LA RIFORMA DELLA LEVA IN CANTIERE PORTERA' BENEFICI AI GIOVANI?

Agosto: muore in circostante "oscure" un giovane parà in una caserma di Pisa. Nelle famiglie dei lavoratori l’episodio ha aggiunto preoccupazione a preoccupazione. Del tutto a ragione.

Durante il servizio di leva, infatti, un giovane si scontra con pasti immangiabili, è costretto a spendere soldi su soldi per cenare fuori, a fare i conti con servizi igienici malfunzionanti, con le umiliazioni quotidiane inflitte dai superiori, con le angherie dei cosiddetti nonni, con la tentazione e il rischio di cadere nelle sabbie mobili delle droghe...

Del tutto a ragione, quindi, da anni i giovani senza santi in paradiso e i loro genitori sperano in una qualche forma di difesa dai disagi dell’anno di leva, un anno da cui non pochi non escono vivi.

Dopo la morte del parà, il governo D’Alema ha tirato fuori un coniglio dal suo cappello: "Non preoccupatevi -vi ha detto-Abbiamo la soluzione. Abbiamo pronta una riforma della leva. Essa prevede che le forze armate siano costituite da professionisti a vita e da volontari a ferma triennale. Tutti gli altri ragazzi, potranno fare quel che vogliono, ad essi sarà richiesto solo un’esercitazione di dieci giorni fino al 26-esimo anno d’età. Così il servizio militare non sarà più un incubo per chi non lo vorrà fare, e darà un’occasione di lavoro e una missione nobile da compiere in giro per il mondo a chi intende abbracciarlo. Nelle caserme, infine, sparirà la noia, l’inefficienza, e quindi nonnismo e incidenti".

Lavoratori, giovani,
questa proposta è velenosa. Si presenta accattivante. Ma se essa passerà, renderà la macchina militare ancor più gravosa sulle spalle dei giovani e delle loro famiglie. Se essa passerà, cambierà in peggio tutta la vostra condizione.

A voi giovani che intendete mettere la firma,

vi attende forse quello che vi promette D’Alema e la sua corte di generali? Provate a dare un’occhiata a quello che accade nelle forze armate professionistiche più "efficienti" del mondo, quelle degli Stati Uniti. Provate a dare un’occhiata a quella che è la vita dei marines. Quanti di loro sono rimasti colpiti dalla sindrome del Golfo dopo l’intervento in Iraq nel 1991? Si parla di centomila e più soldati ammalati, di quasi diecimila morti, di migliaia di figli nati deformi... E questo perchè il Pentagono e il governo di Washington non hanno avuto alcun ritegno nell’iniettar loro un vaccino pericoloso e nell’esporli agli effetti delle armi all’uranio impoverito. Qualche settimana fa un gruppo di marines si è rifiutato di farsi vaccinare di nuovo e i "loro" vertici li hanno minacciati di licenziamento! Per costoro i proletari in divisa sono solo carne usa e getta! Pagata e, per certi aspetti, privilegiata? Sì, è vero, ma pur sempre carne usa e getta. E per far cosa, poi?

Le forze armate statunitensi intervengono nelle varie parti del mondo non certo a difendere gli interessi dei popoli e dei lavoratori. Essi sono uno strumento nelle mani dei signori del dollaro per imporre il loro dominio ai popoli della periferia del mondo, per domare la ribellione di chi, come gli iracheni e i serbi, hanno provato a sfidare la loro arroganza.

Le cose non sarebbero diverse per le forze militari semi-professionali dell’Italia. Innanzitutto già non sono diverse oggi: gli attuali contingenti tricolori dell’esercito "di popolo" inviati nel Kosovo, in Bosnia e a Timor Est mirano solo a difendere il saccheggio che i signori della finanza italiani, come quelli statunitensi, compiono ai danni del Sud e dell’Est del mondo. Per far continuare a svolgere alle forze armate italiane questa funzione, i "nostri" governanti e i "nostri" padroni hanno però bisogno di riformarle. Sempre più frequentemente e ampiamente, infatti, essi devono inviarle contro popolazioni sempre meno disposte ad abbassare la testa. E temono che i militari di leva semplici possano rifiutarsi di fare lo sporco lavoro che viene loro assegnato, possano riconoscere che i serbi, gli "arabo-islamici", i russi, i cinesi, gli asiatici contro cui ci si prepara a scagliarli, sono alleati con cui unirsi contro chi li comanda. Hanno paura che avvenga quello che cominciò a verificarsi nell’esercito degli Usa durante la guerra del Vietnam! Di qui la loro volontà d’introdurre le forze armate mercenarie. Ecco il vero motivo della riforma della leva! E pensare che lor signori la presentano come una risposta alle preoccupazioni delle famiglie dei lavoratori e dei loro figli!

Ma anche per voi giovani che non intendete scegliere la ferma,

anche per voi la riforma della leva sarà una mazzata. Credete forse che così vi risparmierete le umiliazioni, le offese e i disagi che oggi sono pane quotidiano nelle caserme? Credete che non sarete chiamati a puntare una qualche arma contro un vostro fratello di classe? Se pensate questo, vi sbagliate di grosso.

Andiamo infatti a vedere la vita che vi si offre nella cosiddetta "società civile". Vi si offre forse un lavoro dignitoso e sicuro? Oppure una scuola come si deve? Oppure un tessuto di amicizie e di rapporti sociali veri, solidali e soddisfacenti? Tutt’altro.

