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Caso Haider

QUESTIONE MORALE O QUESTIONE
DI INTERESSI BORGHESI IN CONFLITTO?

Ancora qualche parola sul vero obiettivo della campagna su Haider in corso.

La prima ricaduta interna all’Italia della faccenda la si è vista con l’attacco alla "connivenza" del Friuli-Venezia Giulia con Haider. Si è giocato, anche qui, da parte delle "sinistre", sul fatto di poter dare addosso al Polo ed alla Lega, di ciò colpevoli, esibendo la propria, presunta, anima candida. Ma, in effetti, si è visto subito come a recalcitrare rispetto all’iniziativa "europea" non fossero solo Antonione e la Guerra, ma lo stesso Illy, il sindaco di Trieste, che, a quanto ci risulta, è stato eletto proprio dal contro-Polo di "centro-sinistra". E la cosa si spiega facilmente. L’intreccio di interessi economici e, in sostanza, politici tra questa regione, la Carinzia, l’Austria, l’Alpe-Adria, è talmente vasto e stretto che una seria applicazione di misure boicottiste contro Vienna significherebbe strozzare interi settori portanti della vita economica regionale e, più, la fine della politica di costituzione di un’enclave "autonoma" nell’area in grado di frenare i contraccolpi di una "globalizzazione selvaggia" destinata a passare sopra la sua testa. In pratica, assisteremmo ad un "ingresso in Europa" dei paesi circonvicini dell’Est basata sull’utilizzo sfrenato dell’unica risorsa ad essi concessa, l’iper-sfruttamento di una mano d’opera sufficientemente specializzata ed a bassissimo costo ed alla devastazione delle loro risorse "nazionali" (dall’industria all’ambiente naturale) secondo il bel modello già in vigore in Croazia, in Bulgaria o, come s’è visto ottimamente di recente, nella Romania cianurizzata a pro delle multinazionali estere, il tutto azzerando il ruolo dell’isola Alpe-Adria. Un po’ troppo davvero per qualsiasi forza politica rappresentante degli interessi capitalistici dell’area. Vale per il Polo, vale per Illy, ma varrebbe anche per qualsiasi altra forza che si dovesse far carico di ciò. E vorremmo proprio vedere cosa direbbe quella "sinistra" che, in questi anni, tanto si è attivata per rilanciare l’azienda-Italia e segnatamente l’azienda-Nord-Est qualora si trovasse a far fronte in prima persona all’emarginazione dal mercato europeo di tali aziende. "L’economia non è tutto", si dice dai banchi dell’opposizione (anche ad Illy?), "occorrono anche gli ideali". Sì, quegli ideali che hanno portato l’Italia a colonizzare economicamente, politicamente, militarmente, i Balcani, tanto per incominciare, attraverso Camere di Commercio, polizie e bombardieri sponsorizzati dalla "sinistra"!

Contro i "signori del mondo"

"Se la sinistra non vuole favorire la crescita di tanti piccoli Haider, Bossi e Blocher, l’esempio da seguire è quello di dialogare con i loro sostenitori, di mostrare che i nemici non sono gli immigrati turchi o sloveni ma proprio quei "signori del mondo" di cui i montanari diffidano profondamente".

Pace per il fatto di ridurre i sostenitori dei tre a semplici "montanari", ma per lo meno in questa frase di un articolo del manifesto del 9.2, è contenuto il succo di una vera politica anti-haideriana fatta senza porsi al servizio dei "signori del mondo". La si può fare senza terremotare le basi dell’attuale sinistra?

Se una controprova eloquente di quel che diciamo fosse stata necessaria, l’abbiamo avuta subito con l’atto secondo della farsa anti-Haider, allorché a Schroeder è scappato di dire che, nell’eventualità che in Italia si formasse un governo delle destre, l’Europa dovrebbe analogamente intervenire a rimettere l’ordine democratico. Qui ci si sarebbe dovuti aspettare un consenso toto corde da parte delle nostre forze centro-sinistre di governo, tanto più che il grazioso avvertimento tedesco poteva formalmente suonare da appoggio all’"anti-destra" interna che sta, traballando vistosamente, al governo e rischia di esserne scalzata.

