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         02 marzo 2022

                  

Ucraina: due parole fuori dal coro

 

I grandi mezzi di informazione sostengono che in Ucraina gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono impegnati a difendere la pace, la civiltà e la popolazione aggredite dalla Russia.

Si tratta di una bugia colossale! In realtà sono proprio gli Stati Uniti e la Ue i primi responsabili di quanto sta accadendo, per almeno due ordini di motivi.

1) Da quasi 30 anni gli Stati Uniti stanno spingendo i loro eserciti e le loro armi nucleari verso i confini della Russia. Le armate di Washington, spalleggiate da contingenti europei, sono già ben insediate in Polonia e nei paesi baltici. La malcelata intenzione dei governanti di Washington di far entrare l’Ucraina nella Nato stava e sta a rappresentare un altro passo provocatorio e intimidatorio contro la Russia.

2) Da anni gli Stati Uniti e l’Unione Europea finanziano, armano e addestrano non solo l’esercito “regolare” ucraino ma anche quelle milizie mercenarie ucraine neo-naziste che costituiscono un importante puntello del governo filo-occidentale di Kiev. Queste milizie sono infiltrate a fini terroristici anti-proletari nelle repubbliche popolari del bacino del Donbass e responsabili (tra l’altro) dell’incendio della “Casa dei Sindacati” di Odessa, dove il 2 maggio 2014 morirono arsi vivi e torturati oltre 50 lavoratori.

 

A partire dall’autunno 2021, gli Stati Uniti hanno accentuato queste provocazioni. Lo hanno fatto per 3 motivi: 1) mettere Mosca con le spalle al muro, costringendola a reagire con una guerra rischiosa oppure inducendola a sganciarsi da Pechino e a farsi incorporare, in cambio di qualche contentino, nello spazio euro-atlantico controllato dagli Usa; 2) affossare ogni ipotetico consolidamento di un asse commerciale (e politico) tra la Germania e la Russia; 3) impedire che la Russia diventi un ponte economico tra la Germania e la Cina e contribuisca così all’erosione del dominio degli Stati Uniti sui cinque continenti a vantaggio della Germania, della Russia e della Cina.

L’imperialismo statunitense e quello europeo sono infatti uniti nel voler spolpare integralmente l’Ucraina, completando l’incorporazione delle risorse naturali e della forza lavoro di questo paese (in atto da decenni con le armi della finanza) entro il loro “spazio vitale”, ma non sono perfettamente allineati sulle prospettive di lungo periodo: costringere la Russia a reagire serviva e serve agli Usa anche per mettere in riga Berlino, ridurre l’influenza russa in Libia per offrire questo paese e le sue enormi riserve di idrocarburi all’Italia in cambio della fedeltà atlantica di Draghi, e consolidare la Santa Alleanza anti-cinese in costruzione da Washington.

 

Di fronte a tutto ciò, la Russia non poteva non reagire. Lo ha fatto nell’unico modo in cui, in tali condizioni, può farlo una potenza capitalistica che aspira a tutelare la propria posizione: dando cioè corso ad un’operazione militare che, nel cercare di impedire che l’Ucraina diventi l’ennesima base di un’alleanza imperialista occidentale (la Nato), contemporaneamente contribuisce di fatto ad approfondire le divisioni e le contrapposizioni (già fecondate ad arte dalle democrazie occidentali) tra i lavoratori della regione, e prima di tutto quella tra la classe lavoratrice dell’Ucraina dell’Ovest e gli sfruttati russi, quelli della Russia e quelli delle repubbliche popolari del Donbass, che giustamente a Donetsk e a Lugansk sentono di doversi difendere anche nelle trincee dal futuro che riserverebbe loro il governo di Kiev manovrato dalle capitali europee e dalla Casa Bianca.

Questo futuro di sofferenze potrà però essere davvero combattuto non confidando in Putin e nel suo programma granderusso-borghese, ma opponendosi a questo programma e gettando ponti di lotta verso quella parte del proletariato ucraino che purtroppo rischia di restare irretita dietro le bandiere di un nazionalismo giallo-blu servo dell’imperialismo occidentale.

 

Ma i “fatti ucraini” riguardano i lavoratori del mondo intero. Innanzitutto quelli dell’Europa Occidentale, che, per non essere un domani ridotti al ruolo di “carne da cannone” al servizio dei re della borsa e della finanza occidentali, sono già oggi chiamati a rigettare la martellante campagna propagandistica in corso e a darsi da fare per costruire le basi per una politica che si contrapponga da cima a fondo a quella di guerra e rapina dei propri governi, e che veda nei lavoratori russi e ucraini dei fratelli di classe con cui cooperare verso la costruzione di un unitario fronte di lotta contro l’imperialismo e il capitalismo.

 

 

03 marzo 2022

 

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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