27 novembre 2024
Per difendersi efficacemente dalle politiche interne del governo Meloni
va contrastata anche la sua politica internazionale
L’attacco del governo Meloni procede con le misure contenute nella nuova legge di bilancio, con quelle in preparazione nel “collegato lavoro”, con l’autonomia differenziata e col cosiddetto “pacchetto sicurezza”.
Si tratta di misure che mirano a colpire l’intera classe lavoratrice a 360 gradi: sul piano economico, su quello normativo, sulle agibilità sindacali e su quello politico. Si tratta di provvedimenti che, tra l’altro, puntano ad accentuare le divisioni tra lavoratori (per regioni, colore della pelle, età e genere) al fine di indebolirne la generale capacità di resistenza e mobilitazione.
Ma l’azione anti-proletaria del governo si esprime anche sul piano internazionale. Il governo Meloni è pienamente coinvolto nella partecipazione:
- all’aggressione che, attraverso l’Ucraina, USA-UE-Nato portano avanti da almeno dieci anni contro le popolazioni lavoratrici russe e russofone del Donbass, con l’intento di piegare la Russia e colpire l’ascesa del capitalismo cinese, al fine di saccheggiare le immense risorse di quei territori e appropriarsi delle braccia di milioni di lavoratori dell’Est Europa e dell’Asia.
- Alla pluridecennale guerra di sterminio condotta da Israele contro l’indomito popolo palestinese e contro le masse lavoratrici del Medioriente, non solo per proprio conto, ma anche per conto di USA, UE e di tutto l’Occidente.
Queste guerre neocoloniali sono dirette anche contro i lavoratori in Italia e in Occidente: esse mirano a trascinarli in una spirale di contrapposizione con i proletari del Sud del mondo, per ora sul piano politico, presto o tardi anche come carne da cannone sui campi di battaglia.
I proletari d’Occidente hanno invece tutto l’interesse a respingere tale prospettiva suicida e a sostenere senza condizioni, e a prescindere dalle direzioni politiche alle quali al momento essa si appoggia, la resistenza di queste masse lavoratrici e sfruttate anche quale fattore di indebolimento dei governi di “casa nostra”.
Le politiche del governo Meloni sono infatti parte integrante di un’offensiva che marcia a livello internazionale. Pensare di potersi difendere arroccandosi nella “propria” azienda o nel “proprio” territorio sarebbe semplicemente illusorio e perdente.
Occorre alzare lo sguardo oltre i nostri immediati “confini” e iniziare a ragionare su come costruire legami politici, di dibattito e organizzativi al di là degli steccati aziendali, nazionali, di colore della pelle e di genere. Adoperarsi per far vivere queste vitali tematiche nello sciopero generale del 29 novembre e successivamente ad esso è un “piccolo”, ma importante passo.
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA