Lavoratori immigrati,
lo scoppio della guerra di aggressione ai popoli dell’Afghanistan e di tutto il mondo islamico aggiunge un’ulteriore difficoltà alle vostre difficoltà poiché è l’occasione buona, per chi vi sfrutta, vi discrimina, vi criminalizza quotidiana-mente per farlo con ancor maggiore violenza. In un certo senso, oggi, tutti i lavoratori immigrati, qualunque sia la loro fede e la loro nazionalità, sono considerati un po’ "islamici", e per questa ragione sono messi ancor più sotto controllo.
Noi internazionalisti lo vediamo e lo denunziamo con tutte le nostre forze ai lavoratori e alla gioventù di qui. E nello stesso tempo rinnoviamo il più pieno sostegno alle vostre lotte e alle vostre organizzazioni e la nostra fraterna disposizione ad aprire a voi le nostre sedi nel momento in cui siete il bersaglio di nuovi colpi.
Il governo Berlusconi ha mantenuto la sua promessa contro di voi, con la proposta di legge Bossi-Fini, e ha lanciato una "lotta ai clandestini" che annuncia quello che voi avevate già compreso: siete considerati pura merce-lavoro, da prendere quando serve e rispedire nei paesi d’origine quando non serve più. Non avete diritto di alzare la testa, di rivendicare i vostri diritti, di organizzarvi per sostenerli, di avere opinioni politiche diverse da quelle che lo stato italiano ha convenienza a tollerare. non appena date segno di non sopportare questa vera e propria schiavitù, o lo stato o il vostro padrone possono immediatamente negarvi il permesso di soggiorno e liberarsi di voi.
Prima non era molto diverso. La politica del governo dell’Ulivo nei vostri confronti è stata molto simile a quella di Berlusconi. E quando le vostre sacrosante proteste si sono levate, per esempio per rivendicare il permesso di soggiorno per tutti, la risposta che avete ricevuto è stata negativa sul piano politico (e non risolutiva su quello pratico), con espliciti ricorsi anche all’uso della forza poliziesca.
Lo strumento principale con il quale tanto il governo dell’Ulivo che quello Berlusconi cercano di tenervi in pugno è proprio il permesso di soggiorno. Per voi, è un traguardo minimo per uscire dalla condizione di clandestinità, per sperare di potervi affrancare dal lavoro in nero e dai ricatti più vili che siete costretti a subire per lavorare. Per loro, è lo strumento con cui tenervi costantemente sotto controllo e farvi rimanere docili strumenti di lavoro nelle mani dei padroni che vi assumono. La legge in preparazione rende ancora più difficile l’ottenimento del permesso per i nuovi immigrati e peggiora le condizioni anche per quelli che il permesso lo avevano già.
E se tutto ciò non bastasse, monta oggi verso di voi, sull’onda della guerra, una forsennata campagna razzista, indirizzata in particolare contro quelli di voi che sono di razza araba e di religione islamica. Una campagna che si estende però anche a tutti coloro che sono e si sentono estranei alla "civiltà occidentale": tutti siete accusati di venire qui per approfittare dello sviluppo che questa civiltà è riuscita a realizzare.
I lavoratori immigrati che profittano dell’Occidente? Che menzogna infame! Tutta la luccicante ricchezza che questa civiltà sbandiera, -ricchezza di denari e di mezzi materiali, non certo di umanità e di civiltà vera!-, è stata costruita, oltre che sullo sfruttamento dei proletari occidentali, sul super-sfruttamento dei vostri popoli e delle vostre risorse naturali, con lo schiavismo, con il colonialismo, con la moderna rapina basata sul debito e sul terrore militare delle micidiali armi di distruzione di massa di cui l’imperialismo occidentale dispone.
Oggi siete chiamati, dunque, a rispondere ad un attacco ancora più violento. Poiché siete colpiti insieme nei vostri paesi dalla rapina economica e dalla guerra, e siete colpiti qui, nella vostra condizione di lavoratori immigrati. La vostra lotta si fa più necessaria e più dura. Ma siamo sicuri che ancora una volta non mancherete all’appello di lotta e di organizzazione, e saprete porvi all’altezza dei compiti a cui la situazione chiama, rafforzando i legami di lotta tra di voi e con i vostri popoli d’origine -perché la resistenza è contro lo stesso identico nemico, lì e qui.
Sappiamo che instaurare questo legame è particolarmente difficile. I lavoratori bianchi vedono le vostre condizioni di discriminazione e magari non le approvano, ma non comprendono ancora come queste discriminazioni siano negative anche per loro, come sia perciò anche loro interesse eliminarle con una lotta comune. Ma ora che il governo Berlusconi dichiara di voler fare con loro una cosa simile, ossia assumerli e licenziarli senza ostacoli, costringerli a contrattare da soli, senza difesa sindacale e politica, il prezzo che il padrone pagherà per comprare il loro lavoro, ora potrà forse essere più chiaro anche ad essi che il destino dei lavoratori immigrati e quello dei lavoratori italiani sono legati a doppio filo. E che perciò dobbiamo colmare il fossato che oggi ci divide e stringerci in un solo fronte di classe composto di lavoratori di tutte le nazioni, di tutte le razze, di tutte le religioni (o di nessuna fede religiosa).
Come comunisti siamo e saremo incondizionatamente al vostro fianco nella lotta per conquistarvi condizioni di vita più dignitose e una piena libertà di organizzarvi e lottare. Siamo incondizionatamente al fianco vostro e dei vostri popoli nella lotta contro l’imperialismo e contro questa nuova criminale guerra di aggressione al mondo islamico e a tutto il Sud del mondo. Diamo e daremo il nostro più combattivo contributo per smuovere i lavoratori italiani dall’indifferenza o dal razzismo che ancora nutrono verso di voi, per arrivare a un’unica fraterna comunità di lotta contro il capitalismo imperialista.