Caso Haider |
DEL PERICOLO HAIDER E DI ALTRI PERICOLI
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Un "caso" esploso a comando. E davvero ne è stata protagonista l"Europa"? Per intanto tutti i cosiddetti progressisti del continente si allineano al progressismo (democratico, antifascista) di Chirac, Aznar e, guarda caso!, Albright e Barak. Con un risultato certo: un colpo ulteriore alla sola, vera lotta antifascista concepibile: quella del proletariato internazionale unito contro il capitalismo imperialista. E un aiuto di più allemergere di destre europee legittimate a sollevare la bandiera dell"indipendenza nazionale" violata dai poteri forti "esteri". |
Non dovrebbe essere il caso di cominciare col chiarire che nessuno come noi si dichiara ed è sul serio nemico implacabile di ideologie e movimenti quali quello di Haider, ma tantè. Ad un"opinione pubblica" a tal punto stordita dalla propria impotenza da accodarsi passivamente alla propaganda "antifascista" dei vari Chirac, Aznar e soci (di maggioranza) Usa-Israele, tanto da salutare, per bocca dellineffabile Bertinotti, liniziativa "europea" anti-Haider come cosa propria, occorre fare subito questa premessa per sgombrare il campo dagli equivoci di comodo. Noi stiamo naturaliter dalla parte e con chi scende in campo, in Austria e dovunque, contro qualsiasi forma di "haiderismo" di cui la peggiore non ci risulta domiciliata in Carinzia-, ma ci stiamo sulle nostre trincee, respingendo decisamente ogni tentativo di ridurci a marionette, e sulla nostra pelle!, dellennesima commedia "antifascista" messa in piedi dai pesi massimi dellarcifascismo mondiale. Non ci ritraiamo affatto dalle manifestazioni anti-Haider, al contrario!, anche quando non ci piacciono affatto, ma ci stiamo per portare dentro di esse, rivolgendoci ai proletari ed a chi di sentimenti classisti, una linea di chiarezza per unire e far crescere le nostre forze; il che significa: per separarle e contrapporre alla morsa pestifera della propaganda di comodo dellimperialismo e dei suoi giochi. Scendere in piazza non basta, specie se si sbaglia piazza e ci si allinea al nemico.
Perché ci tocca dire queste, al solito, ingrate ed impopolari cose? Perché per noi, nellodierna faccenda, il pericolo numero uno non è, nella fattispecie, Haider, ma proprio questa presunta iniziativa europea diretta, a parole, contro di lui. Non nel senso che un problema Haider non esista, ma nel senso che, per questa via, esso non può che uscirne ingigantito, dilagando ben oltre i confini della piccola Austria, trovandosi ad esser legittimato di fronte alle masse "nazionali", nellassoluta assenza di unazione reale di classe. Quellassenza che, sin qui, ha fatto da concime al crescere di movimenti come quello di Haider e quelli, assai più pericolosi di esso, che oggi fingono di dettar legge in tema di democrazia dopo aver massacrato, tanto per cominciare, i popoli della Jugoslavia, dellIraq, del Kurdistan e via dicendo.
Solo degli emeriti imbecilli -quando non si tratti di venduti confessi allimperialismo- possono credere e far credere che la Santa Alleanza economica e militare che sta mettendo a fuoco lintero pianeta meriti attenzione e plauso per azioni intese a fermare un pericolo fascista di cui è, essa stessa, lespressione fondamentale. Non si può impunemente ascoltare le lodi di un Bertinotti ad uno Chirac che "finalmente" si pone a difesa della democrazia senza luso delle bombe (insignificante dettaglio del "passato", da Baghdad a Belgrado!), senza ricordare un passaggio di Dante: se di fronte a ciò non ti viene da piangere "di che pianger suoli"? Già in passato i traditori del comunismo hanno affidato le sorti del proprio "antifascismo" alla potenza di fuoco delle armate dellimperialismo "democratico" ed allunion sacrée interclassista alla loro dipendenza, dopo aver stroncato dallinterno il movimento proletario internazionale coi risultati che oggi abbiamo sotto gli occhi -quello di un mondo sottoposto al massimo di dominio fascista concepibile-. Si ricomincia di nuovo? Ebbene: noi staremo più che mai sulle nostre trincee contro costoro per riannodare i fili di una risposta proletaria, internazionalista.