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15 dicembre 2013 

 Il nostro volantino sugli omicidi di Prato

Una nuova strage di operai sul lavoro

Domenica 1° dicembre, a Prato, un capannone adibito alla produzione di vestiti è andato in fiamme: sette operai cinesi sono morti e altri sono rimasti feriti. Non si è trattato di un “incidente”, ma di un vero e proprio omicidio compiuto in nome della concorrenza, della competitività e del profitto dei capitalisti.

I giornali e le televisioni hanno spiegato come nella cittadina toscana in molte aziende tessili a proprietà cinese le condizioni di lavoro siano semi-schiavistiche, con orari massacranti e senza le minime misure di sicurezza.

Hanno però accuratamente evitato di dire che la responsabilità di tutto ciò non è solo degli imprenditori cinesi, ma anche e soprattutto dei grandi marchi dell’abbigliamento italiani e occidentali, per i quali molto spesso queste aziende lavorano in sub-appalto. Sono le grandi multinazionali tipo Nike, Adidas, Dolce&Gabbana e Benetton a dettare a scala mondiale le regole del mercato e della produzione. E sono loro, insieme e prima degli imprenditori cinesi di Prato, a ingrossare i propri profitti sul super-sfruttamento degli operai cinesi immigrati in Toscana.

 Dopo la strage i rappresentanti governativi si sono detti addolorati e hanno promesso di intervenire per “risolvere e sanare” la situazione. Ipocrisia allo stato puro! Sono infatti proprio le leggi e le politiche razziste del governo italiano e dei governi occidentali a tenere i lavoratori immigrati sotto costante ricatto, a costringerne una quota alla cosiddetta “clandestinità”, e a metterli quindi nella condizione di dover spesso “accettare” condizioni salariali e lavorative pessime e pericolosissime.

  Ma le lacrime di coccodrillo versate dalla stampa e dalle istituzioni hanno anche altri obiettivi:

 Bisogna respingere questa velenosa campagna propagandistica!

Ogni giorno i capitalisti e i loro governi ricattano i lavoratori mettendoli in competizione l’uno contro l’altro. Italiani contro immigrati, operai di una nazione e di un continente contro operai di un’altra nazione e di un altro continente. Per poter difendere le proprie condizioni e tutelare la salute sul lavoro è necessario spezzare questa spirale di concorrenza al ribasso. Ma pensare di poterlo fare a braccetto con gli imprenditori della “propria” nazione e andando contro altri lavoratori significherebbe solo scavarsi la fossa sotto i piedi.

La via per difendersi è completamente diversa. È quella di lavorare per costruire l’unità di lotta e di organizzazione tra proletari italiani e proletari immigrati contro il governo e contro il padronato. È quella di battersi insieme per i pieni diritti di tutti i lavoratori immigrati (cinesi e non cinesi). È quella di iniziare a vedere nei lavoratori delle altre nazioni e degli altri continenti non dei concorrenti “da battere”, ma degli alleati con cui iniziare ad organizzarsi comunemente contro il capitalismo mondializzato.

15 dicembre 2013 

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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