Riflessioni sulla Jugoslavia

"MARXISTI" PURI CONTRO MILOSEVIC 
(O CONTRO LA JUGOSLAVIA?)

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Leggere per credere gli articoli del manifesto e Liberazione sulla "rivoluzione" di... Kostunica, pur tra se e ma e con 1"'ospitalità" offerta anche alle voci dissonanti alla Grimaldi. Chi abbia più stomaco potrebbe leggersi il dossier di Bandiera Rossa su questa "rivoluzione" fatta da "giovani ed operai" -che poi è il massimo!-. Ma un bell'esempio di faccia tosta che segnaliamo qui è quello del leader dell’"ala trotzkista" di Liberazione Marco Ferrando (vedi Liberazione del 26 ottobre scorso) perché l'uso di argomenti marxisti contro Milosevic finisce per scaricarsi tutto contro la lotta di resistenza all'imperialismo dei popoli e del proletariato jugoslavi.

Per Ferrando sono "analisi entrambe sbagliate" in Rifondazione sia quella pro-Kostunica sia quella pro-Milosevic, ma poi è solo della seconda che si parla. (Semplici analisi o precisi schieramenti di classe? Lotta di "idee" o...?)

Una voce dagli USA 
che non è la "voce dell'America"

Da un articolo di The Los Angeles Times del 31 dicembre 2000:

"Con la firma degli accordi di Dayton nel '95 gli Usa e i loro alleati della Nato avevano promesso non solo di aiutare il processo di pace in Bosnia-Erzegovina, ma anche di aiutare lo stabilirsi nel paese di un sistema politico democratico dopo la rottura della Jugoslavia. Questo sforzo è fallito... La Bosnia è attualmente una democrazia alla Potemkin, una colonia dell'Occidente retta da burocrati internazionali di una crescente arroganza autocratica. .. La stessa cosa avviene in Kosovo... Uno dei più patenti abusi è rappresentato dal mancato rispetto della libertà di espressione. Ufficiali della Nato, l'Osce e l'Onu censurano o sopprimono i media locali che osino criticare gli accordi di Dayton, la condotta della forza di pace della Nato o le decisioni del Tribunale dell'Aja... Un esempio: nell'aprile del '99 l'Osce ordinava ad una stazione televisiva serbo-bosniaca di trasmettere un messaggio di M. Albright... In Kosovo un giornale albanese è stato chiuso per aver aiuto la "sfrontatezza" di descrivere la Kfor come un esercito di occupazione... Ciò che si registra oggi in Bosnia non è l'evoluzione di un sistema democratico, ma la faccia odiosa di un colonialismo di nuovo stile".

E vi preghiamo di credere che The Los Angeles Times non è l'edizione Usa del che fare!

Non a torto Ferrando dice che "il regime di Milosevic non incarnava affatto l'ultimo baluardo del cosiddetto "socialismo jugoslavo"... ma una delle tante varianti di quella devastante restaurazione capitalistica (sorvoliamo su questo punto, n.) che ha investito i Balcani negli anni 90". Poi: "Espressione della disgregazione della vecchia burocrazia jugoslava, al pari di un Tudjman e di uno Izetbegovic, Milosevic ha ampiamente gestito la reintroduzione interna dei meccanismi dominanti di mercato". Sorvolando anche sul termine "reintroduzione" per quel che non era mai stato estromesso. si dà qui ad intendere che il fatto dipenda non dai meccanismi dominanti del mercato internazionale imperialista, ma da fattori interni di senescenza burocratica. Nella piccola Jugoslavia al pari che altrove? Ma perché, allora, il trattamento "preferenziale" riservato dall'Occidente a Milosevic? Qui la spiegazione vale un perù: "Per due ragioni di fondo, entrambe riconducibili alla natura particolare di quel regime. Intanto perché le particolari caratteristiche "familistiche" del regime, ampiamente basate sulla distribuzione parentale e di "clan" di proprietà e poteri limitavano gli spazi di libera penetrazione economica del capitale imperialistico in Serbia. Ma soprattutto per la relativa autonomia politica del regime di Milosevic dalle centrali dell'imperialismo medesimo: là dove le velleità espansioniste della nuova borghesia nazionalista serba non concordate con l'imperialismo ostacolavano continuamente la stabilizzazione del suo controllo sui Balcani. Non è forse del resto per una ragione analoga che l'imperialismo ha aggredito e aggredisce l'Iraq di Saddam?".

