12 febbraio 2009
Tratto da:
http://dallagrecia.noblogs.org/summary.php
Questi giorni sono anche nostri.
Da quando hanno assassinato Alexis Grigoropoulos stiamo vivendo in una
condizione di agitazione senza precedenti, un flusso di rabbia che non sembra
finire. Coloro che stanno guidando questa sollevazione, sembrano essere gli
studenti - che con una passione smisurata e spontanea hanno capovolto la
situazione. Non si può fermare qualcosa che non ha controllo, qualcosa che e
organizzato spontaneamente in termini che non si possono comprendere. Questa è
la bellezza di questa sollevazione. Gli studenti liceali stanno facendo la
storia e lasciamo pure che sia qualcun'altro a classificarli ideologicamente. Le
strade, la passione, gli appartengono. Dentro quest'ampia mobilitazione, con le
manifestazioni studentesche come motore, c'è una partecipazione di massa della
seconda generazione di immigrati e anche di molti rifugiati. I rifugiati
scendono per strada in piccoli gruppi, con un'organizzazione limitata, con la
spontaneità e l'impeto che li caratterizzano. In questo momento, sono il settore
più attivo degli stranieri che vivono in Grecia. In qualche modo, loro hanno da
perdere molto poco.
I figli degli immigrati si mobilitano in massa e dinamicamente, principalmente
con le azioni dei liceali e degli universitari, ma anche attraverso le
organizzazioni di sinistra ed estrema sinistra. Sono la parte più integra delle
comunità immigrate: loro, a differenza dei loro genitori, che sono arrivati a
testa bassa, come se stessero supplicando per un tozzo di pane, sono parte della
società greca, visto che non hanno mai vissuto in nessun altra. Non implorano
nulla, vogliono solo essere uguali ai loro compagni greci.
Uguali nei diritti, nelle strade, nei propri sogni. Per noi, immigrati
organizzati, questo e' stato un secondo Novembre francese
2005. Non abbiamo più avuto dubbi quando la rabbia delle gente scorreva per le
strade diretta in ogni luogo, nonostante le lotte che abbiamo portato avanti in
tutti questi anni mai abbiamo ottenuto una risposta così grande. E' tempo che
parlino le strade, il grido soffocato e' per i 18 anni di violenza, repressione,
sfruttamento e umiliazione.
Questi giorni sono anche nostri
Sono per le centinaia di immigrati che sono stati assassinati lungo le
frontiere, nei commissariati, nei loro luoghi di lavoro. Sono per quelli
assassinati dalla polizia a da "cittadini intimoriti". Sono per gli ammazzati
per aver tentato di passare i confini, quelli che lavoravano fino a crepare,
quelli che non hanno abbassato la testa e quelli morti per niente- Sono per
Gramos Palusi, Luan Bertelina, Edison Yahai, Tony Onuoha, Abdurahim Edriz,
Modaser Mohamed Ashtraf e tanti altri che non abbiamo dimenticato.
Questi giorni sono per la violenza quotidiana e impunita della polizia, che
rimane senza risposta. Sono per le umiliazioni alle frontiere, nei centri di
detenzione, che continuano senza posa. Sono per le ingiustizie dei tribunali
greci, gli immigrati e i clandestini ingiustamente detenuti, per la giustizia
che ci hanno negato. Anche oggi, in questi giorni di rivolta, gli immigrati
pagano un prezzo molto alto - con gli attacchi dell'estrema destra e della
polizia, con deportazioni e detenzioni che le cristiane corti greche elargiscono
con amore a noi, gli infedeli.
Questi giorni sono per lo sfruttamento continuo in questi 18 anni. Sono per le
lotte non dimenticate: nelle strade di Volos, per i lavori olimpici, la gente di
Amaliada. Sono per il sudore e il sangue dei nostri padri, per il lavoro in
nero, per i turni infiniti. Sono per le tasse che paghiamo e mai vengono
riconosciute. Sono per i permessi di soggiorno che inseguiremo per tutta la
nostra vita come biglietti della lotteria. Questi giorni sono per il prezzo che
dobbiamo pagare semplicemente per esistere, per respirare. Son per tutte quelle
volte che stringiamo i denti, per gli insulti che riceviamo, i torti che ci
attribuiscono. Son per tutte le volte che non reagiamo anche se abbiamo tutte le
ragioni del mondo per farlo.
Sono per tutte quelle volte in cui reagiamo e però rimaniamo soli perché la
nostra morte e la nostra rabbia non si incanalano in binari prestabiliti, non
genera voti, non produce notizie o articoli vendibili. Questi giorni
appartengono a tutti i marginali, gli esclusi, le persone coi nomi difficili e
le storie sconosciute. Appartengono a quelli che sono morti nel Mar Egeo e nel
fiume Evros, agli ammazzati nelle strade centrali di Atene, e appartiene ai
"drogati" di Exarchia: ai bambini di via Mesollogiu, ai non integrati, agli
incontrollabili.
Grazie ad Alexis, questi giorni appartengono a tutti. 18 anni di rabbia
silenziosa sono troppi.
Scendiamo in strada, per la solidarietà e la dignità!!
Non abbiamo dimenticato, non perdoneremo - questi giorni appartengono anche a
te!
Luan, Tony, Mohamed, Alexis ... immigrati albanesi.
Tratto da:
http://dallagrecia.noblogs.org/summary.php
9 febbraio 2009
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA