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UN PRIMO BILANCIO DELLA POPOLAZIONE SERBO-BOSNIACA:
QUELLE NATO SONO TRUPPE D’OCCUPAZIONE!

Non possiamo in questo numero riprendere sistematicamente la questione jugoslava, su cui torneremo in seguito, ma non possiamo neppure fare a meno di accennarvi per risottolineare com’essa stia evolvendo nel senso tracciato dalle nostre precedenti analisi.

L’accenno riguarda lo sporco gioco che, con tutti i mezzi ed a tutto campo, l’Occidente sta svolgendo ai danni del popolo serbo per piegarlo ai propri imperativi di "pace" dopo averlo schiantato sui fronti di guerra.

Entro i confini dello stato serbo dimezzato questo gioco (già cominciato egregiamente ai tempi di quel Panic capultatovi dagli USA per fare il presidente pro nobis) ha trovato il suo ennesimo punto di forza in una "opposizione interna al regime di Milosevic" sponsorizzata e finanziata da qui. Peccato, per i mandanti, che la truffa non sia riuscita sino in fondo per il preococe sputtanamento e l’implosione dallo stesso suo interno di tale "oppoizione democratica", soprattutto dopo che il democraticissimo pan-serbo Draskovic se n’è uscito con il progetto di ripristinare la monarchia e l’autocandidatura a ultimo presidente prima dell’arrivo di Sua Maestà. L’eterogeneo fronte delle opposizioni non ha retto a quest’ennesima sparata e soprattutto al crescente discredito tra le masse che essa ha provocato. Milosevic resta saldamente al suo posto ed il gioco delle nostre cancellerie e dei nostri centri finanziari si deve spostare necessariamente su di lui per stringere la Serbia entro confini sempre più ristretti e ricattabili. Le manovre in corso nel Kosovo e in Vojvodina dovrebbero fare il resto.

Analogamente si fa di tutto per tenere le krajne serbe di Bosnia staccate dalla "madre (o matrigna?) patria" e non solo, ma per minarle al proprio interno e contrapporle le une alle altre ed una parte di ognuna alle altre in ogni singolo settore. La presidenza Plavsic viene usata esattamente in questa direzione: fai diligentemente il lavoro che noi ti dettiamo, estrometti dal potere e consegnaci, o lasciaci impunemente, prendere Karadzic e Mladic, e noi faremo di te un ben pagato quisling, con un tuo microterritorio "indipendente" ai tuoi (ai nostri) ordini.

Anche qui, però, qualcosa sembra non tornare secondo i piani. Le recenti provocazioni delle forze armate USA a Brcko hanno causato il sollevamento unanime, dai bambini ai vecchi, di tutta la popolazione locale che ha costretto alla fuga i provocatori e l’ha costretta a questo severo bilancio: siamo in presenza di truppe di occupazione. La simpatia per Karadzic conta pochissimo. Conta molto questo riconoscimento, con tutti i compiti che ne deriveranno. Se l’obiettivo che si pone in agenda è quello di liberarsi dalle truppe imperialiste d’occupazione non è certo un Karadzic, con la sua linea angustamente micronazionalista e ferocemente anticomunista, che potrà farvi fronte. Tale obiettivo richiama dialetticamente una linea di classe internazionalista, pena ulteriori sanguinose batoste. Noi saluteremo comunque con gioia i primi segni, quali che siano, di un’insorgenza popolare che innalzi la bandiera della lotta anti-imperialista, non perché ci attendiamo che essi siano già in partenza conformi alla nostra linea, ma perché essa costituirà comunque un elemento oggettivo di chiarificazione sul campo. E, come al solito, ripetiamo: molto dipenderà dal fatto che quest’insorgenza non trovi il proletariato di qui indifferente o addirittura ostile, a fianco del "proprio" imperialismo (questo è ciò che più ci preoccupa e per evitare il quale svolgiamo tutto il lavoro di cui siamo capaci).

Osiamo dire persino qualcosa di più scandaloso: il popolo "nazionalista" di Brcko capace di mettere in fuga gli yankee si pone ad un livello di scontro maggiormente avanzato rispetto a quelle sparute forze "comuniste" jugoslave che sventolano la bandiera della riunificazione della vecchia Jugoslavia. Queste ultime, di fatto, agitano un obiettivo formalmente più avanzato di quello "serbocentrico", e talora "krajnocentrico", del primo, ma lo fanno fidando in primo luogo sulla comprensione e l’appoggio delle forze "democratiche" dell’imperialismo internazionale o, come da ultimo la LCJ, sulla solidarietà parolaia di un preteso "fronte degli stati non-allineati" che andrebbe ricostruito. (Si vedano anche i contorti ghirigori di Balcanica all’inseguimento di ogni sorta di "interlocutori" imperialisti -sino ad aprire a Scalfaro!- per promettere i propri buoni ufficii in cambio di un’apertura alla ricostituzione dell’unità jugoslava quo ante!).

Gli insorti di Brcko possono ancora essere delle "bestie" nazionaliste (soprattutto in presenza di siffatte bestie "jugoslaviste"), ma pongono materialmente il problema reale da risolvere e sull’unico terreno su cui può essere risolto, quello degli schieramenti di forza. Questo è il potenziale che va raccolto, reindirizzato, diretto, proprio in quanto non è contenibile nella cornice di alcun Milosevic né di alcun Karadzic né di alcuna frazione borghese serba o non serba che sia.

Il fulcro c’è, manca a tutt’oggi una leva resistente. Ma se ignorassimo questo fulcro, avremmo un bell’aspettarci dei risultati dalle leve di stagnola in commercio...

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