Così non è stato. D’Alema è subito intervenuto a protestare contro la mossa di Schroeder come una illegittima interferenza nei nostri affari interni, spingendosi sino a garantire che in Italia tutti i partiti sono democratici. Democratico Berlusca. Democratico Fini. Democratica la Lega, pur dichiarata il giorno prima "affine" ad Haider dopo esser stata in precedenza blandita come "costola della sinistra" quando i giochi col Polo non si erano ancora avviati e si sperava di portare questi "haideriani" nel blocco di centro-sinistra. Come mai? La cosa è semplice. L’azienda-Italia non si tocca, perché da essa si dipende, per essa ci si muove. Sia stando al governo sia stando all’opposizione, essa è l’alfa e l’omega cui guardare. Borghesemente giusto, e diamo atto a D’Alema di avere, in questo caso, ben svolto il proprio compito di portavoce del capitalismo italiano, sia pure in ritardo e scontando l’incoerenza di un allineamento con l’"Europa" nel primo atto della commedia, a costo di sacrificare in parte la frontiera Nord-Est nell’illusione di poter così meglio salvaguardare la partnership italiana in Europa.

In questo caso è toccato ai buffoni dell’"opposizione radicale" -già, da parte loro, montati sul carro elettorale comune del centro-sinistra- di sostenere una linea "intransigente" filo-Schroeder doppiamente irresponsabile: irresponsabile verso gli interessi borghesi nazionali (e sin qui nulla di male, se a ciò conseguisse una posizione di classe) ed irresponsabile verso gli interessi proletari, nostri ed altrui.

Il manifesto del 18 febbraio esprime così, per bocca del direttore R. Barenghi, il proprio stupore "allibito" di fronte alle parole di D’Alema e Veltroni "a favore di Fini" (se si può essere più fessi!!!) contro "uno dei pilastri della sinistra moderna e modernizzante", cioè contro il bombarolo Schroeder. Leggete bene: "Forse, chissà, di fronte al fascismo -se si chiami così poco importa- qualcuno in Europa ha i cinque sensi ancora ben attenti. E forse Schroeder non è mai stato a Fiuggi, neanche per bere un bicchiere d’acqua. A volte, guardando da lontano, le cose si vedono meglio nella loro essenza". Quel che c’è di vero, in queste righe, è che il fascismo non ha bisogno di chiamarsi così per essere tale. Ne sa qualcosa chi ha partecipato in prima persona (assieme e D’Alema e Fini) all’azione iperfascista contro i Balcani. Schroeder guarda le cose da lontano? Ma, per l’amor di dio!, il capitale imperialista guarda ed interviene da vicinissimo e in tempo reale per i propri interessi e l’ultimo dei suoi scrupoli riguarda proprio il "fascismo": quando i "fascismi" stanno al proprio servizio, come nel caso della Croazia di Tudjman, nella Bosnia di Izetbegovic, nel Montenegro dei boss, non tutti né principalmente indigeni, al potere, o nella Romania dei massacri anti-operai, tutto va bene nella sua "essenza". Anche per un quisling italico non si farebbero questioni di sorta, se del caso.

Rincara la dose S. Cannavò su Liberazione dello stesso giorno: " L’obiettivo di Schroeder e Jospin, di Chirac e Aznar, di D’Alema e Gutierres, è quello di mantenere al comando della costruzione europea un nocciolo democratico, chiaramente antifascista e antinazionalista" per salvare la "precisa identità dell’Europa che loro stanno costeruendo. Un’identità liberale e liberista, e quindi democratica". Avete letto bene: i "comunisti" si ritrovano egregiamente in questa bella compagnia, sono parte democratica avanzata (nel senso degli avanzi destinati alla spazzatura) di una comune identità liberale e liberista, alla quale si osa, al massimo, "obiettare"di rimanere chiusa entro i confini della "formalità". Sì, perché "se la preoccupazione democratica e antifascista vuole davvero costruire anticorpi stabili e duraturi, deve assolutamente tradursi in un’inversione di tendenza delle politiche sociali attualmente perseguite dalle sinistre al governo (Chirac ed Aznar compresi?!, n.n.) in Europa". Tutto "antifascisticamente" O.K., salvo il piccolo particolare di politiche sociali antiproletarie che, da quel che si arguisce, starebbero in contrasto con le premesse liberali e liberiste, e quindi democratiche… Ma non c’è pericolo: le mosche cocchiere della sinistra "alternativa" postesi in groppa al grosso bue liberal-liberista sapranno guidarlo a buon fine attraverso i meandri della lotta… elettorale.

