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 19 giugno 2008

Il seguente testo è stato diffuso nei giorni scorsi da un gruppo di lavoratori della Regione Lombardia

Clinica privata S. Rita: l'orrore del mercato e del profitto

 Dieci casi di pazienti con tubercolosi curati con l’asportazione del polmone. In altri casi sarebbero state asportate mammelle a donne in giovane età, compresa una ragazza di 18 anni, senza motivo. Una donna di 88 anni affetta da tumore sarebbe stata operata 3 volte in tre mesi. I casi che vengono alla luce stanno aumentando di giorno, in giorno.

 La causa di questi orrori? Far soldi a palate. È l’obiettivo che ha portato ad altre mostruosità, dal vino al metanolo, alla mucca pazza, al pollo alla diossina. L’obiettivo che detta legge in ogni ambito della vita della società contemporanea. Non si dica che i medici del Santa Rita hanno esagerato. Essi hanno applicato a puntino la logica del mercato e della ricerca del massimo profitto. Le strutture sanitarie come gli ospedali sono diventati da tempo aziende come le altre (industria, distribuzione, trasporti, ecc) che guardano solo al profitto. Sono dei perfetti esecutori del modello formigoniano della cura della salute alle persone. Ci danno un’idea, ancora vaga, di quello che diventerebbe la Lombardia con il passaggio al federalismo spinto, all’assistenza mediante le assicurazioni (come negli Usa) o alla secessione.

 Quello che sta venendo alla luce sugli orrori del S. Rita è solo la punta di un iceberg. Oltre il danno, poi, c’è anche la beffa. Il danno, perché le persone sottoposte ai macellai del profitto, chiamati impropriamente medici-chirurghi, hanno subito mutilazione e perfino la perdita della propria vita. La beffa, perché per questi interventi chirurgici i lavoratori hanno pagato fior di quattrini, visto che 85% delle entrate dello Stato derivano dalle tasche dei lavoratori dipendenti.

Il rischio ora è che quanto accaduto al S. Rita venga presentato come l’”orrore”, un caso isolato di degenerazione di un sistema per altro “sano”, addirittura di “eccellenza”, che, anzi, è capace di autocura, di scoprire le mele marce. Niente di più falso: in Lombardia sono 35 i Centri Medici convenzionati con la Regione indagati dalla procura, tra cui San Raffaele, Humanitas, San Giuseppe, San Donato,  Sant’Ambrogio, Galeazzi, San Pio X  e San Carlo.

  Il sistema di privatizzazione della sanità, avviato dai governi di centro-sinistra con il decreto 502 del Governo Amato (lo stesso degli accordi del luglio 1992 che ci tolsero la scala mobile) l’aziendalizzazione delle ASL e delle aziende ospedaliere che è proseguita con il successivo decreto legislativo del 19-06-1999 n. 229 del Ministero della Sanità del ministro Rosy Bindi (Centro-sinistra), ha rafforzato la logica del profitto nella sanità pubblica, trasformando il diritto alla salute, conquistato con dure lotte dai lavoratori, in merce. La Regione Lombardia ha solo portato coerentemente questa logica fino in fondo, sostituendo l’accreditamento alla convenzione e creando un sistema “misto” in cui il privato, costituito da grandi gruppi , ha acquisito sempre più peso, tanto che si succhia più di un terzo delle risorse economiche. In questo quadro, il sistema di rimborso Drg (Diagnosis Related Group), copiato a livello nazionale dalla sanità Usa, ha lasciato mano libera alle imprese della “salute”, che ovviamente devono incrementare il valore dei capitali investiti. Sta in questa semplice legge del capitale la base della trasformazione dei medici in torturatori al servizio del profitto e del proprio tornaconto. Sono le virtù del libero mercato. Che meraviglia!

 In questi giorni si straparla di sicurezza, la grande stampa vuol far credere che i problemi che angustiano la vita dei lavoratori derivino dagli immigrati, dai rom o dalla gente dell’Italia meridionale. L’orrore alla Santa Rita permette di tornare con i piedi per terra. Di vedere quali sono i veri problemi e chi li genera per davvero nel sistema capitalistico. La sicurezza alla salute per noi e per i nostri figli, ad esempio.

 È un caso che il governo Berlusconi-Bossi-Fini abbia eliminato il ministero della Sanità? Abbiamo il dovere, discendendo in campo direttamente, di difendere ed imporre i nostri interessi alla classe dei profittatori degli speculatori e degli affaristi di ogni genere. Buttando a mare la religione del mercato e del profitto. Basta con il primato delle aziende, dell’impresa, del mercato. Basta con partiti di destra e di “sinistra” piegati a questa logica.

Lavoratrici e lavoratori, non accettiamo più di sacrificare le nostre condizioni di vita e di lavoro alle leggi del mercato, ovvero alla competitività, alla produttività e all’altare della cosiddetta crescita economica. Il motto deve essere uno: prima le persone, prima i lavoratori. A partire dalle lavoratrici e dai lavoratori ospedalieri, per una parte cospicua migranti, delle cooperative, pagati male e trattati come schiavi, che rischiano di pagare anche in questo caso, con la perdita del posto di lavoro, le “colpe” (e i guadagni) di altri. E in questo motto dobbiamo affermare le nostre sicurezze insieme agli altri lavoratori, a quelli delle altre Regioni e agli immigrati, ancor meno tutelati di noi sulla “sicurezza salute”.

 È la sicurezza alla salute che, ad esempio, stanno chiedendo le popolazioni martoriate della Campania contro un uso scriteriato del loro territorio utilizzato come discarica dagli affaristi industriali del nord Italia, in combutta con gli affaristi e camorristi del Sud, sempre, guarda caso per fare più profitti. La Campania è stata la regione dove è avvenuto lo sversamento clandestino di rifiuti tossico–nocivi che hanno coinvolto vastissime aree di quella regione. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo la Campania parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro (pancreas, polmoni, dotti biliari): più del 12 per cento rispetto alla media nazionale. Le donne le più colpite. Altro dato agghiacciante: l’80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale. Ecco il tributo di sangue e sofferenza pagato al profitto e al mercato per gli interessi dei soliti noti del Nord e del Sud.

 Lavoratrici e lavoratori, sicurezza per noi significa sicurezza alla salute, sicurezza di una casa, di un lavoro sicuro e remunerato sufficientemente, per noi e le nuove generazioni, di un lavoro che non  uccida. Basta pensare alle stragi nei luoghi di lavoro, ultime le 10 morti di mercoledì 11 giugno di cui 6 soli in Sicilia. Peraltro la Lombardia è la regione con più infortuni e morti sul lavoro in Europa e tutto ciò viene vissuto, al momento, con rassegnazione, come se fosse normale uscire da casa per lavoro e non ritornare mai più tra la propria famiglia. Eppure dietro le fredde statistiche sugli infortuni e le morti di lavoro c’è sempre quella maledetta logica: fare profitti, soldi a scapito della comunità dei lavoratori e della “gente comune”.

 Queste sono le sicurezze che dobbiamo affermare, contro le paure dettate dall’insicurezza economica e contro il razzismo irradiato dall’alto delle istituzioni e dai poteri forti capitalistici, che vogliono distoglierci dai veri responsabili (loro stessi) e scagliarci contro un capro espiatorio: l’immigrato, il rom, il meridionale.

Le disgustose  vicende della clinica Santa Rita ci svelano chi è che minaccia la nostra sicurezza: il profitto il mercato e la classe sociale che fa soldi sulla nostra pelle.

 Alcuni dipendenti della Regione Lombardia

  Milano 11-06- 2008

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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