Noi credevamo che un potere "familistico" o "clanista" rappresenti la condizione migliore per il controllo imperialista (e lo vediamo proprio nell'esempio croato. qui implicitamente promosso con Tudjman! - ad esempio più largo di vedute!) esattamente perché più naturalmente incline all'amministrazione "familistica" delle briciole lasciate ai quisling dall'imperialismo. Credevamo che mai e poi mai una "relativa autonomia politica" potesse darsi su queste basi. Ma tant'è. E quanto alle "velleità espansioniste" della "Grande Serbia" della famiglia Milosevic: dove le ha viste all'opera Ferrando? Nella "guerra" contro la Slovenia? Nell’"invasione" delle Krajne?

"Certo dunque: l'imperialismo ha lavorato ad abbattere Milosevic, con tutti i mezzi a sua disposizione. Ma per ragioni ben diverse da quelle della lotta al "socialismo". Ora, soltanto dei cretini possono credere che l'imperialismo lotti contro il socialismo solo quando di fronte se ne trovano dei campioni (del calibro di un Ferrando): lotta al socialismo, senza virgolette, è, storicamente, quella contro ogni resistenza, purchessia, al dominio imperialista, perché tale resistenza di per sé può porre le basi di un movimento rivoluzionario di classe diretto (contro i Milosevic) dal partito marxista internazionale. Non ci aspettavamo da Milosevic la direzione di un tale movimento, sì però dalle masse che, provvisoriamente seguendolo, resistevano all'imperialismo, e qui sta il punto: come battere Milosevic senza compromettere, anzi dando forza a tale resistenza?

Cade qui a puntino un'osservazione del Coordinamento Romano per la Jugoslavia in un documento di cui possiamo, per altri versi, dire tutto il male possibile:

"La Jugoslavia è (secondo Ferrando, che sin qui non avrebbe torto, n.) 'un paese capitalista'... Eppure anche l'Italia è un paese capitalista... Ma Ferrando di certo non metterebbe mai sullo stesso piano i berlusconiani con il centrosinistra, visto che sta in un partito (il Prc) che è continuamente in rapporto dialettico con il centro-sinistra per costruire alleanze con esso, sul piano locale o nazionale, e che ha partecipato persino ad un governo di centro-sinistra (quello di Prodi) che ha fatto passare alcune delle scelte più deleterie per il nostro paese in senso liberista" senza paragoni rispetto al tentativo jugoslavo di preservare talune essenziali misure sociali "relativamente indipendenti" dall'imperialismo sul piano politico ed economico-sociale (perché le due cose vanno assieme). Ferrando è "imparziale" sulla Jugoslavia (limitandosi al massimo a riconoscere che Kostunica rappresenta al meglio gli interessi dell'imperialismo occidentale... per colpa di Milosevic non lo è per l'Italia, quell'Italia che ha contribuito a dividere e poi mettere a ferro e fuoco la Jugoslavia e non romperà di certo col suo partito di fronte ai prossimi giri di valzer di Bertinotti con l'Ulivo bombarolo perché qui si tratta di battere Berlusconi. mica bazzecole! Come "alternativa socialista" non siamo male...

Documentatevi!

Per far piazza pulita di queste bestialità può intanto bastare un articolo di Fulvio Grimaldi su L'Ernesto, di cui non condividiamo affatto l'equiparazione tra solidarietà assoluta con la Jugoslavia e la solidarietà "obbligata" con Milosevic in quanto "difensore dei resti del socialismo" o, quanto meno, dei "resti di stato sociale", ma ricchissimo di dati sulle ragioni ed i metodi della lotta imperialista contro il babau di Belgrado. Non ne condividiamo neppure la teorizzazione del "colpo di stato" quando essa serva a nascondere le responsabilità del regime nella disfatta (sanzionata da "libere elezioni" accettate come esclusivo terreno di lotta), ma l'articolo mostra bene di che pasta siano state queste "libere elezioni" su cui i soli Usa hanno puntato un corrispettivo equivalente "a paragone dell'Italia e del suo reddito medio, di 17.000 miliardi" documentati. E mostra ancor meglio i movimenti dei capitali occidentali per "liberare" la Jugoslavia dalla precedente "famiglia proprietaria"; a dire il vero già da molto prima che essa salisse al potere. Ne raccomandiamo, perciò, la lettura in extenso, e ci limitiamo qui a riportarne solo alcuni passi documentari assai istruttivi.

