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PROGETTO DI TESI ALTERNATIVE PER LA SINISTRA-PRC
Suggeriamo a Ferrando ed amici delle brevi "tesi" per il Congresso di
Rifondazione su cui potremmo essere daccordo.
- Il PRC, nato come costola sinistra del vecchio PCI, ha ereditato da esso tutta la sua
inveterata tradizione riformista, ripescandola al punto più basso cui essa è
coerentemente giunta a precipizio più che in discesa da slalom. Nel mentre si afferma,
ciò che è vero, che "si sono chiusi gli spazi del riformismo" (cui
lopportunismo aveva spalancato le porte), e ciò nel quadro internazionale della
fase senile e putrescente del capitalismo internazionale, il PRC teorizza e pratica il
più bieco dei riformismi parolai: un capitalismo democratico e welfarista -da cui neppur
ci si sogna di "fuoriuscire"-, politica di alleanze tra forze economico-sociali
borghesi e proletariato per oliare "democraticamente" la macchina del capitale,
parlamentarismo come alfa ed omega dellazione "riformatrice", e il tutto,
beninteso, entro il più rigoroso quadro nazionale: i confini e lideale del
proletariato italiano debbono essere quelli della Patria (si spererebbe autarchica, e
proprio mentre si parla di "globalizzazione" del sistema).
- La presa di distanze di Rifondazione dalle esperienze del "socialismo reale"
non ha niente a che fare con la demolizione marxista della politica distruttiva messa in
campo dallo stalinismo; di questultimo si abbandonano bensì i residui demagogici
quanto a socialismo, proletariato, rivoluzione ed internazionalismo, ma per ritornare a
teorie e pratiche sottoriformiste che un Turati avrebbe vergogna a sottoscrivere. Sotto il
muro crollato Rifondazione vorrebbe, in sostanza, seppellire fin le ultime vestigie (per
quanto solo verbali) del marxismo rivoluzionario.
- Lappoggio al governo Prodi è del tutto conseguente a questa linea organica di
teoria ed azione antimarxista. Ogni contestazione ad esso in nome di un "ritorno alle
origini" -perfettamente in linea con le conclusioni operative attuali- equivarrebbe
alla richiesta rivolta al granchio di camminare in avanti "secondo natura".
- I compagni di ascendenza "trotzkista" o, comunque, con riferimenti (verbali)
rivoluzionari marxisti che sono entrati in Rifondazione per ripetere lennesimo
tentativo entrista, già tentato a suo tempo col partito di Saragat (Maitan ne è
testimone!), di trasformare la cenere in oro, riconoscono di esser stati dei cattivi
alchimisti e sono decisi a smetterla con simili pratiche una volta per tutte.
- Il riconoscimento che realmente un numero non indifferente di buoni compagni aderiva al
PRC nella volontà di condurre una propria organizzata battaglia di classe comportava
giustamente un massimo di attenzione nei loro confronti. Per il marxismo ciò significa
insieme unattenta politica fronteunitaria e una ferrea delimitazione teorica,
politica ed organizzativa da partito al di fuori e contro il baraccone di Rifondazione,
proprio in quanto base e precondizione di questa stessa politica fronteunitaria.
- Non averlo fatto viene considerato come un esiziale errore dipendente dalla sfiducia
nella possibilità e capacità del proletariato di uscire dalle secche di quel riformismo
privo di margini di cui sè detto, per cui ci si è dati allo sforzo di riformare il
riformismo, accettandone tutte le implicazioni (a cominciare dal più crasso
parlamentarismo), nella stolida speranza che ne uscisse fuori una nuova creatura
rivoluzionaria. Ne facciamo mea culpa e promettiamo di non peccare più.
- Non contestiamo perciò il diritto del partito di prenderci a pesci in faccia o calci in
culo in quanto "maniera antidemocratica di agire", ma gli riconosciamo il pieno
diritto di andare per la sua strada e arroghiamo a noi il diritto di andare per la nostra,
senza tema di "separarci dalle masse" che sappiamo separate invece dal
socialismo e ricongiungibili ad esso a patto di fare il nostro dovere.
- Il nostro soggetto è altro e sta altrove rispetto a quello di Rifondazione: non è il
"popolo di sinistra" in cui si mescolano democorporativisticamente ceti, classi
e categorie diverse ed antagoniste, ma è il proletariato internazionale che ovunque nel
mondo sta scendendo in campo nelle piazze (nellimpossibilità di occupare i
parlamenti) e lancia ai marxisti il messaggio della necessità di un proprio partito. La
rivoluzione ha ampi e crescenti margini dinanzi a sè.
- Iraq, Jugoslavia, Somalia, Zaire... Dappertutto il capitale, attraverso i suoi organi di
oppressione, va a colpire le masse sfruttate per ribadire il dominio su di esse. I
"nostri" governi, "amici" o nemici, hanno fatto esemplarmente la loro
parte in questoperazione assassina. Noi stiamo dallaltra parte, dalla parte
delle masse brutalizzate dallimperialismo (complice anche Rifondazione), in nome
dellorganizzazione internazionale di classe che butterà a mare linvasione
capitalista che soffoca il globo.
- Il programma rivoluzionario del proletariato, in quanto rappresenta una soluzione
globale dei problemi dellumanità, parla allinsieme della società, non
assemblando spezzoni spaiati ed "indipendenti" di singole "private"
esigenze, ma unificando tutte le spinte di opposizione agli effetti devastanti del
capitalismo al proprio monolitico e granitico insieme. Il combattimento è tra socialismo
e capitalismo, tra socialismo e barbarie, non tra uninfinità contrattualistica di
"soggetti" ed una pari infinità di controparti. In questa battaglia unitaria
cè posto per tutti coloro che si vedono schiacciati dal sistema attuale e intendano
lottare per liberarsene. Il futuro è nostro, di noi comunisti, per quanto in pochi ci
troviamo oggi a contarci e per esso, su di esso sin dora noi ci organizziamo
disdegnando di nascondere i nostri scopi.
Per questo non occorre che sia la ramazza di Bertinotti a toglierci di mezzo. Ne siamo
e vogliamo esserci fuori da soli.
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