PER UN BILANCIO DI CLASSE SULLA POLITICA
DEL GOVERNO D'ALEMA, SULL'AGGRESSIONE ALLA JUGOSLAVIA
E SUI REFERENDUM DEL DUO PANNELLA-BONINO
Sin dallinizio la nostra Organizzazione si è rivolta ai lavoratori, chiamandoli a discutere sulla necessità di superare ogni illusoria aspettativa sul governo DAlema e sulla sua politica. I governi di centro-sinistra in Italia (Prodi e DAlema), così come i governi della "sinistra" europea ponendosi in linea di continuità con la politica dei governi precedenti, hanno avuto sempre come unico riferimento il mercato, le compatibilità capitalistiche, le richieste del padronato. Linfame aggressione alla Jugoslavia (78 giorni di bombardamenti) ha dimostrato come la gestione delle "compatibilità del capitalismo" abbia richiesto alla "sinistra di governo" un ulteriore coerente passo in avanti: quello della sua piena integrazione nel militarismo imperialista delle potenze occidentali, lanciate verso criminali guerre di aggressione contro le popolazioni che non si sottomettono ai loro diktat. E ora, dallalto del "prestigio internazionale" conquistato dallItalia a suon di massacri, il governo DAlema ha gettato la maschera e inizia a presentare il conto ai lavoratori italiani. I lavoratori non possono illudersi di poter respingere gli attacchi padronali e governativi sulle questioni che li riguardano immediatamente, mentre rimangono estranei e indifferenti alla politica di rapina e alle aggressioni militari che il proprio imperialismo conduce, in combutta con i peggiori banditi della terra. Quanto più i "nostri" padroni e i "nostri" governi saranno da noi lasciati liberi nelle loro brigantesche scorribande allestero, tanto più essi si faranno forti e arroganti e rivolgeranno subito dopo anche contro di noi le loro rafforzate e illimitate mire di dominio e di sfruttamento. |
Una "fase due" votata al rilancio dello sviluppo e dell'occupazione, dopo i sacrifici per entrare in Europa. Non più tagli indiscriminati alla spesa sociale, ma investimenti, sviluppo e lavoro. Una finanziaria '99 morbida. Il Patto di Natale come garanzia di pace sociale e premessa per il positivo rinnovo dei contratti nazionali. Questi i biglietti da visita del governo D'Alema.
Ma la realtà è poi andata
in tutt'altro modo.
Solo con la lotta i lavoratori metalmeccanici hanno potuto ottenere il rinnovo
contrattuale, contro un padronato agguerrito e pretenzioso. Mentre la politica "per
lo sviluppo" si è ben presto rivelata un bluff: nessun concreto intervento a
favore dell'occupazione, né nuovi veri posti di lavoro; solo un mare di sgravi fiscali ed
incentivi per le imprese e la richiesta di una flessibilità sempre più selvaggia, fino a
pretendere l'allargamento della libertà di licenziamento anche alle aziende con oltre 15
dipendenti.
Questa politica antiproletaria ha conosciuto la sua prosecuzione e il rovescio della
medaglia nella convinta partecipazione del governo D'Alema alla guerra italo-americana di
aggressione alla Jugoslavia. La crisi del capitalismo impone alla borghesia imperialista e
ai suoi fedeli servitori questa -e non altra- politica: attacco alle condizioni dei
lavoratori qui, guerra dispiegata per sottomettere e sfruttare nuovi territori oltre
confine.
Questa e non altra è la sostanza di quello che abbiamo sotto i nostri occhi. In effetti
il governo ha lanciato ora la sua "fase due" e i suoi rappresentanti parlano di
"svolta" e di "sterzata". Ma oggi, tutt'al contrario di certe mal
riposte aspettative, il nuovo "ruolo internazionale" dell'Italia (ovvero
l'acuirsi della concorrenza internazionale, rilanciata dalla spartizione del Kosovo che
porta con sè nuovi orizzonti di aggressioni e guerre verso Est) reclama che si prosegua
con ancor più forza nella politica di sacrifici e di rigore.
Ed ecco il conto arrivare sulla tavola dei lavoratori. Dopo che i contratti nazionali sono
stati infine siglati, con pesanti concessioni al padronato e risicatissimi aumenti,
l'inflazione riparte e il prezzo della benzina schizza in alto (vedremo il resto). I
numeri della nuova finanziaria lievitano, fino a ipotesi per 22 mila miliardi; la più
gran parte dei quali sono ancora e sempre tagli alle spese sociali (tutti i servizi
sociali e la previdenza tornano sotto la scure capitalista, mentre verrà aumentata la
spesa militare). La politica per l'occupazione, in una società dominata dalle leggi del
mercato, è sempre più una politica per le imprese, che (mentre eludono il fisco)
continuano a ingrassare e a incamerare soldi a palate dal bilancio statale. Così il
governo D'Alema rimette in corsa un nuovo attacco alle pensioni: quelle di anzianità
devono sparire prima ancora dei tempi previsti dalla "riforma Dini" e tutti
devono passare subito al sistema di calcolo contributivo (che significa ulteriore
decurtazione della pensione). Il tutto per una questione "umanitaria" e "di
giustizia". Infatti i meno anziani già hanno il contributivo, mentre i giovani
troverebbero sicuramente lavoro, se soltanto i padri accettassero pensioni tagliate.
