Terremoto in Abruzzo: il nostro volantino
I terremoti sono eventi naturali. Per nulla naturali sono, invece, le tragedie che essi generano. Il dramma dell’Abruzzo ne è l’ennesima conferma.
· Dai primi anni ’70 si sa con certezza che la città di L’Aquila è sull'orlo di una faglia sismica, cioè di una frattura mobile della crosta terrestre. Eppure da allora gli enti locali e le istituzioni scientifiche hanno permesso e incentivato lo sviluppo urbanistico della città proprio sulla faglia, là dove più alto era ed è il pericolo. Il tutto per favorire gli interessi e i profitti dei palazzinari, dei grandi proprietari di terreni e dei vertici bancari in affari con gli uni e gli altri.
· Non bastasse ciò, su questa zona ad altissimo rischio sismico, molti edifici sono stati costruiti in modo criminale (a cominciare dall’ospedale aquilano, ristrutturato di recente da una delle più grandi aziende italiane: la Impregilo-Fiat). I costruttori (con l'occhio benevolo degli enti statali di "controllo" preposti) hanno “risparmiato” su tutto: sulla qualità del ferro e della sabbia, sull’armatura del cemento, sui controlli... Un imprenditore edile, intervenendo ad una nota trasmissione radiofonica, ha detto: “Per essere competitivi, bisogna tagliare i costi sui materiali e sul lavoro”. Traduciamo: per tagliare i costi di produzione, portare in alto i profitti e rimanere in lizza nel mercato capitalistico, l'edilizia va costruita su case di cartapesta e sul sudore di operai costretti a lavorare “in nero” o, comunque, senza le più elementari misure di sicurezza (non a caso l’edilizia ha il primato dei morti sul lavoro). Sotto l'urto delle scosse sismiche, le case così "robustamente" costruite si sono accasciate come castelli di carta.
· Infine, il colpo di grazia: prima della notte del 4-5 aprile, da settimane in Abruzzo si registravano scosse sismiche via via più intense; in vari edifici (come nella casa dello studente di L’Aquila) si erano prodotte “strane” e allarmanti crepe; la popolazione, molto preoccupata, si era ripetutamente rivolta alle “autorità competenti” ricevendo solo risposte “rassicuranti” (vedi riquadro sotto: A proposito di sciacalli1). La prevenzione, si sa, costa e non porta porta profitti nelle tasche dei padroni, dei finanzieri e dei loro rappresentanti nelle istituzioni statali. Meglio, quindi, invitare alla calma piuttosto che provvedere a immediati (e improduttivi per i capitalisti) piani di evacuazione.
Di fronte all’emergere incontestabile di questi dati di fatto, la stampa, la televisione e i "rappresentanti delle istituzioni” hanno puntato il dito contro le “infiltrazioni malavitose” nell’edilizia e contro qualche imprenditore “disonesto” che non avrebbe rispettato “le regole”. Che vi siano state e vi siano, a bizzeffe, di simili "infiltrazioni" e "furbizie" è fuori dubbio, ma non si tratta di “mele marce in un paniere sano“. Ad essere marcio è tutto il paniere. La tragedia abruzzese non è stata provocata da singoli palazzinari “più avidi del dovuto”, ma da quella fitta rete di interessi che lega tra loro finanzieri, banchieri (i mutui immobiliari: che affare!), grandi industriali, amministratori nazionali e locali, notai, ordini professionali, ditte d’appalto, i grandi nomi della scienza. Una rete che costruisce case e quartieri non in funzione del benessere della gente e della qualità degli edifici e dell'ambiente, ma in funzione del guadagno e del massimo sfruttamento dei lavoratori. Una rete tenuta insieme dalla ricerca spasmodica del profitto e della massima competitività. Una rete che ha il suo massimo propagandista, il suo rappresentante e il suo protettore in Berlusconi e nel suo governo.
Altro che governo-benefattore, come Berlusconi, con l'aiuto della quasi totalità dei mezzi di informazione, sta tentando di presentarsi di fronte alla gente dell'Abruzzo e ai lavoratori d'Italia! Il governo Berlusconi-Bossi-Fini è il portabandiera e il direttore in Italia della mano responsabile delle morti in Abruzzo: la piena “libertà di intraprendere”, il sistema capitalistico. (Vedi scheda in fondo: A proposito di sciacalli, 2)
La stessa libertà e lo stesso sistema sociale che ci stanno facendo scivolare nel caos economico e che stanno attaccando i lavoratori con i licenziamenti, la cassa integrazione, la richiesta di nuovi sacrifici su salari e condizioni di lavoro per sostenere la competitività delle imprese sul mercato mondiale.
A riprova del suo ruolo, non dimentichiamoci che, alla vigilia del terremoto, il governo Berlusconi stava per varare un “piano casa” che, con il permesso di aumentare in modo incontrollato le "cubature", avrebbe reso ancor più vulnerabili gli edifici costruiti su un territorio altamente sismico come quello della penisola italiana.
C'è una sola via per impedire che in futuro si ripetano tragedie come quella aquilana: la lotta organizzata dei lavoratori con cui imporre a viva forza al governo, alle aziende, alle istituzioni e al loro codazzo di tecnici e scienziati "super-esperti" l’adozione di reali ed efficaci misure (a cominciare dalla qualità dei materiali usati) di prevenzione sismica a carico delle imprese. Per dare una mano alla popolazione dell’Abruzzo, non serve “l’unità nazionale”. Non serve “la concordia tra le parti sociali”. Serve l’esatto contrario. Bisogna individuare, denunciare e combattere i veri responsabili della tragedia, che non sono da ricercare nella “natura matrigna”, ma nell’azione e negli interessi del governo Berlusconi e del padronato. Solo iniziando a costruire un clima di ostilità e di lotta contro di essi si potrà impedire che la cosiddetta “ricostruzione” in Abruzzo si trasformi (per l’ennesima volta) in un’autentica cuccagna per banchieri, imprenditori e affaristi e in un ulteriore affossamento per le condizioni delle popolazioni colpite dal sisma.
Sotto la pressione dell'allarmata popolazione aquilana, il 31 marzo si riunisce la Commissione Nazionale Grandi Rischi con i responsabili governativi della "Protezione Civile", della prefettura, della regione Abruzzo e degli organi scientifici preposti allo studio dei sismi e dei vulcani. La commissione, dall'alto della sua scienza asservita al profitto, dichiara che non c'è alcun rischio all'orizzonte, che la popolazione non deve farsi condizionare da allarmismo infondato. Nella notte tra il 4 e il 5 aprile, la terra abruzzese trema fino a 5,7 gradi Richter ! (up 1)
Schede:
- Abruzzo: grandi e piccoli sciacalli
- Abruzzo: cronache di "ordinaria" repressione
Testi della sinistra comunista:
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA