotta.
Non possiamo spuntarla delegando l’opposizione al Jobs Act all’intervento parlamentare dei rappresentati della “sinistra” e alle mediazioni istituzionali. La pasta di cui è fatta la cosiddetta sinistra del Pd, la si è vista nella votazione al Senato e nella osservanza della disciplina di partito. Questa osservanza è una scelta coerente con il fatto che quest’ala del Pd condivide l’asse di fondo della politica del governo Renzi, che è quello di rilanciare il capitale nazionale nell'unico modo possibile: riducendo i diritti conquistati in passato dalle lotte proletarie. Il dissenso è solo nel dosaggio della cura da cavallo da somministrare. Nessuna aspettativa, quindi, verso il parlamento, sempre più svuotato, peraltro, di ogni potere effettivo, accentrato invece nella sfera extra-parlamentare dei mercati, delle borse, dei centri direttivi dei grandi poteri capitalistici. La nostra difesa può dispiegarsi solo sul terreno, altrettanto extra-parlamentare, della lotta, l’unico in grado di far pesare nei rapporti di forza tra le classi sociali l’immenso potenziale che deriva ai proletari dall’essere la parte della società che manda avanti con il proprio lavoro tutta la baracca.
Per dare continuità alla mobilitazione e per estenderla verso lo sciopero generale va superata una debolezza largamente presente tra le fila dei lavoratori: quella di guardare alla politica del governo Renzi come ad una politica di luci e ombre. Si dice: “Gli 80 euro vanno bene, il Jobs Act no”. In realtà gli 80 euro e il Jobs Act sono due tasselli della stessa politica, l’uno spiana la strada all’altro. Per fermare l’affondo del governo Renzi sul mercato del lavoro, la politica governativa va denunciata e respinta nel suo insieme. Anche quella portata avanti in campo internazionale. Anche quella verso i vincoli di Bruxelles. Certo, i lavoratori d’Italia hanno interesse a respingere i diktat della Ue ma puntando sull’organizzazione comune con i lavoratori degli altri paesi europei e con i lavoratori immigrati per la difesa comune dei comuni interessi contro tutti i governi europei. L'allentamento dei vincoli di Bruxelles chiesto da Renzi serve, invece, ad oliare la sua politica finalizzata a mettere in concorrenza i lavoratori d'Italia con quelli degli altri paesi europei e degli altri continenti in una spirale che conduce, di fatto, ad un arretramento non dissimile da quello procurato dalla rigida politica di Bruxelles. L'allentamento chiesto da Renzi serve, inoltre, ad oliare l'accodamento dei lavoratori d'Europa all’altro albero a cui il sistema capitalistico intende legare i lavoratori occidentali, quello dell’imperialismo Usa. Il vero alleato che i lavoratori d'Europa hanno negli altri continenti non è la “classe dirigente” Usa o quella degli stati (come Israele) con cui Renzi va a braccetto, ma lo sterminato esercito degli sfruttati torchiato dallo stesso meccanismo che ci attacca qui in Italia: è l'insieme dei lavoratori degli Usa; è l'insieme dei proletari e dei diseredati del Sud e dell'Est del mondo, che gli Usa, l'Ue e la Nato (pur in contrasto tra loro) puntano a schiavizzare, anche con le loro missioni “umanitarie”, per rafforzare quella spirale di concorrenza al ribasso tra proletari dei vari continenti che il capitalismo mondializzato e i governi occidentali usano come arma di ricatto contro gli stessi lavoratori occidentali.
La politica del governo Renzi va denunciata e respinta in blocco. Con un’iniziativa di massa nella quale prenda corpo l’impegno a mettere in pista una linea sindacale e politica che faccia i nostri esclusivi interessi di classe lavoratrice mondiale, che faccia leva su questa linea per ricomporre il mondo degli sfruttati che il padronato e i suoi governi hanno frammentato, per ritrovare quella forza che sola può permettere di estendere ai giovani e agli immigrati le tutele che il padronato vorrebbe eliminare anche per coloro che ancora ne godono oggi. Particolare attenzione va, a questo proposito, rivolta verso i giovani lavoratori che non sono stati coinvolti finora dalla mobilitazione e che potrebbero illudersi di trovare nelle promesse di Renzi un salvagente dalla precarietà e dalla disoccupazione. Ad essi va opposto che, quando il presidente del consiglio dice di non voler più lavoratori di “serie A” e di “serie B”, dice il vero. Lui e i capitalisti che gli stanno alle spalle vogliono solo lavoratori di “serie C”: vogliono lavoratori e giovani disposti oggi ad accettare ogni sacrificio in nome del buon andamento dell’azienda e pronti domani a scannarsi sui campi di battaglia contro i proletari di altri paesi qualora la concorrenza tra stati e imprese dovesse passare dal campo economico a quello militare.
Impegniamoci, dunque, a dare continuità, ad allargare e a indurire la mobilitazione fino allo sciopero generale. E impegniamoci anche e soprattutto a costruire un’alternativa a tutto campo alle mille varianti, di destra e di “sinistra”, del partito unico del capitale, un'alternativa che si fondi sugli interessi esclusivi della classe lavoratrice mondiale, che contrapponga alla devastante realtà del mercato e del profitto la prospettiva di una società che pieghi le forze produttive non al perseguimento del profitto ma ai bisogni, al benessere e alla felicità degli esseri umani. Più prenderà corpo questa battaglia politica complessiva più la stessa lotta di difesa trarrà coraggio, forza e determinazione.
25 ottobre 2014