L'AMERICA DICE NO!!!
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Articoli del che fare sulla ripresa del movimento di classe negli Usa Siti utili per informarsi sulle lotte in corso
Scriveteci Cronache dal centro
dell'Impero appello dei veterani di guerra ai soldati nel Golfo Dieci ragioni per cui le donne dovrebbero opporsi alla "guerra contro il terrorismo" Appello di intellettuali comparso sul New York Times Risoluzione del San Francisco Labor Council |
Finalmente
l'America ha risposto NO War, forte e chiaro, in due manifestazioni contemporanee
svoltesi sabato 26/10, una a Washington e una a San Francisco che hanno visto la
partecipazione complessiva di circa 400.000 persone. Il corrispondente del manifesto,
che pure accredita il numero di soli 42.000 dimostranti alla mobilitazione di San
Francisco, non esita ad usare il termine di "mostruosa" per la partecipazione
realizzatasi se paragonata agli standard americani. Queste mobilitazioni, insieme a quella di fine settembre a Londra, testimoniano come nel cuore stesso dei principali bastioni imperialisti, la nuova aggressione che si prepara all'Iraq vede dei paesi paesi sostanzialmente spaccati, con un'opposizione crescente. Il movimento contro la guerra negli Usa non nasce dal nulla, ma da una lunga tradizione che si richiama alle mobilitazioni contro la guerra del Vietnam, e che ha fatto le sue prove nelle precedenti aggressioni del brigante statunitense, dall'Iraq, alla Somalia, dalla Jugoslavia all'Afghanistan. Esso risente del vento di Seattle, della ricomparsa di un combattivo movimento delle donne e della ripresa delle lotte operaie, frutto della globalizzazione capitalistica nel paese che pure se ne dovrebbe avvantaggiare maggiormente. Per quanto ci riguarda vediamo in queste mobilitazioni statunitensi anche il riflesso di quella enorme insorgenza delle masse sfruttate del sud del mondo e segnatamente di quelle arabo islamiche che in questi anni hanno opposto una fiera ed eroica resistenza alla politica di rapina e di oppressione, con ciò stesso chiamando a scendere in campo lavoratori e proletari dei paesi imperialisti. E questi finalmente cominciano a rispondere all'appello!!! Sono questi due elementi che, sia pure non soggettivamente collegati tra di loro, agiscono in maniera convergente e rendono "complicata" per gli Usa ed i suoi alleati l'avvio di una nuova avventura bellica ed "incerti" i suoi esiti, non certamente i distinguo o le presunte diversità dell'Europa, di cui pure si va cianciando nelle file del movimento pacifista in Italia del tutto succube alle esigenze del proprio capitale nazionale. Come sempre succede (e non potrebbe essere diversamente) un iniziale movimento di lotta risente di illusioni e retaggi del passato su cui sarebbe fin troppo facile limitarsi a fare delle pulci settarie. Ne siamo perfettamente consapevoli e non intendiamo cauzionarli per come essi sono, ma semplicemente segnalarne le potenzialità legate alla impossibilità dell'imperialismo di "cambiare politica", al prosieguo stesso dello scontro e, "si parva licet", al ruolo che dei comunisti degni di questo nome dovrebbero svolgere al suo interno invece di compulsarne dall'esterno le "impurità". Intanto facciamo notare che nonostante questi limiti, soprattutto di prospettiva, che caratterizzano le organizzazioni promotrici di questo movimento, su alcune questioni emergono acquisizioni che sono avanti anni luce rispetto al movimento "nostrano". Nell'appello dell'associazione pacifista Answer che ha organizzato la manifestazione del 26 c'è scritto: "Le sanzioni delle Nazioni Unite imposte dagli Usa .... sono state le vere armi di distruzioni di massa", con una denuncia precisa della pace imperialista che si è rivelata essere più schifosa ed assassina della guerra stessa, e del ruolo dell'ONU, a cui ancora in tanti continuano ad appellarsi qui da noi per un ruolo presuntamente diverso ed umanitario di quest'ultimo. E ancora, Larry Holmes dirigente di primo piano del Workers World Party una organizzazione tra le più attive nel preparare la giornata del 26, ha dichiarato: "Noi non vogliamo solo fermare la guerra, noi vogliamo portare la guerra in casa nostra dove essa ha origine". Siamo qui di fronte all'esplicito richiamo della consegna dei comunisti internazionalisti di rispondere alla guerra imperialista con la guerra di classe, alla denuncia del vero nemico all'interno del proprio paese e al riconoscimento che il centro internazionale di produzione e promozione delle guerre reazionarie sono gli Usa, è il cuore del sistema imperialista. Noi, che abbiamo sempre seguito con attenzione ogni sia pur minima indicazione di risveglio proveniente dal paese guida del capitalismo mondiale, non possiamo che essere contenti di questi segnali oramai fin troppo evidenti di ripresa del movimento di lotta che solo dei ciechi, i quali continuano a fare di un generico quanto interclassista antiamericanismo la propria bandiera, si ostinano a non voler vedere. Con questa pagina vogliamo svolgere soprattutto un compito di contro informazione su quanto si muove dall'altra parte dell'Atlantico, segnalando siti e organismi che sono in prima fila nel promuovere la mobilitazione contro la politica imperialista di guerra quanto di pace. Contemporaneamente intendiamo fornire una indicazione della continuità di indirizzo del nostro lavoro attraverso il richiamo di nostri articoli e prese di posizioni, che nella strenua battaglia che ci vede quotidianamente impegnati, abbiamo elaborato. |
Riceviamo e pubblichiamo una cronaca sul movimento di lotta contro la guerra negli Stati Uniti | |
Siti da cui raccogliere informazioni sul movimento contro la guerra:
Di seguito alcune pagine specifiche di particolare interesse:
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Di seguito elenchiamo alcuni degli articoli dedicati dal che fare alla ripresa del movimento di lotta negli Stati Uniti che testimoniano la continuità delle nostre posizioni sui temi richiamati in questa pagina.
- L'America proletaria, bianca e nera, è in cammino.
- USA. La marcia delle donne afroamericane rinforza il percorso di ripresa della lotta di tutti i neri. / Contro cosa si sono mobilitate le donne nere. / Impedire che i neri si organizzino. / La crisi sociale non risparmia il cuore dell'impero./ Qualche dato su salari, redditi, occupazione. / Clinton taglia il welfare.
- L'intera classe operaia degli Usa è chiamata alla lotta.
- Cronaca (...e buone notizie) dal centro dell'impero.
- Soldiers of the USA (manifesto in inglese rivolto ai soldati americani).
- Dagli USA: un futuro da incubo per il proletariato.
- Stato poliziotto e carceriere [in USA].
- Recensione - Il metallo del disonore: l'uranio impoverito
- La marcia delle donne da New York a Porto Alegre verso Genova
- Nere e neri in marcia nel cuore dell'impero
- La Million Family March e la Marcia delle donne: una separazione da superare
- A Washington contro la "nuova" guerra
- Reportage delle manifestazioni del 29/10/2001 contro la guerra
- Dal patriottismo al pacifismo verso lantimilitarismo di classe
- Lettera di un veterano americano
- Un secolo di interventi militari degli Stati Uniti
- A New York, contro il Wef