I vertici di Cgil-Cisl-Uil - che già hanno contrattato tutte le precedenti
"riforme" previdenziali - hanno inizialmente minacciato fuoco e fiamme, se il
governo metterà all'ordine del giorno un nuovo peggioramento. Subito dal mondo
imprenditoriale si è alzato un coro di indignazione per il "veto" posto dal
sindacato e di incitamento al governo ad andare avanti. E, intanto, l'iniziativa
referendaria dei radicali, foraggiata dai padroni, che si fa carico di sostenere dal basso
e attraverso una mobilitazione sociale le ragioni del liberismo selvaggio contro i
lavoratori e la sua capacità di organizzazione, punta a diffondere tra i giovani senza
lavoro (e questa volta anche nei quartieri proletari) la convinzione che all'origine dei
loro guai ci sia non già il capitalismo e le sue leggi di mercato, sì invece le residue
tutele della classe operaia. Dunque, durante i mesi estivi è proseguita e si è
rafforzata l'offensiva del padronato e del governo - e nella società - contro i
lavoratori.
CONTRO I REFERENDUM I radicali stanno raccogliendo le firme per 20 referendum. I
quesiti - tutti - riguardano direttamente i lavoratori. Vediamone alcuni: 1) Piena
agibilità per le agenzie private di collocamento della forza-lavoro. 2/3/4) Piena
liberalizza-zione dei contratti di lavoro a termine, dei contratti a tempo parziale, del
lavoro a domicilio. 5) Piena libertà di licenzia-mento e abolizione dellobbligo di
riassunzione del lavorato-re reintegrato dalla magistratura. 6) Abolizione del sostituto
dimposta per il lavoro dipendente. 7) Immediata abolizione delle pensioni di
anzianità. 8) Abolizione delliscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario
Nazionale. 9) Abolizione dellassicurazione obbligatoria INAIL contro gli infortuni.
10) Abolizione delle entrate pubbliche per i patronati sindacali. 11) Abolizione della
trattenuta in busta paga della quota per liscrizione al sindacato. |
I vertici di Cgil-Cisl-Uil avevano annunciato la mobilitazione anche contro i referendum radicali. Ma finora non si è visto niente. Quel che abbiamo visto, al contrario, sono i banchetti dei radicali ospitati a raccogliere firme alla festa dell'Unità a Roma!
Lavoratori, dobbiamo reagire a questa situazione e mobilitarci in prima persona. Le direzioni di Cgil-Cisl-Uil, infatti, non organizzeranno nessun efficace argine di difesa. Chi ci ha portato, di cedimento in cedimento, a questo punto, già lancia segnali di disponibilità a "contrattare" anche l'ulteriore discesa. Chi ha giustificato la guerra alla Jugoslavia come una "contingente necessità", spegnendo e smobilitando ogni protesta e reazione, quali forze vorrà veramente mobilitare, perché il proletariato rifiuti ora, con la lotta, di pagare il conto di queste misure antioperaie? In realtà la giustificazione dell'aggressione imperialista alla Jugoslavia non solo esprime il tradimento dei doveri di solidarietà internazionale di classe tra i lavoratori di tutti i paesi, ma esprime anche il tradimento dei fonda-mentali interessi dei lavoratori italiani, perché inevitabilmente svende e consegna anche il proletariato di qui alla politica di lacrime e sangue agognata dal padronato.
Lavoratori, compagni
solo tornando alla lotta, quella vera, e alla ripresa dell'organizzazione di classe sarà possibile difendere i nostri interessi. Mentre Rifondazione continua a lanciare ponti alla "sinistra" di governo, per un "progetto comune" e nuove alleanze elettoral-parlamentari cullandosi nel sogno di nuovi orizzonti di pacifico benessere per tutti, i lavoratori hanno, invece, la necessità di iniziare a discutere e preparare la mobilitazione superando ogni illusione su governi borghesi più o meno "amici" che siano, dando battaglia sul campo alla politica antiproletaria del governo D'Alema. Mettendo al centro questa decisiva consapevolezza: se ci si accoda al proprio imperialismo e alle sue guerre, non c'è difesa per la classe operaia; se vogliamo difendere invece i nostri sacrosanti interessi, la battaglia allora deve essere data a tutto campo. E per darla a tutto campo, dobbiamo portare avanti un'iniziativa che sappia parlare all'intero proletariato, ai giovani, ai disoccupati, agli immigrati. O la classe operaia saprà rimettere in campo la capacità di unificare tutte le forze di classe per una generale battaglia contro lo sfruttamento, per il lavoro, contro ogni discriminazione tra lavoratori, o il padronato continuerà a rafforzarsi sulle divisioni del nostro fronte.
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA