NESSUNA FIDUCIA AL GOVERNO D’ALEMA

Nonostante le prime dichiarazioni del governo D’Alema preannunciassero l’avvio di nuove politiche a sostegno del lavoro e dell’occupazione questo governo si sta caratterizzando in continuità con l’azione antiproletaria realizzata dal precedente governo Prodi.
Infatti, il suo principale atto politico -il cosiddetto "Patto Sociale" tra aziende e lavoratori-, così come la finanziaria che lo ha preceduto è caratterizzato dalla preoccupazione del "risanamento dei conti pubblici" e di dare "maggiore competitività all’Azienda Italia".
Se in entrambi i casi non sono stati sanciti nuovi pesanti attacchi ai lavoratori ciò dipende dal fatto che questo governo si è assunto quale suo compito principale quello di garantire la pace sociale e immobilizzare la lotta e l’organizzazione proletaria contro gli attacchi padronali che intanto proseguono a tutto spiano.
Basta guardare a quanto sta avvenendo per il rinnovo dei contratti di categoria, a cominciare da quello dei metalmeccanici, dove la Confindustria non è disposta a concedere nemmeno le già miserabili rivendicazioni messe in campo dalle organizzazioni sindacali, oppure al massiccio attacco in tutte le grandi aziende dove i lavoratori conservano ancora qualche garanzia conquistata con le precedenti lotte: dall’Ansaldo alla Fiat, dall’Enel all’Italtel è in atto un processo di dismissione e di terziarizzazione che serve a spezzare la residua forza contrattuale di questi lavoratori per affermare anche in questi settori il massimo di flessibilità e di precarizzazione che caratterizza la maggioranza del lavoro dipendente.
Quanto alla politica a sostegno dell’occupazione, per ora si è concretizzata nei finanziamenti e sgravi fiscali concessi ai padroni, i quali li utilizzano per portare avanti ulteriori processi di ristrutturazione che, determinando nuovi incrementi di produttività, rendono superflui al processo produttivo una quota crescente di lavoratori.
Per il resto, lo stesso D’Alema e il suo degno ministro per il lavoro Bassolino si sono preoccupati di annunciare che occorre proseguire sulla strada del superamento della contrattazione nazionale a favore di quella aziendale, e di tutte le residue "rigidità" (salariali e di orario) che non consentono un ulteriore abbassamento del costo del lavoro. Verso chi non volesse piegarsi a queste nuovo "verbo", il governo non trova niente di meglio che scatenargli contro la polizia e la magistratura, come sta succedendo in questi giorni a Napoli a disoccupati, LSU e precari vari.
Sul piano della politica internazionale il governo D’Alema si distingue per un rinnovato protagonismo che mira a ridare slancio alla politica estera dell’Italia per poter partecipare al banchetto delle grandi potenze che si spartiscono i proventi dell’affamamento e della rapina portate avanti contro i popoli del terzo mondo. Non è un caso che, in relazione alle programmate e prossime aggressioni imperialiste, esso si è reso disponibile a partecipare a pieno titolo a questi atti di guerra contro le popolazioni e i paesi che non accettano passivamente le politiche "umanitarie" di aggressione e di oppressione condotte dall’occidente capitalista e imperialista.
Del resto non potrebbe essere altrimenti poiché i governi di centro sinistra, quello Prodi prima e quello D’Alema oggi, così come i governi della "sinistra" tedesca, francese ed inglese, hanno un unico riferimento: il mercato capitalistico e le sue ferree leggi di funzionamento. Leggi che impongono una concorrenza sempre più spietata tra le varie aziende e le varie nazioni condotta sulla pelle dei lavoratori; che spingono a rafforzare la rapina ed il supersfruttamento delle masse oppresse del terzo mondo per difendere i propri profitti.
Questi governi non fanno altro che assecondare le esigenze capitalistiche che spingono tutte le borghesie ad attaccare duramente i lavoratori, a dividerli e contrapporli tra di loro, per poterli meglio sfruttare.
La politica vessatoria e repressiva seguita verso gli immigrati e il tentativo di alimentare contro di loro il razzismo dei proletari italiani, si inserisce pienamente in questa strategia, al di la del buonismo e del solidarismo sbandierato.
Per questo nessuna illusoria fiducia, nessuna benevola neutralità può essere concessa a questo governo. Non possiamo permettere che si realizzi la smobilitazione della forza e della capacità di organizzazione e di lotta dei lavoratori.
Questa politica di passiva accettazione del "meno peggio" prepara infatti il peggio del peggio, quando il padronato e la borghesia, dato il benservito anche alla "sinistra responsabile" torneranno ad attaccare frontalmente e a fondo i lavoratori dopo averli divisi e disperso le loro forze.
Tra i lavoratori, i disoccupati, gli immigrati, dobbiamo iniziare a trarre un bilancio di classe dell’esperienza dei governi cosiddetti di "sinistra".
Non dobbiamo più sacrificare le nostre precedenti conquiste sociali, i nostri bisogni e la nostra capacità di lotta ad una politica che ripropone, magari in forme più attenuate e graduali, l’essenza dell’attacco capitalista.
Riprendiamo l’organizzazione di classe nei posti di lavoro ed in tutta la società sconfiggendo la politica collaborazionista, con il padronato dei vertici sindacali.
Riconquistiamo la nostra autonomia politica da una "sinistra" sempre più asservita ed integrata nel sistema di sfruttamento capitalista, riprendiamo a lottare uniti ed organizzati per i nostri interessi autonomi e separati da quelli dei padroni e di ogni governo borghese.

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
Leggete che fare

Torna indietro Torna alla pagina precedente