LA MOBILITAZIONE CONTRO LA RIFORMA MORATTI È PARTE DELLA PIÙ GENERALE LOTTA  CONTRO IL CAPITALISMO GLOBALIZZATO

Chi è sceso oggi in piazza sa bene che bel pacco-dono sta preparando la Moratti (e tutto il governo) agli studenti.

Insomma, si punta a mettere il sistema scolastico ancor più nelle mani del mercato. Non perché oggi esso ne sia fuori, ma perché a lor signori questo non è più sufficiente. Per due motivi: imprese e stato vogliono tagliare drasticamente i costi "inutili" scaricandoli sulle famiglie di chi vive del proprio lavoro (stanno facendo lo stesso con sanità, pensioni, ecc.). E, secondo, hanno assoluto bisogno di rendere i giovani non solo ancor più sottomessi alle regole del gioco, e dunque passivizzati e conformisti, ma anche più individualisti e reciprocamente competitivi, capaci solo di sgomitare per emergere, disponibili e convinti a sostenere la loro parte in quella guerra di tutti contro tutti che è la sostanza della presente società. Solo così sarà possibile piegarli alle necessità, sempre più onnipresenti, del mercato e del profitto: domani sui posti di lavoro, dove ogni possibile solidarietà tra lavoratori va rotta in partenza, oggi già nelle relazioni con gli altri improntate all’usa e getta, e nei comportamenti verso se stessi (tra la ricerca di innocui, per il sistema, paradisi artificiali e gesti autodistruttivi la scelta è ormai vasta). Solo così sarà possibile convincerli della bontà delle guerre che la "nostra civiltà" va seminando ai quattro angoli del mondo… per ragioni "umanitarie", e via proseguendo di menzogna in menzogna.

Questo progetto va contrastato e stoppato! Nessuno può farlo per noi, al nostro posto, in altre sedi che non siano la piazza e le scuole in autogestione e occupazione! O dovremmo contare su di un parlamento che all’85% (non solo a destra, vero?) ha votato sì a una guerra contro il paese più povero del mondo, per il controllo di una zona strategica (petrolio…) e finanziata anche con i soldi tagliati alla scuola?! No, solo la lotta e il protagonismo dei giovani può portare dei risultati. Come? Allargando la mobilitazione, approfondendo le ragioni (e sono tante) del disagio e della rabbia degli studenti, unificandole in un movimento unitario che si indirizzi anche contro le cause profonde dell’attuale situazione. Che non sono semplicemente le politiche della Moratti, ma il fatto che la scuola è parte di una società che ha al suo centro non i bisogni umani (e dunque la formazione di uomini e donne interi) ma il profitto, di cui il "profitto" scolastico con annessi e connessi, è una conseguenza. In un sistema mondiale controllato da un pugno di banche, multinazionali e super-stati, con crescenti diseguaglianze, ingiustizie e disastri sociali e ambientali, con sempre più guerre e oppressione sui popoli del Sud del mondo, è possibile una scuola per e di tutti? o non sarà anch’essa sottomessa alle stesse forze, agli stessi interessi che stanno sconvolgendo il mondo intero, accentrando e utilizzando il sapere come ogni altra risorsa a fini di guadagno e di sfruttamento?

Per questo richiamarsi al ripristino della "scuola laica e statale" è, oltreché irrealistico, controproducente. Innanzitutto è proprio la scuola statale che ci ha portati a questo punto. La maggior parte, poi, vive ogni giorno sulla propria pelle lo schifo che fa la scuola pubblica dove i problemi reali, dei giovani e della società, non vengono affrontati, ma scansati e/o mistificati. Dove le disuguaglianze sociali ed economiche di partenza non sono affatto superate, bensì riprodotte e ampliate. Dove lo stato tutto fa fuorché orientare le proprie strutture e i propri dipendenti a un senso di responsabilità davvero sociale. (Del resto basta fare un parallelo con la sanità pubblica…). Non perché laica e statale la scuola serve fini realmente sociali: essa non sfugge al meccanismo del profitto, non per presunte storture, ma per la sua stessa funzione. A questo, e a null’altro, serve il sapere dispensato dal sistema scolastico, pubblico o privato che sia, con metodi più o meno "aggiornati". Vi si insegna, al di là delle "informazioni" sui "fatti", sempre parziali e mistificate, il conformismo al presente sistema, obbligatorio per tutti. La Moratti non inventa nulla, cerca solo di imprimere un ritmo più deciso alla cosa. Ereditando, va detto, il lavoro svolto dai precedenti governi, compreso quello di centro-sinistra.

L’attuale scuola, quindi, non rappresenta un argine per la nostra battaglia, neanche se vista come "meno peggio". Se vogliamo andare veramente avanti, dobbiamo metterci nell’ottica di difendere i nostri interessi senza affidarli nelle mani dello stato, e di sottrarre la scuola al dominio del mercato, per un cambiamento alla radice. Prospettiva troppo alta e lontana? Ma già oggi, se non vogliamo limitarci a fare il solletico alla Moratti, si deve lavorare per un più ampio movimento che batta in piazza il suo progetto ed inizi a esercitare un controllo sulla e nella scuola, imponendo i nostri bisogni, facendo sentire una voce antagonista all’attuale ordine sociale basato sul denaro e sul mercato che rendono impossibili relazioni veramente umane.

Già oggi è possibile e necessario ricollegare la lotta degli studenti a quanto si sta muovendo nella società, dalla reazione dei lavoratori ai progetti di ulteriore precarizzazione del governo Berlusconi, alle mobilitazioni dei proletari immigrati per il permesso di soggiorno, al movimento no-global che ha assoluto bisogno di energie fresche e idee realmente anti-sistema per riprendere il suo percorso, fino ai primi, qui ancora timidi, segnali di una reazione alla guerra infinita che Bush, Berlusconi &c. hanno dichiarato alle masse povere del Medio Oriente e di tutto il Sud. Se questo movimento saprà indirizzarsi verso questi che sono i suoi naturali alleati –non per accodarsi alle loro attuali direzioni e "capi"-, ma per spingere avanti verso la costruzione di un movimento unitario di classe che superi gli attuali limiti dei singoli soggetti e non si pieghi ai diktat del sistema- non potrà che guadagnare in forza, estensione e radicalità, più che mai necessari in uno scontro che sarà duro.

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

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