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13 ottobre 2009

Il nostro volantino alle manifestazioni dei metalmeccanici del 9 ottobre.

Per una mobilitazione generale contro governo e padroni 

Confindustria e governo Berlusconi hanno un doppio obiettivo. Scaricare sui lavoratori i costi della crisi economica e approfittare di questa fase per colpire la capacità di lotta e resistenza del movimento operaio, minandone ulteriormente l’unità per ridefinire i rapporti complessivi fra imprenditori e lavoratori a pieno vantaggio del padronato.

Questo obiettivo è portato avanti principalmente in due modi: con la riforma della contrattazione nazionale e con le politiche razziste e la insistente propaganda che le accompagna.  

Con la riforma della contrattazione mirano a dividerci su base territoriale (nord contro sud…), fabbrica  per fabbrica, fra addetti dello stesso settore. Vogliono spingerci sempre di più a legare il nostro salario e i nostri destini all’andamento delle imprese e a considerare la disumana sottomissione al mercato e agli indici di borsa come un qualcosa di “naturale e scontato”.

Con la politica e la propaganda razzista vogliono seminare diffidenza e odio contro i lavoratori immigrati per deviare verso un falso nemico (un settore di lavoratori particolarmente sfruttato)  la rabbia e il disagio dei lavoratori italiani per i licenziamenti, i salari inadeguati a garantire una vita dignitosa, i morti (gli omicidi!) sul lavoro, il progressivo smantellamento dei servizi sociali (sanità, scuola, asili…), le devastazioni ambientali, il crescente imbarbarimento e immiserimento della vita  sociale e dei rapporti umani. 

Legare le proprie sorti a quelle della competitività e della produttività della “propria” azienda porta inevitabilmente ad una lotta fratricida tra operai. Ad una gara al ribasso che non solo penalizza i lavoratori più “deboli”, ma che, la crisi lo sta dimostrando in moltissimi casi, non garantisce alcunché neppure a chi sta in imprese “che tirano”. Significa preparare il terreno a nuove sconfitte.

Allo stesso modo, accettare senza fiatare (o, peggio ancora, applaudendo) che una parte di operai – gli immigrati – sia privata dei diritti fondamentali significa andare contro i propri diretti interessi di lavoratori, perché, come la storia del movimento operaio insegna, il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita non resta mai confinato entro un singolo settore, ma finisce, presto o tardi col ripercuotersi negativamente sui diritti e sul salario di tutto il mondo del lavoro 

Contro tutto ciò bisogna reagire lottando

È necessario utilizzare tutti i momenti di mobilitazione aziendale o settoriale (a partire da quello di oggi) per preparare il terreno ad una mobilitazione generale contro governo e padroni. Per la difesa della contrattazione nazionale, contro la disoccupazione e contro il razzismo.

Allo stesso tempo è necessario che, pur se tra una minoranza dei lavoratori, si inizi a riflettere sulla necessità di darsi una propria politica di classe che, nella lotta, inizi a fare i conti con tutte quelle logiche e quelle politiche, proprie tra l’altro delle direzioni sindacali, che subordinano e legano la difesa dei lavoratori a quella delle imprese e del loro andamento di mercato. Logiche e politiche  che portano inevitabilmente a fare come i vertici della Cgil che, prima rifiutano la riforma della contrattazione, e poi (vedi il contratto degli alimentaristi) fanno rientrare dalla finestra ciò che si era cacciato dalla porta.

Si tratta di compiti sicuramente non facili, però indispensabili per poter dar gambe ad una reale difesa delle nostre condizioni. Una buona occasione per iniziare ad andare in questa direzione è la partecipazione alla manifestazione nazionale degli immigrati il prossimo 17 ottobre a Roma.

13 ottobre 2009

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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