17 luglio 2009
Riportiamo qui di seguito ulteriori aggiornamenti presi da varie fonti.
Abruzzo: sciacalli prima e dopo il terremoto
Da “http://abruzzo.indymedia.org”
Un amico ci invia questo comunicato:
“I morti che non vi dicono -
Il centro storico dell’Aquila è da abbattere e ricostruire. E questo lo dicono
in tanti. I morti, i feriti e gli sfollati sono stati contati, più o meno
precisamente. E questo lo dicono tutti. Adesso vi dirò qualcosa che non dice
nessuno. Gli scantinati e i seminterrati del 90% del centro storico erano
stati affittati. In nero. Dentro c’erano clandestini, immigrati,
extracomunitari. Ammassati come bestie. Ci sono ancora. Centinaia di persone che
non risultano all’anagrafe, che non compaiono nelle liste dei dispersi, che non
esistono. I proprietari delle case che si sono messi in salvo non ne denunciano
la presenza. Non gli conviene. Nessuno li cerca. Nessuno li piange. Da vivi
non esistevano, non esistono neppure da morti.
Spazzati via di nascosto, come la polvere sotto al tappeto. In
fondo, perché darsi tanta pena per loro? Una tomba ce l’hanno già. E questa
volta non gli è costata niente. Gliel’abbiamo data gratis. All’Aquila sono in
molti a saperlo. Ora, lo sapete anche voi“.
Da "la Repubblica" del 10 luglio 2009
Intercettata la lobby Tarantini "Puntiamo alla Protezione civile"
Riunioni con imprenditori interessati a G8 e post-terremoto
Tarantini "l'imprenditore barese, amico del premier Silvio Berlusconi e di alcuni esponenti pugliesi del Pd, dopo aver assunto una posizione di monopolio nel settore delle protesi ospedaliere, ora cercava di sfruttare l'amicizia con il premier puntando agli appalti della Protezione civile" (...) Nelle intercettazioni diceva " che sarebbe stato in grado di entrare con alcune società (sue o comunque a lui vicine, visto che nell'ultimo tempo aveva cominciato a fare attività di lobby) nella lista di riferimento della Protezione civile e spiegava loro (ad alcuni imprenditori) di tenersi pronti per eventuali subappalti." (...) Un colloquio all'Hotel De Russie "verte sull'appalto da 55 milioni di euro per la gestione del servizio pulizia che l'azienda sanitaria deve aggiudicare." (...) "All'Hotel Eden, invece, l'imprenditore barese incontra Vincenzo Patella, primario della seconda clinica ortopedica del Policilinico di Bari, e la fisiatra Ilaria Tatò. Questa volta al centro della discussione ci sono le forniture di protesi. "A quelli se gli dai 100 euro, fanno la festa", dice la donna. Parla dei medici che, secondo l'accusa, sarebbero complici di un sistema: indirizzavano i pazienti, anche molto anziani, nei centri di fisiatria. Ai malati, dopo una brevissima visita, veniva consigliato il consulto con un ortopedico che prescriveva, anche quando non era necessario, l'applicazione di una protesi, fornite dalle aziende di Tarantini. Per al riabilitazione, i pazienti tornavano nei centri di fisiatria."
La rete di interessi di sciacallaggio di cui parliamo nei nostri volantini va ben oltre questi piccoli furbetti beccati, sono quelli che sono dietro al disastro del terremoto procurato
Da “Liberazione” del 21/05/2009.
Paganica, tagliati i
viveri a quattrocento terremotati
«Fate ripartire l'economia»
Tagliati i viveri ai
terremotati. Solo acqua e latte, e solo perché ce n'è in eccesso nelle cambuse
della protezione civile. (…) Cesidio (un nome di fantasia, lo stesso del patrono
delle calamità naturali) s'è messo sabato in coda davanti al Com5, una delle
centrali operative miste in cui è stato suddiviso il territorio, e s'è sentito
dire che non ci sarebbe più stata somministrazione gratuita di generi di prima
necessità per coloro che avevano scelto di vivere fuori dalle tende. «Ordini
dall'alto, bisogna far ripartire l'economia, dovete darvi da fare» (…).
Cesidio, poco più di trent'anni, vorrebbe far ripartire l'economia ma il suo
lavoro - legato alla comunicazione - è crollato assieme alle case di Paganica,
così anche la piccola fabbrica in cui lavora suo padre. (…) «Se volete
usufruire di queste cose dovete trasferirvi in una tendopoli», ha suggerito
l'impiegata comunale (…). Un cartello avverte che le mense delle tendopoli sono
solo per i "condomini".
(…) Già da martedì l'ospedale S.Salvatore ha bloccato i prelievi per far
posto alla macchina del vertice illegittimo degli Otto grandi. (…) Nel campo di
Piazza D'Armi, quartier generale dei network tv, si cominciano a manifestare
tensioni tra italiani e stranieri. (…) La macchina dei soccorsi starebbe per
essere dimezzata mentre le forze dell'ordine hanno l'ordine di mostrarsi, di
farsi notare. (…)
Da “L’Unità” del 28/05/2009.
“Utilizzano i nostri figli morti sotto le macerie a scopo elettoralistico”
Le proteste delle famiglie degli studenti e delle studentesse rimasti sotto le macerie della Casa dello Studente dell’Aquila hanno indotto il presidente del consiglio Berlusconi a non presentarsi alla cerimonia di consegna delle lauree honoris causa, per evitare coloro che non ritengono accettabile anche la speculazione sui figli morti. Contestazione che il premier ha però trovato, sempre nella giornata del 29 maggio, davanti all’ingresso della caserma della Guardia di Finanza di Coppito: quando doveva ancora cominciare l’ennesima conferenza stampa lì convocata alcune decine di giovani aquilani hanno compiuto una sortita di protesta, puntando il dito contro il decreto sul terremoto e le passerelle di testimonianza degli esponenti politici. “Cacciate i soldi. Forti e gentili si, fessi no”, questo lo striscione esposto. Sono stati tutti identificati ed allontanati dai finanzieri.
Vietato fare politica nei campi abruzzesi. I sentori del nuovo ordine imposto dall’arrivo in forze della Protezione Civile si era avvertito fin dalla prima settimana post-terremoto: gli uomini del super-commissario Bertolaso non hanno permesso che nulla non passasse dal loro corpo, dagli aiuti donati fino all’organizzazione delle attività dei campi. Tanti compagni e compagne abruzzesi, come avevamo avuto modo già di raccontare nei mesi precedenti, si sono attivati fin da subito, mettendo in moto processi d’autorganizzazione dal basso rivelatosi ben presto assolutamente concreti, su più livelli, facendo da raccordo della reale ed estesa solidarietà sociale, impedendo (non da corpi estranei rispetto al tessuto dell’aquilano) che i campi fossero trasformati in teatri di interessata lobomotizzazione. Ogni criticità e contraddizione la Protezione Civile cerca di plasmarla con modalità delle più subdole, ostracizzando chiunque voglia occuparsi da protagonista della propria terra e del proprio futuro.
Ha vita dura chi nei vari campi vuole diffondere volantini, materiale informativo, organizzare dibattiti pubblici sui limiti del decreto e sui problemi della ricostruzione. Spesso ci si sente rispondere in bolzanese, siciliano o in altre cadenze: «Mi spiace, nel campo non si può entrare, qui dentro non si fa politica». Si possono intonare canti gregoriani, partecipare a tre messe al giorno, appendere in sala mensa materiali informativi dell’Opus dei, si può vedere tutti insieme Paperissima o Bruno Vespa in televisione, si può pregare prima di mangiare, come avviene nel campo di Roio Piano, gestito niente meno che dai Cavalieri di Malta. Si può assistere alle visite di ministri e sottosegretari. Si possono distribuire biglietti da visita di imprenditori del ramo edile, di ingegneri e venditori di camper e case di legno. Ma politica, per carità, non si può proprio. Soprattutto ora che ci si avvicina al G8. Neanche la politica nel senso più nobile del termine, curarsi cioè del bene comune, decidere insieme il futuro della polis, della propria città che va ricostruita da capo e in cui ci si dovrà vivere.
17 luglio 2009
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA