GIU’ LE MANI DALL’IRAQ!
PER UNA MOBILITAZIONE PERMANENTE E DI MASSA
CONTRO LA GUERRA PERMANENTE DEI "POTENTI DELLA TERRA"

 

Oggi in tantissimi siamo qui a Roma in piazza contro la guerra all’Iraq. Contemporaneamente milioni di persone stanno manifestando in altre cinquanta e passa nazioni per lo stesso motivo e con lo stesso obbiettivo: questo è un passaggio di straordinaria importanza che deve essere in ogni modo rafforzato e a cui va data continuità. Alla guerra globale dei Bush, dei Blair e dei Berlusconi vari, infatti, si può e si deve rispondere con un movimento di lotta altrettanto globale. Intanto, mentre nel mondo cresce il sentimento e la mobilitazione contro la guerra, gli Stati Uniti e l’Inghilterra (con l’avallo e la collaborazione di diversi paesi europei, Italia in testa) premono sull’acceleratore e continuano ad ammassare migliaia di soldati, aerei, divisioni corazzate e navi da guerra in quantità industriale, stringendo l’Iraq in un anello di ferro fatto dei più sofisticati e terribili mezzi di distruzione di massa che l’umanità abbia mai conosciuto. "Sull’Iraq potremo scaricare migliaia di missili nei primissimi giorni e, se necessario, siamo pronti anche ad usare l’arma atomica": questa la sostanza di recentissime dichiarazioni dello stato maggiore USA sempre più sul punto di scatenare…

…una guerra di rapina ed oppressione

Una guerra per saccheggiare ancor più impunemente e a costo zero il petrolio di Baghdad e di tutta la regione. Ma una guerra che mira anche (e in un certo senso soprattutto) a colpire ferocemente il popolo iracheno, a scatenare contro di esso un’autentica apocalisse di fuoco per costringerlo ad inginocchiarsi di fronte ai diktat delle borse e delle multinazionali. Non ci sono riusciti con i barbari bombardamenti del ’91, non ci sono riusciti con oltre dieci anni d’embargo e con il milione e mezzo di morti provocati da questa autentica arma di distruzione di massa benedetta dall’ONU. Vogliono riuscirci adesso. E per questa via vogliono anche tentare di terrorizzare le masse sfruttate di tutta l’area per impedire che dalla Palestina a tutto il Medio Oriente si estenda, si rafforzi e si radicalizzi la lotta contro la fame, l’oppressione e la miseria prodotte dal dominio occidentale. E’ una guerra per mantenere e ridurre in schiavitù interi popoli. Ed allo stesso tempo…

…è una aggressione anche contro noi lavoratori, giovani e donne occidentali

Chi si prepara a bombardare Baghdad sono quegli stessi "poteri forti" e quegli stessi governi che - dagli USA all’Europa - attaccano i nostri diritti, impongono licenziamenti di massa e precarizzano il lavoro, che mentre aumentano le spese militari, tagliano quelle sociali. Sono quegli stessi "poteri" che a Genova ed altrove hanno scatenato la violenza poliziesca contro i movimenti di lotta e poi incarcerano e denunciano chi da questa violenza si è difeso reagendo nelle piazze. L’aggressione e la guerra contro i popoli del Sud del mondo è l’altra faccia - quella più cruenta e sanguinaria - dello stesso attacco che qui in Occidente viene portato contro chi vive del proprio lavoro.

L’Italia e l’Europa ne sono pienamente dentro

"Ma questa volta è diverso. Non è come la prima guerra all’Iraq dove tutto l’Occidente era parte in causa. Questa è una guerra solo degli Stati Uniti e del loro fedele alleato inglese. L’Europa, o almeno una parte di essa, ne sono e ne possono restare fuori ". Questo ritornello, per quanto spesso ripetuto a destra e manca, è falso. Primo, perché l’intera Europa è già pienamente coinvolta sul versante afghano. E Afghanistan ed Iraq sono due fronti della stessissima e generale guerra che tutto l’Occidente sta conducendo contro i popoli del Sud del mondo. Secondo, perché già adesso è certo che l’esercito angloamericano potrà utilizzare le basi europee nell’attacco contro Baghdad. Terzo, perché nazioni come l’Italia (con un Berlusconi sempre più in sintonia con Bush e Blair) stanno intensificando il loro impegno in Afghanistan (l’invio degli alpini è di questi giorni) proprio per permettere di "liberare" truppe americane da trasferire nel Golfo.

Gli eventuali contrasti tra l’Europa (o una parte di essa) e gli USA sono non sul "se rapinare la torta", ma sul "come spartirsi la torta da rapinare".

I vari Fassino (ma, a proposito, non era ministro degli esteri durante i bombardamenti su Belgrado?) chiedono che l’Italia resti fuori dal conflitto perché sono preoccupati dalle pretese "eccessivamente egoistiche" degli USA e spaventati dal pericolo che la guerra accenda ancor di più la miccia della ribellione delle masse arabe ed islamiche contro l’oppressione occidentale. Simili richieste sono solo ipocrite e, allo stesso tempo, impraticabili.

La partecipazione dell’Italia e dell’Europa all’aggressione all’Iraq e alla più complessiva guerra terroristica permanente contro le masse sfruttate del Sud del pianeta si può bloccare e si può inibire solo sulla base della scesa in campo continuativa e permanente di un solido e vasto movimento organizzato che imponga tutto ciò a viva forza. E’ solo lottando frontalmente contro l’Europa, contro i suoi governi e le sue istituzioni, che a questa negriera di antico corso potremo legare le mani. Mani, quelle europee, che a volte vorrebbero partecipare al bottino senza "sporcarsi troppo", ma che in realtà grondano del sangue dei popoli jugoslavi, iracheni, somali, ecc. Gli Chirac e gli Schroeder (ma i anche i Rutelli nostrani) - quand’anche mantenessero ferma la loro attuale posizione – mirano ad ottenere le stesse cose a cui punta Bush: occupazione militare dell’Iraq, disarmo e schiacciamento del suo popolo e di tutti popoli medio-orientali, rapina del petrolio e di ogni materia prima. Vorrebbero fare tutto ciò attraverso l’ONU perché sanno che una "guerra americana" lascerebbe loro poco o niente da arraffare. In simili campioni "di pace" il movimento contro la guerra potrebbe solo trovare un sostegno identico a quello che l’impiccato trova nella corda.

È puntando sulla nostra forza di classe che possiamo fermare e sconfiggere questa guerra

In questa guerra ci siamo già tutti, restarne fuori è impossibile. Si tratta quindi di rafforzare e dare continuità alla mobilitazione ed al movimento contro di essa per giungere a mettere in campo la forza, qui nel cuore dell’Occidente, necessaria ad impedire che si schiacci impunemente nel sangue il fiero popolo iracheno. Gli sfruttati del Sud del mondo si stanno già da tempo battendo senza esitazione e con estremo coraggio contro l’oppressione occidentale. Essi guardano con ansia a noi, lavoratori, giovani e movimenti dei "paesi ricchi", perché intuiscono che la nostra scesa in campo è necessaria per costruire insieme l’unica forza che potrà realmente scardinare le politiche di guerra e rapina dei "nostri" governi e dei "nostri" Stati.

In questi giorni da più parti si è detto che la manifestazione di oggi non deve risolversi in un atto di "semplice" testimonianza. Giustissimo! Facciamone il trampolino di lancio per il rafforzamento e la stabilizzazione di un solido movimento contro la guerra che quando inizieranno a piovere le bombe sia capace di raddoppiare la propria iniziativa e combattività. Un movimento che non viva "solo" di "eventi" (comunque importantissimi) quale quello odierno, ma dia battaglia quotidianamente, continuativamente e a tutto campo.

Organizziamo assemblee sui posti di lavoro, facciamo pressione verso tutte le strutture sindacali e agiamo direttamente affinché si arrivi ad uno sciopero italiano ed europeo, generale e generalizzato, appena partirà l’attacco aperto all’Iraq. Rafforziamo e consolidiamo il carattere internazionale di questa battaglia. Costruiamo comitati ed organismi permanenti contro la guerra aperti ai lavoratori immigrati che di questa nuova aggressione saranno (sono già) il primo bersaglio "interno". Lavoriamo a dar corpo ad iniziative di massa di concreto contrasto alla guerra ed ai suoi ingranaggi. Esprimiamo attivamente il nostro sostegno incondizionato al popolo iracheno ed alla lotta delle masse arabo-islamiche contro l’Occidente. Opponiamoci alla campagna di criminalizzazione e di repressione che in questi mesi in tutta Italia - sotto le insegne della "lotta al terrorismo"- si sta abbattendo contro gli immigrati. Diamo gambe collettive e continuità a questa necessaria mobilitazione e lavoriamo per fonderla con quelle per la difesa dei nostri diritti, rilanciando e rafforzando la battaglia contro il governo Berlusconi.

Spendiamoci con determinazione affinché il movimento contro la guerra si radichi con forza nel proletariato ed in esso cominci ad emergere una sempre più esplicita tendenza anti-capitalistica nella prospettiva del socialismo internazionale.

 

Organizzazione Comunista Internazionalista