FERMIAMO
LA MANO ASSASSINA
DELLO
STATO DI ISRAELE E DEI SUOI PADRINI OCCIDENTALI !
La “Road Map”, nata con il patrocinio ed il
consenso dell’imperialismo americano ed europeo, ancora doveva muovere i suoi
primi passi, quando lo stato di Israele ha per l’ennesima volta chiarito il
suo (e dei suoi sponsor
Usa ed
europei) vero
concetto di
pace: omicidi “mirati” contro i militanti palestinesi con la
contestuale uccisione di decine di civili palestinesi, continui e ripetuti
bombardamenti sui territori occupati, intensificazione della repressione,
bombardamenti sulle popolazioni dell’area che esprimono solidarietà alla
causa palestinese, da ultimo sulla Siria.
Come sempre, alla stipulazione di ogni “piano di
pace” segue puntuale un’immediata intensificazione della repressione contro
le masse palestinesi. In realtà le tante “road map” (con le loro promesse
di “concessioni” e di “autonomie”) che si sono susseguite in tutti
questi anni hanno nascosto e nascondono solo il tentativo di disarmare e di
dividere la lotta del popolo palestinese per indebolirne la capacità di
resistenza. La pace che di volta in volta gli Usa, l’Europa ed Israele offrono
ai palestinesi è la stessa pace che i negrieri offrono agli schiavi.
Intanto con la cosiddetta costruzione di una
“recinzione di sicurezza”, un muro di circa 650 chilometri, si vuole
definitivamente annettere ad Israele un’ulteriore porzione della terra di
Palestina, il tutto con buona pace per chi ancora si illude che sia possibile la
creazione di uno stato palestinese che possa convivere pacificamente accanto a
quello israeliano.
Palestina, Iraq, Afghanistan: un unico fronte di lotta contro l'imperialismo
Dopo anni di discussioni e di risoluzioni in seno
all’Onu, in Palestina si continua a morire, le condizioni di vita si fanno
sempre più difficili, lo stato israeliano si fa sempre più arrogante. Ha senso
continuare a parlare della possibilità di nuovi “accordi di pace” in sede
Onu?. Ha senso parlare del ripristino del diritto internazionale “violato”,
quando questo diritto internazionale si sta svelando sempre più per quello che
realmente è e che solo può essere: cioè un’arma nelle mani
dell’imperialismo?
A Gaza e in Cisiordania le masse stanno dimostrando
di credere sempre meno all’ipotesi che si possa arrivare alla costruzione di
uno Stato palestinese per gentile concessione di Usa, Europa ed Onu. Tra i
palestinesi cresce, invece, l’idea che la loro liberazione passerà solo
attraverso una lotta a tutto campo contro Israele e i suoi mandanti occidentali
e si guarda con sempre maggiore interesse a ciò che avviene in Iraq e
Afghanistan.
Per anni i palestinesi hanno dovuto affrontare da
soli lo strapotere militare e il terrorismo d’Israele e dei suoi mandanti
occidentali. La solidarietà che ad essi veniva espressa dai governi arabi si è
sempre dimostrata di facciata e a dir poco incoerente. Ma, adesso, l’incalzare
dell’aggressione armata da parte dell’Occidente all’intera area
medio-orientale, sta facendo lievitare enormemente il sentimento di ribellione
di sempre più vaste masse nella regione. Il popolo iracheno, sta sviluppando
una resistenza di massa contro le truppe d’occupazione. In Afghanistan, la
resistenza contro l’occupazione Usa ed Europea, si sta riorganizzando.
Nello stesso occidente, si deve riconoscere che in
Iraq come in Afghanistan, gli
eserciti d’occupazione devono fronteggiare una vera e propria lotta di popolo,
e sono costretti a dover ammettere che vi sono ingenti perdite tra le file dei
propri eserciti. Allo stesso tempo l’eroica resistenza del popolo iracheno
dimostra che è possibile lottare con successo contro lo strapotere
dell’occidente.
E’ con vero terrore che le cancellerie occidentali
stanno iniziando a registrare come la resistenza delle masse arabe sia
suscettibile di iniziare a travalicare i confini nazionali, le divisioni
“etniche” e religiose, per dare vita ad un fronte unico contro
l’imperialismo. Sunniti e Sciti in Iraq hanno un comune nemico gli Usa e i
suoi alleati, i “laici” dell’Iraq e gli
“integralisti”dell’Afghanistan, si possono iniziare a riconoscere come
parte di un unico esercito contro l’Occidente. Migliaia di giordani, egiziani,
sauditi, abbandonano i propri paesi e si recano a combattere in Iraq e in
Afghanistan.
L’unificazione delle masse arabe e islamiche mentre
è vissuta come un incubo dai governi occidentali (che non a caso utilizzano
tutti gli strumenti a disposizione per incentivare odi e contrapposizioni
“etniche”, nazionali e religiose), deve da noi essere vista e salutata come
un importante e necessario passaggio per la costruzione di un’efficace
resistenza all’aggressione
occidentale.
E’, inoltre, necessario che le masse arabe e
islamiche, così come sta cominciando ad avvenire, abbandonino ogni illusione
nell’Onu, nell’Europa e nelle borghesie dell’area, per farsi carico in
prima persona della loro liberazione nazionale e sociale. Una liberazione che
potrà darsi solo attraverso la sollevazione e la lotta generale degli sfruttati
e degli oppressi di tutto il Medio Oriente per la cacciata dell’imperialismo
dalla regione e per la distruzione dello Stato d’Israele nella prospettiva di
una confederazione sovietica d’area in cui convivano e cooperino fraternamente
i lavoratori arabi, curdi ed ebrei.
E’ tra i sostenitori della causa palestinese in
Occidente che sembra invece essere ancora molto forte l’illusione che sia
possibile fermare la mano omicida d’Israele, attraverso il coinvolgimento
degli Stati europei e degli organismi internazionali, Onu in testa.
Gli stati europei, pur criticando in qualche modo, la
costruzione del muro israeliano, non cessano, in realtà, di offrire il loro
pieno appoggio ad Israele. Il 18 novembre verrà a Roma, dove sarà ricevuto dal
“nostro governo” con tutti gli onori, Ariel Sharon. Le sue mani grondanti di
sangue palestinese andranno a stringere le mani dei “nostri governanti”, per
suggellare ancora una volta l’amicizia, imperialista che li lega, il loro
comune interesse, l’oppressione sempre più forte delle masse palestinesi e
medio-orientali.
Il nostro appoggio alla causa palestinese, per non ridursi ad una vuota formula, deve chiamare i lavoratori ed i giovani dell’Occidente ad esprimere un incondizionato appoggio a tutte le lotte delle masse medio-orientali. Deve chiamare ad una battaglia contro il nostro governo, per l’immediato ritiro delle truppe italiane ed occidentali, dall’Iraq, dall’Afghanistan, come da ogni dove.
7 novembre 2003
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