Per un'analisi comunista del voto di aprile

LA VIA DELLA RIPRESA ESISTE

Mentre scriviamo sono appena iniziati i conciliaboli e le manovre per mettere capo ad un nuovo governo "autorevole", la cui gestazione si preannunzia assai travagliata e la sopravvivenza del partorito molto aleatoria.

I partiti tradizionali si dimostrano in arretrato rispetto alle esigenze capitalistiche di generale ristrutturazione che urgono, come e per i motivi che nel numero precedente del giornale indicavamo. Un' "autoriforma" del sistema, pur appetibile sulla carta, appare sempre ù difficile. È probabile che il sistema attuale abbia bisogno di altre scosse prima di conformarsi al "nuovo" che la borghesia esige e per dar modo a quest'ultima di sperimentare e varare delle forze di ricambio all'altezza della situazione. (Leghe e consoci sono solo uno scandaglio gettato nella melma attuale, non quella forza).

Su un solo punto fondamentale tutti i partiti borghesi si trovano allineati con le esigenze del capitale: cucinare a fuoco lento il PDS (col PRC al traino nel suo sforzo di Sisifo di "ricostruire l'unità della sinistra"), impastoiandolo nei giochetti parlamentari-governativi in modo tale che ad essi consegua un'ulteriore opera di smobilitazione del fronte di classe. Neoconsociativismo con la parte "popolare" della DC, una mezza partecipazione al governo ed una mezza opposizione, prodromi di progetti di "alternativa di sinistra", sviluppo del frontismo referendario etc. etc. sono fra le tante possibilità che si aprono, talora in combinazione fra loro, e tutte comunque concorrenti al risultato di cui sopra, e senza che - ben inteso! - cessino gli attacchi frontali e le "zoccolate" al PDS, volte appunto all'obiettivo di ridurne ulteriormente le già modestissime "pretese".

Su questa strada nuovi dolori, nuove sconfitte si profilerebbero. Ma è davvero scontato che a ciò noti sappia replicare un movimento di ricomposizione e rilancio del fronte di classe? I tempi stringono per tutti, e per il proletariato non meno che per la borghesia e sempre più si evidenzia la distanza tra le alchimie governative e gli interessi reali degli sfruttati. L'evoluzione della situazione internazionale, non meno che di quella interna, impone un salto di qualità, il passaggio da una difensiva disarticolata ad una offensiva organizzata e da un vano dibattersi nelle spire delle fantasie "riformiste" alla riacquisizione di una coscienza e di un'organizzazione comuniste.

Nel precedente numero e nel volantone "elettorale" abbiamo chiaramente indicato attorno a quali assi è possibile incardinare questo salto necessario. Non inventiamo nulla: mostriamo unicamente le nuove muraglie che il capitalismo è costretto ad ergere contro il proletariato, e, per, il resto, siamo convinti con Marx che il proletariato può riconoscersi come classe proprio in quanto è a sua volta costretta a scontrarsi con esse e ad abbatterle. Non ci occorre inventarci il terreno di battaglia. Esso ci è segnato dal nemico. Da esso il riformismo è destinato a ritrarsi progressivamente. Da esso non può ritrarsi il proletariato.

Per difficili e dolorose che siano le prove attuali per la nostra classe, esse non sono destinate a passare invano. Un inizio di riorganizzazione proletaria si sta già dando, tanto sul piano immediato (come attesta una certa ripresa delle lotte ed il crescere della contestazione contro la linea di svendita sindacale) quanto su quello politico (come attestano il rimescolamento di carte all'interno dell'area ex-PCI, da cui è nato il PRC, e il ribollire alla base operaia di PDS e PRC di spinte dissonanti dagli indirizzi dei rispettivi vertici). Di qui si riparte.

Degli ulteriori arretramenti sono esclusi "per definizione"? Non osiamo affermarlo. Una cosa è, però, certa: sia che la ripartenza possa darsi evitandoli all'immediato, sia che dobbiamo trangugiare altri amari calici, un ritorno offensivo del proletariato è possibile e necessario. Esso si darà non a passi di lumaca, ma per esplosioni vere e proprie, attraverso quei salti la cui dinamica nessun riformista può immaginare. Meno che mai preparare e dirigere.