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Lettera di una figlia dell’Iraq al popolo britannico

Questa  lettera è diretta al popolo britannico, e particolarmente ai londinesi. 

Per molte ore voi avete vissuto momenti di angoscia e di orrore. In quelle ore avete perso un membro della vostra famiglia o un amico, e desideriamo dirvi, onestamente, quanto anche noi soffriamo quando vediamo spengersi delle vite umane. E non so dirvi quanto ci addolora vedere l’angoscia e la disperazione sul volto di una persona, perché questa situazione noi iracheni l’abbiamo vissuta, e continuiamo a viverla tutti i giorni da quando gli Stati Uniti e il vostro paese si sono alleati per attaccare l’Iraq.

 

Tony Blair, il Primo Ministro del vostro paese, ha detto che quelli che eseguono gli attentati lo fanno in nome dell’Islam. La Segretaria di Stato degli Stati Uniti, Condoleezza Rice, ha descritto l’attentato come un atto di barbarie. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si e’ riunito per condannare all’unanimità quanto è accaduto.

 

Bene. Ma vorrei chiedere a te, libero popolo britannico, di consentirmi di porre alcune domande. In nome di chi la nostra nazione è stata sottoposta a blocco per dodici anni? In nome di chi le nostre città sono state bombardate usando armi vietate da tutte le convenzioni internazionali? In nome di chi l’esercito inglese uccide gli iracheni e li tortura? Forse nel nome tuo, popolo britannico? Oppure nel nome della Religione? O dell’Umanità? O della Libertà? Oppure nel nome della Democrazia?

 

Come definiresti l’uccisione di più di due milioni di nostri bambini? Come definiresti l’avvelenamento del nostro suolo con uranio esaurito e altre sostanze letali?

 

Come definiresti ciò che è accaduto e accade nelle carceri irachene: Abu Ghraib, Camp Bucca e tanti e tanti altri campi carcerari? Che ne dici delle torture a uomini, donne e bambini? Come definiresti il legare delle bombe ai corpi di prigionieri per farli a pezzi? Che ne dici dei raffinati metodi di tortura usati coi prigionieri iracheni: strappare arti, cavare occhi, spengere sigarette sulla pelle, dar fuoco ai loro capelli con gli accendini? Basta l’aggettivo “barbaro” a descrivere adeguatamente il comportamento delle vostre truppe in Iraq?

 

Ci è permesso domandare perché mai il Consiglio di Sicurezza non ha condannato il massacro di al-Amiriyah e ciò che è accaduto ad al-Fallujah, Tall ‘Afar, Sadr City e an-Najaf? Possiamo chiedere perché mai il mondo osserva come la nostra gente viene uccisa e torturata, e non condanna i crimini che vengono commessi contro di noi? Forse che voi siete esseri umani e noi non lo siamo? O forse credete che solo voi potete soffrire il dolore, e noi non lo soffriamo? No, siamo proprio noi a sapere meglio di chiunque cosa significhi per una madre perdere il proprio figlio, o per un padre l’aver perduto tutta la sua famiglia. Lo sappiamo noi, quanto sia doloroso perdere quelli che si amano!

 

Voi non conoscete i nostri martiri, ma noi li conosciamo. Voi non li ricordate, ma noi li ricordiamo. Voi non li piangete, ma noi li piangiamo.

 

Avete mai sentito parlare della piccola Hanna Salih Matrud? O del ragazzo Ahmad Jabir Karim? O di Sa’id Shabram?

 

Si, anche i nostri morti hanno dei nomi. Essi hanno volti, storie, e memorie. Vi fu un tempo che essi erano tra noi, ridevano e scherzavano. Avevano dei sogni, proprio come li avete voi. Vi era un futuro che li attendeva. Ma oggi essi dormono fra di noi senza un domani.

 

Noi non odiamo il popolo inglese o altri popoli del mondo. Questa guerra ci è stata imposta, ma oggi noi combattiamo per la nostra difesa. Perché vogliamo vivere nella terra nostra - la libera terra dell’Iraq - e vivere come vogliamo noi, e non come vogliono il vostro governo o quello americano.

 

Sappiano, le famiglie di quegli uccisi, che la responsabilità delle bombe di giovedì mattina a Londra ricade su Tony Blair e sulla sua politica. Fermate la vostra guerra contro la nostra gente! Fermate le uccisioni che le vostre truppe commettono tutti i giorni! Basta con l’occupazione della nostra patria!

 

                                       Iman AL-Saadun

9 Luglio 2005  

 

 


Organizzazione Comunista Internazionalista