Intanto, dei passaggi da due interviste rilasciate da esponenti del DOS (una delle quali a Radio Sherwood, organo dei centri antisociali del Nord-Est):
"Otpor è nato da un'idea di giovani che sono insoddisfatti di come vanno le cose in questo paese e che vogliono vivere e pensare liberamente come nel resto del mondo... Tutto quello che facciamo, lo facciamo perché vogliamo entrare in Europa, vogliano essere patte dell'Europa, collaboriamo con tanti paesi europei e tanti ci appoggiano... Vogliamo far capire alla gente chi è il colpevole. E anche la colpa dei bombardamenti è del nostro presidente Milosevic."
"Essere parzialmente (!) controllati dalla Cia non mi disturba più di tanto. La Jugoslavia è un buon posto per investire,
possiede miniere estremamente ricche, il Danubio ha grandi potenzialità elettriche, c'è una forza lavoro che lavora molto ed a basso prezzo... So bene che la Cia è impegnata in questa faccenda. Devono fare il loro lavoro (e noi facciamo per essa il nostro, n.)"

E la candidata al Premio Nobel per la pace (cioè per la guerra) Vesna Pesic:
"La gente ha capito che non era la Nato il nostro nemico. È vero, ci hanno bombardato, ma come si potevano vedere gli americani come nemici?". Chi era, chi è il nemico? Indovinello!

Ma, per fortuna, l'Occidente ha dimostrato di non prendersela col socialismo, ma solo con un Milosevic capitalista "al pari" di Tudjman e soci e non alla pari solo col socialismo italiano, distratto dispensatore di uranio impoverito!

Non è vietato parlar male di Garibaldi.

Tra i documenti fornitici dal Coordinamento nazionale La Jugoslavia Vivrà ce n'è uno che dovrebbe invitare ad una più attenta riflessione i fautori dell'appoggio tattico" a Milosevic.

Si tratta di un'intervista con Mihajlo Markovic, vecchio leftista di Praxis e, sino al '95, vice-presidente del partito socialista serbo, in cui, dopo aver ben messo in rilievo il ruolo dell'Occidente nel ribaltone jugoslavo, si parla anche apertamente dei fattori interni che lo hanno facilitato (si badi bene che il Markovic non è un dissociato dal partito, ma un fautore del suo "rinnovamento").

Dice il nostro: "Bisogna farsi carico anche della debolezza interna del partito socialista. In primo luogo la sua crescente corruzione, specialmente negli ultimi anni, sia da parte della SPS che del suo partner JUL" con lo svilupparsi (certo, in connessione con la situazione determinatasi in seguito all'embargo ed alla guerra) di "uno strato di ultra-ricchi businessmen con una considerevole influenza sul governo" e sin dentro le stesse famiglie dei governanti; il secondo fattore sta nella collaborazione con la JUL (su Seselj si tace!) che, "ad onta della sua retorica di sinistra", usava un "comportamento autoritario" e si macchiava della peggior corruzione; in terzo luogo, "il carattere crescentemente autoritario della SPS", chiusa ad ogni dibattito (e, aggiungeremmo noi, ad ogni reale partecipazione delle masse alla vita politica); infine, il "disfattismo" di Milosevic, auto-proclamatosi difensore ad oltranza dei serbi di tutta la vecchia Jugoslavia, salvo poi a lasciarli indifesi sul campo di battaglia "oltre i propri confini" di stato.

Quindi: se lo è per Markovic. Sarà ben lecito anche a noi "parlar male di Garibaldi". Non lo facciamo per lo stesso ordine di considerazioni (non meno, ma più di Milosevic, Markovic è per un serbismo integrale). Quello che c'interessa è vedere come qui sia descritta la reale frattura tra le masse lavoratrici ed un partito sempre più lontano da esse, la decomposizione di una classe dirigente incapace di appoggiarsi realmente su queste masse, sui loro bisogni di classe, e sollevarle contro gli usurpatori borghesi della società.

È interessante la cura che Markovic propone a questo punto. Bisognerebbe tornare alle "vere tradizioni del socialismo", tuttora in grado di presentarsi come alternativa mondiale; le tradizioni "cominciate in Serbia con Svetozar Markovic". Ahinoi! Quest'altro Markovic era stato davvero un campione di internazionalismo, di cui diffondeva l'idea sin dai tempi della Comune di Parigi, e, in questo senso, un convinto jugoslavista. Al Markovic attuale basta invece un "rinnovamento morale" della SPS depurata dai profittatori di regime (ne resterebbero pochini dopo la cura!) entro gli stretti confini serbi e con un programma economico nazionale "equilibrato 'tra proprietà statale, cooperativa e privata ed un minimo di wellfare garantito. Altro che Svetozar! Qui non si fa che tornare all'indietro immaginandosi non diciamo il socialismo, ma un capitalismo regolato "in un solo paese". Senza lotte di classe al proprio interno e riarmonizzato con la "comunità internazionale" cui stava ostico Milosevic (per i suoi pregi e non per i suoi difetti!).

E, allora, a questo punto, non ci rimane che parlar male anche di chi ha parlato male di Garibaldi!