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Dietro il can can tricolore contro la “testata di Zidane”
Partiamo da una premessa. Di “difendere o giustificare” Zidane, o qualsiasi altro miliardario che scorazza sui campi di calcio, ci importa poco o nulla. Qui vogliamo solo provare a ragionare succintamente sul “messaggio” che si è tentato di far passare (ben al di là dei confini calcistici) attraverso il can can sollevato sulla testata sferrata dal capitano francese contro l’angelico e virgineo portabandiera dei colori azzurri, Marco Materazzi. Che Zidane sia stato provocato è un fatto difficilmente contestabile. La nazionale transalpina stava mettendo alle corde un’Italia senza più benzina. Inoltre, è noto che il fuoriclasse di origine algerina è uno dei più freddi e migliori rigoristi in circolazione (Buffon ne sa qualcosa): dote preziosa in un incontro che si avvia a terminare in pareggio dopo i supplementari. Stendiamo un velo pietoso su Materazzi che si lascia cadere come se fosse stato colpito da una ruspa mentre da terra con l’occhietto furbo cerca di capire dove è l’arbitro per proseguire la sceneggiata (“ha rischiato il blocco cardiaco”: ha persino detto con tono dannunziano qualche commentatore) e stendiamo un velo anche sui cronisti della Rai e di Sky, che si fingono “increduli ed indignati” ma che in realtà lasciano trapelare la loro contentezza per il fatto che l’ex ”pallone d’oro” è caduto nel più classico dei “trappoloni” italici. Stendiamo veli su veli ed andiamo oltre. Il giorno successivo la finale, la stampa inglese riporta la notizia secondo cui la frase che avrebbe fatto “saltare i nervi” a Zidane sarebbe stata del tipo “arabo terrorista di m…”. In Francia, di fronte a tale eventualità, gli immigrati di fede islamica giustamente manifestano rabbia e indignazione. L’indignazione è tale che a difesa di Zinedine e contro gli insulti razzisti si sentono “in dovere” di scendere in campo anche Chirac ed il capo del governo di Parigi. Cioè, i massimi rappresentanti di uno stato che da sempre è fondato sull’oppressione e lo sfruttamento coloniale, di uno stato che appena ieri ha minacciato di usare l’arma atomica contro le popolazioni islamiche, di uno stato che pratica la discriminazione razziale contro gli immigrati e che usa ogni giorno il pugno di ferro poliziesco contro i giovani arabo-francesi delle periferie parigine… Ma, per una volta, “lasciamo perdere” queste “precisazioni” e veniamo alle reazioni qui in Italia. Dinnanzi a quanto trapela dall’Inghilterra, si minimizza. Schiere di “opinionisti” si affrettano a spiegare che “si sa, sui campi di calcio volano da sempre insulti d’ogni tipo” e che quindi, in ogni caso, Materazzi non avrebbe fatto “nulla di male”. Zidane, invece, che bestia, che barbaro… reagire a quel modo di fronte a qualche “parolina” di troppo. Già, in fin dei conti cosa volete che sia “qualche parolina di troppo”, quando “noi” Occidente gli arabi e gli islamici li insultiamo quotidianamente a suon di bombe, cannonate, embarghi, discriminazioni di ogni tipo in Europa, campagne offensive del tipo di quella delle vignette su Maometto? È lo stesso Zizou, però, a smentire la tesi inglese: “sono state continuamente e sistematicamente insultate mia madre e mia sorella, ad un certo punto non sono più riuscito a sopportare, ho sbagliato, ma non mi pento”. In Italia, sospiro di sollievo generale. Anche quei pochissimi che erano restati titubanti dinnanzi all’eventualità di epiteti razzisti, possono finalmente respirare a pieni polmoni e tuffarsi nei festeggiamenti tricolore senza alcuna remora. Di fronte ad espressioni del tipo “arabo di m…” si può, a volte, esser costretti ad esternare un po’ (ma solo un po’ per carità) di “salottiera ed ipocrita indignazione”, ma se si apostrofano con “puttana” due donne (per di più algerine) che volete che sia? Che c’è di male? La stessa scodinzolante ed onnipresente ministra Melandri, rappresentante della prodiana “rivoluzione rosa” ai mondiali, non ha avuto nulla da dire in proposito. Ma come, la stampa italiana, i partiti dell’arco costituzionale italiano, gli intellettuali italiani non si erano presentati come i difensori della donna nel mondo islamico? E invece, anche su questo versante, silenzio. E già, è “normale”, nella nostra civiltà, apostrofare in questo modo una donna. È normale perché nella società capitalistica il ruolo assegnato alla donna è quello di oggetto sessuale per la “comunità (alienata) dei maschi”, anche quando non è costretta a prostituirsi. Un ruolo essenziale alla regolare riproduzione della società capitalistica, insieme con quelli, sempre assegnati dalla donna, di serva domestica (su cui ricade la gran parte del lavoro in casa) e di componente del mondo del lavoro extra-domestico sfruttata e ricattata in modo differenziato. Suvvia, signori: vogliamo ora sottilizzare su un’espressione che cristallizza sul piano del linguaggio uno dei pilastri della