Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
Scheda allegata alla recensione del libro di Tariq Ali "Il Pakistan nella traiettoria degli Stati Uniti"
La sollevazione del 1946-1947
(Brano dal libro di Tariq Ali "Il Pakistan nella traiettoria degli Stati Uniti")
Uno degli aspetti meno discussi dei venti mesi precedenti la “partizione” fu un’ondata di scioperi che spazzò l’Asia meridionale sotto il dominio coloniale inglese e che fece emergere le differenze di classe rispetto al separatismo: nel Punjab, ad esempio, i contadini mussulmani si schierarono contro i proprietari terrieri musulmani.
Il più importate di questi scioperi fu l’ammutinamento che nel febbraio del 1946 paralizzò la Royal Indian Navy, evocando lo spettro degli ammutinamenti che nel 1917 avevano preannunciato al rivoluzione russa e il trionfo del partito bolscevico di Lenin. Le navi vennero occupate e lo sciopero dilagò da Bombay a Karachi e a Madras. Il contrammiraglio Godfrey minacciò di bombardare le proprie navi, ma la sua era una rabbia impotente. Del comitato di sciopero facevano parte indù, mussulmani e sikh. Erano tutti uniti finché intervennero i politici. Sia il Congresso sia la Lega Mussulmana appoggiarono i britannici e contribuirono a disinnescare lo sciopero. (…) Anche l’appello di Jinnah [il padre fondatore del Pakistan, n.] ai lavoratori del comparto navale fu nettamente rivolto alla comunità che rappresentava: ‘Invito i mussulmani a fermarsi e a non creare ulteriori problemi fino a che siamo in grado di gestire una situazione tanto difficile’. Bombay venne paralizzata da uno sciopero in solidarietà con i marinai, che bloccò il comparto industriale. Soldati e poliziotti guidati dai britannici, aprirono il fuoco e uccisero cinquecento persone. (…) Oltre alla sollevazione del comparto navale, a Jabalpur si ribellarono trecento sepojs e nel marzo dello stesso anno i gurkha nepalesi alzarono la bandiera della rivolta a Dehra Dun. In aprile si misero in sciopero diecimila agenti di polizia. Ghandi a questo punto cominciava ad innervosirsi e definì gli scioperi unitari mussulmani-indù una ‘empia associazione’. Sostenerli, affermò, significava ‘consegnare l’India alla feccia. Non desidero vivere fino a centoventicinque anni per assistere ad una conclusione del genere. Piuttosto muoio tra le fiamme’. L’intensificazione delle tensioni di classe contribuì a decidere il destino del subcontinente. Tutti ora avevano fretta, per timore che la situazione si facesse incontrollabile per le tre parti in gioco: i britannici, il partito del Congresso e la Lega Mussulmana. Il patto venne concluso velocemente (pag.51).
Dal Che Fare n.° 73 dicembre 2010 febbraio 2011
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