La tragedia jugoslava

Quanti "Rambo" per l’intervento in Bosnia!
Con la solita canzone in coro:

ARMIAMOCI E PARTITE!

Indice

Non si era mai assistito come negli ultimi tempi in Italia ad una così diffusa ed unanime isteria bellicista, con tutti, o quasi, i nostri politici ed "opinionisti" (leggi: leccaculi stipendiati) ad eccitarsi ed eccitare per un intervento militare anche italiano ("finalmente" e grazie a dio!). Sarajevo e la Madonna di Medjugorie hanno compiuto, a quanto pare, il miracolo di unificare una volta tanto le varie parti politiche italiane "al di là delle sigle" in nome di una comune e suprema missione di "civiltà".

Davvero difficile distinguere tra loro i protagonisti di tanto ardore interventista, col rischio di far confusione. Chi sarà quello? Massimo Fini o Gianfranco D’Alema? E quello? Marco Wojtyla o Giovanni Paolo Pannella? Son tutti lì, confusi tra loro, a "scaldare i muscoli" in attesa dell’atteso evento. E tutti con le stesse motivazioni: salvare la Pace, l’Ordine Internazionale, la Libertà dei Popoli etc. etc., in una pirotecnia di afflati morali da far invidia ai fuochi d’artificio di Piedigrotta.

La benedizione per delega da parte del Padreterno è attribuita a questa edificante congrega dal vicario di Cristo in Terra Rambo-Karol, che ha riscoperto per l’occasione la "guerra giusta", o "santa". E nessuno meglio di lui poteva farlo vista la plurisecolare esperienza di macelli compiuti, direttamente o su mandato, dalla Chiesa Cattolica in nome del Vangelo... Una notte di S. Bartolomeo in più non sta mai male ed i centri operativi dell’ONU (succursale di Washington) non si riveleranno certo dammeno dei Torquemada del passato.

E siccome a dar man forte a questa ammucchiata ci stava bene anche una ciliegina rosso fuoco, rivoluzionaria addirittura, ecco arrivare in fretta ad aggregarsi al coro quelli di SoCIAlismo Rivoluzionario, a cui non par vero di poter salutare i bombardieri USA in partenza sventolando le bandierine di Trotzkij e della Luxemburg (questo per dire sino a qual punto davvero l’impudenza, il marciume, la prostituzione -si spera a pagamento, perché più "onesta" in tal caso- non abbiano limite).

Sul terreno dell’"informazione", il PDS ha reclutato il vedovo Calabresi dott. prof. Can. Adriano Sofri, già con immobile proprio in Sarajevo e, quindi, direttamente coinvolto nell’affaire. Per questo poco raccomandabile figuro, non sarà mai troppo tempista ed adeguata la risposta dell’Occidente contro i Serbi, depositari di ogni nequizia del genere umano, e se Chirac usasse le sue bombe atomiche su Pale anziché su Mururoa -ha lasciato intendere-, sarebbe assolvibile (a patto che la pollution non arrivasse sino all’appartamento di proprietà del suddetto). Anche qui perfetta coincidentia oppositorum: il rivale numero uno del PDS, Berlusconi, ha a proprio servizio due ex-sessantottini del calibro di un Liguori e di un Toni Capuozzo che ad altro non pensano se non a competere in isterismo bellicista con l’ex "compagno" Sofri.

Se poi aggiungete la sedicente giornalista Giovanna Botteri da Zagabria, in servizio ustascia permanente in qualità di prefica, avrete completo il quadro di quel che è l’"informazione" e del suo ruolo.

Abbiamo già commentato altra volta la consumata abitudine alla menzogna di questa genìa immonda.

Per coprirsi l’anima (e mandare avanti le preventivate operazioni-macello), costoro non possono che fingere nobili sentimenti d’indignazione per le brutalità delle parti che si possono colpire. Saddam Hussein estraeva i neonati dalle incubatrici e catramava i gabbiani. I Serbi violentano donne di ogni età (e per fortuna che non ci sono cetnici gay!), sgozzano ed impalano, provocano ondate di suicidi a comando (come nel caso documentato fotograficamente da Srebrenica da un’agenzia di fotomontaggio -pacchiano, per giunta- croato-mussulmana). E quindi...

Anche i coccodrilli piangono

Incidentalmente, arriva poi l’offensiva croata contro la Krajna. In questo caso (ma non sarebbe la prima volta se tutte le altre testimonianze non fossero state accuratamente occultate) c’è una serie di testimonianze inoppugnabile delle atrocità croate, perpetratesi con pianificata determinazione e su scala di massa. Per qualche momento è sembrato che le ciglia dei nostri politici ed opinion makers stessero per inumidirsi. Ma lo è stato solo quando, in sovrappiù alla carneficina, Tudjman ha parlato di "imperialismo italiano" complice dei serbi. Per questo motivo, e per esso solo, si è aperta una parentesi di dura critica (di "avvertimento", in puro stile mafioso) al regime di Zagabria e persino la Botteri ha dovuto balbettare qualcosa in merito, visto che i soldi li riceve (anche) dall’Italia.

Si è trattato di un momento soltanto, però. Gli USA hanno subito avvertito che non era il caso di farla troppo difficile e, per compensare l’effetto schock delle documentate testimonianze sulle prodezze dei cattolicissimi (e benedettissimi dalle gerarchie sacerdotali) neo-ustascia, hanno montato subito un caso Srebrenica dove si sarebbero fotografati tumuli di vittime mussulmane della ferocia serba. (Poco importa che mai si sia dato seguito all’invito di Pale di andar colaggiù a far le opportune verifiche e che lo scoop sia poi stato lasciato cadere: nel frattempo, anche i casi della Krajna erano caduti nel dimenticatoio, tanto più che la polemica "anti-imperialista" di Tudjman non ha avuto successivi echi di rilievo).

Cessato l’imbarazzo momentaneo (ma avete mai sentito qualcuno della soprannominata feccia chiedere un intervento "umanitario" sia pur limitato contro le scorribande di Zagabria?), si poteva ben riprendere l’offensiva propagandistica contro i serbi, ammesso che questa fosse mai cessata un momento. Così, quando serviva una copertura "morale" per il regolamento di conti definitivo contro di essi, ci si è "provvidenzialmente" imbattuti nell’"ennesima" strage del mercato di Sarajevo. Come da già collaudato copione. Quando i serbi voglion colpire per davvero fanno partire centinaia di granate e, al massimo, provocano danni materiali e qualche ferito. Quando non è assolutamente loro interesse colpire, un paio di granate "indiscutibilmente" targate Pale causano decine di vittime... E scatta la "ritorsione".

Tutti a posto con l’anima, come quel poveretto di Curzi che confessava alla TV: "Vi giuro che per la prima volta ho pianto" di fronte alle immagini del massacro. Per la prima volta, dopo una catena infinita di violenze inaudite (da ambo le parti, certamente, se è questo che volete), a pochissimi giorni dalle carneficine in Krajna. Non diciamo che Curzi abbia mentito o l’abbia fatto apposta: ci limitiamo a segnalare la tempestività del suo (e di altri) pianti: al momento giusto e per la causa giusta, cioè alla vigilia dei raid della NATO ed a servizio di esso. Sbilanciamoci pure sino a far credito a Curzi di non essere un volontario caimano; ma, attorno a lui, quanti pianti coccodrilleschi! E, voi lo sapete, i coccodrilli piangono allorché stan digerendo le proprie vittime e ne pregustano di nuove.

Il significato interno dell'intervento esterno

Chi ha un briciolo di buon senso, senza neppure il bisogno di essere e dichiararsi marxista sia pure alla lontana, può facilmente capire -se lo vuole- che questa commedia dei "buoni sentimenti" non ha nulla a che fare con le ragioni vere dell’attuale interventismo, di cui è semplicemente al servizio.

Ma che senso ha, a sua volta, l’interventismo stesso, qui in Italia?

