"Governo nelle mani di Rifondazione Comunista", "Finanziaria bolscevica", "Politica da socialismo reale": questi gli slogans truculenti coniati dal centro-destra per attizzare la protesta del ceto medio e della borghesia. Ma i settori più seri e avvertiti della borghesia italiana misurano ben diversamente la sostanza di quel "moderno partito del disagio metropolitano" che è il PRC e valutano ben altrimenti il ruolo che in questa fase esso può utilmente coprire dal loro punto di vista. Linchiesta di Gad Lerner sul quotidiano La Stampa del 22 e 23 ottobre la dice lunga su quali siano i calcoli reali della borghesia che conta in ordine al Partito della Rifondazione Comunista. Questi rifondatori -annota Lerner-, "a dispetto del nome", hanno -"già oggi"- ben poco a che fare "con il comunismo, con la classe operaia superstite e irriducibile, con la residualità nostalgica di cui Occhetto riteneva necessario liberarsi al momento della svolta della Bolognina". Rc raccoglie percentuali di voti ragguardevoli in città come Roma e Milano. Ma la percentuale di voti operai è relativamente bassa (più consistente è quella del lavoro impiegatizio); parimenti secondaria è ladesione dei pensionati; mentre risulta decisivo il voto di giovani e studenti; come anche concorre una quota di voto dopinione proveniente da settori, giovanili e non, della borghesia. Certo, nella conta dei militanti potranno anche prevalere gli operai e i sindacalisti provenienti dal PCI, ma è indicativo che la stragrande maggioranza degli eletti non ha niente a che vedere con i fuoriusciti dal PCI (nè, peraltro, con i gruppi di estrema confluiti nel partito). Cosa dice al riguardo Bertinotti? Sentiamo: "Io lo so che certe battaglie sullIrpef o sulle pensioni danzianità non fregano niente a una fascia larga dei nostri elettori, giovani che hanno tuttaltro per la testa. Ma rappresentano un linguaggio fortemente allusivo, contengono un messaggio di radicalità, socialità, rifiuto del rampantismo, per cui alla fine ci mettono in sintonia con questi settori arrabbiati della società". Dopo aver fatto i complimenti a Bertinotti per il sofisticato e ben orientato marketing elettorale, Lerner spiega a chiare note quello che la borghesia "illuminata" apprezza nel PRC: il suo ruolo di mediazione tra il disagio giovanile delle metropoli e le istituzioni; e -a scala nazionale- il suo ruolo di garante della governabilità del paese, che, "mediando con Prodi, rivendica i punti sottratti al rigore di Ciampi". Fin qui Gad Lerner.
Chiediamo ai militanti di base di Rifondazione tuttora ancorati ad un reale riferimento di classe: non è che il PRC con la sua politica di mediazione con le istituzioni finisce per perpetuare la condizione di alienazione della gioventù metropolitana, assecondando e coccolando irresponsabilmente diffuse pose e abitudini giovanili al rincoglionimento (v. l'iniziativa di Torino per la liberalizzazione delle droghe leggere) -effetto e veicolo di quella alienazione? non è che il PRC, facendosi carico della governabilità, sta in realtà spendendo il proprio ruolo per narcotizzare la classe operaia e garantire, in tal modo, che il capitale proceda indisturbato la sua marcia al riparo dallostacolo della mobilitazione generale dei lavoratori?
Ben altro compito dovrebbero assolvere dei veri comunisti: chiamare le giovani generazioni al programma e alla militanza attiva per il Comunismo, alla lotta organizzata contro la complessiva alienazione del capitale; di intervenire nel proletariato per lavorare a ricostituire i necessari strumenti di difesa, contro un attacco che non può essere esorcizzato a colpi di sensazionalismo parolaio.