|
||
Abbiamo ricevuto dal carcere di Biella una e-mail che racconta le "ultime" da dietro le sbarre:
“[...] Il 20 gennaio 2004 è stata effettuata una perquisizione nella sezione speciale (14 detenuti tra politici e non) da parte della polizia penitenziaria agli ordini del comandante da poco arrivato in questo carcere. [...] I detenuti hanno trovato non solo tutto sotto sopra, con modalità particolarmente barbariche, ma quel che è peggio e più importante, era stata fatta una vera e propria razzia. [...] [Di] libri e riviste, dalla Bibbia al Capitale di Marx (han portato via anche libri presi a prestito dalla biblioteca di Biella), lasciandone solo 4 a testa, cioè due libri o due riviste o un libro e tre riviste. […] In tutta la loro esperienza carceraria i compagni non ricordano un fatto del genere: neanche nei momenti peggiori. [...] Anche la storia ci ricorda come, durante il ventennio fascista, persino a Gramsci non avessero imposto limitazioni sulla quantità di libri da utilizzare. [...] Non sappiamo se questa sia stata un’iniziativa intrapresa autonomamente da zelanti esecutori locali o disposta a livello ministeriale, certo è che quest’azione aderisce perfettamente alla figura e allo spessore del ministro leghista Castelli e alla sua gestione politica del carcere, che va dall’avvallo e mistificazione dell’operato dei suoi uomini durante i selvaggi pestaggi al G 8 di Genova sino alle recenti rivolte carcerarie.” La lettera termina con l’invito ad aderire all’iniziativa promossa dai detenuti promotori della denuncia i quali chiedono di inviare libri e/o riviste al carcere biellese.
Ringraziamo i compagni per le “notizie” che ci hanno fornito. Esse sono strettamente legate ad un aspetto della politica dei capitalisti e del governo con cui i proletari e i militanti comunisti si troveranno sempre più ad avere a che fare: la repressione da parte dello stato democratico. Da tempo diciamo che la nostra borghesia è in guerra. L’Occidente capitalistico per mantenere il proprio dominio, per perpetuare la rapina ai danni del Sud e dell’Est del mondo, non si fa certo scrupolo nell’uso di qualsiasi mezzo, dal genocidio ai bombardamenti, dallo strangolamento delle economie di interi paesi via manovre finanziarie ed embarghi “umanitari”... E quanto più feroce è l’aggressione condotta dai finanzieri, dagli industriali e dai loro governanti contro i popoli e gli sfruttati dei continenti di colore tanto più in profondità essi portano avanti l’attacco contro i lavoratori in casa propria. Capiamo il perché: la crisi del capitalismo internazionale non offre loro altre scelte se non quella di stringere la morsa attorno al lavoro mondializzato. Nelle periferie. Ma anche qui nelle metropoli. Per cui, il ricorso alla macchina repressiva anche in Occidente contro chiunque possa anche solo minimamente disturbare il “manovratore” è destinato ad essere sempre più frequente e violento. Ce ne offre un esempio la cronaca dell’ultimo anno. I padroni e il governo hanno ripreso a manganellare i lavoratori in lotta contro i licenziamenti o in difesa delle loro condizioni, come è successo alla Fiat di Melfi, alla Selca di Somigliano, alla Sicme di Torino. O a colpire chi non accetta supinamente le delizie offerte dal sistema capitalistico, come è accaduto con gli studenti del liceo “Manara” di Roma e la carica contro le 600 famiglie sfrattate a Palermo o contro i manifestanti nell’avellinese in piazza contro il progetto di una nuova discarica. Non parliamo poi della sorte che spetta ai lavoratori immigrati: oltre a tutte le angherie cui sono sottoposti quotidianamente, sono state create per loro apposite gabbie (i centri di permanenza temporanea!) per la colpa di essere emigrati per sopravvivere... agli effetti della rapina dell’imperialismo sui loro paesi d’origine. Come stupirsi dunque che anche il “normale” sistema penitenziario si metta al passo con i tempi? Che il governo, non tanto il ministro Castelli, e il potere capitalistico spingano per muoversi in questa direzione? Anche qui non siamo che agli inizi: basta dare una rapida occhiata al modello statunitense per capire quale sarà anche il nostro futuro. Ribadiamo quello che abbiamo detto tante altre volte: il fascismo non ha sgombrato il campo! Nello scontro militare del 1939-1945 tra i due schieramenti imperialisti capeggiati dalla Germania e dagli Stati Uniti, Hitler e il suo alleato italiano Mussolini sono stati sconfitti. Ma anche grazie al fatto che i vincitori, gli Stati Uniti e le democrazie che sono rinate al loro fianco nel dopoguerra, sono diventate gli esecutori testamentari dei metodi di dominio totalitario sugli sfruttati e sulla società che il fascismo e il nazismo avevano cominciato a sperimentare. Per decenni questa verità poté essere osservata nuda e cruda nel trattamento riservato dagli Stati Uniti e dai loro alleati ai popoli di colore e alla loro lotta anti-coloniale. Oggi comincia a diventare evidente anche per ciò che riguarda le metropoli, e anche qui le ricette che i capitalisti stanno per mettere in pratica non avranno nulla da invidiare a quelle “ideate” dal fascismo e dal nazismo. Inviamo dunque libri, riviste e giornali alla sezione speciale del carcere di Biella ed organizziamo la lotta difensiva dei lavoratori su tutti i terreni di scontro con i capitalisti e il governo, contro il loro tentativo di trasformare in carcere l’intera società per soffocare gli antagonismi generati dal loro stesso meccanismo economico. Questo tentativo sarà affossato dagli sfruttati, dal rilancio della loro lotta, dalla ripresa nelle loro mani del proprio destino e di quello dell’umanità.
25 gennaio 2005 |
||
|
||
|
||
Organizzazione Comunista Internazionalista |
||
|