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il
manifesto 26 maggio 2005
La
via del petrolio che aggira Mosca
Dal Caspio al
Mediterraneo Inaugurato ieri il primo tratto del mega-oledotto che porterà
il petrolio del Caspio dal porto azero di Baku a quello turco di Ceyhan,
sottraendolo al controllo strategico della Russia. Proteste per l'impatto
ambientale
MANLIO DINUCCI
E'stato inaugurato ieri il primo tratto dell'oleodotto
tra il porto azero di Baku, sul Caspio, e il porto turco di Ceyhan sul
Mediterraneo. Presenti alla cerimonia - oltre ai presidenti di Azerbaigian,
Georgia e Turchia - delegazioni di 15 paesi. Al posto d'onore il
segretario Usa all'energia, Samuel Bodman, latore di una lettera in cui il
presidente Bush definisce l'oleodotto una «conquista storica». Di questo
non c'è dubbio. Sono stati infatti gli
Usa, nel 1999, a promuovere il progetto dell'oleodotto,
già definito «storico» dal presidente Clinton:
la sua importanza strategica consiste nel fatto che
esso segue un tracciato di 1770 km che aggira la Russia a
sud, sottraendole il controllo sull'esportazione della maggior parte del
petrolio del Caspio. A controllare il greggio - che, una volta terminato
l'oleodotto, sarà pompato dal Caspio al Mediterraneo nella misura di 1
milione di barili al giorno nel 2007 - sarà un consorzio capeggiato dalla
Bp che, dopo la fusione con la Amoco, è divenuta anglo-statunitense.
Terza compagnia petrolifera nel mondo dopo la statunitense ExxonMobil e
l'anglo-olandese Royal Dutch/Shell, la Bp ha una capitalizzazione di
mercato di 210 miliardi di dollari e un fatturato annuo (nel 2004) di 285
miliardi, ossia 100 miliardi in più del pnl dell'Arabia saudita, maggiore
produttore ed esportatore mondiale di petrolio. La Bp, che
ha il 30% delle azioni del consorzio, è affiancata da altre dieci
compagnie, tra cui le statunitensi Unocal e ConocoPhillips e l'italiana
Eni (e all'inaugurazione dell'oleodotto ha partecipato la sottosegretaria
agli esteri Margherita Boniver, con un messaggio augurale del presidente
del consiglio Berlusconi).
Il grosso dei fondi per la costruzione dell'oleodotto,
il cui costo è di 4 miliardi di dollari, non proviene però dalle casse
delle compagnie, ma da fondi pubblici internazionali, canalizzati
attraverso l'International Finance Corporation (membro del Gruppo della
Banca mondiale) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Il
tutto sotto l'egida e il controllo della Usaid, l'agenzia statunitense per
lo sviluppo internazionale. I profitti invece finiranno
nelle casse delle compagnie petrolifere.
Quello che preme a Washington è un altro, e più importante, tipo di
profitto: sottrarre alla Russia l'area strategica del
Caspio. Non è un caso che il rappresentante
del presidente Putin per la cooperazione energetica internazionale, Igor
Yusufov, il quale avrebbe dovuto presenziare all'inaugurazione, abbia
cancellato all'ultimo momento il suo viaggio a Baku. Se ci fosse stato,
avrebbe dovuto assistere non solo a una cerimonia di significato funereo
per Mosca, ma alla firma di una dichiarazione con la quale il presidente
del Kazakistan, Nazarbayev, si è impegnato a convogliare nell'oleodotto
buona parte del greggio kazako.
Alla cerimonia di inaugurazione, il presidente turco
Necdetsezer si è detto convinto che «questo corridoio energetico Est-Ovest
svolge un importante ruolo per la sicurezza della regione». Si tratta di
intendersi sulla parola «sicurezza»: il corridoio energetico, da cui viene
esclusa la Federazione russa, acuirà infatti le tensioni nell'area e
richiederà un crescente spiegamento di forze militari per garantirne la
sicurezza. Ne sanno qualcosa gli abitanti del territorio curdo in Turchia,
«pacificato» preventivamente per garantire il sicuro passaggio
dell'oleodotto.
Ne sanno qualcosa anche i cittadini azeri che, sabato
scorso, hanno promosso a Baku una pacifica manifestazione
chiedendo garanzie contro l'impatto ambientale dell'oleodotto e
trasparenza nella gestione del progetto, nelle mani di ristretti gruppi di
potere. Dopo essere stati duramente caricati dalla polizia, sono finiti in
carcere. Fossero stati alla cerimonia,
avrebbero potuto ascoltare, dalle labbra del segretario Usa all'energia,
le parole di Bush: «Questo oleodotto costituisce il fondamento di una
società prospera e giusta che promuove la causa della libertà».
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