12 aprile 2016
Il nostro volantino ai mercati e nei posti di lavoro
Contro le nuove misure governative sul mercato del lavoro
Il governo Renzi si sta preparando a varare un nuovo provvedimento sul mercato del lavoro. Le aziende, non saranno più obbligate (neanche formalmente) ad applicare i contratti nazionali di categoria, ma avranno la possibilità di imporre ai singoli lavoratori degli accordi di “tipo individuale”. Tali nuovi accordi potranno “ovviamente” contenere una serie di peggioramenti rispetto alle condizioni normative e salariali previste dai contratti collettivi. Il governo afferma che la normativa sarà applicabile solo ad alcune ristrette categorie di lavoratori. Ma l’esperienza insegna che questi provvedimenti vengono poi velocemente estesi all’intrero mondo del lavoro.
La verità è che i capitalisti, dopo aver condotto in porto la contro-riforma delle pensioni col governo Monti e dopo aver ottenuto lo smantellamento dell’articolo 18 con il “jobs act” di Renzi, puntano adesso all’abolizione dei Contratti nazionali di lavoro.
Per questa via il padronato mira a contenere “i costi salariali” e a indebolire ulteriormente la capacità di organizzazione e di resistenza collettiva dei lavoratori rendendoli tutti più ricattabili e più assoggettati alle esigenze delle aziende e dei mercati. A questo obiettivo di fondo è in vario modo finalizzata tanto la politica di Renzi, quanto quella degli altri governi europei.
Non a caso infatti negli ultimi cinque anni politiche anti-operaie di tal genere sono state adottate prima nei cosiddetti “paesi periferici” (Grecia, Irlanda e Portogallo). Poi in paesi “più centrali” come la Spagna e l’Italia. E adesso iniziano a farsi strada anche in nazioni come la “ricca e benestante” Francia dove da marzo si sono avuti due scioperi generali e varie manifestazioni contro un progetto di legge del governo che (sulla falsariga del “jobs-act” italiano) si propone tra l’altro di dare piena libertà di licenziamento alle imprese. Si tratta insomma di una complessiva offensiva che i boss dell’industria, della finanza e delle borse europee e internazionali stanno sferrando (in maniera differenziata per tempi e intensità) contro l’intero proletariato continentale.
Cominciare a difendersi è possibile e necessario: misure come quelle preparate dal governo Renzi non devono passare nell’indifferenza, ma vanno denunciate e combattute. Allo stesso tempo è però indispensabile che si inizi a riflettere su come ai capitalisti che attaccano a scala internazionale si può rispondere efficacemente solo ponendosi alla stessa scala. Solo lavorando per preparare il terreno all’emergere di un fronte di lotta europeo e internazionale dei lavoratori.
Per questo bisogna guardare a quello che accade in Grecia, Francia e altrove non come a “fatti che non ci toccano”, ma come a fatti che riguardano “anche noi” e intorno ai quali provare a costruire primi momenti di contatto e di solidarietà tra lavoratori di diversi paesi.
Per questo bisogna respingere e combattere le politiche razziste (tanto in salsa governativa, quanto in salsa leghista) contro gli immigrati e le politiche di guerra e aggressione che l’Italia e le altre potenze occidentali portano contro i paesi mediorientali e contro le masse lavoratrici islamiche. Politiche che mirano a inchiodare i lavoratori occidentali al carro dei propri capitalisti e a farli precipitare in uno scontro fratricida con i proletari delle altre nazioni e degli altri continenti nel solo e unico interesse dei propri sfruttatori.
12 aprile 2016
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA