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Giornale dell'Organizzazione Comunista Internazionalista |
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Due parole sui fatti di Nassiriya
Il 6 dicembre le truppe di occupazione occidentali hanno devastato i locali dei sindacati iracheni e arrestato 8 esponenti dell'organizzazione sindacale irachena. La "costruzione della democrazia" in Iraq comincia con il divieto della costituzione dei sindacati e va avanti con la demolizione dei primi nuclei già costituiti di sindacato. La denuncia della Federazione Irachena dei Sindacati
Dal "Guardian" del 4 novembre un articolo di Tariq Ali sulla resistenza irachena
È uscito il n. 62 (dicembre 2003-gennaio 2004)
del giornale che fare.
Può essere acquistato nelle principali librerie oppure direttamente richiesto nelle nostre sedi.
Continua e si approfondisce
l'attacco del governo Berlusconi-Bossi-Fini contro i lavoratori.
Il nostro volantino alle manifestazioni di Roma del 4 ottobre 2003 contro il vertice della Ue
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19 settembre, Roma: azione repressiva contro l'associazione dei lavoratori immigrati del Dhuumcatu
9 settembre, Monselice (Padova): ennesimo episodio di repressione democratica
No ai tagli occupazionali all'Alitalia!
No alla crescente precarizzazione!
La minaccia di una nuova guerra contro l’Iraq ha visto, in ogni parte del mondo, una serie di "movimenti" manifestare preventivamente la propria contrarietà all’aggressione, per tentare di fermarla e di spostare l’asse della politica internazionale dal linguaggio della guerra a quello, in un modo o nell’altro, della pace. Questi "movimenti" -lo diciamo con amarezza- non sono riusciti a conseguire gli obiettivi che si erano prefissi. Non sono riusciti né a impedire lo scoppio della guerra né a rispondere efficacemente ad essa nel suo corso. E in questo "dopo-guerra", che tutto è salvo una vera pace, non sanno proporsi come valida alternativa ai piani di Bush&C. Anzi: proprio ora, quando l’Iraq è invaso da legioni di faccendieri-avvoltoi, marines, soldati, etc. anche italiani -se non ci sbagliamo-, il "movimento" sembra sparito, come se non ci fosse più niente contro cui e per cui battersi. Su questo occorre ragionare in modo sereno. Non certo per celebrare un funerale, ma al contrario per prepararci in modo adeguato a ciò che verrà. (...) Ne discutiamo qui, in questo articolo e in questo numero, da comunisti. Che sono stati dentro il movimento, e intendono restarvi, ma che non hanno esitato, anche quando si era al top delle mobilitazioni, a dichiararne i punti deboli per tentare di dare ad essi una risposta concreta in avanti...
Potete trovare il nuovo numero del giornale che fare nelle librerie delle principali città italiane oppure direttamente nelle nostre sedi
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Nelle librerie delle principali città italiane oppure direttamente nelle nostre sedi È uscito il n. 61 del giornale che fare (giugno-luglio 2003)
Sommario A quelli che sono scesi in piazza e non vogliono tornare a casa (pp. 2-5): perché la guerra (p.2), quale alternativa alla guerra (p.3), fare senza organizzazione? (p.4) e il collegamento con i popoli oppressi (p.4-5) Perché non c'è stato un vero sciopero generale contro la guerra? (pp.6-7) Lotta contro la guerra, lotta contro il razzismo in Italia: un episodio indicativo accaduto a Torino (p.7) Una lettera dagli Stati Uniti, dall'interno del movimento no war statunitense, sui suoi elementi di forza e sulle sue contraddizioni: p.8 Donne in prima linea: chi sono e perché si arruolano le soldatesse Usa esibite come esempio dell'emancipazione della donna occidentale? (p.9) Un bilancio della resistenza irachena (ed arabo-islamica) all'aggressione imperialista (pp.10-13): perché è crollata Baghdad (p.10), la resa della direzione ba'athista (p.11), la apparente "neutralità" dei capi sciiti (pp.11-12 con la scehda annessa "Da dove viene l'opposizione sciita"), per una vera e coerente resistenza all'imperialismo (p.12), Road Map, per i palestinesi una strada verso la schiavitù (p.13). Sempre sulla lotta contro l'oppressione imperialista in Medioriente: a p. 11 un brano dalle tesi sulla questione d'Oriente del IV congresso dell'Internazionale Comunista (1922) Due, tre parole sugli aiuti umanitari (pp.14-15) Dopo la guerra la guerra continua anche sul fronte interno: referendum sull'art. 18 e contratto dei metalmeccanici (pp.16-17), i "pacifisti" Chiara e Schroeder alla guerra contro i lavoratori (p.17), una denuncia di Paolo Dorigo dai bracci della morte del sistema carcerario italiano (p.17) Argentina: anche dalle elezioni, un monito al movimento di classe proletario (p.18) Cuba: chi fa male a chi (p.19) Sars: un virus al di sopra di ogni sospetto (p.20) |
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Riprendiamo dal numero 12 della rivista "à l'encontre", un nostro articolo su: Quali le vere cause dell'aggressione imperialista all'Iraq? Quali le prospettive per il futuro del capitalismo internazionale che tale aggressione annuncia? Quale la via con cui il proletariato internazionale potrà difendersi da questo corso militarista e catastrofico del capitalismo? Può insegnarci qualcosa il bilancio di ciò che avvenne nella prima e nella seconda guerra imperialista?
Il numero 12 della rivista "à l'éncontre" (www.alencontre.org) è interamente dedicato al tema "Une nouvelle situation internationale après la guerre contre l'Iraq".
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Ma quale pace? Ma quale liberazione? Giù le mani dall’Iraq! Via le truppe occidentali dall’Iraq e dall’Oriente! L'aggressione ai popoli del Medioriente Continuiamo, rafforziamo ed estendiamo la lotta contro la "guerra infinita" delle potenze del capitale!
Nonostante
la fiera resistenza dei popoli iracheni, le forze armate anglo-americane
hanno preso possesso di Baghdad. La chiamano liberazione. È in realtà
l’occupazione neo-coloniale del paese. L’Italia
vi sta partecipando in prima fila. Invierà un contingente militare nei
prossimi giorni. Bush,
Blair, Berlusconi vogliono schiavizzare gli iracheni, saccheggiarne il
petrolio, e dall’Iraq preparare le prossime guerra in cantiere contro
gli altri popoli della regione e dell’Oriente. L’occupazione
dell’Iraq servirà anche per stringere le catene ai polsi dei lavoratori
e dei giovani in Occidente. A partire dalla Baghdad presente in “casa
nostra”, dai lavoratori immigrati.
Si
preparano tempi durissimi per il proletariato internazionale. Rilanciamo
l’opposizione di lotta alla politica guerrafondaia di Bush, Blair e
Berlusconi e alla variante (per ora pacifista) di questa politica portata
avanti dall’Europa di Prodi, di Chirac e di Schroeder! No
all’invio delle truppe italiane in Iraq! No all’occupazione
neo-coloniale occidentale dell’Iraq e del Medioriente! Sostegno incondizionato alla resistenza del popolo e degli sfruttati iracheni e dell'intero Medioriente! No
al razzismo! No al precariato! No al nuovo attacco alle pensioni! Per la ripresa della lotta e dell’organizzazione di difesa dei lavoratori e dei giovani! Per un fronte di lotta comune tra lavoratori occidentali, immigrati e sfruttati del resto del mondo! Per il comunismo internazionale!
Il nostro volantino alla manifestazione del 12 aprile a Roma
Due nostri volantini distribuiti dopo l'occupazione neo-coloniale dell'Iraq in alcune fabbriche e in alcuni mercati cittadini
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Sostegno incondizionato alla resistenza del popolo iracheno e delle masse lavoratrici del mondo musulmano!
(Un nostro volantino in arabo distribuito durante la seconda settimana di guerra)
Kerbala (Iraq), 24 marzo 2003: festeggiamenti per l'Apache abbattuto da un contadino iracheno...
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(marzo 2003) |
Dagli Usa, recensione del libro Una paga da fame. Come non si arriva a fine mese un'inchiesta sui lavoratori poveri negli Usa, una finestra che aiuta a comprendere le ragioni "interne" dello sviluppo del movimento contro la guerra nel cuore della potenza statunitense
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Pubblicato il n. 60 del che
fare |
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Giù
le mani dal popolo irakeno |
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Il metallo del disonore Richiedi alle nostre sedi il libro "Il metallo del disonore" sull'uso delle armi all'uranio impoverito da parte delle potenze capitalistiche occidentali nella prima guerra del Golfo e nella guerra nella "ex"-Jugoslavia, sui loro effetti sulle popolazioni aggredite e sui militari della coalizione imperialista. |
e dopo lo sciopero del 18 ottobre....? |
Pagina dedicata alla lotta del proletariato argentino |
Contro l'aggressione |
Alla pagina dell'Organizzazione Comunista Internazionalista (O.C.I.)