24 marzo 2017
Volantino distribuito alle fabbriche e nei posti di lavoro
Sabato 25 marzo 2017 i governi europei festeggeranno a Roma il 60-simo anniversario della fondazione dell’Europa Unita. Le loro politiche non coincidono del tutto. I governi dei paesi dell’Europa dell’Est, il governo tedesco, il governo italiano e il governo francese sono in contrasto su come modellare il futuro dell’Unione Europea. Su un punto, quello fondamentale, sono però d’accordo: essi intendono usare l’Unione Europea per meglio fronteggiare la concorrenza delle imprese degli Usa (la potenza imperialistica dominante) e quella delle imprese cinesi (la potenza capitalistica ascendente); a tal fine, vogliono intensificare, come accaduto negli ultimi decenni, la torchiatura dei lavoratori d’Europa e alimentare la contrapposizione tra i lavoratori europei e quelli immigrati.
I governi europei e le istituzioni centrali dell’Ue si rivolgono ai lavoratori d’Europa e dicono loro: questa politica è l’unica strada per non perdere tutto, per salvaguardare, pur al prezzo di qualche arretramento, le condizioni di vita e di lavoro vigenti oggi in Europa.
Una parte dei lavoratori d’Europa è disposta a seguire, senza convinzione, i propri governi su questa strada. E a guardare con favore alla promessa del governo italiano di poter correggere la politica europea in modo che contrasti, essa che ne è una delle cause, l’aumento delle disuguaglianze sociali e della precarizzazione.
Questa politica conduce, però, in un abisso senza fine, perché aumenta la concorrenza dei lavoratori d’Europa con quelli degli altri continenti, li risucchia in una spirale in cui il cedimento di oggi prepara il terreno al cedimento di domani, li aggancia al carro di una politica estera che è destinata a sfociare in uno scontro armato contro altre potenze capitalistiche per la rispartizione del controllo delle risorse e della forza lavoro planetaria.
La politica orchestrata dalle istituzioni dell’Ue sta suscitando scontento in alcuni settori proletari, soprattutto nell’Europa mediterranea. Questi settori rivolgono le loro speranze verso le cosiddette forze politiche “sovraniste”, ad esempio in Le Pen in Francia, in Grillo e Salvini e Meloni in Italia. La politica di queste forze politiche è effettivamente in contrasto con quella di Bruxelles. Ma quali fini persegue? Quali conseguenze avrebbero sui lavoratori il ritorno alla moneta nazionale e le politiche razziste proposte da Le Pen, Grillo, Salvini e Meloni?
I programmi delle forze “sovraniste” sono un altro modo per risucchiare i lavoratori nella micidiale spirale concorrenziale tra proletari alimentata dalle forze europeiste e da Bruxelles. Questi programmi sono dettati dall’interesse della media e piccola borghesia della Francia e dell’Italia di difendere i loro traffici capitalistici messi nell’angolo dal favore accordato ai grandi monopòli capitalistici dalla politica di Bruxelles. Anche questi traffici possono prosperare solo intensificando la torchiatura dei lavoratori, solo dividendoli e contrapponendoli secondo linee religiose e nazionali, solo sottomettendoli allo sfruttamento del capitale mondializzato.
L’unica politica in grado di porre le condizioni per una difesa efficace della condizione proletaria in Europa è quella di svincolarsi dall’abbraccio con i due schieramenti della classe dominante borghese, quello europeista e quello “sovranista”, e di cercare la forza per difendersi dalle politiche dell’uno e dell’altro nella propria mobilitazione autonoma e nella costruzione dell’unità delle proprie fila, tra i lavoratori europei e i lavoratori immigrati, e di queste con i lavoratori extra-europei. Questi ultimi, in Cina e negli Stati Uniti prima di tutto, hanno dato vita negli ultimi anni a significative lotte per migliorare le loro condizioni di lavoro. I lavoratori d’Europa hanno interesse a conoscere queste lotte e a costruire un ponte di collegamento con esse.
24 marzo 2017
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA