La durezza e la ferocia con cui polizia, carabinieri e guardia di finanza si sono accaniti contro la manifesta-zione di sabato scorso, contro il Global Forum non sono il frutto improvviso dell’intemperanza dei responsa-bili locali della questura o le conseguenze di una cosiddetta perdita di auto-controllo da parte della truppa.
La repressione attuata, contro i manifestanti a Piazza Municipio ed in tutto il centro cittadino, con pestaggi sistematici, rappresenta l’applicazione concreta di una linea di condotta, da parte dei governi, in Italia come altrove, non più disponibile a tollerare qualsivoglia dissenso o protesta reale nei confronti di queste periodiche riunioni di esponenti del capitalismo internazionale e dei suoi rappresentanti politici.
Al di là della mistificante propaganda tesa a dis-informare ed a costruire il supino consenso delle popolazioni alle criminali scelte economiche e sociali del capitalismo, la globalizzazione sta rivelando nei fatti e negli effetti percepibili ovunque la sua profonda natura antiproletaria.
Non a caso ogni vertice, svolto nei vari angoli del mondo, ha provocato proteste e contestazioni di piazza!
A Seattle, a Ginevra, a Praga, a Nizza, a Davos, nei giorni scorsi a Napoli e nel prossimo luglio a Genova, dove si riuniranno i pescecani del G-8, si sono confermate ed ulteriormente affinate le operazioni politiche, finanziarie e diplomatiche e gli strumenti miranti alla realizzazione di nuovi e più cospicui profitti da estorcere in tutti gli angoli del pianeta.
Che poi ciò significhi, quotidianamente, le guerre di sterminio contro i popoli ribelli (Irak-Somalia-Yugoslavia-Palestina…), la rapina pianificata e sistematica di risorse e materie prime in tutti i continenti, l’affamamento e la devastazione di intere aree del globo ed il costante peggioramento, anche qui in Occidente, delle condizioni di vita e di lavoro popolari e proletarie, per questi briganti imperialisti non costituisce nessun problema.
Anzi, in previsione di nuovi e più pesanti attacchi da sferrare al proletariato, costoro predispongono le istituzioni statali e le loro legislazioni ad una blindatura sempre più autoritaria e repressiva per fare fronte, adeguatamente, alla ripresa dello scontro di classe.
Risulta evidente l’inderogabile necessità per i padroni di rafforzare questa vera e propria macchina da guerra globale contro il proletariato e contro l’intera specie umana e l’indisponibilità a qualsiasi mediazione che non sia fondata sul depotenziamento dei movimenti di lotta per incatenarli nella palude e nella trappola del "confronto democratico" e della totale sottomissione.
Infatti, anche qui a Napoli, tanto le istituzioni locali che il governo nazionale, erano disposti a tollerare e blandire le proteste contro il Global Forum se si fossero limitate ad episodi di contestazione goliardica o se avessero accettato le famigerate "proposte di dialogo" fondate su una improbabile quanto impossibile "mondializzazione dal volto umano".
Quando però, come nella manifestazione di sabato e nelle varie vertenze di lotta in corso, inizia a farsi strada un unitario percorso di mobilitazione tra lavoratori, precari, giovani, studenti, disoccupati ed anche immigrati, quando si denunciano in maniera conseguente i crimini del capitalismo, allora c’è bisogno del pugno di ferro, dell’uso della forza da parte dello stato per inibire e terrorizzare ogni ripresa di movimento di lotta.
Le cariche poliziesche di sabato scorso ricordano, a tutti noi, che non ci sono "mediazioni" o accordi che non si basino sui rapporti di forza, con buona pace di tutti coloro che sognano, inconsapevolmente o meno, "compromessi" o impossibili "programmi di riforma del capitalismo".
Diventa, quindi, sempre più urgente contrapporre alla cupola del capitalismo internazionale la mondializzazione delle lotte e dell’organizzazione di classe!!
Questa prospettiva di liberazione non è una invocazione astratta ma sta iniziando a muovere i suoi primi passi, in tutto il mondo, in ogni importante momento di rottura dell’asfissiante ordine capitalistico.
Dagli scioperi dei lavoratori statunitensi e coreani, alle lotte contadine in Africa ed America Latina, dalla Marcia Mondiale delle donne, al susseguirsi delle giornate di lotta iniziato a Seattle e proseguito a Nizza, Praga, Davos, Napoli…il proletariato non è annientato e riprende ad organizzarsi contro la bestia capitalistica.
Una lotta a tutto campo che se vuole, per davvero, eliminare i disastrosi effetti della globalizzazione deve instaurare nuovi rapporti sociali secondo i criteri di una comunità davvero umana: il comunismo!