21 febbraio 2010
Volantino distribuito alla manifestazione del 18 febbraio 2010 a Milano
NO ALLA DIVISIONE TRA LAVORATORI IMMIGRATI E ITALIANI
SI ALL’ORGANIZZAZIONE E ALLA LOTTA UNITARIA
L’uccisione del giovane lavoratore immigrato in via Padova a Milano e la reazione che ne è seguita ha scatenato una infame campagna razzista di giornali e partiti di governo tesa a fomentare la divisione tra le diverse comunità di immigrati e tra queste e gli italiani.
La politica del governo, dopo i “fatti” di via Padova, ha mostrato due facce, quella repressiva, con l’arresto in questi giorni di alcuni immigrati che hanno manifestato dopo l’uccisione del giovane egiziano, e quella falsamente conciliante, con la quale per bocca del ministro dell’Interno Maroni, il governo dice agli immigrati che chi è regolare non ha nulla da temere, che saranno avviate delle politiche per favorire l’integrazione. E semmai le misure repressive potranno riguardare chi delinque, i “clandestini” e chi non si è ancora messo in “regola”.
Niente di più falso. Con questo amo il governo cerca di conquistare il consenso di una piccola parte di lavoratori immigrati, con la falsa promessa di qualche piccolo vantaggio. In realtà egli vuole portare avanti la sua politica di divisione e contrapposizione. Non solo tra i lavoratori immigrati delle diverse nazioni di provenienza o diversa fede religiosa. Ma anche tra chi è impiegato “regolarmente” nelle industrie del nord e chi invece, soprattutto al sud, lavora a “nero” nell’agricoltura, nell’edilizia e nei servizi. Tra chi è in Italia da tempo e chi invece è appena arrivato o si prepara a farlo. Tra chi ha e chi non ha il permesso di soggiorno.
Lavoratori immigrati, non cadete in queste trappole!
Non ci può essere alcuna salvezza andando l’uno contro l’altro. Simili divisioni, se prendessero piede, produrrebbero solo il risultato di rendervi tutti più isolati, più deboli e più ricattabili di fronte al governo, alle amministrazioni locali e ai datori di lavoro. Il razzismo crescerebbe ancora e tutti voi, chi prima chi poi, ne restereste schiacciati.
Ci si può difendere solo con la costruzione di un movimento unitario di lotta che metta assieme i “regolari “ con i cosiddetti “clandestini”, chi lavora al nord con chi lavora al sud, chi è qui da anni con chi è qui da poco o sta per arrivare.
Un movimento che si batta per i pieni diritti per tutti i proletari immigrati e che respinga al mittente ogni tentativo di divisione e di contrapposizione.
La formazione di un simile movimento permetterà anche di acquisire una maggiore capacità di autodifesa e di contrastare l’altro elemento di divisione che il governo sta portando avanti, cioè la contrapposizione dei lavoratori immigrati con i lavoratori italiani.
Lavoratori immigrati,
sappiamo che sono gli interventi finanziari e militari dei paesi ricchi nelle vostre terre di provenienza a spingere milioni di proletari a emigrare verso i paesi occidentali. In questo modo multinazionale e imprese occidentali si procurano forza lavoro a basso costo da sfruttare sia nei vostri paesi, dove i salari sono molto bassi, che qui in occidente, dove la forza lavoro immigrata, super sfruttata, viene utilizzata dai datori di lavoro in una competizione al ribasso per peggiorare anche le condizioni di lavoro dei lavoratori italiani.
Governo e padroni fanno leva su questa competizione a ribasso per affermare il razzismo tra i lavoratori italiani e scatenare una guerra tra proletari. Per spezzare questa politica è necessaria l’organizzazione e la lotta unitaria dei lavoratori immigrati e di quelli italiani. Le rivolte di Casal di Principe e di Rosarno hanno fatto emergere che gli immigrati non sono schiavi disponibili a subire a testa bassa.
I lavoratori italiani devono iniziare a capire che di fronte a loro hanno un potenziale alleato di classe e non un irrecuperabile competitore. Un alleato che quanto più riuscirà a conquistare pieni diritti e a strappare migliori condizioni di vita e di lavoro, tanto meno potrà essere usato come involontaria arma di ricatto contro i proletari italiani.
I lavoratori immigrati qui sono e qui rimarranno e nessuno potrà fermarne l’arrivo di nuovi. E la sorte che si sta riservando a “loro” prepara la strada ad un’analoga sorte per il proletariato “bianco”. Non ci potrà essere salvezza per nessuno al di fuori di una difesa collettiva e di classe che accomuni in un solo fronte di lotta sia i lavoratori italiani che quelli immigrati.
21 febbraio 2010
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA