RINVIARE AI MITTENTI (FIAT, GOVERNO, POTERI FORTI MONDIALI) IL PIANO DI LICENZIAMENTI RADICALIZZANDO E GENERALIZZANDO LA LOTTA |
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La partita non è, non può essere chiusa con l’arrivo delle lettere di CIG. Gli scioperi e le mobilitazioni di questi giorni stanno a dimostrare che quando ci si batte con determinazione le lotte riescono e quindi possiamo contare su di una forza potenziale enorme. Non solo in fabbrica, ma nella società, perché la nostra lotta è in grado di attrarre ampi settori del mondo del lavoro e dei giovani. Per questo dobbiamo radicalizzarla ed estenderla. Il piano governo-Fiat è stato respinto al mittente per la semplice ragione che si è capito che non ferma né i licenziamenti né la chiusura degli impianti, puntando solo a dividere il fronte operaio tra Nord e Sud, tra i diversi stabilimenti, tra lavoratori italiani e degli altri paesi, per depotenziare la mobilitazione di tutti. È evidente che siamo di fronte ad una crisi devastante (ben oltre la Fiat), dalla quale nessun lavoratore, in nessuno stabilimento, si può salvare se non viene imposto il punto di vista operaio. Innanzitutto che nessun licenziamento (comunque mascherato) deve passare! L’unico "piano industriale" per cui vale la pena battersi è quello che punta a non farci pagare come classe gli effetti di un sistema antisociale incentrato sulla competitività e sul profitto. E solo la nostra forza collettiva di classe può imporlo contro i meccanismi del mercato. Radicalizzare la lotta! Va innanzitutto superata la distanza tra il bisogno di una risposta forte, generale, di intransigente difesa degli interessi operai e le iniziative di lotta finora messe in campo dalle direzioni sindacali. Non va concessa nessuna tregua ai nostri avversari. Sulla strada già aperta dai lavoratori di Termini Imerese vanno costruite mobilitazioni che facciano davvero male alla Fiat (arrivando al blocco della produzione negli stabilimenti colpiti e in quelli che lavorano a pieno regime, come Melfi, ponendo l’obiettivo della piena parificazione salariale e normativa). Le iniziative di lotta devono incidere non solo sul settore auto ma sugli svariati interessi economici dell’azienda. Questa lotta è contro il governo! L’attacco della Fiat è sostenuto dalle banche, dal suo "alleato"-socio di maggioranza Gm, dalle borse, dal mercato. Il governo ha dato a questi poteri forti pieno sostegno in linea con la sua offensiva che rende il lavoro sempre più precario, senza diritti (v. attacco all’articolo 18 e Libro bianco di Maroni), senza organizzazione sindacale; nel mentre affida i servizi (sanità, scuola, pensioni) sempre di più al mercato, a chi se li può pagare. La lotta contro il piano Fiat non può prescindere da questa battaglia. Si batte la Fiat battendo anche il governo che è la forza concentrata dei padroni. Per questo vanno riprese le mobilitazioni di quest’ultimo anno rafforzandole nel punto essenziale che finora è mancato: battere, cacciare con la forza della piazza il governo Berlusconi! Estendere la mobilitazione all’insieme dei lavoratori, ai giovani, al movimento no-global! La Fiat fa da battistrada mostrando a tutto il padronato come affrontare le crisi scaricandola sui lavoratori (licenziamenti, precarietà, nessuna contrattazione sindacale). Per questo la battaglia alla Fiat è una questione di tutti i lavoratori, non per semplice solidarietà con i destini di "altri", ma per la difesa di interessi che sono anche propri. Per costruire un movimento di lotta generale vanno posti obiettivi unificanti: difesa del posto di lavoro (si fanno numerosissimi i licenziamenti nelle piccole aziende come nei grandi gruppi con effetti a cascata sui rispettivi indotti), lotta alla precarizzazione e flessibilizzazione delle condizioni di lavoro che riguardano settori sempre più vasti, soprattutto di giovani e immigrati, difesa del salario, riduzione generalizzata dell’orario a parità di salario, difesa e ampliamento di quei diritti che, come l’articolo 18, ci stanno togliendo. Su questa base va costruito lo sciopero generale nazionale di tutti i settori. Questa battaglia può unificare i lavoratori e quel movimento che si è espresso a Genova e a Firenze e oggi inizia a esser presente nelle lotte del lavoro contro gli effetti di un mercato globalizzato che impone qui licenziamenti e precarietà (col governo che reprime chi lotta), e ai popoli del Sud fame e guerra. Portare la lotta sul territorio! La lotta deve coinvolgere il territorio, le città. Non per trovare impossibili soluzioni "particolari" (vedi la proposta di Formigoni di difendere le auto prodotte in Lombardia, l’azione dei parlamentari polisti della Sicilia, o eventuali ami lanciati dai vari Ghigo o Chiamparino) che ci renderebbero solo più divisi e più deboli. Si tratta invece di utilizzare a nostro collettivo vantaggio la simpatia con cui anche la "popolazione" non operaia guarda a questa lotta. Per consolidarla e ampliarla bisogna però dimostrare di non essere deboli, ma decisi e forti nel portare fino in fondo la battaglia, altrimenti anche questa simpatia si dileguerà e i lavoratori Fiat saranno di nuovo isolati e additati come "assistiti". Se nell’80 la Fiat riuscì a organizzare la "marcia dei 40 mila", oggi la situazione è completamente diversa e potremo essere noi in grado di organizzare la "marcia dei …400 mila". E’ necessaria una campagna di propaganda lotta organizzazione che deve coinvolgere attivamente i lavoratori in cig e quelli rimasti in fabbrica con presidi e iniziative incisive che lavorino per questo insieme di obiettivi e per una tessitura di contati e un intreccio di lotta e organizzazione con i lavoratori degli altri paesi a partire dal gruppo Fiat-Gm.
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Organizzazione Comunista Internazionalista |
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