Di norma, esso non può risultare che dall’affermazione di una propria volontà imperialistica, espansionistica. Un Mussolini, mille volte più rispettabile della banda attuale dei suoi successori, quando aggrediva l’Abissinia aveva il coraggio di dirlo apertamente: "Vogliamo l’Impero, il nostro spazio vitale, tutto il resto è chiacchiera" (anche se poi, ad uso delle cristianucce anime buone, condiva il messaggio imperiale con quello della "missionaria" opera di liberazione delle "faccette nere" abissine dallo schiavismo feudo-tribale del Negus e demandava alle contemporanee Botteri di spiegarlo al popolo). L’attuale classe politica italiana, di maggioranza e di opposizione (ammesso che si sappia qual è l’una e quale l’altra), non solo non ha questo coraggio, ma neppure mostra di avere sino in fondo una propria volontà imperiale. Il che non significa che l’interventismo attuale sia meno imperialisticamente motivato, ma unicamente che esso sta al di sotto di un’assunzione in proprio degli obiettivi ad esso connessi; che esso si mostra assai più come interventismo alla coda di altri, interventismo in affitto. E’ straordinario -frutto del generale disordine di questa fase di trapasso putrescente da vecchi a nuovi scenari dello scontro sociale e politico- che proprio nel PDS questa realtà si mostri evidentissima, ed evidentissimamente spostata in senso filo-USA, con qualche venatura antitedesca.

Sta di fatto che persino il "post-fascista" Fini, colui che giurava "In Istria ritorneremo!", dando in posta il proprio onore (cioè: un soldo bucato), non accenna più ad un’iniziativa propria, e per proprie finalità concrete, rispetto alla ex-Jugoslavia. Tutti "affittati" od "in affitto"!

(Solo più a sinistra qualcuno insiste per una "reale presenza italiana", ma puntando -per ora almeno- più sul versante diplomatico, delle trattative e della preventiva "riforma" dell’ONU. Dio voglia che si fermino qui, perché, una volta imboccata questa logica nazionale, si può davvero precipitare di molto più in basso!)

Non diciamo, naturalmente, che mai più potrà darsi un rilancio di un imperialismo italiano "autogestito". Ciò dipende da varii fattori combinati. Di certo diciamo una cosa: che anche e proprio questo genere di azione imperialistica esterna in subappalto per conto terzi può servire al rilancio eventuale di una tale prospettiva. La mobilitazione sciovinistica all’esterno presuppone e predispone insieme la "normalizzazione" interna con la "riassunzione" di ogni conflitto di classe all’interno di una unitaria e "pacificata" cornice sovraclassista nazionale.

Quello che anche ai più avvertiti proletari, diffidenti od apertamente contrari alla "chiamata alle armi" attuale, sfugge è questo preciso risvolto sociale e politico interno. Non pochi arrivano a dire: "Non è nel nostro interesse intervenire nella ex-Jugoslavia" e certamente sarebbero molti di più a dire: "In ogni caso non mandateci noi"; ma restiamo lontani le mille miglia da una anche semplice comprensione delle cose.

E’ nell’interesse delle classi borghesi italiane partecipare attivamente al massacro jugoslavo, anche se -al momento almeno- in stato di "affittanza"; in questo cinico gioco in nessun caso i proletari italiani possono non essere e non sentirsi coinvolti; l’unica scelta, in ultima analisi, è, per i proletari, schierarsi o attivamente (come suggerisce il social-sciovinismo, che se ne prefigura dei ricavi) o passivamente al rimorchio della borghesia (nazionale ed internazionale), cedendo le proprie armi, o intendere il significato esterno ed interno della manovra imperialista e reagire di conseguenza, individuando nella propria borghesia il nemico principale da abbattere e nel proletariato jugoslavo il proprio naturale referente "esterno".

Il "pacifismo" cattolico e quello di Rifondazione

Qualche sparuta forza politica non accetta, se non altro a parole, la soluzione imperialistica prospettata. Tra esse, la più significativa è senz’altro Rifondazione.

Non trascuriamo questo dato "differenziale". Come minimo potrebbe trattarsi di un possibile inizio di separazione e decantazione di classe. Ma allorché quest’opposizione non sa andare oltre una pura e semplice "petizione" pacifistoide, e lo fa in nome di un presunto "comune interesse" di "tutta la sinistra" in prima istanza (quella dei guerraiuoli "buonisti" alla Veltroni, ad esempio) e del "paese" poi, tutte le forze politiche e tutte le classi comprese a... par condicio, non si può non nutrire seria preoccupazione.

Un certo "pacifismo" di stampo cattolicoide ha già bruciato le sue carte, situandosi apertamente nei paraggi delle portaerei NATO, quando non delle corti e coorti di Tudjman e Izetbegovic. La sua versione "classista", o addirittura "comunista", non ha delle migliori frecce al suo arco: se non si ha la forza di intendere e denunciare il senso reale ed obbligato dell’attuale essor bellicista e di contrapporsi ad esso sul piano internazionalista di classe, si rischia per davvero di far da coda "comunista" delle code social-scioviniste "di sinistra" del convoglio trainante della borghesia.

Ad una manifestazione "per la pace in Bosnia" cui Rifondazione partecipava assieme a pannelliani e soCIAlisti rivoluzionari, e nella quale in nome della pace si invocavano le bombe della NATO, un dirigente di questa forza politica, pur non esultante per la compagnia in cui si trovava (inopinatamente?) coinvolto, ci obiettava: "Ma voi parlate sempre di proletariato jugoslavo. E dov’è, che non si vede?". E come mai potrebbe vedere il proletariato jugoslavo chi non vede il proprio proletariato e ne ignora gli interessi (immediati e storici) ed i relativi compiti? Dov’era il proletariato tedesco quando Karl e Rosa dichiararono guerra in suo nome all’union sacrée imperialista propiziata dalla "sinistra" che poi li avrebbe massacrati -sempre in nome del "socialismo"-?! La "differenza di genere" pacifista di Rifondazione pretende di potersi assidere assieme al governo con l’Ulivo guerraiuolo e su una simile "vittoria" punta già tutte le sue elettoralistiche carte.

Il destino di un tale tragitto, se non scaturiranno dalla viscere di Rifondazione delle reazioni proletarie conseguenti (che, in nessun caso, potranno concludersi dentro quest’ennesimo carrozzone sotto-riformista), è già tristemente segnato. Ed è bene, pur se impopolare, che noi lo denunciamo a tempo ai compagni di questo partito, senza aspettare le inevitabili ricadute interne delle bombe che, intanto, "noi" andiamo a sganciare sulle teste dei serbi.

Suggeriamo a tutti un semplice test. Nell’eventualità (inesistente nei fatti) che i serbi venissero a colpire qui le centrali militari da cui partono i raid aerei contro di essi, putacaso ad Aviano -dove il sindaco rifondatore si batte indomitamente contro l’inquinamento acustico provocato dalla flotta aerea NATO- quale sarebbe la posizione politica attiva che si andrebbe a prendere? Scegliete tra queste tre risposte. 1) Condanna dell’aggressione serba e necessità di adeguate risposte ad essa; 2) Condanna delle azioni militari tanto serbe che della NATO e rivendicazione di una politica "autonoma e diversa" dell’Italia; 3) Condanna dell’aggressione imperialista occidentale (Italia compresa) col riconoscimento del carattere difensivo legittimo dell’azione serba, lotta implacabile al "nemico principale" in casa propria per un programma proletario internazionalista (ovviamente negatore di ogni legittimità di direzione della lotta serba da parte dei vari Karadzic e Mladic).

I nostri lettori ci hanno già individuati alla risposta n° 3. Rifondazione sta, al massimo, a cavallo della prima e della seconda risposta, cioè a cavallo tra l’interventismo aperto "in caso di necessità" ed un "neutralismo" pacifistoide alla Turati (la cui patria, poi, finiva sempre al Piave).

(Avremmo anche la legittima curiosità di sapere cosa risponderebbero al test certi "estremisti di sinistra", magari "superbordighisti", di cui leggiamo di tanto in tanto certe "brillanti analisi" sul carattere imperialista dell’attuale conflitto -così come nel caso dello scontro "imperialista" Irak-Resto del Mondo a suo tempo-, ma dalle quali non ci è ancora stato dato di capire quali compiti concreti ne discendano qui e là, nelle metropoli imperialiste e nella (ex)-Jugoslavia per quell’"oscuro oggetto del desiderio" che dovrebbe quanto meno essere il proletariato. O forse anche a costoro incorre di non vederlo e di sentirsi disturbati dalle nostre inutili fantasie in proposito?)