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15 ottobre 2011

Il nostro volantino alle manifestazioni del 15 ottobre 2011 a Roma

 

Contro il programma della Bce, della Banca d’Italia e della Confindustria !

Cacciamo il governo Berlusconi con la mobilitazione di piazza !

No ad ogni patto di salvezza nazionale ed europeista !

 

È ormai evidente che le manovre varate dal governo Berlusconi-Bossi nei mesi scorsi sono solo l’antipasto dell’uragano che i re della finanza e dell’industria italiani ed europei intendono scaricare sui lavoratori, sui disoccupati, sui pensionati, sul mondo che campa del proprio lavoro. Attraverso la continuazione dell’azione del governo Berlusconi-Bossi, se quest’ultimo riuscirà a superare le sue crepe. Attraverso un altro governo, magari con la destra e la “sinistra” insieme nella stanza dei bottoni, in caso contrario. Il programma dei mesi a venire è, in ogni caso, dettato. Dalla Bce, dalla Confindustria, dai discorsi del governatore della Banca d’Italia Draghi.

 

Da questo uragano non ci si potrà difendere appellandosi ad alcune istituzioni, ad esempio al presidente della repubblica Napolitano. Il presidente della repubblica è il crocevia delle trattative attraverso le quali la finanza e il padronato, italiani ed europei, stanno cercando di costituire un quadro politico realmente capace, con o senza Berlusconi, di far partire il missile contro la gente che lavora.

Da questo uragano non ci si potrà difendere neanche contando sull’iniziativa politica dell’opposizione parlamentare, di centro e di sinistra. Non solo perché essa non ha neanche lo scatto di provare ad imporre le dimissioni del governo Berlusconi-Bossi e continua penosamente a pietire che Berlusconi faccia la gentilezza di andarsene. Ma anche e soprattutto perché l’opposizione condivide il programma di rilancio della competitività delle imprese europee ed italiane che è al centro della politica di Draghi e della Bce e che può realizzarsi solo con la riduzione netta della “spesa sociale”, con una più accentuata blindatura autoritaria della società e con l’aumento dello sfruttamento sui luoghi di lavoro secondo il vangelo-Marchionne.

 

Da questo uragano ci si potrà difendere solo con la lotta generale, dura, prolungata dei lavoratori, dei disoccupati, degli sfruttati che punti, come primo immediato obiettivo, a cacciare via dalla piazza, con la mobilitazione e lo sciopero ad oltranza, il governo fetido di Berlusconi-Bossi. Per puntare a questo obiettivo bisogna iniziare ad attrezzarsi per portare avanti un’ampia campagna verso i non pochi lavoratori che vedono il male minore nel programma europeista di  Draghi o di Napolitano, e che, illusoriamente, ritengono di poter trarre giovamento, in futuro, dal rafforzamento della competitività dell’Unione Europea nello scontro mondiale con gli Usa e i giganti capitalistici emergenti, primo tra tutti la Cina.

 

La difesa degli interessi dei lavoratori, la capacità di impedire che i “debiti sovrani” siano scaricati sul mondo degli sfruttati in Europa richiedono l’esatto contrario. Richiedono che i lavoratori contino solo sulla forza della loro lotta. Richiedono che le lotte e le opposizioni sociali dei singoli paesi europei crescano in ampiezza, si coordinino, si saldino e puntino a generalizzarsi anche là dove, come in Germania, ci si illude che i lavoratori siano al riparo dalla scure capitalistica. Richiedono che si contrasti l’abbaglio che ci si possa sottrarre dal pugno di ferro del capitale europeo, di cui la borghesia italiana è parte integrante, con un’impossibile “fuga dall’euro”. Non si può fuggire dalla morsa del mercato capitalistico. Ci si può difendere da essa solo contrapponendole la forza della lotta dei lavoratori alla stessa scala continentale, lavoratori dei paesi mediterranei e lavoratori dell’Europa settentrionale, lavoratori europei e lavoratori immigrati, fianco a fianco, contro un nemico che è comune, proiettati verso la costruzione di legami organizzativi di lotta con i lavoratori del Nordamerica, dell’Asia e degli altri continenti.

 

Questo lavoro sindacale e politico di tessitura delle fila dei lavoratori d’Europa e dei cinque continenti ha tra i suoi pilastri la lotta contro il razzismo in Europa (contro il tentativo delle istituzioni europee e dei partiti di destra di scagliare i lavoratori europei contro i lavoratori immigrati) e la lotta contro le aggressioni militari che le potenze capitalistiche dell’Europa, in alleanza con gli Usa, continuano a condurre contro i popoli e i lavoratori degli altri continenti, ultima quella contro Tripoli e il popolo libico.

Oltre che a mettere gli artigli sulle materie prime dislocate in Africa e in Asia, queste aggressioni servono per schiacciare la resistenza che i popoli e i lavoratori dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina stanno conducendo contro le condizioni di lavoro e di vita brutali imposte nei loro paesi dal capitale mondializzato.

Negli ultimi anni queste lotte sono riuscite a conquistare aumenti salariali, primi spazi di organizzazione sindacale e a cacciare, come accaduto in Egitto e in Tunisia, regimi asserviti alla finanza e ai mostri statali occidentali che stanno mettendo nel mirino i proletari europei. Oppure sono riuscite a mettere un freno, come accaduto nella Tripoli assediata dai cacciabombardieri della Nato e dalle bande di Bengasi assoldate alla Nato, alle missione civilizzatrice dell’Occidente. Nell’uno e nell’altro caso i lavoratori e i diseredati dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia sono in campo, di fatto, per porre un freno alla concorrenza tra i proletari dei cinque continenti che il capitale mondializzato sta attizzando.

 

L’appoggio incondizionato di queste lotte e, tra queste, alla resistenza del popolo e dei lavoratori libici in campo contro l’invasione del loro paese da parte delle cavallette occidentali è, quindi, un tassello vitale della battaglia politica per fermare, qui in Europa, i piani della Bce, della Banca d’Italia, dell’imperialismo europeo, del capitale internazionale. È un tassello vitale dell’iniziativa per favorire la costruzione del partito rivoluzionario ancorato alla dottrina marxista di cui tale battaglia ha bisogno.

 

15 ottobre 2011

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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