Quindi. Primo: sdegno, condizionato, per un D’Alema che si erge a difesa degli interessi borghesi nazionali a favore del "disinteressato" intervento "antifascista" di altre, e più potenti, centrali imperialiste. Ed è il ruolo degli aspiranti quisling, più schifoso ancora di quello dei borghesi nazionali che reclamano per sé la pienezza dei poteri economici, politici e militari "patrii". Secondo: nessun appello ad una vera lotta antifascista comune del proletariato europeo, ma il richiamo al dovere di mettersi alla coda dei poteri forti dell’imperialismo "democratico". È la riedizione in tono farsesco di una "resistenza" da cui espuntare fin l’ultima traccia di un conato indipendente di classe per usare il proletariato come retrovia ieri del fascismo "democratico" anglo-americano, oggi dei Chirac-Aznar-Schroeder-Blair. Una bella "operazione arcobaleno" bis!

Ciampi dixit: antifascista quando serve, anticomunista sempre

Per nostra buona fortuna è arrivato a Trieste il presidente Ciampi a rimettere le cose a posto. Per prima cosa, in perfetta consonanza con D’Alema, ha stabilito che nessun conflitto esiste tra Roma e la Regione. Qui da noi tutti sono democratici per definizione e se ad Antonione od Illy capita di far buoni affari con l’Austria "fascista" lo fanno nel pieno rispetto delle regole morali. Nessuno pensi a boicottarci su questo profittevole terreno. In secondo luogo, però, visto che gli obblighi internazionali verso il più forte vanno rispettati, visita d’obbligo alla Risiera di San Sabba, fatta passare per forno crematorio per gli ebrei, trascurando il fatto che le vittime di San Sabba sono state, in massa, altre, e cioè partigiani ed antifascisti soprattutto slavi, a compimento di un’azione anti-slava precedentemente condotta congiuntamente avanti per decenni da democratici e fascisti italiani. Saltata ovviamente la visita, tanto per dirne una!, al campo di sterminio fascista italiano di Gonars, forse perché fuori strada. Terzo impegno, la visita, egualmente commossa, alla foiba di Basovizza (una bufala storica, come ha dimostrato un accurato libricino di Claudia Cernigoi, da noi precedentemente segnalato) per stabilire che vanno egualmente onorate le vittime del nazismo e del "comunismo" di Tito. Perché, in fin dei conti, è proprio dal comunismo vero che si sente il dovere costante di liberarsi definitivamente -poveri illusi!-. In maniera del tutto conseguente Illy ha poi tratto la lezione: basta con la retorica del 25 aprile, basta col ricordo del "comunismo". Qui ed oggi tutti siamo democratici e liberi perché abbiamo esorcizzato, assieme al fascismo, l’altra sua faccia della medaglia, il comunismo. Cose che, se esistesse un minimo di reazione di classe, avrebbero dovuto provocare per Ciampi, Illy e chi dietro il loro carro (Ds, rifondini, cossuttiani…) la stessa calorosa accoglienza con cui i palestinesi hanno accolto il "progressista" Jospin. Che, invece, i quattro gatti esibitisi in loco nella commedia anti-Haider abbiano trascurato del tutto questi piccoli particolari la dice lunga su una situazione politica in cui il proletariato tace quando addirittura, in qualche sua frangia, non si accoda.

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