Storia di ordinario schiavismo

 

“Un operaio immigrato scompare da un cantiere edile vicino a Foligno e i carabinieri lo ritrovano a 15 chilometri di distanza, in campagna, ferito, solo e in stato confusionale. Ce lo hanno gettato, credendolo morto, i suoi datori di lavoro, padre e figlio, 41 e 19 anni, titolari della ditta Edil Perugia. L’operaio era caduto da un’impalcatura, i due imprenditori lo hanno caricato sul cassone del furgone e abbandonato sul ciglio di una strada di campagna, tanto per evitare grane. Perché Abdslam F., marocchino 34enne, lavorava in nero a 35 euro al giorno, senza contratto, pur avendo regolare permesso di soggiorno. Niente contratto, niente prove, avranno pensato i due. E poi la famiglia (moglie e due figlie, di due e cinque anni) è lontana, chissà quando denuncerà (se denuncerà) la scomparsa.

Peccato che Abdslam non era affatto deceduto. I carabinieri del reparto mobile di Assisi, lo hanno trovato a poche ore dall’incidente su una strada di campagna in località Le Viole, e da qui lo hanno portato in ospedale dove gli è stato riscontrato un trauma cranico e ferite a una gamba.

Abdslam stava lavorando alla ristrutturazione di un edificio privato a Sant’Eraclio di Foligno, ed è caduto da un’impalcatura sospesa tra il primo e il secondo piano. (...)
All’inizio i carabinieri credono che Abdslam sia un topo d’appartamento, un ladro caduto dal balcone mentre cercava di rubare in qualche casa. [!!] L’operaio spiega che invece no, lui lavora in un cantiere. In realtà la prima versione che dà è un’altra, dice di essere stato investito da un camion: «Non vorrei che me la facessero pagare per aver denunciato il fatto», dirà poco dopo durante un secondo interrogatorio. Le forze dell’ordine si recano nel cantiere e interrogano i titolari. Che all’inizio, negano tutto. Dicono che da loro non lavora nessuno straniero. Però un’anziana signora ha visto tutto, e lo fa presente. Alla fine cedono. Non prima però di aver cercato di mettere a tacere la cosa perché certa pubblicità è meglio evitarla. A tarda notte bussano alla porta di Abdslam (che nel frattempo ha firmato per uscire dall’ospedale) e gli chiedono di mettere a tacere la vicenda, di ritirare la denuncia, che (per ora) è di omissione di soccorso [!!]. Il silenzio ha un prezzo. Che secondo i due padroncini consiste nel corrispettivo di dieci giornate di lavoro, più un piatto di spaghetti e due mele.  In altre parole, in cambio del silenzio gli offrono poco più di un mese di affitto, visto che Abdslam, che sta in Italia da 10 anni, abita in un monolocale insieme ad un connazionale per trecento euro al mese.” 

Dal manifesto del 27 agosto 2004

 

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