sessista, razzista e classista società capitalistica? Vogliamo proprio ora rovinare la festa? Meglio lasciar perdere, piuttosto usiamo la vittoria per ricordare che c’è una patria ed una bandiera tricolore attorno a cui stringersi, e con cui stringere la corazza di piombo dell’oppressione di classe, di sesso e di razza che grava sui proletari, sulle donne e sugli immigrati in Italia. Sessismo? Ma ben venga, se porta ad una vittoria utile per dare un po’ d’ossigeno a quell’italico nazionalismo di cui “c’è tanto bisogno” in vista dei tanti “nuovi Iraq” che l’Occidente ha già messo in agenda e a cui l’Italia ha interesse a partecipare nel nome della pace e dell’umanitarismo! Un po’ per tutti ha parlato Francesco Merlo. Dalle colonne di la Repubblica ha definito Zidane “una testa vuota” animata da un furore “selvatico, arcaico e animalesco” che lo ha portato ad un gesto “cialtrone e volgare”. Volgare? Bella questa. Ad essere volgare, per il signor Merlo è la reazione di Zidane e non le frasi pronunciate da Materazzi! Strano, appena due settimane prima, sempre lo stesso editorialista, dalle pagine dello stesso quotidiano, aveva pubblicamente espresso tutta la sua “profonda indignazione” per il linguaggio schifoso ed offensivo verso le donne (nella fattispecie verso le aspiranti soubrettes) adoperato da Vittorio Emanuele e da tutto il suo squallidissimo giro. E adesso? Viva l’Italia. Noi non siamo per “il maschio che si erige a difensore delle sue donne”, ma dalla “vicenda della testata” traspare limpido il disprezzo, questo sì davvero volgare, della società capitalistica verso la donna... Come mai, davanti ad esso, sono rimasti in silenzio le donne, le lavoratrici e i non pochi lavoratori che nel gennaio scorso si sono mobilitati contro l’attacco alla donna portato avanti dal governo Berlusconi, da ultimo con il tentativo di rivedere in peggio la legislazione sull’aborto? Attraverso la condanna di Zidane e i festeggiamenti per la vittoria italiana non si è portata un po’ d’acqua alla continuazione di questo attacco e, con esso, a quello contro il proletariato tutto? Della “vicenda della testata” si dovrebbero, inoltre, discutere e denunciare tra i lavoratori e gli oppressi anche altri aspetti. Primo: l’elogio del “furbismo” quale strategia di vita per emergere. Materazzi è il furbo, Zidane il fesso. Il primo vince, il secondo perde. Se la cosa fosse confinata al rettangolo di gioco ci fregherebbe poco o nulla, ma non è così. Il messaggio che (anche attraverso questo -in sé piccolo- fatterello) si vuole mandare al proletario e al giovane dice: sgomita, schiaccia il tuo compagno, scannati con il tuo simile, solo chi è furbo e cinico, cioè chi sa salire sulle spalle dell’altro, può affermarsi nella giungla capitalistica. Basta, quindi, con menate del tipo “lotta e solidarietà collettiva”: ognuno per sé ed il capitale ed il mercato per e sopra tutti. Insomma, il cuore della politica berlusconiana rilanciato, sull’onda del mondiale, dal governo “anti-berlusconiano” di Prodi... Secondo: proletario, immigrato, donna, devi subire e non reagire. Anche quelle pochissime mosche bianche che hanno riconosciuto l’esistenza di una provocazione, hanno poi, però, aggiunto che “nooo, reagire non si può”. È sempre Merlo a scrivere che Zizou si è comportato “come un casseur delle banlieues” perché ha osato rispondere ad una provocazione. Di nuovo: si parla del “caso Zidane”, in realtà si parla di altro e ad altri. Fai, come proletario, una vita di merda? hai (se ce l’hai) un lavoro sempre più stressante e alienato? la precarietà e l’insicurezza sono il tuo pane quotidiano? subisci, come immigrato, l’oppressione razzista nel posto di lavoro, nella vita sociale, nel trattamento giuridico? continui, come donna, ad essere subordinata al di là delle proclamazioni giuridiche sull’uguaglianza? Bene. Zitto, zitta, zitti e mosca. Queste sono le regole del gioco. Questo è il capitalismo: testa bassa, acqua in bocca e pedalare. Basterebbe un simile test per stabilire la natura di classe del governo Prodi e la sua sostanziale continuità con il governo Berlusconi. È stato più esplicito Calderoli: “l’Italia –ha detto– ha battuto una squadra di neri, islamici e comunisti”. Per noi né “nero” né “islamico” né “comunista” è un’offesa, anzi. Ma rassicuriamo lo stesso l’esponente leghista: continueremo a lavorare e a chiamare a lavorare affinché i proletari e gli oppressi (neri e bianchi, islamici e non, uomini e donne) rafforzino la loro voglia e capacità di reazione a quella quotidiana “ingiuria” che è il capitalismo e, uniti e solidali, facciano la festa a questo sistema sociale e ai suoi difensori sia che parlino il rozzo ed esplicito linguaggio alla Calderoni, sia che vestano, alla Prodi e alla Melandri, panni “politicamente corretti”.
22 luglio 2006 |
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Organizzazione Comunista Internazionalista |
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