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25 gennaio 2011

Il volantino per lo sciopero e  la manifestazione dei metalmeccanici del 28 gennaio

Caso Fiat: le aziende giocano a tutto campo sui cinque continenti.

E noi lavoratori ?

 

Incassato il (risicatissimo) “sì” di Mirafiori, Marchionne ha respinto ai mittenti l’invito a riaprire la trattativa, avvertendo anzi che anche gli stabilimenti di Melfi e di Cassino dovranno piegarsi alle nuove regole imposte a Pomigliano e a Torino.

Il ricatto del boss della Fiat trae la sua forza da due fondamentali fattori:

Da anni i lavoratori di tante altre imprese sbattono la testa contro "cure" simili. Adesso, dopo l'affondo della Fiat, la "cura Marchione" tenderà a diventare pane quotidiano per tutti i lavoratori, anche quelli dei settori finora "protetti".

Ecco perché, per rendere efficace la volontà di resistenza espressa a Mirafiori, a Pomigliano e altrove contro questa offensiva padronale serve un fronte unico di lotta che coinvolga il mondo del lavoro nel suo insieme e i giovani nati senza camicia.

È ora di tornare a riaffermare con forza, contro i padroni, le esigenze vitali dei lavoratori, sempre più calpestate, la dignità del lavoro, la solidarietà di classe; è ora di lottare nelle piazze contro questo governo che spalleggi i ricatti padronali, e ci appesta l'aria e la vita. Ma allargare al massimo qui la lotta non basta. Perché la Fiat e le aziende giocano a tutto campo sui cinque continenti, fedeli ad una sola, ferrea legge: fare profitti, tanti, maledetti e subito. I profitti dipendono dalla competitività, e la competitività dipende, in primo luogo, dalla torchiatura del lavoro e dal tagli dei diritti dei lavoratori, che si ottiene mettendo in concorrenza tra loro i lavoratori delle varie aziende e dei vari paesi.

    Anche noi lavoratori dobbiamo cominciare a giocare a tutto campo, sui cinque continenti.

Per poter andare in una simile direzione è necessario che si comincino a fare anche i conti con i limiti strutturali dell'impostazione politica e sindacale propri della Cgil e della stessa dirigenza Fiom, per superarli in avanti.

L'opposizione al "piano Marchionne" della Fiom ruota, infatti, intorno all'ipotesi che sia possibile imboccare una via capace di coniugare il "rilancio competitivo" con il rispetto dei diritti e delle condizioni dei lavoratori. Di fatto, però, ogni prospettiva che lega la tutela operaia al rilancio della competitività aziendale e nazionale fa si che si vada allo scontro coi padroni con armi spuntate in partenza.

Primo:perché è un dato di fatto generalizzato a tutto l’Occidente che le imprese (e quelle nelle condizioni  della Fiat in particolare), per mantenere e conquistare spazio nel mercato, devono preliminarmente aggredire la condizione dei lavoratori.

Secondo: perché legare il proprio destino a quello dell’azienda porta di fatto a creare fossati con i lavoratori degli altri stabilimenti, della altre aziende e degli altri paesi e, quindi, a non favorire la messa in campo dell’unica forza che ci può difendere: un fronte di lotta unitario, internazionale ed internazionalista dell’intero mondo del lavoro.

Mentre, oggi come non mai, l’aggressione del padrone-Fiat può essere respinta solo unendo i lavoratori degli stabilimenti  italiani e quelli di Tichy, di Kragujevac, di Betim, di Chicago, di Johannesburg, di Mumbay e di Shanghai in una stessa battaglia per parificare al rialzo le condizioni di lavoro e i diritti (orari, salari, ecc.).

L'offensiva del capitalismo mondializzato può essere fermata solo da un’organizzazione sindacale e politica comune, altrettanto mondializzata, dei lavoratori dei cinque continenti.

Facciamo dello sciopero del 28 gennaio e della sua preparazione un momento per incominciare a marciare in questa direzione!


Da un’intervista a Rajka Veljovic, responsabile affari internazionali del Sindacato serbo (della Fiat Zastava di Kragujevac)  Samostalni: “…i lavoratori Fiat nel mondo devono essere uniti e coordinare le iniziative di lotta. Come uno sciopero internazionale. Solo così si può vincere questa battaglia. Lo ripetiamo dal '99. Insistiamo perché si realizzi al più presto un nuovo coordinamenti sindacale in Italia…”

 Dal comunicato del sindacato “Agosto ‘80” della Fiat di Tychy (Polonia): Questo accordo  [di Mirafiori] annulla o limita vergognosamente diritti che i lavoratori hanno ottenuto attraverso le loro lotte negli ultimi decenni...Gli strumenti adottati per imporre questi cambiamenti - cioè il ricatto e la menzogna - sono inaccettabili… La direzione della Fiat e Marchionne in particolare si sono posti l'obiettivo di massimizzare il livello dei profitti adottando misure che ricadono solo e interamente sulle spalle dei lavoratori. E´ quanto sta accadendo anche in Polonia, alla Fiat Auto Poland S. A


25 gennaio 2011

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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