Giorno più giorno meno, sul vostro orizzonte grava la cappa della precarietà, dell’insicurezza, della solitudine, e quanti di voi, maledizione!, si ritrovano invischiati nel circolo vizioso delle droghe, leggere o pesanti che siano! Non bastasse ciò, l’attuale governo sta lavorando per peggiorare questa condizione: con l’ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro, con la contro-riforma della scuola. Il tutto condito con continui inviti dei presidi, dei rappresentanti delle istituzioni locali, dei mezzi d’informazione, dei padroni, dei governanti, degli ufficiali, ecc. a "pensare ai fatti vostri", a "preoccuparvi di trovare una sistemazione solo per voi, anche se ciò potrebbe costare qualcosa al vostro simile", a onorare la legge del "morte tua, vita mia".

A costoro fa molto comodo un atteggiamento del genere: perché vi lascia inermi davanti alla giungla sociale, vi rende braccia flessibili davanti alle angherie dei padroni, vi trasforma in soldati di una caserma peggiore -se fosse possibile- della caserma vera e propria: la caserma della società capitalistica, in cui vige ferrea e asfissiante la disciplina della competizione e dello sfruttamento del lavoro... Sì, è vero che il governo vi offre anche la possibilità di sfuggire a questo destino... con l’ingresso nelle forze dell’ordine. Ma cosa cosa vuol dire entrare in polizia e nei carabinieri? A parte il fatto che si ritorna di nuovo in caserma, ma poi: per fare cosa? Per tutelare forse la vita della "gente comune"? Ma questa è una baggianata! Questi corpi sono eserciti pronti ad attaccare i ribelli al dominio capitalistico che abitano entro i confini italiani, e cioè la grande massa degli sfruttati e degli oppressi che oggi subisce in silenzio, ma che potrebbe da un giorno all’altro esplodere per rivendicare la propria dignità.

Vi dicono che vi sottrarranno ai rigori della caserma, ma esigono da voi di accettare in un modo o nell’altro una condizione che è fondata sulle stesse regole della caserma, e prima fra tutte quella di ingoiare i rospi, di pensare ai fatti propri, e di tentare di salvarsi trasformandosi in secondino dei propri simili! Senza contare poi che, comunque, vi si continua a chiedere di sostenere le missioni militari italiane nel mondo, contro il vostro stesso interesse, dato che esse, al fondo, sono finalizzate a stringere la catena anche attorno al vostro collo e a quello degli altri sfruttati italiani.

Giovani proletari e senza santi in paradiso,

la riforma della leva in cantiere va rispedita al mittente! E insieme con essa gli altri provvedimenti con cui il governo D’Alema sta peggiorando la condizione giovanile. Per respingerli, avete un solo mezzo: l’organizzazione collettiva nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri; la lotta contro il governo e l’attuale macchina militare. Il mettervi a fare politica.

Ci vogliono far credere che il "fare politica" non serva a niente, che anzi ci rovini. Ma cosa ce n’è venuto dallo stare a guardare? O dalla delega rivolta a chi sta in alto a risolvere al nostro posto i nostri problemi? Stiamo riuscendo per esempio in questo modo a dare una svolta all’annoso problema dell’anno di naja? Tutto il contrario!

Solo voi potete mettere mano alle vostre sofferenze. Certo, non aggregandovi alla politica parlamentare, alla politica spettacolo, alla politica asservita -in un modo o nell’altro- all’interesse dei padroni e dei potenti, e al loro sistema militare e alle sue finalità di schiavizzazione. Bensì gettando le basi di una nuova politica, fatta di impegno in prima persona, di organizzazione e lotta collettive insieme a chi sta come voi, contro chi vuole farvi "cornuti e mazziati"! Una battaglia del genere può metterci in grado non solo di fermare l’attuale riforma della leva, ma anche di costruire un argine contro le piaghe dell’attuale vita di caserma, nella quale vi si può trattare come pezze da piedi e schiacciarvi solo se siete disorganizzati, isolati gli uni dagli altri, in concorrenza gli uni cogli altri, anche per effetto dei fetidi "giochi" -ben incoraggiati dagli ufficiali!- del nonnismo.

Giovani proletari!, o cominciate a prendere il vostro destino nelle vostre mani, oppure qualcun altro lo farà al vostro posto, ma contro di voi!

E voi genitori, incoraggiate quest’impegno! E’ l’unico modo per far sì che i vostri figli pensino davvero a sé stessi, conquistino la forza collettiva di parare i colpi connesi al servizio di leva, si mettano in grado di difendersi nella scuola e nel posto di lavoro, come pure di sfuggire alla rovina della droga.

Ma affinché questa battaglia contro le conseguenze che il militarismo scarica sulle nostre spalle sia efficace, occorre opporsi alle missioni che esso porta avanti all’esterno, e che lo alimentano. No alla riforma della leva, dunque, ma anche no all’intervento delle forze armate italiane nel Kosovo, a Timor Est e in altre parti del mondo. Denuncia del loro ruolo di oppressione, qualunque sia la bandiera dietro la quale esso si nasconde, quella dell’Onu o della Nato. Impegno a costruire un ponte verso quei popoli e quei lavoratori dell’Est e del Sud del mondo che subiscono il pugno del sistema militare italiano. Il "nostro" governo ce li dipinge come nostri nemici, come potenziali pericoli, come esseri inferiori. Sono invece nostri fratelli di classe, interessati "come" noi a far saltare in aria il mostro del militarismo italiano (e occidentale) e del capitalismo imperialista a cui fa da corazza... E’ una strada difficile e laboriosa? Sicuro! Ma ce n’è forse un’altra che non ci porti nella tana del lupo?

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