Con la resistenza irachena, per spingerla

oltre sé stessa,

verso la (non facile) vittoria

Un giustificato senso di frustrazione e vergogna si diffuse nel mondo arabo e islamico al momento della resa di Baghdad, provocata dal tradimento di buona parte del vertice baathista (i capi militari per primi) e dall’isolamento in cui l’Iraq fu lasciato da "noi occidentali" e dal resto dei "fratelli" arabi e islamici. Un ancor più giustificato senso di rinnovato orgoglio sta ora soppiantando quella cocente delusione. Il suolo iracheno è occupato dalle armate occidentali, ma il popolo iracheno non è vinto. Anzi, appare sempre più determinato a battersi con ogni mezzo contro le forze di occupazione, giovandosi anche dell’apporto di coraggiosi militanti antimperialisti non iracheni. Anche l’Italia di Berlusconi&Ciampi ne comincia a sapere qualcosa. E tuttavia la strada verso la liberazione delle masse oppresse irachene non sarà breve, né agevole.

 

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